Nella dottrina del folklore europeo tra i costumi regionali dei vari paesi i più famosi sono tradizionalmente quelli del Tirolo, della Scozia, della Baviera, dei Paesi Bassi, della Bretagna, non viene ricordato quello infinitamente soprattutto più documentato, quello cioè che veniva indossato nella regione ai piedi di Roma, e a Roma stessa, fino all’incirca all’Abbazia di Montecassino, quello cioè che si connota come costume ciociaro.
All’inizio, nei luoghi d’origine e poi a
Roma e regione sottostante, non si
trattava di costumi bensì di veri e
propri brandelli che ricoprivano una umanità derelitta di braccianti agricoli e
di girovaghi. L.L.Robert (1794-1835) fu tra i primi ad imbattersi in tali
miserabili creature e a notare anche che gli ‘stracci’ indossati erano
‘colorati’; ed è in verità il cromatismo
primitivo e fragoroso delle vestiture che iniziò a colpire ed attrarre i
numerosi giovani artisti europei che da sempre ogni giorno dell’anno
risiedevano a Roma: ci si immagini una via o una piazza di Roma ogni giorno
dell’anno con processioni, funzioni religiose, anche esecuzioni capitali e
questi stracci sgargianti che prorompevano e si stagliavano tra la popolazione
di romani e di pellegrini in giro.
Il risultato fu un vero e proprio amore
che esplose tra i giovani artisti europei e quelle donne dagli occhi neri e le
carni brune e i capelli corvini che sbucavano dai fazzoletti sul capo e quegli
uomini dalle capigliature nere e i volti segnati dalla fatica e dalle
intemperie: e iniziò una produzione pittorica che doveva durare circa
centocinquanta anni a Roma prima e a Parigi, Londra ed altre città europee
dopo, con successo planetario: fu la prima volta, tra l’altro, che nella
pittura occidentale dopo santi e madonne, veneri, mitologia, gli ultimi della
società apparivano quali soggetti e protagonisti dei quadri! Mai visti prima di
allora, adesso protagonisti in primo piano, perfino i briganti in agguato, nelle loro splendide
vestiture ciociare. Nacque un nuovo genere pittorico nelle parole di certi pittori belgi dell’epoca: la pittura di genere all’italiana!| Le
riprese di quegli abbigliamenti gradualmente, nell’arco del tempo, dovevano
divenire il vero e proprio classico costume
ciociaro e le misere calzature divenire
cioce uniche e tipiche.
Naturale fu il trapasso alle riprese e alle pose negli studi e al corpo delle donne e degli uomini: nascevano per la prima volta
i modelli e le modelle d’artista. Corpi femminili e maschili mai visti da quei
giovani artisti prima di allora da nessuna parte e decantati e illustrati come
fuori del comune: era in effetti come se la natura avesse voluto indennizzare
queste creature dotandole del fascino della bellezza e della perfezione dei
corpi in cambio delle sofferenze e miserie vissute nei luoghi originari. Nel
libro “MODELLE E MODELLI CIOCIARI A ROMA, PARIGI e LONDRA nel 1800-1900” si
apprenderà come Rodin, Burne Jones,
Poynter, Sargent, illustreranno il corpo e la perfezione fisica delle modelle e
modelli.
La Francia sempre ospitale e ricettiva
in particolare dello straniero, già dalla fine del 1700 inizià ad
incontrare nelle piazze e vie parigine
il suonatore di piffero e di organetto, all’inizio anche di zampogna e ad assistere ai balli e balletti per le
strade con le donne e il tamburello. A parte i documenti ufficiali della
Polizia/Gendarmeria, la presenza era attestata anche a mezzo di altri
strumenti: i giornali, gli artisti, e anche qualche artista quale Jacob Petit
che alla vasta gamma della sua produzione in porcellana aggiunse anche immagini
ciociare e di briganti ma determinante fu l’apparizone ai Salons parigini già
dagli anni ’20 per la prima volta di tali opere di L.L.Robert, di Schnetz,
Coignet, di H.Vernet… che anno dopo anno risulteranno ingrediente normale e
consolidato; e più tardi le illustrazioni di Daumier e poi le prime fotografie di Nadar.…e a Roma il costume ciociaro, grazie a Michallom,
a Coignet, Schnetz, Navez, e la modella
o il brigante di Sonnino grazie a L.L.Robert, a De Chatillon, all’Accademia di Francia dove le modelle e i
modelli, posavano dalle 6 alle 9 di sera. E grazie alla
maggior parte degli artisti francesi, il costume ciociaro divenne per la prima
volta oggetto di arte. Non perché italiani ma ciociari nelle loro vestiture!
Il ciociaro ha con la Francia una
relazione speciale, come con nessun’altra società e la Francia ugualmente,
rapporti e anche sentimentali, una relazione non politica o economica o di altra natura e
quindi come tale circostanziata e formale bensì espressione solidaristica e
sentimentale! La Semeuse accarezzata
e tesaurizzata da tutti i francesi di Francia e dei paesi d’Oltremare che si
vedeva nelle monete e sui francobolli e oggi sull’Euro, era una ciociarella
della Valcomino, oggi uno dei simboli come la Rivoluzione, la Marsigliese!
Intenso il contesto esistenziale nel
periodo napoleonico già in Ciociaria medesima allorché numerosi imprenditori francesi si insediarono
sulle rive del Fibreno e del Liri a Sora e a Isola del Liri e gradualmente
realizzarono quello che fu il distretto industriale più ricco del Regno di
Napoli e sicuramente anche di tutto il Paese: e perciò continua e quotidiana fu
la esperienza con la popolazione locale. Altra contingenza storica che pure
mise in stretto rapporto ciociari e francesi fu nelle prime due decadi del 1800
nel Fondano, per la lotta comune di Papato e Regno di Napoli contro i briganti
ciociari dell’epoca che imperversavano nei luoghi, tanto che la parola brigante è un francesismo. E poi Coluche amato da tutti i francofoni, al
quale sono dedicate biblioteche, teatri e scuole e piazze in tutta la Francia,
che fece divertire e ridere i francesi per almeno venti anni e ormai nel cuore
e nella realtà di tutti principalmente e soprattutto grazie alla miracolosa
realtà da lui messa in opera nel 1985 assieme a qualche amico sulle piazze di
Parigi: dare un pasto caldo ai derelitti e poveri, i clochards. Oggi una vera e
propria industria del soccorso e dell’aiuto ai deboli e ai poveri, finanziata
in gran parte dai cittadini e dagli attori, per un quarto sia dallo Stato sia dalla
Unione Europea. Quale indimenticabile e
commovente fino alle lacrime, spettacolo
aver potuto assistere, da lontano, alcuni anni addietro a qualcuna di queste
serate in inverno a Parigi. E anche Coluche era un ciociaro di origine di
Casalvieri: sono i ristoranti del cuore,
i Restos du coeur, presenti in tutta la Francia con estensione della
solidarietà anche agli studenti e ai bisognosi
in generale.
Ma l’attenzione della Francia nei
confronti del personaggio in costume ciociaro si documenta in altre esperienze
ed iniziative che non mancherò di ricordare ancora.
Michele
Santulli
Foto: C.E.Zander (1813-1868): La balia. Olio su tela, 72,5x59,2 cm
A.Romako (1832-1889): La novena. Olio su tela, 47x37 cm.