E’ vero che i modelli di artista non sono considerati più dei tubetti dei colori o delle cornici e non solo dagli artisti.
Pertanto a partire dai primi anni del1'800 sempre più ragguardevole fu il ricorso ai modelli da parte dei pittori e scultori perché lo stile e la scuola dell’epoca richiedevano tali presenze di tutte le età e sesso, se si esclude la ritrattistica per commissione.Pertanto
la figura del modello o della modella, attore e attrice e protagonista e ispiratore
di un’opera d’arte, ruolo dunque creditore della massima attenzione, se non
riguardo vero e proprio: tale realtà
storica quasi sempre determinante per la creazione di un’opera d’arte, ha anche
non poco contribuito…. all’emarginazione
del modello! Infatti se si procede ad una selezione dei contenuti delle schede
relative ad opere importanti in tanti musei, la trattazione delle modelle e
modelli è sistematicamente ignorata o fuggevolmente accennata. Alcuni musei
particolarmente distintivi quali per esempio il Museo Rodin o il Museo Matisse
o il Museo Van Gogh sono perfino colpevoli
nei confronti della Storia, a mio avviso, a seguito della loro voluta ignoranza e/o assenza di ricerca
nei confronti di certi protagonisti
delle opere da loro conservate. Il Museo Rodin, per esempio, ancora inconsapevole, accademizza e semina errori, divulgando
da 150 anni che “Adele ha posato per Eva incompiuta” o per
il “Torso di Adele” allorché a
quell’epoca Adele aveva sei anni!! oppure ancora chiama Pignatelli col nome di ”Cesare” anziché
“Cesidio” cioè il modello più significativo nell’arte di Rodin e non solo di
Rodin; mentre il Museo Van Gogh di Amsterdam è solo da pochi mesi che ha
cancellato dal proprio sito web che
“Agostina” era addirittura “nata a Napoli!” mentre il Museo Matisse
ignora quasi completamente la presenza fondamentale e veramente creatrice e ispiratrice dei
modelli ciociari fino al 1917 e di Lorette in special modo, la modella imprescindibile
della sua opera: ne ignorano ruolo e nome
nelle loro biografie dell’artista! Qui ci arrestiamo, troppe le deficienze e le
omissioni.
Anche
se lo abbiamo fatto in qualche altra occasione passata vogliamo, con maggiori
dettagli e la pubblicazione di una foto inedita, richiamare l’attenzione del
lettore sulla figura della modella baronessa! E baronessa autentica. Lo
scultore Rodin (1840-1917) è vero, il Bacio, il Pensatore, la Donna
accovacciata, il San Giovanni
Battista ma è particolarmente unanimamente ricordato e amato grazie alle
sue Eve, soprattutto alla incompiuta: la giovane donna che nella
sua nudità ha il volto abbassato e le
braccia attorno al petto come a proteggersi da qualcosa o a
mortificazione di qualche colpa, è una immagine che tutti i cultori d’arte
hanno davanti agli occhi.
Siamo
verso maggio-giugno del 1884, la modella è sulla pedana nella sua sfolgorante nudità di ventenne e
l’artista è assorto nella modellazione dell’argilla. Il lavoro procede e gli
allievi presenti assistono e apprendono. Dopo molte sedute e qualche mese, l’artista
inizia a costatare che tra il modellato e il corpo della modella si evidenziano
delle discrepanze, come se un qualche spirito maligno la notte procedesse a
modificare e alterare quanto realizzato il giorno prima. Invece era avvenuto il fattaccio: la modella era
incinta! Infatti Mary Violet, il frutto
della colpa! viene alla luce il
15 febb.1885, come abbiamo scoperto! E’ il periodo, 1884, quando anche Gustav
Natorp, amico dell’artista, scrive al comune amico scultore Legros parlando
della enflure de ventre della modella e delle risate che si sono fatte pensando
alla delusione di Rodin e al fatto che
l’ha dovuta “comunque pagare!” La monografia del dell’artista del
2017, cita due giornali dell’epoca sull’episodio: Octave Mirbeau, collezionista
e giornalista, in un lungo e dettagliato
articolo del 15.12.1884 (si noti
la data!!) descrive la disperazione e perfino le lacrime dell’artista che
non riuscì a convincere la modella, “…
aussi beau que la Vénus de Milo” “bella come la Venere di Milo” a riprendere le pose per l’opera quasi
terminata. E lo scrittore Edmond de Goncourt
in un articolo del 1886 accenna all’episodio ancora vivo in Rodin “della
modella fuggita con uno studente russo”.
Eppure la letteratura e il sito web su
Rodin ancora scrivono il 1881 o 1882 quale anno di creazione dell’Eva
incompiuta!!
La
modella è Maria
Antonia Amelia Bruzzese o Apruzzese nata nel 1864, originaria della
Valcomino: sposò un erede della famiglia aristocratica scozzese Kinloch, diede
alla luce cinque figli e visse fino alla fine, nel 1938, nella
tenuta nobiliare nel verde della Contea
di Perth. Il marito George Kinloch, scultore e pittore, allievo di Rodin, presso cui si conobbero,
vittima della depressione, rinunciò a vivere nel 1896, come una parente ancora
viva mi ha confessato.
Il ruolo di Maria Antonia Amelia nella storia dell’arte è basilare
epperò come nel grattacielo si ammira la forma e l’architettura e per niente la
struttura che lo tiene in piedi e lo fa vivere, così Maria Antonia Amelia! Infatti
sebbene la prima modella di Rodin
nonché ispiratrice di opere primarie, quasi se ne ignora perfino il nome: il
sito web del Museo la ignora!
L’edizione originaria della donna accovacciata, la cosiddetta citata prima Eva
o Eva incompiuta una delle perle della storia dell’arte, il “torso”
erroneamente detto di Adele, pari a una inaudita anastilosi umana, in realtà di Maria Antonia
come pure il ‘Bacio’ con Pignatelli e
chissà cos’altro ancora, sono realizzazioni che ne eternano il corpo e la
presenza. Senza ricordare le opere create dal marito e quelle da Pen Browning
che ne confermano la esistenza nella
storia dell’Arte. Il cultore davanti all’opera non fa distinzione tra soggetto
e personaggio, tra opera e modello dell’opera e non di rado avviene che il
personaggio cioè il modello o modella, trascende e supera il soggetto, come
avviene per esempio col San Giov. Battista e con l’Eva incompiuta stessa. Ed è siffatta
componente in qualche modo competitiva tra modello e opera d’arte che provoca,
parrebbe, come più sopra accennato, l’ostracismo
o quanto meno la insignificanza voluta del
modello da parte degli addetti ai lavori, alla stregua appunto del
tubetto dei colori: il corpo e il sembiante del modello possono rappresentare
una diminuzione dell’opera d’arte e quindi dell’artista!
©Michele Santulli