Martedì 25 febbraio arriva in libreria “L’orso bianco era nero. Storia e leggenda della parola”, il nuovo libro di Roberto Vecchioni edito da Piemme.
«La parola (e l'arte in genere) è l'unica vera invenzione umana, tutte le altre sono scoperte, dalla ruota al bosone. C'erano già, c'erano già tutte, bisognava solo impossessarsene. La parola no, è nata dal nulla», spiega Roberto Vecchioni che racchiude in un saggio non accademico la sua dichiarazione d’amore alla parola.
Il cantautore chiarisce la scelta di un titolo enigmatico sin dall’introduzione: “Questo libro ha a che fare con la linguistica come io assomiglio a un orso bianco o se preferite nero. Non ho nessuna intenzione di sciorinarvi un’opera corretta, metodica, e men che meno colta, accademica, incomprensibile ai più e infine del tutto inutile a chi sfaccenda pieno di cazzi suoi col tempo che vola. D’altronde non ho neanche voglia di mortificare una scienza (arte?) meravigliosa riducendo tutto all’osso e tirar fuori un “bigino” per deficienti. L’intento è un altro: è quello di farvi innamorare. Avete letto bene! Farvi innamorare della parola. Penserete “questo è matto”. Scommettiamo? Sono i miei ottant’anni d’amore, raccolti da decine e decine di fogli sparsi qua e là nel tempo, stipati in block-notes, quaderni, schemi per lezioni, sghiribizzi personali, letture sottolineate, ricerche notturne, confronti, domande infinite, scoperte mai immaginate da altri, un gioco famelico a sapere e chiarire, un’ubriacatura di luci intermittenti, ipnotiche, fatali, perché più ci entravo in quelle parole, più sentivo una foga irrefrenabile a entrarci, e capivo, comprendevo a pieno la “vera” essenza di tutto, la corposità, la fisicità di quelli che pensiamo solo suoni e invece sono codici risolti perché perfette in noi si rivelino le emozioni, le commozioni nostre e degli altri; le parole sono un groviglio logico di foni, suoni che specchiano l’uomo. Questa era la mia felicità».
L’autore con una scrittura lieve, a tratti colloquiale svela la nascita della parola, il modo in cui i pensieri “trasmigrano in suoni”, il percorso che compie nel tempo e nello spazio a partire dall’indoeuropeo, la sua etimologia, il significato di gioco inteso come invenzione enigmatica (come ad esempio in Eschilo, Galilei, Leonardo, Voltaire e molti altri) per approdare alla sua espressione poetica. Attraverso questo viaggio a ritroso il Prof. Vecchioni fornisce una chiave di lettura della contemporaneità, dotando il lettore di strumenti utili a decodificare alcuni meccanismi presenti sin dall’Antichità sui quali si basa la moderna pubblicità perché in fondo i pubblicitari o gli influencer sono moderni sofisti che maneggiano gli strumenti della retorica per indurre al consumo.
Il cantautore riannoda i fili che legano la parola poetica alla canzone d’autore da Eschilo a De Gregori, da Prevert a Guccini quando: “i sentimenti prendono forza, da immagini vive, concrete che li sottendono, le parole smettono di essere sé stesse, escono ed entrano in una vicenda sognante, aprono i cancelli, corrono ovunque e noi con loro”. Se nella canzone “Parola”, contenuta nell’album “L’infinito” (2018, Etichetta DME), Vecchioni si chiede: “Chi ti ha ferito a morte” con questo libro auspica la rinascita del suo valore, innanzitutto insegnandoci ad amarla.
Roberto Vecchioni, oltre ad insegnare all’Università IULM di Milano dove tiene il corso “Forme della Contemporaneità dell’Antico”, ad essere ospite fisso con la sua rubrica nel programma In altre parole condotto da Massimo Gramellini su La7, continua il tour musicale “Tra il silenzio e il tuono” con le seguenti tappe:
· 3 aprile Lugano - LAC
· 10 aprile Bergamo – Teatro Choruslife
· 15 aprile Napoli – Teatro Augusteo (concerto a favore della Fondazione Melanoma)
· 17 aprile Brescia – Teatro Clerici
· 18 aprile Genova – Teatro Carlo Felice
· 24 aprile Sanremo – Teatro Ariston
· 5 maggio Trieste – Politeama Rossetti
· 06 maggio Bologna – Teatro Europauditorium