Rosa Provenzano, un'autrice molto empatica. L'intervista sul 1° romanzo “Oltre Le crepe del Cuore”



di Laura Gorini

L'empatia mi ha permesso di riconoscere l’umanità e le fragilità dei personaggi e a identificarmi con i loro pensieri e le loro emozioni

Ha donato ai lettori una storia dolce, profonda ma anche ricca di momenti molto duri, Rosa Provenzano. “Oltre Le crepe del Cuore”, questo è il titolo della sua opera prima, è un piccolo gioiellino da leggere con attenzione per riuscire a cogliere ognuna delle numerose e intense emozioni che sa regalarci in ogni pagina.

Rosa, come è nata la storia di Fabio e Gabriel?

La storia di Fabio e Gabriel è nata dopo alcune riflessioni sull’omosessualità. Ho cercato delle risposte, inizialmente per me stessa e dopo averle trovate sono nati i personaggi. Sono proprio loro che, in un certo qual modo, mi hanno spinta a raccontare la loro storia. Ed è attraverso il racconto che emerge il doloroso travaglio interiore di un uomo che non si è mai accettato perché da sempre vittima dei giudizi altrui che hanno soffocato tutto, soprattutto le sue speranze, la sua voglia di vivere e il suo bisogno di amare.

Come sei riuscita a entrare in sintonia con loro?

Mi ha aiutato molto l’empatia che mi ha permesso di riconoscere l’umanità e le fragilità dei personaggi e a identificarmi con i loro pensieri e le loro emozioni. Molte volte, mentre scrivevo ho avuto la sensazione che fossero loro a guidarmi, a suggerirmi il passo successivo o la parola giusta. Lo considero pertanto quasi un lavoro di squadra, dove ognuno ha svolto il proprio compito; loro “parlavano” e io scrivevo.

Sono nati entrambi nello stesso momento o mentre ti accingevi a scrivere il romanzo si sono delineati meglio i loro tratti caratteriali?

I personaggi sono nati nello stesso momento, perché Fabio e Gabriel rappresentano due modi diversi di vedere la vita e di affrontarla, che è uno dei punti cardini del romanzo. Con l’evolvervi della storia, anche loro sono cresciuti e la loro caratterizzazione si è sviluppata in modo naturale, così come la loro crescita interiore.

Non hai ambientato la storia nella tua Sicilia, ma in Veneto e all'estero. Come mai questa scelta?

Non ho scelto di ambientarlo in Sicilia per una questione prettamente geografica e territoriale. Uno dei personaggi del romanzo viaggia molto, per svariati motivi e spesso parte anche all’improvviso e districarsi all’interno della rete stradale siciliana, infatti, non è facile, soprattutto nelle zone interne.  Avevo bisogno di un posto vicino a un aeroporto e dove mentalmente potevo muovermi insieme ai personaggi con facilità e la mia scelta è caduta su Padova perché è una città dove vado spesso e che conosco bene. Le altre ambientazioni sono nate man mano che la storia proseguiva e ognuna di esse ha un ruolo fondamentale. Diciamo pure che non sono state delle scelte casuali, ma conseguenziali.


Credi ancora che sia difficile parlare a Sud di omosessualità?

Forse in passato sì, ma ora non credo che ci sia differenza tra Nord e Sud riguardo all’accettazione dell’omosessualità. Il problema, secondo me non è il “luogo fisico”, ma quello “mentale” di ciascuno di noi, nella nostra capacità di saper guardare oltre ai pregiudizi e alla paura di essere giudicati. 

La tua famiglia e i tuoi figli come hanno preso questa tua scelta?

In famiglia hanno accolto con entusiasmo questa nuova passione e mi hanno incoraggiata soprattutto nei momenti di sconforto. Spesso ho chiesto ai miei figli pareri su alcune parti del romanzo e i loro interventi di “menti giovani” mi hanno aiutata nella strutturazione della storia. In questo mia passione ho coinvolto anche mio marito. Tra l'altro lui è stato il primo ad aver letto il romanzo e il primo che  ha creduto in me e alla storia che ho scritto.

E tu, quando hai trovato la copia della tua opera stampata e pubblicata tra le mani, che cosa hai provato? Quale è stata la prima cosa che hai pensato?

Stringere il libro tra le mani per me è stata un’emozione indescrivibile. Non è era solo la realizzazione di un sogno, ma qualcosa di più; quelle pagine intrise di inchiostro che sfogliavo, racchiudevano una storia che io avevo costruito parola dopo parola, come una casa, mattone dopo mattone. La prima cosa che ho pensato è che in fondo anche io ero cambiata e cresciuta insieme ai miei personaggi, come loro, infatti, sono andata “oltre” a quella che era la percezione di me stessa

E ora che cosa possiamo aspettarci da te? Stai scrivendo qualcosa di nuovo? Qualche piccola chicca?

Dopo l’esperienza con questo primo romanzo che mi ha tanto gratificata, di sicuro continuerò a scriverò. Come per “Oltre le crepe del cuore”, anche la nuova storia che già incomincia a delinearsi nella mia mente, avrà come protagonisti le emozioni e i sentimenti. Perché è questo che mi appassiona della scrittura, esplorare le sfaccettature dell’animo umano.

Fattitaliani

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