Novagorica: l'urgenza della verità, tra palco e anima

Nati nel 2019, i novagorica hanno già conquistato una solida reputazione nel panorama musicale italiano grazie a un'esperienza live intensa e carica di energia. La loro musica non è solo un viaggio sonoro, ma una vera e propria esplorazione dell'intimità umana, in cui solitudine e connessione, amore e tormento, si intrecciano in un abbraccio catartico. Dalle influenze del Midwest Emo al cantautorato, passando per la forza selvaggia del Post Punk, ogni brano dei novagorica è un grido di verità che nasce dal cuore e trova la sua dimensione più autentica sul palco.

In questa intervista, la band si racconta senza filtri: dal debutto con Starò bene alla svolta sonora di Altitudine, fino all'ultimo singolo Carne e saliva, un'intensa riflessione sul bisogno umano di sentirsi connessi. Scopriamo come la loro musica continua a evolversi, tra improvvisazioni, emozioni e il desiderio incessante di vivere ogni concerto come un'esperienza indimenticabile.

 

Siete una band formatasi nel 2019, ma avete già una solida esperienza live. Come l’energia del palco influenza la vostra musica?

L’esperienza live ci ha cambiato profondamente, sia nel modo di pensarci come band sia nell’approccio alle canzoni. Va detto che i singoli individui che militano nei novagorica hanno alle loro spalle carriere musicali indipendenti che li hanno portati ad avere una lunga gavetta live (dai tour infiniti nei club fino ai concerti al Forum d’Assago o al Circo Massimo) e questo ci ha permesso di partire già con una maggiore consapevolezza nel pensare ogni live. Il concerto è la lezione più grande per un musicista, fa cadere tutte le maschere e le costruzioni personali e ti fa sbatte in faccia ciò che sei. I nostri live devono essere esperienze catartiche, si deve piangere e urlare, non ci interessano le vie di mezzo. Questa graduale consapevolezza ha influenzato anche il nostro modo di approcciarci alle canzoni. Se infatti i brani del primo disco Preghiera violenta erano caratterizzati da sonorità più complesse e strutture in alcuni punti quasi orchestrali, il nostro secondo album Altitudine vuole essere ruvido e diretto, intimo e violento allo stesso tempo. Abbiamo capito che abbiamo bisogno di canzoni semplici e oneste, da urlare insieme a chi ci segue.

Dal debutto con “Starò bene” a oggi, come è cambiato il vostro approccio alla scrittura e alla produzione musicale?

Una band è un’organismo mutante in continua evoluzione. Finché si trasforma è viva e vegeta, novagorica non fa eccezione su questo. Il nostro primo brano, Starò bene, è nato in un paio di notti direttamente in studio di registrazione, in un periodo in cui sperimentavamo il sodalizio artistico con il produttore Monakos, al tempo non ancora parte della band. Con Preghiera violenta è iniziato il vero lavoro come novagorica. Un po’ per il Covid, un po’ per mille motivi personali, abbiamo avuto l’occasione di lavorare sui brani del nostro primo Lp per quasi due anni, cambiando innumerevoli sale prove e sperimentando un nuovo modo di riarrangiare brani nati chitarra e voce. Il processo creativo di Altitudine, infine, ha preso il respiro dalla nostra necessità di avere fra le mani nuove canzoni da suonare dal vivo che rispecchiassero la nostra idea di live. È un disco nato quasi completamente da improvvisazioni in sala prove e registrato in presa diretta per mantenere l’approccio di verità di cui sentivamo di avere bisogno.

“Carne e saliva” è il vostro nuovo singolo con cui esplorate il legame tra solitudine e connessione. Perché avete scelto di affrontare un tema così universale e allo stesso tempo personale?

Tutte le nostre canzoni in fondo parlano sempre della stessa cosa. Sentirsi soli, cercare qualcuno che ci liberi e ci salvi, trovarlo e poi tormentarsi perché la vita è un gioco complesso e vincere è impossibile. Le canzoni non nascono mai da un piano specifico che si ha in testa, per noi non esiste quella roba dell’ “ok adesso mi siedo e scrivo una canzone sul cambiamento climatico”. La musica deve essere un’arena di verità, sennò è inutile farla. Le parole arrivano da sole, in momenti in cui richiedono di essere scritte, noi non possiamo fare altro che ubbidire e trovare il modo migliore per urlarle e suonare insieme.

Siete influenzati dal midwest emo e dal cantautorato. Quali sono gli artisti o le band che vi ispirano maggiormente e come queste influenze si traducono nella vostra musica?

Ogni band è composta da una serie di individualità che decidono di unirsi e creare insieme qualcosa di nuovo. Certamente ognuno di noi novagorica ha la sua visione del mondo e i suoi gusti personali. Abbiamo però alcune realtà musicali che ci appassionano, più per una questione di approccio alla musica che per questioni sonore. Sicuramente gli IDLES ci hanno sconvolto, una band vera, violenta eppure così fragile. Allo stesso modo i nostri ascolti vagano dai Touchè Amore a De Andrè e tutto ciò che ascoltiamo non può fare a meno di infilarsi nelle canzoni. Sicuramente la nostra evoluzione di gusto sonoro si inserisce nella grande scena Post Punk che a partire dall’area irlandese e britannica sta cambiando le carte in tavola in tutto il mondo.

Quali sono le vostre aspettative per il futuro?

Ne parlavamo pochi giorni fa con un caro amico musicista livornese. Le aspettative sul futuro in un mondo incerto come quello di chi prova a fare musica rischiano sempre di essere credibili come un elenco di numeri buttati a caso su una schedina del Superenalotto. Per certo c’è la voglia di suonare, il più possibile, ovunque e sempre. Questa è la nostra maggiore aspettativa come band, i traguardi online e le playlist ci interessano poco. Vogliamo diventare una realtà nel suono italiano, è il motivo per cui siamo nati come collettivo e il motivo per cui continuiamo a voler scrivere musica.

Un messaggio per chi ascolterà “Carne e saliva”.

Facciamo sesso, incasiniamoci la vita, torturiamoci il cervello per sentimenti che ci travolgano. Ma soprattutto amiamo e innamoriamoci ogni giorno, è l’unica cosa che conta, no?


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