Oggi la blogger e critica d’arte Giulia Quaranta Provenzano ci propone la sua intervista al modello Simone D’Angelo, volto noto su passerelle e set fotografici. Il trentenne originario di Teramo ha di recente presenziato, quale ospite di Moët Chandon, al Festival di Venezia 2023 – condividendo ora un po’ di sé con la nostra libera contributor…
Ciao Simone! Il 3 settembre tu sei stato ospite di Moët Chandon all’80° Mostra del Cinema di Venezia, dunque ti chiedo
subito quali sono le tue prime
impressioni “a caldo” di tale tuo importante esordio e quali emozioni
hai provato a calcare un così tanto prestigioso red carpet quale quello
veneziano. “Ciao Giulia! Senza
avere troppi dubbi, posso dire che non ho mai provato un’esperienza così tanto
incredibile come partecipare al Festival di Venezia… soprattutto data l’occasione
che è, considerata da molte persone l’evento dell’anno. Sono tuttora emozionatissimo
e diciamo che, finché non ho avuto le foto e i video in mano, il lavoro non era
finito. È stata una settimana incredibile, ringrazio tutti coloro che mi hanno
aiutato a realizzare tutto ciò. Una cosa mi è subito saltata agli occhi, anche
se già ne ero a conoscenza, e cioè che ci sono artisti di un livello
inimmaginabile e la differenza rispetto agli altri - vedendoli dal vivo - è
tangibile. Calcare il red carpet, oltre a riempirmi di orgoglio per ciò che
stavo vivendo, è stato un buttare benzina sul fuoco... il mio, già acceso da
anni [N.d.R.
fa l’occhiolino]”.
Con quali volti noti hai avuto modo di scambiare
qualche battuta e socializzare, o quantomeno hai incontrato di persona, al
Festival di Venezia 2023? E, dei presenti al suddetto evento mondano, c’è
qualcuno che ti ha particolarmente colpito? “Nel mio gruppo, ho scambiato
qualche parola con Vicky Kaya e con Pelayo Díaz - loro avevano una
bellissima presenza, erano molto d’impatto! Per il resto, ero troppo preso da
tutto il contesto e a godermi il momento che mi sono dimenticato di fare
networking [N.d.R.
sorride]”.
Hai affermato: “Quando ho iniziato a lavorare come modello non avrei mai immaginato di
vivere un’esperienza simile, ma ho sempre voluto di più rispetto a quello di
cui – via via – facevo esperienza. Non mi sono mai accontentato, anche se so
che questa può essere un’arma a doppio taglio… e ora eccomi qui, sono giunto
sul red carpet della Biennale di Venezia ed è stato incredibile aver preso
parte all’evento dell’anno”. Ebbene con quale prospettiva e intenzione,
tredici anni fa, hai intrapreso la tua luminosa carriera da modello di fama
internazionale? “Come ho sempre detto, è
iniziato tutto per gioco… poi, quando ho capito che potevo fare di più, ho
spinto sull’acceleratore e ho cercato di apprendere tutti i trucchi del
mestiere ma soprattutto cosa potevo migliorare. Puoi curare il tuo look quanto
vuoi tuttavia, per lavorare, devi saperti vendere e vendere bene. Di solito,
gli obiettivi che mi prefiggo riguardano le campagne pubblicitarie. Mi fermo e,
tra me e me, mi dico: “Bene, quest’anno devo fare questo lavoro… di questa
grandezza… di questa visibilità…!”. Non ti nascondo però che, quattro anni fa, mi feci una promessa. Sono stato a lavorare come
modello per un brand durante il Festival e, riflettendo a voce alta, mi dissi che
ci sarei torno da ospite. Avere fame, fa la
differenza. Molte volte diventiamo ciò che diciamo, per questo molti mental
coach ripetono che la parola è importante”.
So che prima di cominciare a sfilare in
passerella e a posare davanti all’obiettivo fotografico, tu eri un calciatore…
ti chiedo quindi che cosa ritieni che abbiano in comune tra loro lo sport e la
moda (ma altresì la recitazione) e quali sono le sensazioni che provi
rispettivamente nella veste di modello e in quella di sportivo. “Il
calcio è uno sport di squadra e, come tale, insegna tantissimi valori tra cui in
primis l’aiutare i compagni ma anche il non arrendersi fino
alla fine… fino all’ultimo pallone giocabile. Non arrendersi mai è alla base di
ogni sogno e obiettivo che si voglia raggiungere. Nel mondo della moda, così come
in ogni altro settore in cui ci sono momenti di calma apparente, bisogna essere
bravi a non buttarsi giù e a non cadere in depressione. Il momento giusto per farsi valere arriva sempre e allora si torna a cavalcare l’onda. Sebbene essa – man mano che
va verso la riva – si appiattisca, dopo ancora
è possibile saltare nuovamente sulla tavola da
surf a caccia proprio della prossima onda. Da quello che ho potuto notare in
questi anni, è necessario essere capaci a
navigare ed è doveroso essere consapevoli che ci saranno dei momenti sia positivi che
negativi, tuttavia tutto è sempre in movimento”.
Grazie all’invito che hai ricevuto da
parte di Moët Chandon,
oltre a
essere
stato uno dei protagonisti del red carpet della città lacustre, hai pure potuto assistere in anteprima ufficiale alla
presentazione del film “The killer”. Che
cos’è che più hai apprezzato della pellicola portata sul grande schermo dal regista americano David
Fincher? “Una cosa che mi è rimasta impressa della pellicola di David Fincher
è la cura dei dettagli. Il killer cool e attento ai particolari che – per la
prima volta – fallisce, viene punito e si vendica ci sta come storia… forse un
po’ lenta nello svolgimento, ma credo che ciò sia dovuto proprio al fatto che
il regista voglia far percepire ogni minimo dettaglio. Il finale mi ha fatto
pensare che questo film può essere un sequel”.
Lo stylist Michele Potenza ha scelto per
te, in occasione proprio del Festival di Venezia 2023, uno splendido smoking
messo a disposizione da Alessandro Gilles (e, sempre alla Biennale, hai calzato
– ti cito – un paio di comodissime ed
eleganti scarpe di Clarks). Che cosa ti ha immediatamente attratto e
colpito dell’abito che hai indossato domenica e più in generale della
tradizione sartoriale della famiglia Spera, con cui collabori già da diversi
mesi e in base a che cosa hai dichiarato che il vostro è un binomio vincente? “Ho amato
l’abito che ho indossato sul red carpet di Venezia fin da subito, con Michele
non abbiamo avuto dubbi a riguardo di quale scegliere tra i tre messi a
disposizione da Alessandro Gilles. All’inizio volevo qualcosa di pulito, ma con
un tocco rock. Poi, considerato l’evento e che proprio Venezia è sinonimo di eleganza,
abbiamo optato appunto per l’eleganza pura... non c’è nulla di più elegante di
uno smoking nero, con linee decise. Sono molto felice di aver iniziato anche la
collaborazione con Clarks, la Biennale è stato un primo assaggio - nei prossimi
giorni dovrò mettermi a lavoro per realizzare dei contenuti per il brand”.
All’80° Mostra del Cinema di Venezia è stato
Salvatore Mazzotta ad averti curato l’hairstyling e Serena Viotto il make-up, ma
hai sottolineato che vuoi ringraziare infinitamente nondimeno tutte le altre
persone che nell’ultima settimana (e non solo in essa) hanno creduto in te e che
ti hanno aiutato a realizzare un sogno a occhi aperti… vuoi, adesso, allungare
un pochino la lista e condividere che cosa, ciascuna delle persone alle quali alludi,
ti ha trasmesso di prezioso? “Vivo la
professione di modello a trecentosessanta gradi, io non mi fermo solo ad
aspettare la chiamata da parte dell’agenzia (come fa la maggior parte dei miei colleghi)
ma cerco di essere sempre attivo e propositivo e di curare tutto ciò che concerne
questo mio lavoro… a partire dai social. Il mio amico ed ex manager Leo Mel mi
ha ripetuto tantissime volte di puntare su TikTok e, alla fine, l’ho ascoltato.
Dopo cinque mesi, ho trovato un format giusto e sono arrivato a fare dei numeri
mai fatti su Instagram in dieci anni, ossia 12 milioni di views di media a
settimana - ora sono intorno ai 7. I miei genitori e gli amici di sempre sono
gli unici ad aver capito quanto, a volte, il lavoro può buttarmi giù e quanto
impegno ci voglia per raggiungere determinati obiettivi. Essere forti
mentalmente credo che sia una caratteristica che non può mai mancare mai”.
…ed ancora, un consiglio che ti permetti
di mettere a fattore comune è che <<(…)
per accontentarsi c’è sempre tempo. Abbiate voglia e fame, tuttavia non di
“arrivare” ma di migliorare voi stessi… perché il più grande cambiamento parte
da noi, tutto il resto vien da sé. Kaizen>>. Ecco che mi viene in
mente Cristiano Ronaldo poiché pure costui ha sostenuto qualcosa di simile a te
e cioè che la differenza tra lui e suo figlio di dodici anni è la mentalità, la
fame, in quanto oggi molti più giovani hanno le cose più facilmente e non
soffrono [clicca qui https://youtu.be/-ENTY5XjqVM?si=_YAUMKBU3F0dCth2].
C’è una mancanza nel tuo passato e nel tuo presente che, per quello che ti
concerne, ha funto e funge da motore dei tuoi desideri a livello professionale
e nella vita privata? “Ne parlavo con i miei genitori qualche
giorno fa… sì, ci sono stati degli eventi che un po’ mi hanno segnato. Ogni
volta che mi tornano in mente, sento quel mix di rabbia e cattiveria agonistica
che continua a far correre la macchina. Vengo da una famiglia comune in cui,
per fortuna (e soprattutto grazie all’impegno dei miei genitori), soldi e amore
non sono mai mancati… a far scaturire in me la voglia di eccellere, o comunque
di dimostrare qual è il mio posto, sono stati quindi fattori esterni a ciò. Crescendo
e anche grazie ai libri che sto leggendo ultimamente, sto capendo che – se riesci
a migliorare come persona – tanti obiettivi non diventano più facili bensì lo
sembrano e questo ti permette di superare gli ostacoli con una mentalità più
serena… e alcuni problemi riuscirai persino ad anticiparli e a evitarli. Se si migliora
come esseri umani, non pochi pensieri saranno più “leggeri”. Dico questo per
far capire che, secondo me, nella vita non si può fare appello a una cosa solo
per emergere ma bisogna che vi siano diversi fattori che lo permettano. La fame
non è data solamente dalla povertà, può derivare da varie situazioni. Io non ho
problemi di soldi eppure, per la mia tanta fame, ho sacrificato tanti momenti per
stare dietro alla mia professione e ai miei progetti. Personalmente non viaggio
per vacanza, per me quello sarebbe tempo perso. I weekend, per diversi anni,
sono stati per me giorni lavorativi come tutti altri giorni della settimana e
tutt’ora è così. Se ho del lavoro da fare, lo faccio senza problemi appunto pure
nel fine settimana”.
Kaizen, in
giapponese, significa letteralmente “miglioramento”.
È ed è fondamentale ovvero – come hai ripetuto e ti ripeti spesso – l’impegno
ad apportare ogni giorno, ovunque sia possibile, piccoli miglioramenti nella
propria vita personale ma anche sociale così come in quella privata e in quella
lavorativa perché ogni cosa (sebbene, talvolta, di poco) cambia continuamente.
Mi sorge una curiosità, ossia chi eri tu precedentemente al Festival di Venezia
di quest’anno e chi sei ora... “Penso di essere cresciuto molto quest’anno,
hanno influito tantissimo i libri che ho letto e che sto leggendo. Ho avuto una
relazione sentimentale difficile, mi sono isolato per capire quali siano stati
gli errori compiuti… una sorta di ritiro spirituale, seguito non solo dalla
lettura ma altresì dalla meditazione e pare che tutto ciò stia dando i suoi
frutti. C’è chi mi ha detto che i problemi non posso risolverli con la
meditazione e con la lettura per l’appunto, eppure io oggi mi sento bene e sono
più sereno e più carico che mai. Sono passato dal dire che <<L’amore mi
fa schifo>> al capire che <<L’amore è al centro di tutto>>.
Anni dopo rispetto a quando succedono, su tante cose ci si ride e ci si scherza
sopra… però è difficile dimenticare. Se sono la persona che sono oggi, sono
grato anche e soprattutto alle esperienze passate. So dove andare a lavorare
per migliorare. Il Festival di Venezia non è stato uno spartiacque nella mia
crescita come persona, tuttavia potrebbe esserlo a livello di mia crescita
professionale”.
Infine ti chiedo quali progetti vorresti
realizzare più o meno a breve termine e quali mercati ti incuriosiscono al
punto che saresti entusiasta di poterli sondare, partendovi presto per un
viaggio… e i viaggi, fisici e metaforici, quale valore hanno nella tua
quotidianità? “Mentalmente, sono sempre in viaggio... proprio mentalmente,
non soltanto fisicamente, viaggio solo per lavoro. Andare a New York o a Los
Angeles come “artista” è uno dei miei prossimi obiettivi. Per ora, ho
accantonato un po' l’idea di partire per l’Asia… a meno che non arrivino
proposte ben remunerate. Prima o poi andrò comunque in Giappone, sono un fan
della cultura manga e sento il richiamo di tale Paese. Vorrei approfondire gli
altri due lavori che faccio in parallelo a quello di modello e che mi stimolano
molto, ovvero il social media manager e l’art director – il prossimo anno desidero migliorare anche in tali due ruoli!”.