L'artista e scrittrice Franca Spagnolo: la mia vita è un viaggio continuo tra sogni e realtà. L'intervista

 


«Per me leggere rappresenta sognare. Non posso fare a meno di sognare... la mia vita è un viaggio continuo tra sogni e realtà che si incontrano nel luogo dove nascono e vivono le emozioni fatte d’amore e bellezza.» Franca Spagnolo

Ciao Franca, benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori che volessero sapere di te quale scrittrice e artista?

Innanzitutto grazie per l’intervista, la gratitudine è una delle cose che i miei genitori mi hanno insegnato fin da bambina, quindi GRAZIE! In verità non mi sento una scrittrice... se proprio devo relegare il mio “essere” in una sorta di etichetta o “FORMA” pirandelliana, direi: “creativa”. Creativa, seppure rappresentazione in “FORMA” di una immagine costruita a descrizione di individuo con doti Artistiche, rimanda alla fluidità, a l’acqua e il suo significato più profondo... Se potessi cancellare alcune cose del mondo in cui vivo, una di queste sarebbero le “ETICHETTE”. Franca è solo una persona a prescindere da tutto...

Chi è invece Franca Donna al di là della sua passione per la scrittura e l’arte? Cosa puoi raccontarci della tua quotidianità?

Per descrivere Franca Donna, credo che questa intervista dovrebbe proseguire oltre l’ultima domanda per tutte le mie prossime vite... ammesso che io non sia arrivata alla mia ultima, e allora in quel caso la descrizione di Franca sarebbe: “sono un gatto travestito da donna”, Libertà, Curiosità, Mistero, Fascino. Quello che posso dire di me stessa è che ho imparato dai gatti quanto sia facile essere amati esprimendo ciò che si è. Vivo ogni giorno manifestando le infinite sfumature del mio profondo essere. E questo è un bene, perché se esprimi te stessa, ti rimane accanto solo chi comprende ciò che sei, gli altri si autoeliminano sgravandoti dal peso di dover spiegare a chi non parla la tua stessa lingua, il perché non può starti accanto.

Qual è il tuo percorso accademico, formativo, professionale ed esperienziale che hai seguito e che ti ha portato a fare quello che fai oggi nel vestire i panni della scrittrice e dell’artista?

Fin da bambina amavo disegnare, disegnavo ovunque, non solo... io creavo. Dopo il diploma di Liceo Artistico che ha semplicemente confermato quali fossero le mie inclinazioni, ho iniziato a sperimentare il mio essere Artista, pittrice, scultrice, grafica pubblicitaria, fotografa per passione, creatrice di gioielli artigianali e... “Creatrice” di racconti brevi...

Come nasce la tua passione per scrittura e per i libri? Chi sono stati i tuoi maestri e quali gli autori che da questo punto di vista ti hanno segnato e insegnato ad amare i libri, le storie da scrivere e raccontare, la lettura, la scrittura e l’arte nelle sue varie forme espressive?

La mia passione per la scrittura nasce dal fatto che da ragazzina sentendomi imprigionata in una realtà che sentivo soffocante rispetto la mia libertà d’espressione, ho iniziato a scrivere... Scrivevo su un diario segreto, che in realtà segreto non rimaneva perché puntualmente una delle mie sorelle, la più piccola, leggeva il contenuto e riferiva ai miei genitori e lì lascio immaginare cosa potesse succedere... Sono sempre stata affascinata dai libri di Pirandello... chi è arrivato a leggere questa risposta, probabilmente capirà il perché...


Ci parli del tuo ultimo libro “Mi vengo incontro”?
Come nasce, qual è l’ispirazione che l’ha generato, quale il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quale la storie che ci racconti senza ovviamente fare spoiler?

“Mi vengo incontro” nasce casualmente. Nel 2017 decido di partecipare a un concorso letterario con un racconto: “Riflesso” che è poi il primo delle dieci storie raccontate nel libro. Ebbene, non so come non so perché ma “Riflesso”, si classifica secondo in questo concorso. Amici e parenti leggono ciò che ho scritto e tutti mi dicono: “volevo leggerne di più...” A quel punto decido di partecipare a un altro concorso letterario presentando un altro racconto, “La Formica”. Ragazzi, anche lì... non so come non so perché, arrivo tra i finalisti e mi pubblicato il racconto. Stessa successione di commenti del primo, ne scrivo un altro e me lo pubblicano. Mi fermo un attimo e penso: “ma perché non scrivo un libro?” Ah, dimenticavo di dire che le protagoniste dei racconti pubblicati e premiati erano Donne. Nasce così l’idea di scrivere dieci storie di donne. Le donne sono esseri speciali, hanno una forza che nessun altro essere vivente al mondo possiede. Un donna può cadere mille volte e tutte le volte trova la forza di risollevarsi, se decide di andare a fondo a qualcosa è capace di scendere all’inferno e risalire... Questo libro è dedicato a queste meravigliose creature e in un certo senso anche agli uomini, perché leggendo il mio libro possono scoprire cosa si nasconde dietro quelli che a volte loro giudicano “ragionamenti femminili contorti”. La trama è on line nelle librerie...

Chi sono i destinatari che hai immaginato mentre lo scrivevi?

Ho risposto già alla domanda sopra. Strano, anche qui riesco a compilare male il foglio come quando sono negli uffici pubblici e mi danno da riempire un documento per scrivere i dati anagrafici, puntualmente inverto le informazioni e spesso disegno una freccia che indichi il dato giusto sopra... quindi ↑ leggere sopra...

Una domanda difficile, Franca: perché i nostri lettori dovrebbero comprare “Mi vengo incontro”? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per acquistarlo.

Perché a scriverlo non è una scrittrice ma un’anima capace se vorrete, di scuotervi e allo stesso tempo accarezzarvi...

«… mi sono trovato più volte a riflettere sul concetto di bellezza, e mi sono accorto che potrei benissimo (…) ripetere in proposito quanto rispondeva Agostino alla domanda su cosa fosse il tempo: “Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.”» (Umberto Eco, “La bellezza”, GEDI gruppo editoriale ed., 2021, pp. 5-6). Per te cos’è la bellezza? La bellezza letteraria e della scrittura in particolare, la bellezza nell’arte, nella cultura, nella conoscenza… Prova a definire la bellezza dal tuo punto di vista. Come si fa a riconoscere la bellezza secondo te?

Voglio rispondere con una citazione:

La bellezza è il nome di qualcosa che non esiste,

che io do alle cose in cambio del piacere che mi danno. (Fernando Pessoa)

Tutto ciò che mi emoziona è Bellezza!!!

«Appartengo a quella categoria di persone che ritiene che ogni azione debba essere portata a termine. Non mi sono mai chiesto se dovevo affrontare o no un certo problema, ma solo come affrontarlo.» (Giovanni Falcone, “Cose di cosa nostra”, VII ed., Rizzoli libri spa, Milano, 2016, p. 25 | I edizione 1991). Tu a quale categoria di persone appartieni, volendo rimanere nelle parole di Giovanni Falcone? Sei una persona che punta un obiettivo e cerca in tutti i modi di raggiungerlo con determinazione e impegno, oppure pensi che conti molto il fato e la fortuna per avere successo nella vita e nelle cose che si fanno, al di là dei talenti posseduti e dell’impegno e della disciplina che mettiamo in quello che facciamo?

Anche a questa domanda rispondo con una citazione di Deepak Chopra che è uno scrittore e medico indiano, autore di saggi "New Age", di cui ho letto molti libri in uno dei quali intitolato “Le coincidenze”, l’autore scrive : Ogni decisione che prendiamo è una scelta tra un rimpianto e un miracolo. Io scelgo i miracoli.

«La lettura di buoni libri è una conversazione con i migliori uomini dei secoli passati che ne sono stati gli autori, anzi come una conversazione meditata, nella quale essi ci rivelano i loro pensieri migliori» (René Descartes in “Il discorso del metodo”, Leida, 1637). Qualche secolo dopo Marcel Proust dice invece che: «La lettura, al contrario della conversazione, consiste, per ciascuno di noi, nel ricevere un pensiero nella solitudine, continuando cioè a godere dei poteri intellettuali che abbiamo quando siamo soli con noi stessi e che invece la conversazione vanifica, a poter essere stimolati, a lavorare su noi stessi nel pieno possesso delle nostre facoltà spirituali. (…) Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso.» (Marcel Proust, in “Sur la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905 | In italiano, Marcel Proust, “Del piacere di leggere”, Passigli ed., Firenze-Antella, 1998, p.30). Tu cosa ne pensi in proposito? Cos’è oggi leggere un libro? È davvero una conversazione con chi lo ha scritto, come dice Cartesio, oppure è “ricevere un pensiero nella solitudine”, ovvero, “leggere sé stessi” come dice Proust? Dicci il tuo pensiero…

Mi capita di entrare in libreria non sapendo esattamente che tipo di libro voler comprare, mi aggiro osservando i ripiani scorrendo con gli occhi molti titoli e copertine più o meno colorate… a un certo punto mi fermo, prendo in mano un libro, ne avverto le vibrazioni… il titolo mi piace, l’autore non è tra quelli che conosco. Mi dirigo verso la cassa pago ed esco. Torno a casa e inizio a divorare il libro. Dopo un paio d’ore mi accorgo di averlo finito. È strano... tra le pagine di quel libro, in quella storia raccontata il più delle volte da uno sconosciuto, c’era la mia storia, e le risposte che stavo cercando... succede.

«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Secondo te perché un romanzo, un libro, una raccolta di poesie abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale, armonico, musicale, accattivante per chi legge), volendo rimanere nel concetto di Bukowski?

Quando una poesia o un in generale un libro funziona, a scrivere non è l’ego fatto di nozioni e regole grammaticali. Colui che narra una storia che funziona, usa semplicemente la sua dote innata. Non è mai importante il nocciolo della questione, lo è di più la capacità che possediamo di far arrivare a chi ci ascolta la sostanza.

«Io vivo in una specie di fornace di affetti, amori, desideri, invenzioni, creazioni, attività e sogni. Non posso descrivere la mia vita in base ai fatti perché l’estasi non risiede nei fatti, in quello che succede o in quello che faccio, ma in ciò che viene suscitato in me e in ciò che viene creato grazie a tutto questo… Quello che voglio dire è che vivo una realtà al tempo stesso fisica e metafisica…» (Anaïs Nin, “Fuoco” in “Diari d’amore” terzo volume, 1986). Cosa pensi di queste parole della grandissima scrittrice Anaïs Nin? E quanto l’amore e i sentimenti così poderosi sono importanti per te e incidono nella tua scrittura, nella tua arte e nel tuo lavoro?

Rispondo a questa domanda con una delle frasi che sento appartenere al mio modo di scrivere e che è proprio di Anaïs Nin : “Se non respiri attraverso la scrittura, se non piangi nello scrivere, o canti scrivendo, allora non scrivere, perché alla nostra cultura non serve.”

«Lasciate che vi dia un suggerimento pratico: la letteratura, la vera letteratura, non dev’essere ingurgitata come una sorta di pozione che può far bene al cuore o al cervello – il cervello, lo stomaco dell’anima. La letteratura dev’essere presa e fatta a pezzetti, sminuzzata, schiacciata – allora il suo squisito aroma lo si potrà fiutare nell’incavo del palmo della mano, la potrete sgranocchiare e rollare sulla lingua con gusto; allora, e solo allora, il suo sapore raro sarà apprezzato per il suo autentico calore e le parti spezzate e schiacciate si ricomporranno nella vostra mente e schiuderanno la bellezza di un’unità alla quale voi avrete dato qualcosa del vostro stesso sangue» (Vladimir Nabokov, “Lezioni di letteratura russa”, Adelphi ed., Milano, 2021). Cosa ne pensi delle parole di Nabokov a proposito della lettura? Come dev’essere letto un libro, secondo te, cercando di identificarsi liberamente con i protagonisti della storia, oppure, lasciarsi trascinare dalla scrittura, sminuzzarla nelle sue componenti, per poi riceverne una nuova e intima esperienza che poco ha a che fare con quella di chi l’ha scritta? Qual è la tua posizione in merito?

Per me leggere rappresenta sognare. Non posso fare a meno di sognare... la mia vita è un viaggio continuo tra sogni e realtà che si incontrano nel luogo dove nascono e vivono le emozioni fatte d’amore e bellezza.

«C’è un interesse in ciò che è nascosto e ciò che il visibile non ci mostra. Questo interesse può assumere le forme di un sentimento decisamente intenso, una sorta di conflitto, direi, tra visibile nascosto e visibile apparente.» (René Magritte, 1898-1967). Cosa ne pensi di questa frase detta da Magritte? Nelle arti visive qual è, secondo te, il messaggio più incisivo? Quello che è visibile e di immediata comprensione oppure quello che, pur non essendo visibile, per associazione mentale e per meccanismi psicologici proiettivi scatena nell’osservatore emozioni imprevedibili e intense?

Vorrei rispondere facendo io una domanda: Cos’è la realtà? Esiste una realtà assoluta o ce n’è una per ogni singola mente?

Da ragazzo ho letto uno scritto di Oscar Wilde nel quale diceva cos’era l’arte secondo lui. Disse che l’arte è tale solo quando avviene l’incontro tra l’“oggetto” e la “persona”. Se non c’è quell’incontro, non esiste nemmeno l’arte. Poi qualche anno fa, in una mostra a Palermo alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Riso, ho ascoltato un’intervista di repertorio al grande Gino de Dominicis che sulle arti visive disse questo: «Le arti visive, la pittura, la scultura, l’architettura, sono linguaggi immobili, muti e materiali. Quindi il rapporto degli altri linguaggi con questo è difficile perché sono linguaggi molto diversi tra loro … L’arte visiva è vivente … l’oggetto d’arte visiva. Per cui paradossalmente non avrebbe bisogno neanche di essere visto. Mentre gli altri linguaggi devono essere visti, o sentiti, o ascoltati per esistere.» (Gino de Dominicis, intervista a Canale 5 del 1994-95). Cosa ne pensi in proposito? L’arte esiste se esiste l’incontro tra l’oggetto e la persona, come dice Oscar Wilde, oppure l’arte esiste indipendentemente dalla persona e dal suo incontro con l’oggetto, come dice de Dominicis per le arti visive? Qual è la tua prospettiva sull’arte in generale?

L’arte è rappresentare la propria realtà a passeggio tra le nuvole con una tavolozza di colori in mano pronti a dipingere l’arcobaleno...

Se per un momento dovessi pensare alle persone che ti hanno dato una mano, che ti hanno aiutato significativamente nella tua vita professionale e umana, soprattutto nei momenti di difficoltà e di insicurezza che avrai vissuto, che sono state determinanti per le tue scelte professionali e di vita portandoti a prendere quelle decisioni che ti hanno condotto dove sei oggi, a realizzare i tuoi sogni, a chi penseresti? Chi sono queste persone che ti senti di ringraziare pubblicamente in questa intervista, e perché proprio loro?

I miei genitori che mi hanno insegnato cosa significa vivere nelle avversità, edificando i propri successi raccogliendo le macerie. Grazie anche ai gatti che amo in modo viscerale e mi hanno spiegato attraverso lo scambio reciproco di rispetto cosa significa essere LIBERI.

Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo della tua scelta.

Come faccio a consigliare un libro da leggere pensando che ogni singolo lettore ha l’anima che ogni giorno si fa spazio tra la materia e cerca la sua personale ispirazione per svelarsi? ...facciamo che ne consiglio due senza citarne i titoli...

Ti andrebbe di consigliare ai nostri lettori tre film da vedere? E perché secondo te proprio questi?

Se volete posso semplicemente scrivere le frasi dei film che a me sono piaciuti e che mi hanno lasciato dentro tracce di “bellezza” ... Chissà se sono gli stessi che alcuni tra i lettori leggeranno. Indovinate.

La prima: “La verità nessuno può dirtela se tu non la vuoi sentire”.

La seconda: “C'è un tempo giusto per andarsene dalla vita di una persona anche quando non si ha un posto dove andare!”

La terza: “Come fai a tenere sempre con te qualcuno a cui vuoi molto bene? Devi guardarlo fisso, rubi la sua immagine, ...” Chi indovina senza cercare su Google vince un sorriso e la potenza che lo accompagna.

Ci parli dei tuoi imminenti e prossimi impegni culturali e professionali, dei tuoi lavori in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento? In cosa sei impegnata che puoi raccontarci?

...vivo un oggi alla volta...

Dove potranno seguirti i nostri lettori?

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Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa breve intervista?

Se è vero che Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza e perciò siamo uguali a lui in tutto e per tutto, dovremmo iniziare a usare tutto il potenziale divino che c’è dentro il nostro essere, affinché ciò che immaginiamo possa realizzarsi. Namasté!

Franca Spagnolo

https://www.facebook.com/franca.spagnolo.9

 

Il libro:

Franca Spagnolo, “Mi vengo incontro”, PAV edizioni, 2022

https://pavedizioni.it/prodotto/mi-vengo-incontro

https://www.amazon.com/Mi-vengo-incontro/dp/B09X3DMTCH/ref=sr_1_1

 

Andrea Giostra

https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/

https://andreagiostrafilm.blogspot.it

https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg

 

Fattitaliani

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