Quando hai iniziato a fare musica?
E’ stata “colpa” della batteria. Più o meno quando avevo
sette anni, mio padre si trovava a far le prove con la sua band in una sorta di
scantinato. Ricordo subito il fascino per la sezione ritmica ma soprattutto era
l’unico strumento che durante la settimana in cui non suonavano, rimaneva lì.
La parte della settimana che separava il giorno di prove dalle prove
successive, era il mio momento per imparare. Tutto per me si svolgeva in
funzione di arrivare a quei cinque minuti prima delle loro prove, dove mi era
concesso un piccolo momento in cui potevo far sentire i miei progressi. Quei
cinque minuti poi son diventati un brano intero durante la serata e poi tanti
altri. Qualche anno dopo invece l’esigenza di raccontare mi ha portato ad
avvicinarmi a chitarra e piano, poi la voce, poi le parole ed eccoci qua.
Qual è il sound scelto per i tuoi nuovi brani?
"Costole" e “disapone” sono due brani dal mood
emotivo e malinconico, caratterizzati da un arrangiamento minimalista e una
produzione pulita e delicata. Le canzoni iniziano entrambe con gli accordi di
un piano elettrico su cui la voce è protagonista in modo intimo e vulnerabile.
I ritornelli vengono caratterizzati dalla comparsa di un sottofondo di
sintetizzatori eterei che ne disegnano un’orchestrazione crescente.
Con quale artista ti piacerebbe collaborare?
Credo che sceglierne uno sia veramente una missione
impossibile. Potrei andare avanti credo ore a ritrattare. Potendo “spararla
grossa” e internazionale, direi Sting. Il suo modo di far musica, di cantare e
le sue attitudini a “dividere” il tempo, le ho sempre trovate di un altro
livello. Pensando invece a quelle purtroppo ormai impossibili, almeno non qui,
citerei Battisti. Ancora adesso è avanguardia pura per tutto il cantautorato
italiano. È rimasto inarrivabile.