Musica e Cervello: quali benefici. Ne parliamo con Adelia Lucattini
Intervista di Marialuisa Roscino
Da sempre si parla degli effetti positivi della musica sul cervello umano. Dal punto di vista psicoanalitico, quali sono, a Suo avviso, i benefici più importanti?
La musica influenza positivamente lo sviluppo emotivo e
accresce l'intelligenza in tutte le sue forme: l'intelligenza emotiva,
linguistica, logico-matematica, astratta o spaziale, intrapsichica e
riflessiva, relazionale, corporea e naturalmente musicale. Il cervello e
la mente hanno la capacità innata, di
sentire i suoni già da quando si è nel grembo materno, per questo alle mamme è
consigliato di ascoltare la musica, in particolare la musica classica, ma ogni
musica gradita alla mamma va bene anche per il suo bambino, purché non vi siano
bassi molto forti, come ad esempio nella musica techno.
Il neonato fin dalle prime ore di vita è già in grado di
elaborare sonorità, d’identificare le dissonanze e voci diverse, possono distinguere i
cambiamenti di tono, le madri parlano col il baby-talk , il “cinguettio”
in tono un po’ acuto, mentre i padri usano toni più bassi. Infine, i bimbi già
da piccolissimi riconoscono la musica. L’ infant research psicoanalitica
e le neuroscienze hanno messo in luce la funzione essenziale del ritmo e della
musicalità già nei primissimi scambi fra il neonato e le figure di accudimento,
ovvero le persone che si prendono cura di lui, i genitori e i caregiver.
Per quanto riguarda i bambini, la musica può avere effetti positivi per il miglioramento delle capacità linguistiche e a risolvere disturbi del linguaggio come la dislessia?
Numerose ricerche hanno dimostrato che processi musicali
analitici, come la percezione del ritmo, sono elaborati principalmente
nell’emisfero sinistro che prevalente nell’elaborazione del linguaggio. Sono
state trovate correlazioni tra sensibilità ritmica ed abilità nella lettura,
tra abilità verbali (ricchezza lessicale e costruzione sintattica delle frasi,
quantità di parole conosciute e capacità di coniugare i verbi) e capacità
musicali (sia connaturate che sviluppate attraverso lo studio di uno strumento
e della musica). Vi è inoltre un rapporto tra musicalità e uso creativo della
lingua, non solo la propria lingua nativa, ma anche lingue straniere che
possono essere utilizzate per la composizione di canzoni, ad esempio, come
accade spesso negli adolescenti. E ciò accade perché alcuni aspetti della
musica, attivano e richiedono funzioni mentali astratte e capacità
psico-emotive inconsce, utilizzate anche nella elaborazione del linguaggio. Da
non trascurare il ruolo centrale degli aspetti
relazionali con l'insegnante e dei genitori che partecipano alle attività
musicali dei figli, li accompagnano, ascoltano i pezzi che suonano e li
incoraggiano.
La dislessia richiede un trattamento riabilitativo
specifico e anche un trattamento psicoanalitico di supporto per le difficoltà
emotive dei bambini e degli adolescenti dislessici e poiché il processo di
riabilitazione li affatica e richiede tempi piuttosto lunghi. La musica è
senz'altro un'attività complementare assolutamente indicata e utile nei bambini
e negli adolescenti dislessici, per le sue qualità intrinseche legate al ritmo
e perché è antidepressiva.
Tra effetto Mozart e quoziente intellettivo, è un crescendo di studi che dimostrano come la musica, l'ascolto, ma soprattutto lo studio, può modificare alcune funzioni cerebrali e migliorare le performance in tutti gli ambiti di apprendimento. Eppure, a scuola non si studia abbastanza la musica, è a volte relegata ai margini. Qual è la sua opinione?
Numerosi studi di neuropsicoanalisi, disciplina che nasce
dalla collaborazione tra neuroscienziati e psicoanalisti, indicano che la formazione
musicale, studiare uno strumento, cantare in un coro, imparare a leggere la
musica, hanno un effetto positivo sullo sviluppo neuro-psico-emotivo del
bambino e dell'adolescente. Ad esempio, la musica agisce sulla “plasticità
neuronale”, che non è solo una capacità compensatoria rispetto ad alcune
carenze costituzionali o traumatiche, ma determina la possibilità di sviluppo
di funzioni mentali necessarie nell'apprendimento scolastico e nella vita quotidiana. La musica è uno degli elementi che facilita
anche lo sviluppo di una rete neuronale bilaterale, nei due emisferi cerebrali,
in grado di facilitare nel cervello infantile, ma non solo, funzioni
compensatorie in particolare nelle regioni temporo-parietali dell’emisfero
sinistro.
Lo studio della musica a scuola è purtroppo un tasto
dolente. Le ore di insegnamento sono poche, la gamma di strumenti musicali è limitata,
fatta eccezione per le scuole medie a indirizzo musicale, le cui classi sono
ridotte e per il liceo musicale, che allo stesso modo, può accogliere meno
studenti di quelli che ne fanno richiesta.
Fortunatamente nelle scuole sono presenti dei cori con
insegnanti diplomati che suggeriscono in molti casi di studiare uno strumento
musicale.
Sarebbe importante che anche nelle scuole fossero
istituite delle “bande musicali scolastiche”, esattamente come un tempo
esistevano ovunque le bande di paese, in cui chiunque poteva studiare uno
strumento ad un buon livello. Se fosse un'attività pomeridiana, immagino che i
genitori sarebbero ben lieti di lasciare i figli a scuola una o due ore in più durante
la settimana.
L’esercizio della musica rende il cervello più veloce, preciso, efficiente e sostiene l’umore?
La musica ha un effetto estremamente positivo sulla
mente. È dimostrato che ascoltare musica classica o jazz migliora le capacità
matematiche, l’apprendimento delle lingue e la creatività. È noto che prendere
lezioni di musica, può implementare le qualità intellettive, l’empatia e le
capacità relazionali. La musica non solo favorisce lo sviluppo psicologico se
praticata fin dall’infanzia, può essere utilizzata a scopo terapeutico
(musicoterapia) ed è una vera e propria prevenzione dei disturbi dell’umore e anche
del disagio emotivo.
Da non sottovalutare, inoltre, il suo valore
rivitalizzante, la musica appaga, vivacizza, rallegra e fa sognare. Bisogna
imparare dai giovani che hanno sempre una
canzone o una musica, scelta tra tante, che scandisce i vari momenti
delle loro giornate, che li accompagna e lascia un segno, per loro, della loro
esistenza.
Esiste una correlazione tra Musica e Scienza?
La musica è una scienza, a differenza ad esempio dell'arte,
che è considerata un ramo creativo che afferisce alla divulgazione scientifica.
Nella musica, infatti, i toni, i ritmi e i tempi sono gli ingredienti ti tipo matematico
che la creatività del compositore utilizza per produrre la grande varietà di
suoni presenti negli arrangiamenti musicali. Già la scuola pitagorica dell’antica
Grecia affermava la natura scientifica della musica, la tradizione filosofica
platonica sviluppò un ambito di indagine dedicato e incentrato sulla musica collocata fra
le scienze, in particolare nelle discipline matematiche. Questa tradizione si è
protratta anche nell’Impero Romano d’Occidente, Il filosofo e senatore romano Boezio definì la
musica “la scienza del numero applicata al suono”, confermando così il valore
di questa disciplina nell’ambito del sapere scientifico.
Gli esperimenti acustici di Galileo Galilei e di
Cartesio, si indirizzano nei primi decenni del Seicento verso un’analisi fisica
del suono consentendo lo sviluppo della “fisica acustica”, poggiando la natura
del suono su teorie matematiche e geometriche. Il filosofo, matematico e
scienziato Gottfried von Leibniz dirà che “la musica è un esercizio occulto di
aritmetica dello spirito, ignaro del proprio numerare”.
Oggi la musica è oggetto di studio come disciplina
scientifica e artistica, è oggetto di ricerca ed ha un utilizzo clinico anche
nella psicoanalisi. Unisce in sé molti elementi: scienza, arte, creatività,
cura.
Di recente, si è svolta la Giornata Mondiale dell’Alzheimer. In diversi convegni si è parlato molto dei benefici che ha la musica verso chi soffre di questa terribile malattia. La musica, dunque, può sostituirsi in alcuni casi ai farmaci?
In questi casi, la musica può essere, a buon titolo,
un’integrazione rispetto alle terapie farmacologiche e ai protocolli
riabilitativi già consolidati, non può mai sostituirsi ad essi. Può diventare
uno degli strumento messi in campo nella lotta contro la malattia di Alzheimer.
La stimolazione musicale, in particolare, le melodie significative per il
paziente, hanno un effetto positivo nel modulare la progressione della perdita
di memoria, dei tempi di decadimento cognitivo e sulla perdita di funzioni
corporee. La musica non compie miracoli, ma certamente migliora la qualità
della vita.
Visti i tanti genitori in ansia per i bambini alle prese con il nuovo anno scolastico. Può essere utile iscrivere i piccoli a un corso di musica?
Certamente, la musica è senz'altro un complemento
rispetto alle attività scolastiche. La musica per i bambini è innanzitutto
gioco e piacere, imparano divertendosi a giocare con le note all'interno di una
disciplina con delle regole molto precise. Apprendono il piacere delle regole
che aiutano ad ottenere i risultati desiderati.
Le persone, che fin dall’età dell’infanzia, ricevono una
formazione musicale hanno più successo a livello scolastico e accademico,
poiché sviluppano maggiormente le capacità
mentali, sono più intuitive, emotive stabili e in grado di attingere alle
proprie qualità psichiche e interiori, hanno un contatto più diretto e
immediato con il proprio inconscio. Si parla anche di inconscio musicale.
Suonare uno strumento, unito all’ascolto della musica,
aiuta gli studenti a memorizzare più facilmente i contenuti, poiché rafforza e
organizza il ritmo interno, e attinge a caratteristiche personali inconsce. Fin
dall'antica Grecia, la tradizione orale dei grandi poemi epici, come l'Iliade e
l'Odissea omerici, era sempre accompagnata dalla musica, proprio perché
facilitava la memorizzazione e la ripetizione fedele delle parole.
Quali consigli si sente di dare ai giovani?
-
- Studiare musica
e suonare è divertente e da grandi soddisfazioni. Certo, richiede un po’ di
impegno, ma ripaga di tutti i sacrifici. La musica dà sempre più di quel che promette;
- Fa bene
all'umore, rallegra, carica e tranquillizza, a seconda dei momenti e del
bisogno;
- Aumenta
l'intelligenza, sviluppando le capacità intellettive, quindi facilitando nello
studio scolastico e universitario;
- Suonare
permette di conoscere persone nuove e con la stessa passione, favorisce la
socializzazione e le relazioni interpersonali;
- Rende sicuri,
basta pensare al potere di una chitarra sulla spiaggia o l’effetto di suonare
il pianoforte tra amici o nelle sale di attesa degli aeroporti e in tutti quei
luoghi dove è messo a disposizione di tutti;
- Per chi ha
paura del pubblico, la musica si suona per se stessi, innanzitutto, la paura
del pubblico e del successo si possono superare, sia da soli, che rivolgendosi
ad uno psicoanalista.