Dietro le pagine: Domenico Arezzo rivela i segreti di 'Omicidio a Cortelle'

Benvenuti all'intervista esclusiva con Domenico Arezzo, autore del romanzo "Omicidio a Cortelle", pubblicato da CTL Editore e attualmente disponibile in libreria e negli store online. In questa avvincente opera, lo scrittore ci guida attraverso una trama intricata e coinvolgente, offrendoci uno sguardo profondo nel mondo dei misteri e delle indagini. Con una scrittura affascinante e una capacità innata di tenere i lettori sul filo della suspense, l'autore si conferma come uno dei talenti più promettenti nel panorama letterario contemporaneo. Scopriremo di più sul processo creativo di Domenico Arezzo, sulle ispirazioni dietro il suo ultimo romanzo e sulle sfide affrontate durante la stesura di questa entusiasmante storia.

 

Benvenuto, Domenico! Grazie di essere qui con noi oggi. Cominciamo parlando del tuo nuovo romanzo, "Omicidio a Cortelle". Puoi darci una panoramica della trama e dei personaggi principali?

Grazie a voi per l’intervista! Diciamo intanto che omicidio a Cortelle è un giallo storico la cui trama si snoda a seguito di un fatto drammatico, quello dell’omicidio di una nobildonna della Sicilia sud orientale. Siamo nel 1892 ed Emanuele Cortisanti, detto Nenè, viene coinvolto nel caso. Il protagonista, dopo i gravi fatti avvenuti a Grassello di Sicilia (raccontati in “Omicidio Rosso Sangue”), da alcuni anni è giornalista presso il giornale locale l’Isola e scrive fatti di cronaca nera nella rubrica “il volto buio di Cortelle”; proprio nel 1892, l’anno dell’omicidio, ha iniziato a collaborare con i Carabinieri Reali e all’incarico di giornalista ha aggiunto quello d’investigatore. Nenè ha origini umili ma sin da bambino ha coltivato la passione per la cultura, per questo scrive bene e meglio investiga, ha intuizioni sorprendenti che creano sorpresa perfino in chi lo conosce bene come il tenente LoForte e il capo redattore Frascetta, entrambi suoi superiori e fedeli alleati. Nenè ha anche molti nemici negli aristocratici, nei ricchi borghesi e nei politici locali che lo snobbano per le sue umili origini e per gli articoli al vetriolo che pubblica sul giornale e che insinuano troppo per la censura vigente in quei tempi.

Il protagonista, Nenè, è un giornalista e investigatore. Cosa ti ha ispirato a creare un personaggio con queste caratteristiche in un contesto storico così interessante?

Nenè in orizzonte rosso sangue era un povero contadino costretto, per portare a casa un tozzo di pane, a lavorare ogni giorno dell’anno festività comprese. Di notte però leggeva e scriveva, era un appassionato della cultura in senso lato! Per questo dopo i gravi fatti avvenuti a Grassello di Sicilia che lo videro protagonista nella soluzione a un triplice assassinio, si trasferì a Cortelle dove fece la gavetta presso un giornale locale e poi fu assunto per scrivere fatti di cronaca nera. Il contatto continuo con i comandanti di alcune caserme dei carabinieri reali e la sua perspicacia nel prospettare soluzioni per sedare rivolte o risolvere casi legati a scomparse o a omicidi, gli valsero la promozione a collaborare con la stazione dei carabinieri reali di Cortelle. Il personaggio di Nenè doveva avere caratteristiche particolari per resistere e aver successo in un ambiente ostile come quello di Cortelle, città in forte espansione. L’attento osservatore, l’uomo equilibrato nelle valutazioni, il sospettoso, il deduttivo e il giornalista dotato di potente scrittura, si trascinava due difetti: uno visibile la zoppia e uno invisibile il buio dell’anima che, in alcuni periodi, lo costringeva a rinchiudersi in casa.

Il romanzo sembra affrontare temi importanti, come il movimento dei Fasci Siciliani dei lavoratori. Come hai integrato questo contesto storico nei tuoi scritti e qual è il messaggio principale che speravi di comunicare attraverso la trama del tuo romanzo?

Cortelle è una città della Sicilia sud orientale di fine ‘800 piagata da rivolte e dal brigantaggio attecchito anche a causa delle continue chiamate alle armi che il Regno imponeva ai giovani contadini, figli di famiglie numerose, che contavano sul lavoro manuale per la sopravvivenza di intere comunità. La diserzione e la conseguente adesione al brigantaggio era l’unico modo per sottrarsi alla partenza e continuare a adoperarsi per vincere la miseria. In questo panorama appare evidente che il contesto socio-politico ed economico del territorio non è dei migliori e le marcate differenze tra i ceti creano tensione sociale che non necessariamente sfociano in azioni criminali, infatti i fasci dei lavoratori siciliani sono un movimento socialista e pacifico che manifesta per le vie e le piazze contro le gabelle e il giusto salario di coloro che per vivere lavorano. Contadini, artigiani e professionisti vogliono far fronte comune contro l’aristocrazia, il clero e i nuovi ricchi borghesi, sono ammesse al movimento anche le donne che rivendicano per i loro uomini perfino il diritto di voto. Questo è il complesso contesto storico, politico e sociale in cui Nenè, il protagonista del romanzo, vive e, da giornalista e investigatore, è chiamato a risolvere il caso dell’efferato omicidio della marchesa di Villasta. Uno dei messaggi più importanti del romanzo è legato al termine perseveranza: nonostante le difficoltà legate alla situazione ambientale, nonostante le discriminazioni che soffre per via delle sue umili origini, l’impegno e la dedizione che Nenè mette a disposizione della collettività, unite alle sue indubbie capacità, gli procurano successi, stima dei superiori e anche tanti nemici.

Hai una formazione in Economia e Commercio, ma hai scelto di intraprendere la strada della scrittura. Come la tua formazione influisce sul tuo approccio alla scrittura e alla creazione di storie?

In vero mi sento scrittore dalla nascita, anche se questa cosa l’ho capita con 53 anni di ritardo, per cui potrei dire che la mia passione ha influito sulla formazione universitaria, ma se devo essere sincero ammetto che la laurea in economia e la formazione nell’ambito dell’organizzazione aziendale mi ha permesso di imparare al meglio i metodi di progettazione. Queste tecniche mi permettono di scrivere storie senza lasciare niente al caso ed evitando di creare buchi nella trama o tasselli che non collimano.

Hai già pubblicato due romanzi prima di "Omicidio a Cortelle". Cosa ti ha spinto a diventare uno scrittore, e quali sono i temi che ritornano spesso nei tuoi lavori?

La passione per la scrittura è emersa sin da giovane liceale quando nel 1986 ho vinto il primo premio nazionale sui quarant’anni della Repubblica Italiana. Il fuoco della passione  per la scrittura è riemerso dopo tanto tempo, a circa 53 anni, e mi ha spinto alla pubblicazione di due opere nel 2021. Il primo romanzo “La casa nella valle” lo definisco un giallo introspettivo di non semplice interpretazione, mentre con il secondo “Orizzonte rosso sangue” è nato il personaggio di Emanuele Cortisanti che poi ha preso  forma in “Omicidio a Cortelle”. La ricerca della verità è un tema fondamentale di tutti e tre i miei lavori, molte volte la verità non sfocia nella giustizia terrena, per questo motivo ho scritto nella quarta di copertina di “Omicidio a Cortelle” la frase: «nessuno è proprietario della verità e se qualcuno riesce a comprenderla non sempre può divulgarla». Verità non solo riguardo ai fatti che possono condure alla scoperta dell’assassino ma anche al buio dell’animo del protagonista e degli antagonisti.

Infine, cosa possiamo aspettarci dal futuro di Domenico Arezzo?

Ho due nuove opere in cantiere che spero possano essere presto presenti in tutte le librerie d’Italia.

La prima è un nuovo episodio di Emanuele Cortisanti che vedrà Nenè e il tenente LoForte impegnati in una nuova sfida nella lotta contro il crimine, in questo romanzo la vicenda di sangue s’innesta in un ambiente di degrado e di sfruttamento del lavoro minorile del periodo siciliano di fine’800 e che è contestualizzabile ai nostri giorni.

La seconda opera è un thriller introspettivo ambientato in un’antica e disabitata villa siciliana in cui i protagonisti, quattro giovani, vanno ad abitare in cerca d’avventura e la trovano ma non come la volevano loro.

In entrambe sono assicurate: adrenalina, coinvolgimento del lettore, introspezione e attenzione alle tematiche sociali e umane.

Fattitaliani

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