Tommaso Sangiorgi torna con "Il canto delle paure", un brano intimo nato dalla riflessione sul rapporto con sua sorella. Il pezzo racconta il silenzio e le paure che hanno compromesso il loro legame, trasformando il dolore in musica.
Il videoclip, girato nei pressi del faro di Marina di Ravenna, accompagna il brano con immagini simboliche che vanno dalla notte all’alba, rappresentando il percorso emotivo della canzone.
Con influenze che spaziano dal cantautorato
all’indie e al rap, Tommaso fonde tradizione e modernità. Questo singolo segna
l’inizio di un progetto più ampio, con l’obiettivo di unire il cantautorato
italiano a sonorità elettroniche.
Parliamo del tuo nuovo singolo. Com’è
nato? Cosa rappresenta per te?
"Il canto delle paure" nasce
nell'ottobre del 2023, mentre mi trovavo nella mia tavernetta, che è un po’ il
mio spazio creativo e sociale. È il luogo dove, oltre a lavorare sulla musica,
mi ritrovo con amici e colleghi artisti, e dove spesso nascono nuove canzoni. In
quel momento, ero seduto sul divano e mi sono trovato a riflettere sul rapporto
che ho con mia sorella. Mi sono reso conto che non ci abbracciavamo da una vita
e che erano già due o tre mesi che non ci sentivamo. Il dolore che ho provato
in quel momento è stato enorme, come un fulmine a ciel sereno.
In situazioni di difficoltà o dolore, ho sempre
sentito il bisogno di scrivere per esorcizzare le emozioni, per metterle in
musica. "Il canto delle paure" nasce proprio da questa necessità. È
una canzone che racconta del muro di silenzio che ha attraversato il nostro
rapporto, delle paure che entrambi abbiamo avuto: la paura di aprirsi, di
affrontare l'altro. Queste paure hanno messo a dura prova il nostro legame,
rovinandolo o, meglio, compromettendolo.
Per me, questa canzone rappresenta un’urgenza di comunicazione, un tentativo di cambiare il senso delle cose. Vuole essere anche un messaggio per mia sorella, un modo per dirle che, nonostante tutto, io ci sono.
A quale idea si ispira il videoclip?
Il videoclip de "Il canto delle paure"
è stato concepito insieme al mio team, Big Bounce Music, e al regista Riccardo
Sanmmartini. Abbiamo deciso di puntare su un video che desse maggiore spazio
alle parole, piuttosto che alla parte visiva. In altre parole, il visivo doveva
accompagnare il flusso di pensieri espressi nel brano senza predominarvi sopra.
Per questo, abbiamo immaginato una "passeggiata di pensieri", ambientata nei pressi del faro di Marina di Ravenna. Il video si sviluppa dalla notte all'alba: la notte rappresenta il momento di riflessione, il buio, la nostalgia, mentre l'alba simboleggia la speranza. Un po' come quella speranza che cerco di trasmettere nel mio tentativo di risollevare il rapporto con mia sorella Giulia.
Quali sono le tue influenze musicali?
Le mie influenze musicali provengono principalmente dal cantautorato, in particolare da artisti come Lucio Battisti e Lucio Dalla, ma anche dall’indie, con nomi come Calcutta e Gazzelle. Un’altra parte importante delle mie radici musicali arriva dal rap. Ho iniziato a scrivere grazie al mio migliore amico, Francesco Miserocchi, che è un grande appassionato di rap. Con lui ho scoperto tanti rapper, tra cui Fabri Fibra, Inoki Ness, Marracash, Bassi Maestro, e molti altri. Nel mio percorso musicale attuale, cerco di fondere tutte queste influenze. Solitamente, la prima strofa di ogni mia canzone ha un'impronta cantautorale, mentre la seconda spesso si trasforma in rap.
Come e quando è iniziata la tua passione
per la musica?
La mia passione per la musica è iniziata quando
avevo circa cinque anni. Ero all’asilo e il mio insegnante di musica mi fece
cantare davanti a tutta la scuola una canzone chiamata "La gabbianella e
il gatto" di Ivana Spagna. All’inizio ero molto timido e non volevo farlo,
ma alla fine la performance riscosse tanto successo, soprattutto tra i genitori
dei miei compagni. Il giorno dopo, tutti vennero a congratularsi con me per la
bella interpretazione. Quella fu la prima volta che sentii un legame forte con
la musica, anche se poi misi tutto in pausa fino al 2012-2013.
Fu in quel periodo che il mio migliore amico, Francesco Miserocchi, mi scrisse una canzone per la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne. Cantai in pubblico durante l'evento One Billion Rising, in piazza del Popolo a Ravenna, di fronte a tutte le scuole della città. Mi emozionai tantissimo, sia mentre cantavo che nel vedere l’effetto che la canzone aveva sulle persone. Fu proprio quella esperienza che mi spinge a iniziare a scrivere la mia musica e a condividerla con il pubblico.
Con quale artista ti piacerebbe
collaborare e perché?
In realtà sono due: Vasco Rossi e Mogol. Entrambi hanno la straordinaria capacità di raccontare la vita di tutti i giorni con una semplicità che non è mai banalità. La loro scrittura è diretta, autentica, capace di arrivare dritta al cuore senza artifici, ma con una profondità che lascia il segno. Mogol ha dato voce ad alcune delle pagine più poetiche della musica italiana, rendendo universali emozioni intime e personali. Vasco, invece, ha saputo trasformare in musica la rabbia, la fragilità e la libertà, parlando a generazioni intere con parole che sembrano scritte apposta per chiunque le ascolti. Collaborare con loro significherebbe immergersi in un modo di scrivere che è allo stesso tempo immediato e rivoluzionario, e riuscire a portare nella mia musica quella forza espressiva che rende le loro canzoni immortali.
Progetti futuri?
"Il canto delle paure" segna l'inizio
di un progetto musicale cantautorale che ho avviato circa un anno e mezzo fa.
In questo periodo ho scritto tantissime canzoni, e proprio "Il canto delle
paure" è la prima che ho deciso di pubblicare. Il mio obiettivo attuale è
quello di far uscire tutte le altre canzoni che ho scritto, ma la mia visione
per il futuro è quella di evolvere il mio cantautorato, che per ora è molto
classico e radicato nella tradizione della canzone italiana. La mia sfida per i
prossimi anni sarà portare il mio cantautorato verso un suono più elettronico,
cercando di unire la tradizione con l'innovazione.