Fabio Mazzari, attore, regista e doppiatore di star hollywoodiane, si racconta e recita alcune Novelle siciliane

Fattitaliani


Fabio Mazzari è attore, regista e doppiatore di diverse star hollywoodiane. Ha iniziato la sua carriera nel mondo del cinema come aiuto regista, poi si è dedicato alla recitazione, in teatro e in televisione, e infine come doppiatore. Ha lavorato per diversi anni in Svizzera per la RSI in sceneggiati radiofonici e televisivi, e poi anche per adattamenti teatrali. A Milano è il creatore dello Spazio Zazie, nato come locale di musica jazz, è diventato poi anche laboratorio teatrale. Ha prestato la sua voce in cinema ad attori come: Jack Nicholson, Willem Dafoe, Klaus Kinski, Dennis Hopper e Burt Reynolds. In televisione ha doppiato attori di diverse serie tv, tra cui La signora del west e Dottori con le ali. Come attore ha preso parte alla soap opera di Canale 5, Vivere, dove dal 1999 al 2008 nel ruolo di Alfio Gherardi, uno dei protagonisti storici della soap. Nel 2018 è tra le partecipazioni straordinarie di Passioni Senza fine 2.0 radiodramma sul web di Giuseppe Cossentino.

Ciao Fabio, benvenuto. Cosa vuoi raccontare di te ai nostri lettori rispetto alla tua arte di attore e regista di teatro e di cinema, e di doppiatore di diverse star hollywoodiane?

Il mio percorso artistico ha avuto inizio nel 1968, quando entrai a far parte del Teatro Universitario di Bologna, mia città natale. Cominciai come aiuto regista di un giovane gruppo che stava formandosi, perché amavo la regia più della recitazione stessa. In seguito, per motivi che ora non ricordo, ci fu necessità di sostituire un attore per un debutto teatrale. Il più adatto a tale ruolo ero io e così mi avviai a questa carriera. Anni dopo, a Milano, giunse anche il doppiaggio, sino ad ora prerogativa di Roma, e diventai voce di molte serie televisive, come “La Signora del West” e tante altre. Ho anche avuto modo di doppiare un giovane Jack Nicholson e non solo. Ebbi modo di prestare la mia voce anche a molti sceneggiati svizzeri, poi comprati anche dalla Rai. Ho sempre amato vivere a Milano dove viveva la mia famiglia, dove avevo modo di seguire mio figlio, di stare accanto a mia moglie. A premiarmi, anni dopo, la possibilità di prendere parte a “Vivere”, realizzando un provino avventuroso che non sto qui a raccontarvi, vestendo i panni di Alfio Gherardi che mi diede visibilità per ben dieci anni. Mia moglie, nel frattempo, aveva aperto uno spazio teatrale in una ex officina che divenne il mio personale spazio. Fu denominato “Zazie” questo nostro “studio” ed ebbe un seguito notevole, con un pubblico affezionato, vista la vicinanza con noi attori, per ragioni fisiche.

Hai girato e prodotto diversi film e serie televisive di grande successo. Ci parli di queste opere? Quali sono, come nascono, di cosa parlano, quale il messaggio che hai voluto lanciare ai tuoi spettatori?

Nella mia lunga (biograficamente) carriera ho fatto soprattutto teatro, sia come attore che come regista, ma ho interpretato anche qualche film e una serie televisiva che mi ha dato una certa visibilità. Parlo naturalmente di VIVERE che, con il personaggio di Alfio Gherardi, l’industriale dal volto umano, mi ha fatto entrare nelle case degli italiani e mi ha reso una figura familiare e direi quasi intima a tutti loro. Di questa fiction, delle sue caratteristiche e delle sue finalità posso quindi parlare solo come attore. E posso dire che VIVERE ha avuto il merito di prendere il glamour americano, alla Beautiful (infatti venne presentata come “la Beautiful italiana”…), un glam fatto di lusso e fascino, e di coniugarlo con il realismo quotidiano, minimalista della classica soap italiana (“Un posto al sole”). Il grande, enorme successo di VIVERE, che all’epoca fu un fenomeno paragonabile solo ai momenti leggendari della TV italiana, credo che fosse dovuto proprio a questo. Al fatto cioè di raccontare, per prima, storie e vicende ricche di elementi sentimentali, passionali, a volte anche esasperati, magari, mixandole con gli aspetti invece più riconoscibili della realtà italiana. Con tutti i possibili risvolti sociali ed economici che ne derivavano: il lavoro, l’occupazione, la carriera, l’azienda, l’incertezza per il futuro, etc… Gli spettatori (6 milioni!) si riconoscevano in queste trame, vi si identificavano e vi si calavano totalmente. Fino quasi a confondere la realtà con la fiction e a considerare i protagonisti delle storie, quindi gli attori, come persone autentiche, appartenenti alla propria vita reale. Purtroppo poi, per scelte manageriali, VIVERE subì una serie di decisioni aziendali a senso unico, che la penalizzarono molto, fino a determinarne la chiusura. Mediaset, peraltro, a differenza che in altri casi, non fece nulla per contrastare o almeno ritardare una simile conclusione. Ma VIVERE è rimasta (ancora dopo 12 anni) nel cuore di milioni di persone, come dimostrano le tante, tantissime testimonianze sui social. E, soprattutto, la presenza di un gruppo di incontro su Facebook, fondato e diretto con grande energia e amore da Mattia Cattaneo, che si chiama, significativamente, “Rivogliamo VIVERE”. Per quanto riguarda i film cui ho partecipato, che non sono tantissimi per la verità, vorrei ricordare la bella esperienza con il regista Pino Passalacqua (anche lui, ahimè, mancato) che conobbi sul set di un prequel di “Antonio sarti brigadiere”, dove io interpretavo un giovane (allora…) ladro bolognese, tutto riccioluto, un po’ pasoliniano. Pino in seguito mi fece poi fare il protagonista di “Reno per attacco, Elba per rinvio”, per la RAI. Una storia vera della Seconda Guerra Mondiale, in cui io ero un pilota tedesco, catturato dai belgi. Poi ricordo “La roeuda la gira” che girai per la Televisione della Svizzera Italiana, con la regia di Vittorio Barino, dove interpretavo l’avvocato difensore di un imputato innocente, interpretato da Paolo Ferrari. Il suo personaggio era sotto processo per il fallimento di un’azienda cui era legato, non certo per colpa sua. Io, come avvocato difensore, riuscivo a far luce su alcuni aspetti della finanza speculativa (che poi sarebbero diventati tristemente di attualità anni dopo…), sulle pratiche delle multinazionali, sul falso in bilancio, l’evasione fiscale, i fondi neri, etc… E, soprattutto, visto che sul set restavamo accanto per ore, ebbi l’occasione di diventare amico di quel bravissimo, garbato e signorile attore che era Paolo Ferrari. E invece ne “Il processo di Stabio”, sempre per la Televisione della Svizzera Italiana, con la regia di Sergio Genni, io questa volta ero l’imputato, accanto al compianto Lino Troisi. Era una storia di faide politiche nel Ticino di metà Ottocento. Poi vorrei ricordare “A occhi aperti” un film del 1996 di Angelo Ruta, un importante illustratore che, nell’occasione, si era trasformato in sceneggiatore e regista. Era la storia di una mini-troupe della RAI, inviata nella ex-Jugoslavia, per un servizio su una presunta apparizione della Madonna, che però poi si rivelava essere una trappola. Io interpretavo l’operatore, il più anziano della troupe, quello che facevo un po’ da guida al gruppo. Anche questa era una storia di grande attualità per quegli anni. Uno sguardo sui fenomeni di fede popolare di massa e sui raggiri di cui i fedeli possono, a volte, essere vittime. Ancora voglio ricordare “Agli uomini piace uccidere” di Pierfrancesco Laghi, storia di un serial killer, a metà fra l’indagine poliziesca e la psicoanalisi. Io interpretavo il ruolo di un medico, la cui paziente era soggetta a fasi depressive e stati confusionali, e io ero l’unica figura, in qualche modo paterna, che riusciva a tranquillizzarla e a curarla. Infine il docu-film “Andrea Doria. Are the passengers saved?” di Luca Guardabascio, sul naufragio della nave Andrea Doria, ammiraglia della flotta italiana, avvenuto nel 1956. Il film, prodotto da una delle sopravvissute, Pierette Simpson, che all’epoca del fatto aveva nove anni, e, a dispetto del nome, era originaria del Canavese, si componeva di un mix di fiction, brani di cinegiornali e interviste ai superstiti, ormai tutti anziani. L’intenzione dichiarata di Pierette era quella di far luce sulle vere cause del naufragio, attribuibili per intero alla nave svedese Stockolm, che speronò colpevolmente la nave italiana. E soprattutto quello di restituire dignità e verità alla figura di Piero Calamai, il capitano del Doria, che si prodigò in tutti modi per evitare l’impatto con la nave svedese, e che fece l’impossibile per salvare la vita di migliaia di persone. Solo l’intervento dei suoi ufficiali impedì poi al capitano italiano di affondare assieme alla nave. Calamai fu poi oggetto di un’indegna campagna diffamatoria da parte della stampa svedese (che vergognosamente copri le responsabilità della Stockolm). Al processo, finì per essere condannato e non si riprese mai più. Pochi anni dopo morì. Ebbene io interpretavo proprio il capitano Calamai, in un monologo recitato davanti alla macchina da presa, a tu per tu con lo spettatore. Una specie di confessione e di autodifesa, una confidenza fatta ai posteri, con tutta la sincerità e il dolore che quel fiero genovese si era tenuto dentro fino alla fine. L’effetto emotivo era molto forte, tanto che quel ruolo mi valse un premio al Festival di Salerno.


Come nasce questo progetto di recitare alcune delle Novelle di Sicilia di Andrea Giostra?

Ho sposato il progetto, intanto perché Andrea è uno scrittore vero, e poi per un altro motivo. Io, da lettore, non ho mai amato particolarmente il "minimalismo", quello alla Carver, Leavitt, Ford, ma ho pensato una cosa. Da attore misurarsi con la lettura di racconti brevi, racchiusi, istantanei, in cui il quotidiano si nasconde e insieme si rivela, poteva essere una bella prova. E così è stato, almeno per me. Caricarsi dell'intensità necessaria per affrontare un poema, e poi scaricarla racchiuderla in un tempo brevissimo. Come lo scattista che brucia i propri secondi in cento metri, e ha la stessa concentrazione ed energia dell' ottocentista, che prende il primo respiro e poi allunga la falcata.

 

A seguire riportiamo i link di YouTube e Facebook Watch per poter ascoltare le Novelle recitate da Fabio Mazzari:

 

“Il senatore”:

da YouTube:

https://youtu.be/O7ehHjxf_Wk

da Facebook Watch:

https://fb.watch/i6dDjX_Dcz/

 

“L’amore secondo Alessandro”:

da YouTube:

https://youtu.be/ZUFTgZJuiBc

da Facebook Watch:

https://fb.watch/i3y6soRA2K/

 

FABIO MAZZARI (info e contatti)

https://www.facebook.com/fabio.mazzari.1

http://fabiomazzari.altervista.org/

https://it.wikipedia.org/wiki/Fabio_Mazzari

Dicono di Fabio Mazzari:

https://www.fattitaliani.it/2020/11/fabio-mazzari-regista-attore-e.html

https://www.lagazzettadellospettacolo.it/teatro/101114-fabio-mazzari-intervista/

 

ANDREA GIOSTRA (contatti):

https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/ 

https://andreagiostrafilm.blogspot.it 

https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg

andreagiostrafilm@gmail.com

Interviste ad Andrea Giostra | Play List di YouTube:

https://www.youtube.com/playlist?list=PLwBvbICCL566fjtyqsPwctGuJ4YDekbKq

Interviste ad Andrea Giostra | Play List di Facebook:

https://www.facebook.com/watch/124219894392445/2499554480294100/

 

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