Opera di Liegi. La Sonnambula. In conversazione con J. Van Dormael e M. A. De Mey: "l'opera come la vita: nello stesso tempo commovente e a volte un po' ridicola"


di Giovanni Chiaramonte. Da "Toto le Héros" a "Dio esiste e abita a Bruxelles", Jaco Van Dormael, premiato a Cannes, adorato dalla critica, amato dal pubblico, vede il mondo da una angolatura tutta sua: originale, ingenua, surreale, estremamente intelligente, dissacrante ma nello stesso tempo meravigliosamente innocente; il suo obiettivo come l'occhio di un bimbo o di un portatore di handicap azzera ogni retorica, ogni narcisismo, ogni ego. Fa bene al cuore e al cervello vedere i suoi film. Con la compagna Michèle Anne De Mey - coreografa appassionata e di successo - condivide talento, creatività, semplicità nei modi. Per l'opera di Liegi hanno messo in scena La sonnambula di Bellini, in una maniera che lascia il segno per intelligenza artistica e bellezza poetica. Tre piani: nel primo piano i cantanti (bravissimi!) con un minimo di azione scenica, nel secondo piano ballerini, prevalentemente stesi per terra mimano ed esprimono col corpo l'azione, nel terzo l'azione dei ballerini ripresa dall'alto è proiettata su uno schermo. L'effetto è indescrivibile: l'azione cinematografica è al servizio pieno della danza che a sua volta è al servizio pieno della musica e del canto. L'impressione è di un linguaggio operistico nuovo, mai visto prima, dove ai tradizionali piani dell'opera si aggiungono, e si integrano pienamente, una cinematografia sapientemente lenta, naïf - fra cinema muto e Bill Viola - e danza nella sua essenza di energia e di movimento a trecentosessanta gradi dei corpi, per un risultato semplice, leggibile, poetico, di commovente bellezza - Bellini nella sua essenza! C'è da sperare che questa coppia di grandi continui ad esplorare altre opere con questo loro nuovo peculiare affascinante linguaggio. Parliamone con loro...

Da dove trae origine questo approccio?

Jaco: È frugando che Michèle ha scelto la Sonnambula, l'idea era di farne un'opera-danzata. Come fare in modo che dei personaggi danzino, altri cantino, e che ogni personaggio sia interpretato alla volta da un solista e da un ballerino?

Il lato della filmografia - c'è una sorta di ritorno ai primordi della cinematografia -

Jaco: C'è qualche cosa di molto bello e di molto desueto nell'opera. Il fatto di fare recitare delle scene in una sorta di cinema muto, in una sorta di gioco dove i ballerini sono stesi al suolo e ripresi da una camera al centro, permetteva di creare un immaginario naïf, dell'ordine della pantomina e della commedia dell'arte nello stesso tempo in cui i cantanti cantano con emozione! Dunque il tutto si indirizza a due parti del cervello differenti; è commovente e nello stesso tempo un po' ridicolo – che è a mio avviso il principio della vita, che è nello stesso tempo commovente ma a volte anche un poco ridicola.

In questa danza vi è nello stesso tempo una semplificazione e una amplificazione. È certamente una danza, ma non nella maniera tradizionale del balletto.

Michèle. Qui si tratta di un'opera, e l'opera di Bellini ha, come molte opere antiche, dei temi che sono dei pretesti per scrivere della musica; si sviluppano dei testi per poter sviluppare una scrittura musicale. La storia, tra virgolette, è molto semplice, come sono semplici i personaggi ma la scrittura musicale è di fatto estremamente ricca ed estremamente complessa e dunque quello che io ho cercato di fare è di prendere questi temi - come è nella tradizione del balletto - e di farne un balletto per l'opera ma più contemporaneo - perchè questa è l'epoca -  con delle figure più da circo, con acrobazie, perchè questo si combinava bene con le immagini proiettate di Jaco;  ma è nello stesso tempo una sorta di composizione, di scrittura - come la musica - con dei contrappunti, delle frasi . Da un lato, con riguardo ai personaggi c'è un tema di balletto assai semplificato ma dall'altro c'è anche della complessità nella composizione coreografica nello spazio che si traduce anche nei movimenti e nei passi che a loro volta si rapportano alla musica, all'orchestra, alla scrittura musicale.

Voi avete esplicitato e rispettato il lato poetico di Bellini...

Jaco. Bellini parte dal pretesto di una storia che piuttosto vicina al vaudeville ma ne fa qualche cosa di molto onirico, di molto poetico, di molto eccentrico...l'ultima volta che l'ho sentito al telefono Bellini m'ha detto: "Sì, è una buona idea ma per favore non rispettarmi: è tempo che mi si tradisca, perché altrimenti non si ride mai!".

Essendo in due a creare un'opera , creativamente è forse il lato cinematografico che precede i movimenti della danza? Come vi coordinate nel percorso?

Michèle. Non c'è uno che parte avanti e l'altro che segue. Lavoriamo insieme, ci sono delle idee che si alimentano e certamente non è l'uno al servizio dell'altro. È molto più uno scambio, una situazione, una costruzione. È veramente un lavoro di ricerca più che uno che va avanti all'altro; ma la danza è molto più indipendente e poco a poco l'immagine è venuta, si è costruita. Prende molto più tempo scrivere dei movimenti in una coreografia, prende almeno due mesi con i ballerini, gli assistenti e via dicendo. È una scrittura molto più lunga.

In questa opera qual è stata la cosa più difficile?

Michèle. Fermarsi e riprendere con un'altra conduzione, con tre anni di interruzione, una pandemia e cose come queste: riprendere un'opera che era stata elaborata tutti insieme e che si è interrotta con la pandemia e poi d'un tratto riprendere tutto ma con un altro sovrintendente, un'altra situazione, un'altra conduzione e in un tempo estremamente breve. Questa è stata la cosa più difficile. Il casting è magnifico, anche le voci, la musica di Bellini è ovviamente la stessa ma riorganizzare tutto questo con un nuovo casting di ballerini, riadattare il tempo - perché i due direttori non adottavano il medesimo –; sì, questa è stata la cosa più difficile. La cosa più facile è stata lavorare con queste persone magnifiche, questa equipe di ballerini, con Jaco, con Giacinto Caponio al video, con Vincent Lemaire alla scenografia, Nicolas Olivier alle luci e anche i solisti, i cantanti, l'equipe tecnica del teatro .... molti artisti magnifici.
Jaco, è più divertente l'opera o è meglio il cinema?

Jaco. Per me è meglio il cinema, perché è il mio mestiere, ma come hobby è forte!

Non male come hobby...

Jaco. Ho avuto la fortuna che mi sia stato proposto anche se non è il mio mestiere e quindi non so come si fa; ogni volta inventare qualche cosa di differente, dove le regole sono molto diverse, il ritmo è dato dalla musica; la musica decide la lunghezza, la musica decide il ritmo, la musica decide tutto! Quando i cantanti cantano tre volte la stessa cosa musicalmente è interessante perchè c'è uno sviluppo ma al livello della storia è tre volte la stessa cosa! Bisogna inventare qualche cosa perché qualche cosa accada e non sia tre volte la stessa cosa!

Quindi è il lato dello sviluppo narrativo l'elemento più difficile...

Jaco. È che bisogna essere veramente folli per fare questo mestiere, altrimenti non c'è nessun interesse. Se non sei folle non riesci a far questo!

Michèle. Non è del tutto vero! Io sono coreografa e amo molto la musica. Faccio spettacoli di danza, sono drammaturgo nella danza e quindi per me raccontare delle storie con i movimenti o con la musica è qualche cosa che mi parla, quindi va bene! Io non mi inquieto quando devo confrontarmi col ripetere tre volte la stessa cosa nella stessa maniera perché questo diviene qualche cosa che mi diverte, che mi incuriosisce, che mi pone una sfida strutturale di composizione, come la musica. Ma d'altra parte quello che mi piace molto - e che trovo folle - è tutta la macchina dell'opera, tutta questa gerarchia, l'incontro con tutti questi mestieri differenti. Tutto questo è magnifico ed è formidabile. Io trovo che veramente la danza può avere un posto in questo mondo. Perché è sempre talmente strano raccontare delle storie attraverso la voce e la musica e mettere unicamente delle nozioni teatrali... trovo che accompagnare questo con della danza a volte apporti poesia e permetta anche di 'vedere' la musica: trascende la musica, a mio avviso!

DATE

dimanche 22 janvier 2023

mardi 24 janvier 2023   

jeudi 26 janvier 2023

samedi 28 janvier 2023


DIRECTION MUSICALE: GIAMPAOLO BISANTI

MISE EN SCÈNE: JACO VAN DORMAEL

MISE EN SCÈNE ET CHORÉGRAPHIE: MICHÈLE ANNE DE MEY

DÉCORS: VINCENT LEMAIRE

COSTUMES: FERNAND RUIZ

LUMIÈRES: NICOLAS OLIVIER

VIDÉO: GIACINTO CAPONIO

AMINA: JESSICA PRATT

ELVINO: RENÉ BARBERA

IL CONTE RODOLFO: MARKO MIMICA

LISA: MARINA MONZÓ (intervista di Fattitaliani)

TERESA: JULIE BAILLY

ALESSIO: UGO RABEC

UN NOTAIRE: BENOÎT DELVAUX

ORCHESTRE & CHŒUR: OPÉRA ROYAL DE WALLONIE-LIÈGE

Danseuses / Danseurs / Acrobates du Ballet :

Violette WANTY

Aurélien OUDOT

Nino WASSMER

Rita ALVES

Martina CALVO COGGIOLA

Johanne SAUNIER

Anke FIÉVEZ

Josse ROGER

Michaël HOTTIER

Avec, pour l’Orchestre, la collaboration du Conservatoire Royal de Liège et pour le Chœur, la collaboration du Chœur de la Fédération Wallonie-Bruxelles.



photo:

Copyright J. Berger


Fattitaliani

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