“Non è che io non dorma la notte per sapere quello che fanno i dirigenti del PD. Il titolo del mio libro è un po’ ironico (Nonostante il PD NDR), ma è anche un messaggio di gratitudine a tanti dirigenti del PD che ho conosciuto in questi 10 anni, che sono veramente delle anime morte.
Sono stati sempre distanti da me, a volte avversari. Gli devo della gratitudine, perché più si avvicinano a me, più mi fanno perdere voti. Quindi è meglio che stiano lontano. Ovviamente parliamo di tanti dirigenti, non di una comunità complessa come quella del PD che rimane una realtà importante de nostro Paese, a condizione che riprenda un cammino che rende questo Partito utile per il Paese”. Così Vincenzo De Luca a Che tempo che fa su canale NOVE.Sul perché rimane nel PD, con quali premesse è nato e come si è evoluto : “Il PD è una grande comunità, l’unica forza politica che rimane di una dimensione nazionale. Perché vi è una comunità di militanti, nonostante tutto, perché vi è una grande realtà di amministratori che combattono nei territori, spesso da soli. Il PD nasce in un tempo in cui sono cadute le grandi ideologie del 900, sono caduti i blocchi di consenso certo, c’è una composizione delle classi sociali, innovazioni tecnologiche che cambiano la vita delle persone e delle comunità. Dunque il PD nasce per governare questa realtà complessa, ma soprattutto per governare un’Italia con fratture profonde sul piano territoriale, sociale, culturale e umano. La grande sfida del PD era la sintesi tra le tradizioni democratiche del nostro Paese come il cattolicesimo democratico e la sinistra riformista. C’era una grande sfida: avere una forza politica importante e nazionale. Non ha funzionato perché in buona sostanza la sintesi politica non è riuscita. Alla fine il PD ha raccolto il peggio: il correntismo doroteo e il centralismo burocratico. Deve riprendere il cammino e darsi un programma di governo per l’Italia, che non c’è”
Sull’attuale situazione del PD: “È necessario che ci siano una linea e un programma. Io credo che oggi il PD non sia adeguato e non si presenti come forza di governo credibile. Programma significa parlare di sicurezza, che è oggi un bisogno umano primario e non si dice una parola sulla sicurezza, sembra una brutta parola nel lunguaggio del PD. Servirebbe una riforma della giustizia in profondità dopo la vicenda Palamara: è successo un terremoto e il Pd non parla, balbetta. C’è in Italia un groviglio burocratico, amministrativo e giudiziario che paralizza il Paese e frustra le migliori energie e le spinte all’innovazione. Questa dovrebbe essere la grande battaglia del PD. C’è la necessità di affrontare i temi civili non in termini ideologici, rompendo tutti i rapporti con il mondo cattolico.C’è un sud che viene tradito anche da questo governo e non si dice nulla di concreto. Governare l’Italia significa parlare alla parte maggioritaria del nostro Paese, non fare testimonianza. Le testimonianze non servono a nulla quando gli altri governano. Un partito è vivo se viene percepito come uno strumento che migliora le tue condizioni di vita e lavoro, che ti dà serenità. Oggi non è così. Poi c’è l’aspetto interno della vita del Partito, che è più una confederazione di correnti che un partito vero”.
Alla domanda se farebbe il Segretario del PD: “Dobbiamo elaborare un programma per l’Italia, lasciamo perdere gli organigrammi. Ho tanti di quei guai da risolvere a Napoli e in Campania e dovrei mettermi a risolvere i guai del PD?. Dobbiamo cambiare la vita interna del PD nonostante Il PD. Io ho sempre trovato gente che mi ha ostacolato, io sono un po’ un irregolare. Ho deciso di fare politica in base a un principio: per me la verità conto più delle bandiere di partito. Se c’è un contrasto tra la verità e la bandiera di partito, io scelgo la verità. Vorrei che i militanti del PD assumessero questo punto di riferimento. Poi credo che il PD debba cambiare il suo linguaggio, io non riesco a capirlo. Per esempio, due espressioni: il ‘campo largo’ e le ‘agorà democratiche’. Non è normale che non ci sia in Italia un cristiano normale che sappia cosa sia un’agorà democratica o il campo largo. La domanda che uno si pone è: questi giovanotti con chi se la fanno? Che mondi frequentano? In quale spazio dell’iperuranio si muovono?”.
Sul ritorno nel partito di alcuni vecchi esponenti del PD: “Al PD rimprovero una cosa, che vedo oggi tornare sulla scena del PD tutti quelli che per 10 anni hanno diretto il PD. Questo. Mi pare una bizzarria. Un partito vive di coerenza e di dignità della politica. Sono contro l’idea delle rottamazioni io sono però perché ci sia coerenza se perché ci sia l’onestà intellettuale di riconoscere gli errori quando si fanno. Come dicono le scritture, il riconoscimento dell’errore è l’inizio della salvezza. Qui invece c’è gente che dirige il Partito e non sbaglia mai. Non va bene, abbiamo bisogno di onestà intellettuale oltre che di un grande programma in grado di parlare alla maggioranza del popolo italiano e di candidare il PD a forza di governo credibile”.
Sul PD e l’agenda Draghi. “Alla fine l’identità del PD era assolutamente impercettibile. Io mi domandavo, e me lo sono fatto per 10 anni, quale motivazione diamo a un cittadino italiano per votare il PD? Siamo il partito di cosa, di quale obiettivo?”
Sul Governo Meloni: “Oggi è l’ anniversario del Governo Meloni, ma io non vorrei guastare la festa. Ho visto il titolo è ‘l’Italia Vincente’, ma secondo me le vittorie sono un po’ come quelle del tiro a segno al luna park: credo che fino a oggi abbiamo vinto solo la bambolina e bottiglia di spumante. Non credo che abbiamo vinto molto. Prendiamo la questione migranti: abbiamo avuto tanta solidarietà dall’Europa ma i migranti che arrivano in Italia in Italia rimangono. Dal punto di vista del Mezzogiorno non è arrivato neanche un euro da un anno e due mesi. I Fondi Sviluppo e Coesione - ed è uno scandalo nazionale – cioè i fondi destinati all’80% al Mezzogiorno, sono bloccati. Parliamo di fondi che servono per le strade, per l’assetto del territorio, per i Campi Flegrei e tutte le questioni che riguardano lo sviluppo. Ci stiamo aggrovigliando in una rete burocratica dalla quale faremo fatica a uscire. Io mi aspettavo che da un governo di destra si caratterizzasse, come avviene in Europa, per la sburocratizzazione. Ma quando mai? Qui stiamo precipitando un una palude burocratica”.
Sugli aiuti alle famiglie promessi dal governo: “Io gli interventi alle famiglie non li ho visti: le famiglie stanno pagando mutui che fanno paura, il prezzo della benzina che è arrivato oltre i 2 euro, un’inflazione che riguarda soprattutto i prezzi dei beni alimentari che rendono davvero difficili i bilanci famigliari, altro che aiuti alle famiglie. Io questi aiuti non li ho visti, sinceramente”
Sulle differenze tra centro-nord e sud dell’Italia: “Questi sono dati del sistema dei conti territoriali: la media della spesa pubblica in Italia è 16.000€ pro capite. Differenziando per territorio, abbiamo 17.000€ pro capite nel centro-nord e 12.000€ pro capite in Campania. 5.000€ in meno. Per raggiungere le media delle regioni del centro-nord dovremmo avere in Campania ogni anno 30 miliardi di € in più. Qualche altro esempio riguarda la sanità: in Campania ci sono 10,9 medici ogni mille abitanti, in Emilia-Romagna 18,2, in Lombardia 15,2 e in Veneto lo stesso. Sono dati di cui l’Italia dovrebbe vergognarsi, ma per anni hanno tutti girato la testa dall’altra parte”.
Sulla scuola: “La Scuola è una delle priorità. Per me la priorità assoluta è un sistema sanitario universale pubblico. La scuola ha conosciuto negli anni un programma di progressivo abbandono. Si è perduto completamente il principio di autorità. Abbiamo visto tanti episodi di ragazzi e studenti… chi spara con una pistola finta al docente. Abbiamo perso il principio di autorità. Quello che succede nelle nostre scuole, se dovesse succedere in Giappone, Germania o California, porterebbe immediatamente a una sanzione. Dobbiamo accrescere il prestigio sociale dei docenti, aumentare gli stipendi – che sono assolutamente inadeguati - e soprattutto non dobbiamo fare quello o che stiamo facendo: tagliare le scuole con la scusa che ci sono meno ragazzi e meno nascite. Ma questa è l’occasione per avere meno classi pollaio, una didattica attenta soprattutto ai ragazzi che provengono da famiglie più in difficoltà e non per tagliare la scuola. Poi uno dei grandi campi di investimenti dovrebbe quella della formazione della ricerca.”
Sui test d’ammissione alle università: “Siamo in una situazione demenziale, non abbiamo medici, siamo l’ultimo o penultimo Paese in Europa per quantitativo di laureati e diplomati e, ovviamente, facciamo di tutto per scoraggiare l’ingresso in generale nelle università e in particolare nella facoltà di medicina. È qualcosa di clamoroso. Il problema è drammatico: ogni anno, con questo sistema camorristico – perché intorno a questi quiz girano centinaia di milioni - le famiglie si rovinano con una preparazione che costa anche 5.000€. Abbiamo decine di migliaia di ragazzi che vanno in depressione dopo i quiz. Il problema è drammatico e nessuno risponde. Io dico che è un sistema camorristico e nessuno risponde perché questo è un Paese di corporazioni, non è una società aperta e libera che dia prospettive alle giovani generazioni. E’ una società di Camorra, in doppio petto e di corporazioni, non un Paese vivo”
Sulla situazione internazionale: “Io ho il terrore per i nostri figli, qui rischiamo di lasciare un mondo nel quale è impossibile vivere. Queste guerre e questi orrori a cui assistiamo ci fanno capire che stiamo lasciando alle generazioni future un mondo segnato da un unico sentimento pubblico e privato: la paura. La paura per il terrorismo, per l’ambiente, per la guerra, per il lavoro che non c’è, per la movida fatta di violenza, per le tossicodipendenze che esplodono... Spero che almeno queste tragedie spingano ognuno di noi ad impegnarsi per l’affermazione di valori umani civili”