Egidio Eronico presenta "Amate sponde" un film dalla lavorazione complessa e piuttosto faticosa. L'intervista di Fattitaliani

Fattitaliani



Sarà presentato sabato 26 novembre alle ore 19.30 (Cinema Romano - Sala 3) all’interno della 5a edizione di TORINO FILM INDUSTRY, Amate sponde, il nuovo film di Egidio Eronico, il racconto visionario e straordinario dell’Italia e del suo paesaggio fisico e umano. Un’esperienza spettacolare di immagini e musica per scoprire il nostro Paese da una prospettiva insolita, e come solo il Cinema sa fare. Fattitaliani ha intervistato il regista.

Quali pensieri, emozioni e preoccupazioni hanno accompagnato le riprese?
Amate Sponde è stato un film dalla lavorazione complessa e piuttosto faticosa. Ho iniziato le riprese a settembre 2019 e le ho terminate a maggio di quest'anno. In mezzo la pandemia e alcune difficoltà di carattere tecnico-organizzativo per un film che, a partire dalla sua genesi, intendeva attraversare la realtà odierna dell'Italia; una ricognizione, quindi, sul corpo globale del Paese, con lo sguardo rivolto ai suoi lineamenti fondamentali, da quello geo-fisico e ambientale a quello economico e produttivo, da quello socio-demografico e abitativo a quello antropologico e culturale. Il tutto senza alcun commento verbale, solo immagini, suono e musica. Un progetto ambizioso quanto narrativamente difficile e non esente da rischi. Mi ha sorretto la fiducia nella forza espressiva del cinema, quello delle origini in particolare, e la complicità dei miei principali collaboratori, i produttori Alessandro Carroli e Leonardo Baraldi in primis, Sara Purgatorio che ha curato la fotografia e Vittorio Cosma per la musica. Consapevole di aver lavorato a un progetto anomalo nel panorama del cinema italiano, il film si è rivelato come un'autentica avventura almeno per il sottoscritto, con momenti sinceramente emozionanti (uno su tutti il passaggio riguardante lo ZEN a Palermo, quartiere tra i più problematici d'Italia) e altri più critici che mi danno tuttora da pensare su quanto sia complicato procedere all'insegna di uno sviluppo sostenibile per un Paese come il nostro segnato da evidenti contraddizioni e forti disuguaglianze. Per questo racconto visionario e personale dell'Italia  ho cercato un approccio razionale e al tempo stesso affettivo, privo di retorica e lontano da stereotipi di maniera, senza gerarchie d'importanza nel trattare la complessità dei luoghi e delle loro situazioni umane.  E alla fine mi piace pensare ad Amate Sponde come a una sorta di atlante domestico o come a un alfabeto per immagini.


Quanto di inizialmente concepito e organizzato a livello di regia per "Amate sponde" è cambiato durante la lavorazione?

La sceneggiatura di taglia decisamente XXL contava 240 pagine, composta da fotografie, note e dati in abbondanza; logico che la sua realizzazione per sequenze d'immagini dovesse essere più snella. Quindi ho dovuto operare delle scelte che evitassero ripetizioni seppur nelle differenze, evitando di filmare luoghi e situazioni già ampiamente esplorati e consumati dalla televisione e dagli altri media (web compreso) e privilegiando realtà meno note. In questo senso, pertanto, non parlerei di cambiamenti attuati durante la lavorazione, ma semplicemente di una selezione per raggiungere un'ottimale asciuttezza. Ulteriormente ottenuta mediante un chirurgico lavoro di montaggio operato con grande attenzione da Diego Volpi. Il montaggio, d'altronde, è la fase che personalmente preferisco nella realizzazione di un film in quanto corrisponde alla vera scrittura cinematografica.


C'è nel film una scena, un'inquadratura che potrebbe racchiuderne e sintetizzarne il senso?

A mio giudizio c'è più di una scena o meglio di una sequenza  che può racchiudere e sintetizzare il senso di Amate Sponde. Per esempio quella che dimostra come l'Italia che ha una ricerca di primissimo livello (fra le prime dieci al mondo nonostante la scarsa attenzione e la povertà di finanziamenti che i nostri governi dedicano storicamente a questo ambito) in settori come il bio-medico, il tecnologico e il fisico-chimico non riesca ad affrontare adeguatamente la gestione dei rifiuti sull'intero territorio nazionale. Qualcosa di inconcepibile. Ci sono poi diverse immagini alle quali mi sento legato emotivamente legato. Qui mi limito a citare la bellezza dei bambini e dei giovanissimi nell'ambiente degradato dello ZEN a Palermo e la compostezza e sobria eleganza delle donne musulmane in preghiera nella Moschea di Segrate; l'energia vitale delle antiche danze rituali dei Bòes e Merdùles con le loro maschere nel Carnevale di Ottana, a 20 chilometri da Nuoro...


Quale reazione Le piacerebbe che il film suscitasse negli spettatori?

Mi piacerebbe che lo spettatore si avvicinasse ad Amate Sponde con un sentimento di stupore e curiosità, perché è mia convinzione che gli italiani sappiano poco del territorio e del paesaggio che li ha generati. Mi piacerebbe poi che si abbandonasse agli effetti fisici ed emotivi della visione, magari sulle tracce di S. Ejzenstejn che voleva spingere lo spettatore a vedere la musica e ascoltare le immagini. Perché l'importante non è tanto il cercare di capire, quanto il provare a sentire ciò che siamo, dove ci troviamo e cosa non vogliamo perdere.


D'accordo con la seguente affermazione "La fotografia è verità, e il cinema è verità ventiquattro volte al secondo" di Jean-Luc Godard?

Pienamente d'accordo con Jean-Luc Godard.


Se dovesse pensare al suo percorso e fissarne un momento particolare come in una dettagliata inquadratura, quale momento della sua carriera sceglierebbe e perché?

Ho una formazione come architetto. Ho iniziato a muovere i primi passi nel cinema verso la fine degli anni Settanta e mi sono laureato nel 1983. Ho lavorato in entrambi i campi fino al 1994, anno in cui ho optato per il cinema nella convinzione che i film che riesco a fare sono le mie sole architetture possibili. Giovanni Zambito.




Meeting, market e piattaforma per la coproduzione internazionale che mette al centro nuovi talenti e nuove tendenze del cinema e dell’audiovisivo, TFI Torino Film Industry si svolge nuovamente in contemporanea (dal 24 al 30 novembre) con il Torino Film Festival rafforzando ulteriormente la collaborazione per questa 5^ edizione e connotandosi sempre più come anima work & business dello storico appuntamento cinematografico cittadino.

 

Amate sponde è prodotto da Alessandro Carroli per EiE Film, Leonardo Baraldi per Schicchera Production e da Roberto Pisoni, Dino Vannini e Gaia Pasetto per Sky in coproduzione con Luce Cinecittà, con la media partnership di storiche istituzioni culturali e scientifiche come CNR Consiglio Nazionale delle RicercheLegambiente e IIT - Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, con l’adesione di ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, di WWF Italia, della Società Geografica Italiana e INAF - Istituto Nazionale di Astrofisica. E (anche questo un evento nell’evento) con il sostegno di ben sette Film Commission regionali: Torino Piemonte - Piemonte Doc Film Fund, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia. Per la realizzazione del film in Piemonte è stata fondamentale la collaborazione con Kappa FuturFestival, il principale festival di musica elettronica d’Italia le cui immagini appaiono nel film, e anche la disponibilità di IrenStellantis e ALTEC, per il racconto che riguarda il distretto aerospaziale

Dalle Alpi alla Sicilia, Amate sponde mostra un'Italia dal paesaggio unico e spesso incompreso, con lo sguardo rivolto all'ambiente urbano ed extraurbano, al mondo del lavoro, ai nuovi luoghi di aggregazione e ai vecchi e nuovi riti collettivi. Un Paese, nonostante tutto, in continua trasformazione, diviso dalle contraddizioni tra fermenti e arretratezze, tra spinte innovative e antichi conservatorismi. Il tutto mediante l'esclusivo utilizzo di immagini e musica. Nessun commento verbale, un puro tessuto di visioni ed emozioni, con immagini ad altissima definizione firmate da Sara Purgatorio e una colonna sonora avvolgente, onirica e potente, composta da Vittorio Cosma, in quella che in sintesi è possibile definire come una landscape-suite in 4k.

 

Soffermandosi sulle nozioni di sviluppo e progresso, Amate Sponde s'interroga sullo stato vigente dei rapporti tra gli italiani e il loro ambiente. Le cifre più aggiornate dicono che, con una media di 19 ettari al giorno - il valore più alto negli ultimi dieci anni e una velocità di oltre 2 metri quadrati al secondo - il consumo di suolo in Italia nel 2021 sfiora i 70 km quadrati di nuove coperture, per cui il cemento ricopre ormai 21.500 km quadrati di suolo nazionale. Con conseguenze che le cronache ci trasmettono con periodica drammaticità: di un territorio più fragile, pericoloso, desertificato. A rischio, dunque, non è solo la proverbiale bellezza del nostro paesaggio, ma l'identità stessa di noi italiani che di questo paesaggio siamo storicamente espressione.

Per questo e non per altro il paesaggio è un articolo fondamentale della nostra Costituzione. Un nostro pieno diritto e dovere.

Per questo un film come Amate sponde parla a tutti noi, spettatori e cittadini.

 

Sinossi del film

Italia. Una ricognizione sul corpo globale del Paese, posando lo sguardo sui suoi lineamenti fondamentali, da quello geo-fisico e ambientale a quello economico e produttivo, da quello socio-demografico e abitativo a quello antropologico e culturale. Il racconto per sole immagini e musica di un territorio nella sua attuale fisionomia, un Atlante domestico di meraviglie a volte incomprese e di luoghi conosciuti, amati e spesso smarriti. E di gente colta nel suo vivere in un habitat ad alta stratificazione, tra la grandezza ancora fruibile del passato e l’apparente stasi del presente. Un’Italia segnata da forti disuguaglianze e ciò nonostante in continua trasformazione nella difficile corsa verso uno sviluppo sostenibile, problematicamente sospesa tra il vecchio e il nuovo e alla sempre più ardua ricerca di un equilibrio per salvaguardare il proprio èthos.

 

“Ogni volta mi rendo conto che il cinema italiano, me compreso ovviamente, dell’Italia non ha raccontato niente. Sappiamo tante cose sull’America attraverso i suoi film. Dell’Italia niente.”

L’origine di Amate sponde è in queste parole di Fellini, il desiderio e insieme l’esigenza di raccontare per immagini cinematografiche il nostro Paese. Un film per sole immagini e musica mediante il quale narrare un’Italia in continua trasformazione, tra innovazione e tradizione, che citando l’architetto Pippo Ciorra è “il prodotto complesso di una serie di forze che si muovono in direzioni diverse: industrializzazione su larga scala e persistenza di un tessuto agricolo minuto e frammentato, ipercaos metropolitano e resistenza dei “mille campanili”, sovrapposizione indistricabile di burocrazia e dolce anarchia”. Amate sponde si propone di mostrarlo, con approccio razionale e al tempo stesso affettivo, privo di retorica e lontano da stereotipi di maniera, senza gerarchie d’importanza nel trattare la complessità dei luoghi e delle loro situazioni umane e senza indurre alla nostalgia. L’idea di un viaggio applicata al mondo in cui viviamo e che ci riguarda da vicino, l’osservazione del volto concreto dell’Italia.


 

Egidio Eronico

Nato a Roma, si è laureato in Architettura nel 1983. Ha iniziato la carriera nel cinema alla fine degli anni '70, producendo e dirigendo film indipendenti in super8. Nel 1986 l'esordio ufficiale nel lungometraggio con il film Viaggio in città in co-regia con Sandro Cecca, con cui realizza Stesso sangue e Rito di passaggio. Dopo Annata di pregioFiabe metropolitane e Il guardiano, nel 2002 ha diretto Charlton Heston in My father - Rua Alguem, 5555, ultima prova del grande attore hollywoodiano. Ha realizzato numerosi documentari, tra i quali A proposito di RomaL'amico magico su Nino Rota, e due casi mediatici come Michel Petrucciani Body and Soul Tribute e Nessuno mi troverà, sulla scomparsa di Ettore Majorana. Con Amate sponde torna sul grande schermo con un viaggio visionario che attraverso le forme indaga l'anima profonda del nostro Paese.

 

Amate sponde

Soggetto, sceneggiatura, regia: Egidio Eronico

Musica: Vittorio Cosma

Fotografia: Sara Purgatorio (AIC – AMC)

Montaggio: Diego Volpi

Suono: Roberto Cois, Giorgio Ghisleni, Davide Santoiemma, Davide Tarantelli

Color grading: Andrea Facchini

 

Produzione: Alessandro Carroli per EiE Film, Leonardo Baraldi per Schicchera Production, Roberto Pisoni, Dino Vannini, Gaia Pasetto per Sky

Coproduzione: Luce Cinecittà

Produzione associata: Stefano Rebechi per DBW Communication

Distribuzione Italia: Luce Cinecittà

 

Genere: documentario

Durata: 78’

Formato di ripresa: 4K-Ultra HD (High Dynamic Range and High Frame Rate)

Supporto di proiezione: DCP

Formato di proiezione: 2.39:1

Paese di produzione: Italia

Anno: 2022

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