Intorno a questo fulcro, illustrato da abiti, miniature, ventagli e accessori femminili, l’esposizione esplora il passato e il futuro.
Al XIV e XV secolo riconducono i ricami dei monasteri femminili, in particolare di area tedesca e della regione del lago di Costanza, lavorati in lino su tela di lino naturale, dove il disegno, fatto di punti semplici ma ampiamente variati, è delineato soltanto da un contorno in seta colorata. Un tipo di lavoro che, per la povertà dei materiali e per la facilità di esecuzione, si diffuse poi in ambito domestico laico, per la decorazione di tovaglie e cuscini.
In Italia, sui teli domestici perdurarono a lungo motivi decorativi di origine medievale tipicamente mediterranei, quali uccelli, castelli, alberi della vita, delineati in bianco sui manufatti in tela ‘rensa’, una tela rada e sottile, di cui due rari esemplari sono in esposizione, forse siciliani o sardi.
Tra XVI e XVII secolo nacque in Europa la lavorazione del merletto, che vide protagonisti i lini bianchissimi e la straordinaria abilità delle merlettaie veneziane e fiamminghe. Una scelta di bordi e accessori in pizzo italiani e belgi illustra gli eccezionali risultati decorativi di quest’arte esclusivamente femminile, che nel Settecento superò gli stretti confini della casa o del convento e si organizzò in manifatture.
Nel XIX secolo, l’inizio della produzione meccanizzata causò la perdita di virtuosismo nell’arte manuale del merletto, virtuosismo che riemerse invece nel ricamo in filo bianco sulle sottili tele batista e sulle mussole dei fazzoletti femminili. Quattro splendidi esemplari illustrano l’alta raffinatezza raggiunta da questi accessori, decorati con un lavoro a ricamo che, a differenza di quello in sete policrome e oro dei grandi parati da arredo e liturgici e dell’abbigliamento, fin dal medioevo praticato anche dagli uomini, restò sempre un’attività soltanto al femminile, anche quando esercitata a livello professionale.
L’esposizione si conclude nel XX secolo con uno dei temi che più vedono uniti la donna e il colore bianco nella nostra tradizione, l’abito da sposa, con un abito del 1970, corto, accompagnato non dal velo ma da una avveniristica cagoule, una scelta non scontata che ribadisce la forza e la persistenza del rapporto tra l’immagine della donna e il candore del bianco.
La selezione di tessuti è accostata nell’allestimento a diverse opere di arte applicata, fra cui miniature, incisioni, porcellane, legature provenienti dalle collezioni del museo.
In occasione del nuovo allestimento delle collezioni tessili, Palazzo Madama propone un laboratorio di cucitura in forma meditativa a cura di Rita Hokai Piana nelle giornate di sabato 15 e 22 marzo e 5 e 12 aprile 2025, dalle ore 10 alle ore 13. Tutte le info sul sito e sul comunicato in allegato.