Oper Köln, il basso Dario Russo a Fattitaliani: il canto è profondamente terapeutico. L'intervista

Fattitaliani


Fra le rappresentazioni in cartellone all'Opera di Colonia (intervista al Sovrintendente Hein Mulders) c'è attualmente Luisa Miller per la regia di Christof Loy e la direzione musicale del M° Roberto Rizzi Brignoli (intervista di Fattitaliani). Nella sfortunata storia d'amore fra la protagonista e Rodolfo, gioca un ruolo decisivo il padre di quest'ultimo, il conte di Walter, nei cui panni c'è il basso Dario Russo (foto dell'artista sono di Alessandra Saccà). Fattitaliani lo ha intervistato.

Che rapporto ha instaurato con il suo personaggio?

È veramente un personaggio tremendo, il mio opposto. Uno che uccide per perseguire il proprio scopo e vuole trascinare il figlio nel vortice del potere. Ma il rapporto con lui devo ammettere è positivo, perché i personaggi che stanno esattamente all'opposto di te stesso, ti danno la possibilità di scavare, cercare qualcosa che ha a che fare con l'aggressività e altri tratti che noi tutti abbiamo, ma che evidentemente addomestichiamo e controlliamo. È sempre bello dunque confrontarsi con tali caratteri.
Non voglio giustificare il comportamento del conte di Walter, ma in un certo momento sembra davvero affranto perché il figlio non lo ascolta...
Il suo è un sentimento di rabbia almeno in questa lettura che gli dà Christof Loy, di impotenza: proprio la persona più vicina a lui gli sfugge di mano. Lui ha sotto controllo tutta la situazione eccetto il figlio che fra l'altro ne ha scoperto le malefatte.

Il lavoro attoriale è parallelo a quello di cantante oppure arriva in una seconda fase?

Per quanto mi riguarda, procedo in modo abbastanza separato. Prima studio il ruolo tecnicamente, ho un approccio molto tecnico: ogni singolo respiro, ogni singola nota, le posizioni, la preparazione per l'acuto, per il passaggio complesso. Dopodiché, in base alle richieste del regista, a quello aggiungo l'espressività, i movimenti in base alle sfumature che devi rendere con lo sguardo, il sorriso che il regista ti richiede coerentemente agli aspetti cui vuole dare risalto.
Il conte di Walter giudica il figlio ingrato. Nella sua esperienza l'opera si è mai mostrata ingrata verso di Lei? Le ha sempre restituito tutto quello in cui Le ha investito?
Bella domanda. L'opera di per sé, in senso di musica e arte, non mi ha mai tradito. Le persone che hanno a che fare con l'opera a volte sì.
a sinistra RODRIGO PORRAS GARULO (Rodolfo) e a destra DARIO RUSSO. Foto di Richard Hubert Smith

Se dovesse pensare a un'aria, a un'opera in cui Lei si ritrova particolarmente, quale sceglierebbe?

L'aria di Gremin da Jewgeni Onegin: al di là del discorso dell'età, mi piace il fatto che quest'uomo trovi nella donna che ama profondamente la bellezza di tutto ciò che il mondo non gli dà, perché quando canta dice che al di là di tutte le brutture, di tutte le tristezze che il mondo offre, lui sa che nella sua vita c'è Tatiana. E questa credo sia una bella lezione di vita, nel senso che bisogna guardare sempre alle cose importanti che la vita ci dà, le cose fatte di relazioni e di rapporti umani.
Parlava poc'anzi della cura, della tecnica: ci vuole un esercizio continuo e quotidiano e non sempre si è di dell'umore giusto. Il fatto che comunque ci si debba esercitare e allenare alla fine risulta terapeutico?
Sì, decisamente. Tutto parte dal respiro e vediamo che oggi la mindfulness e le tecniche di meditazione sono profondamente legate al respiro. Quindi, il canto è profondamente terapeutico contro la tristezza, la depressione, l'ansia, per tutto ciò che può affliggerci: intanto, è un elemento di distrazione e poi ci centra, ci riporta dentro di noi, alla nostra essenza, al respiro, al battito cardiaco. È un abbracciarsi.

Quando riceve l'applauso, Le capita di dedicarlo a qualcuno in particolare?

Dico la verità: non ho mai pensato di dedicarlo a qualcuno. Ecco, l'applauso della prima lo dedicherei al mio Maestro Meinard Kraak, un baritono olandese, morto di recente.
Qual è la cosa più importante che Le ha trasmesso?
Sicuramente la serietà e l'importanza nell'approccio al testo prima che alla musica. Giovanni Zambito.

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