Sara Di Furia: "Bellezza è ciò che ci dona brividi". Intervista alla scrittrice, insegnante e autrice

Fattitaliani



«Bellezza è ciò che ci dona brividi, che ci scuote perché lo sentiamo affondare nel nostro passato o presente ma che sa anche spingerci verso il futuro, ci proietta in una dimensione che sentiamo trascenderci.» Sara Di Furia

Ciao Sara, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori che volessero sapere di te quale scrittrice e autrice di romanzi?

Grazie a voi per avermi ospitata in questo spazio dedicato alla cultura! Il mio incontro con la scrittura è avvenuto quando ero ancora molto piccola. Ricordo che la mia eroina era Jessica Fletcher, la protagonista della fortunata serie tv “La signora in giallo”, un’insegnante in pensione e scrittrice di gialli che girava il mondo per promuovere i suoi romanzi. Il percorso di studi che ho intrapreso però mi ha tenuta lontana per molto tempo dalla scrittura fino a quando una decina di anni fa ho deciso che era arrivato il momento di provare a realizzare il mio sogno. Sono partita con il genere urban fantasy con cui ho vinto diversi concorsi letterari italiani per passare poi nel 2017 al gotico e al thriller storico che sentivo più “mio”. Il mio esordio in tal senso è stato con “Jack” dedicato alla figura di Jack lo squartatore, successivamente con “L’apprendista di Goya” ambientato a Madrid e imperniato sul mondo dell’arte, entrambi targati La Corte editore. Quest’ultimo ha oltrepassato i confini italiani approdando in Romania nel 2022 dove è distribuito sul mercato letterario romeno dalla casa editrice Lebada Neagra.

Chi è invece Sara “donna” al di là della sua passione per la scrittura, la storia, la filosofia e l’arte? Cosa puoi raccontarci della tua quotidianità?

Insegno da più di vent’anni in un istituto tecnico di Brescia, una città a misura d’uomo immersa nella Pianura Padana. La scuola è il mio habitat per eccellenza e gli studenti mi tengono costantemente “al passo con i tempi”, mi costringono a “non perdere il ritmo” per tenere sempre sgombro il canale comunicativo con loro. Inoltre ho una figlia in età adolescenziale quindi mi ritrovo a vivere questa fase dell’età da entrambe le barricate, sia da mamma che da “prof”, come mi chiamano i miei studenti, con tutti i pro e i contro. Le mie giornate si snodano quindi tra le lezioni in classe, le innumerevoli riunioni pomeridiane con i colleghi a scuola e gli incontri anche fuori dall’istituto con i miei ragazzi. Perché per essere insegnante non basta saper far nascere competenze e trasmettere informazioni, ma vuol dire “esserci” ogni volta che uno dei tuoi studenti ne ha bisogno, aiutarlo a crescere e sostenerlo nei momenti difficili. Preparare qualcuno alla vita è compito delicato ma anche qualcosa di cui essere orgogliosi. Oltre ciò, ho una famiglia che cerco di frequentare tra i vari impegni e la scrittura che assorbe moltissimo del mio tempo libero già risicato. A casa mi chiamano “la donna con il trolley” perché appena posso vado a tutti gli eventi letterari sparsi per il nord e centro Italia. Roma, per esempio, mi ha ormai adottata dal punto di vista professionale.

Qual è il tuo percorso accademico, formativo, professionale ed esperienziale che hai seguito e che ti ha portato a fare quello che fai oggi nel vestire i panni della scrittrice e autrice di romanzi?

Mi sono diplomata al liceo classico nel 1997, ho conseguito la prima laurea in Storia e Filosofia nel 2002 e la seconda in Magistero in Scienze Religiose nel 2008. Ovviamente la mia formazione umanistica e teologica è stata la culla entro la quale le mie inclinazioni hanno trovato humus fertile. Ho studiato le più grandi menti che l’umanità abbia partorito ma più di ogni altra cosa ho imparato quante sfaccettature abbia l’animo umano e quanti approcci differenti, ma altrettanto validi, si possano ottenere guardando verso un’unica direzione. La visione altrui sull’umano però non mi è mai bastata. Il desiderio di comprendere l’uomo, di comprendere me stessa, mi ha spinto e mi spinge nei miei romanzi in un’indagine che scava ancora più a fondo. L’uomo è un mistero che non si esaurirà mai, ne sono consapevole, ma trovo che il tentativo di comprenderlo sia già di per sé un viaggio affascinante. È questo che, al di là di una trama ben costruita, cerco di evidenziare nelle storie che creo.


Come nasce la tua passione per scrittura e per i libri? Chi sono stati i tuoi maestri e quali gli autori che da questo punto di vista ti hanno segnato e insegnato ad amare i libri, le storie da scrivere e raccontare, la lettura, la scrittura e l’arte nelle sue varie forme espressive?

Come è ovvio ho letto tutti i classici e non solo, ma con i testi di Edgar Allan Poe è stato amore a prima vista, un brivido. Lui è il mio maestro. Oggi leggo tutti i grandi del thriller e dell’horror, ma confesso di avere un debole per Caleb Carr, autore de “L’alienista” da cui è stata tratta anche una fortunata serie tv. Per quanto riguarda l’arte invece il mio “grazie” smisurato va senza dubbio al mio professore di Storia dell’Arte del liceo. L’uomo più burbero del mondo ma anche colui che ha acceso in me il fuoco della creatività e della comprensione artistica.

Ci parli dei tuoi romanzi e dei tuoi libri? Quali sono, come nascono, qual è l’ispirazione che li ha generati, quale il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quali le storie che ci racconti senza ovviamente fare spoiler?

Come ho accennato prima sono partita da tutto un altro genere, l’urban fantasy. Non rinnego nulla, è stata la mia palestra di scrittura, ma è nel thriller storico che mi riconosco meglio. L’anello di passaggio da un genere all’altro è avvenuto quando ho scritto “La regina rossa” un gotico vittoriano ispirato alla vicenda di Anna Bolena. Volendomi poi cimentare nel thriller ho pensato che scrivere sul killer più famoso di tutti i tempi, Jack lo squartatore, fosse facile… quanto mi sbagliavo! Riuscire a creare una trama originale, che non fosse già stata scritta o vista sul grande schermo, è stata un’impresa difficilissima! Non sapevo da che parte cominciare ma soprattutto dove andare a parare. Con il tempo però l’idea ha preso forma ed è nata la mia personale visione di quella vicenda. Ricordo che tutto è cominciato da un sogno in cui mi è apparso un albero gigantesco che cresceva all’interno di una casa diroccata. Al mio risveglio avevo trovato il punto da cui cominciare, il resto è storia. Per quanto riguarda “L’apprendista di Goya” invece devo ammettere che covavo da tempo di scrivere qualcosa sul mondo dell’arte. “Galeotta” fu una gita scolastica con i miei studenti a Madrid e la visita al Museo del Prado dove ho potuto ammirare le opere di Francisco Goya. Seduta lì, sui divanetti in velluto davanti ai suoi quadri, è nato il mio thriller storico. Il cuore pulsante di questa storia, al di là degli omicidi e di una splendida Madrid settecentesca, è il concetto di artista e la finalità dell’arte. Cosa è disposto a fare l’uomo per raggiungere i propri obiettivi? Quali segreti è disposto a nascondere? Fin dove può scendere nell’immoralità per ottenere ciò che più brama? È l’uomo a impadronirsi dell’arte o viceversa? Ma, naturalmente, non può mancare tanto sangue.

Chi sono i destinatari che hai immaginato mentre li scrivevi?

In realtà quando sono in stesura non penso ai lettori o alle emozioni che potrei suscitare in loro. Quando scrivo lo faccio per me, per il mio godimento personale. Scrivo ciò che vorrei leggere in un romanzo altrui. Mi devo poter letteralmente divertire mentre inseguo su carta il mio assassino o devo potermi paralizzare dalla paura se mi trovo davanti a lui. Sono io e la mia storia, i miei personaggi, a tu per tu. Nessun altro. Sono la prima e l’unica spettatrice e lo rimango fino alla fine. È solo a stesura conclusa che comincio a pensare a chi mi leggerà. Nella seconda fase, quella di editing, può capitare infatti che smorzi i toni o smussi angoli che potrebbero risultare “indigesti” a potenziali lettori. Nella terza fase, che avviene quando il testo è nelle mani di una casa editrice, c’è un ulteriore “occhio oggettivo” che analizza e corregge il testo anche in virtù dei gusti del pubblico. Un romanzo nasce “solo mio”, ma non è lo scopo per cui viene creato. Una storia deve essere condivisa per poter vivere il più a lungo possibile.

«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? La bellezza letteraria e della scrittura in particolare, la bellezza nell’arte, nella cultura, nella conoscenza… Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te?

“Fatti non foste per vivere come bruti” ammoniva Dante. Accontentarsi della sola forma delle cose per ammirarne la bellezza non ci fa onore. Il solo piacere estetico è percezione della bellezza, ma non bellezza in sé. Dobbiamo necessariamente scavare all’interno dell’oggetto che ci dà piacere, sia esso un romanzo, un quadro o una canzone. Bellezza è ciò che ci dona brividi, che ci scuote perché lo sentiamo affondare nel nostro passato o presente ma che sa anche spingerci verso il futuro, ci proietta in una dimensione che sentiamo trascenderci. Per i romanzi nello specifico, credo che scrivere “una bella storia” non sia sufficiente. Chi legge non se ne fa nulla di una buona trama, di un’ambientazione curata o del ritmo narrativo incalzante. Finita la lettura, se ne dimenticherà dopo poco. Chi legge cerca qualcosa di sé tra le righe per comprendersi meglio perché la scrittura deve esaltare e cristallizzare gli aspetti dell’umano, nel bene e nel male. Lo scrittore deve scendere a mani nude nelle sue viscere e buttarle insanguinate su carta. Il lettore lo sa, lo sente se la storia che sta leggendo è “vera”. Ecco, credo che la bellezza di un romanzo in fondo stia tutta qui, nella verità che racconta sull’uomo e in cui il lettore si riconosce.

«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?

Vorrei poter dire di appartenere alla prima categoria, purtroppo però il mondo gira in modo diverso soprattutto quello editoriale. Chi ha talento non sempre riesce a emergere perché le logiche di mercato spesso non considerano la qualità. Sono dell’idea che si debba fare ciò che si deve per raggiungere l’obiettivo prefissato senza pensare troppo al merito o al successo proprio e altrui. Si deve lavorare sempre al meglio delle proprie possibilità e se davvero c’è talento in ciò che si fa, prima o poi verrà riconosciuto. In tutti i campi della vita c’è bisogno di un po’ di fortuna, ma se quando arriva non trova la sostanza, evapora come neve al sole. Bisogna farsi trovare preparati quando il fato decide di passare a trovarci.

«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Secondo te perché un romanzo, un libro, una raccolta di poesie abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale, armonico, musicale, accattivante per chi legge), volendo rimanere nel concetto di Bukowski?

Entrambi gli aspetti sono fondamentali. Ciò che si racconta e il modo in cui lo si fa fanno la differenza tra un buon libro e un libro mediocre (di libri brutti fortunatamente ce ne sono pochi in circolazione). Entrambi devono essere accattivanti, devono coinvolgere il lettore, trasportarlo all’interno della storia. Se uno di questi aspetti viene meno, il libro diviene solo un oggetto buono a “pareggiare le gambe del tavolo” come diceva un detto popolare.

«Io vivo in una specie di fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e sogni. Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non risiede nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che viene suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello che voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…» (Anaïs Nin, “Fuoco” in “Diari d’amore” terzo volume, 1986). Cosa pensi di queste parole della grandissima scrittrice Anaïs Nin? E quanto l’amore e i sentimenti così poderosi sono importanti per te e incidono nella tua scrittura, nella tua arte e nel tuo lavoro?

Anaïs Nin ha scritto un capolavoro di genere del tutto diverso da ciò a cui io mi dedico. Eppure comprendo molto bene il nesso che lega il suo testo al lavoro di uno scrittore. Nel suo romanzo l’autrice scopre di essere un fuoco di passione incapace di consumarsi e riempie le pagine di emozioni pure, senza filtri. Così dovrebbe lavorare ogni scrittore. Nello stesso modo dovrebbe ardere in modo inesauribile il suo animo mentre espone se stesso, mentre dà in pasto se stesso, al lettore. Noi scrittori dobbiamo essere trasparenti e fremere per il bisogno di dire al mondo qualcosa d’importante che ci è impossibile frenare tra i denti. I sentimenti, le esperienze che uno scrittore vive, devono necessariamente finire in ciò che scrive e la maggior parte delle volte succede in modo inconsapevole. È proprio questo che rende “vivo” un testo. Al contrario non si parla di uno “scrittore” ma di un “imbrattacarte”.

Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita professionale e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che avrai vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?

C’è una persona alla quale io, professionalmente parlando, devo tutto: Fabiana Redivo. Lei è stata il mio incontro fortunato all’inizio di questa avventura letteraria. Molti anni fa era membro di giuria al primo concorso a cui partecipai. Lo vinsi, poi lei mi si avvicinò e mi disse che il talento da solo non sarebbe bastato per andare lontano e si offrì di insegnarmi a scrivere seriamente. Se oggi sono arrivata fin qui è anche merito suo che con infinita pazienza mi ha formata. Ma ancor prima di questo devo ringraziarla per essere stata la prima persona che ha capito la mia passione per la scrittura in un momento in cui nessuno mi prendeva sul serio. Un grazie smisurato va inoltre a tutti i miei amici scrittori con i quali mi confronto e spesso soffro per le difficoltà che questa professione presenta. Sono davvero troppi per nominarli tutti, ma sono la colonna a cui mi appoggio quando la determinazione vacilla. Il fatto di non poterli nominare tutti perché sono tanti mi fa sentire una persona davvero fortunata. In un settore difficile come quello dell’editoria è importante non sentirsi una monade, non chiudersi in se stessi, ma fare rete.

Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo della tua scelta.

“La leggenda del cacciatore di vampiri – il diario segreto del Presidente” di Seth Grahame-Smith. Si tratta di una rivisitazione in chiave fantasy della storia del presidente Lincoln e della sua impresa per la liberazione dalla schiavitù dei neri in America. È un testo colmo di colpi di scena, scritto in modo encomiabile e, pur avendo uno spiccato elemento fantasy, profondamente vero e sincero.

“L’estate che cambiò tutto” di Beth Lewis. Il romanzo indaga la rete dei rapporti familiari difficili e lo fa con una crudezza tale da lasciare nel lettore tagli netti nell’animo. È una storia concreta che invita a riflettere.

“L’alienista” di Caleb Carr. A questo thriller non manca proprio nulla. Ritmo incalzante, personaggi indimenticabili, un’ambientazione incredibile come quella della Londra vittoriana e un orientamento macabro al punto giusto, come piace a me! Questo è il libro che avrei voluto scrivere io.

Ti andrebbe di consigliare ai nostri lettori tre film da vedere? E perché secondo te proprio questi?

Di recente ho visto IL PRODIGIO, tratto dal romanzo di Emma Donoghue. L’impalcatura narrativa è strutturata nel confronto, nel dualismo scioccante tra fede e ragione, fanatismo e scienza. La nube dell’integralismo religioso però non offusca il ritratto femminile forte che ne emerge insieme all’esplorazione della psicologia femminile profonda e stratificata che le appartiene.

Il secondo titolo è L’ALTRE GRACE, tratto dal romanzo di Margaret Atwood e ispirato a una storia vera. Si tratta di una miniserie tv che racconta la vite delle domestiche nell’Ottocento con una protagonista che oscilla dall’angelico al demoniaco e un duplice omicidio che permane un mistero fino alla fine. È una storia che sa raccontare le donne e i loro pensieri più intimi. Lo spettatore non sa mai se stare o no dalla parte della protagonista che è un personaggio davvero cupo, enigmatico, introspettivo e affascinante.

Ultima pellicola, THE RAVEN. È un thriller che racconta uno dei più grandi autori della letteratura di genere: E.A. Poe. La trama non si sofferma tanto sui dati storici o sulle vicende personali dello scrittore, ma si concentra sulle sue opere, a cui si ispira il killer, e sull’aspetto più romantico che avvolge la sua figura. Il film riecheggia la struttura dei racconti di Poe (da “i delitti della rue Morgue” passando per “Il pozzo e il pendolo” e “La sepoltura prematura”), cammina tra viscere e sangue, corpi morti e torturati. Una storia del terrore da brivido.


Ci parli dei tuoi imminenti e prossimi impegni culturali, letterari e professionali, dei tuoi lavori in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento? In cosa sei impegnata che puoi raccontarci?

Quest’anno Brescia e Bergamo sono state nominate capitali della cultura 2023. La mia città quindi è in fermento per i vari eventi. In particolare presenterò i miei ultimi thriller il 27 aprile in un locale del centro dedito a finalità culturali. Inoltre c’è in programma il Salone del Libro di Torino a maggio. Nel frattempo è previsto un viaggio a Napoli dove intendo ambientare il mio prossimo thriller in attesa che l’ultimo inedito trovi una casa editrice. Insomma quest’anno sarà dedicato, più che alla promozione, alla stesura di un nuovo libro e alla messa appunto per una nuova casa editrice di quello terminato. Noi scrittori non ci fermiamo mai tra un lavoro e l’altro e anche quando non siamo in stesura stiamo comunque lavorando per la promozione dei libri precedenti o per lo studio dei successivi. Fare lo scrittore, malgrado quello che si possa pensare, è un lavoro dinamico.

Dove potranno seguirti i nostri lettori?

I social (Facebook e Instagram) sono ormai i canali più utilizzati anche dagli scrittori perché immediati e diretti. Quindi, se avete voglia di scoprire l’autrice che vive dietro i romanzi prima citati, mi trovate lì. Vi aspetto.

Sara Di Furia

https://www.facebook.com/sara.difuria.3

Alcuni dei suoi libri:

Sara Di Furia, “L’apprendista di Goya”, La Corte Editore, 2019

https://www.amazon.it/Lapprendista-Goya-Sara-Furia-ebook/dp/B07X31GYGD/ref=sr_1_1

Sara Di Furia, “Jack”, La Corte Editore, 2017

https://www.amazon.it/Jack-Sara-Furia/dp/8885516017/ref=sr_1_1

Sara Di Furia (pagina su AMAZON).

https://www.amazon.it/s?i=stripbooks&rh=p_27%3ASara+di+Furia&ref=dp_byline_sr_book_1

 

Andrea Giostra

https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/ 

https://andreagiostrafilm.blogspot.it 

https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg

 

Fattitaliani

#buttons=(Accetta) #days=(20)

"Questo sito utilizza cookie di Google per erogare i propri servizi e per analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google, unitamente alle metriche sulle prestazioni e sulla sicurezza, per garantire la qualità del servizio, generare statistiche di utilizzo e rilevare e contrastare eventuali abusi." Per saperne di più
Accept !
To Top