Il regista porta alla festa del cinema di Roma un documentario che racconta il suo viaggio in Afghanistan nel 1960, dall'infanzia all'affermazione della sua identità.
Una visione di ricordi e di immagini conservate dal regista stesso che racconta una Kabul con gli occhi del turista, parallelamente narrando la sua infanzia trascorsa nell'Oregon, lasciandosi andare a confidenze con il pubblico fino ad arrivare alla scoperta della sua sessualità. Viaggio che si conclude con l'incontro con il produttore indiano Ismail Merchant che divenne il compagno di vita e di lavoro di Ivory.
La voce narrante del protagonista-regista confina con il suo viaggio interiore ed emotivo. Il film co-diretto insieme a Giles Gardner ha dichiarato in conferenza stampa:
“Io a Parigi, lui a New York, ogni tanto passavamo un paio di giorni insieme, ne parlavamo, e ogni volta che veniva mi portava un nuovo tesoro… Una antica mappa dell’Afghanistan, appunti, un diario di quando girava a Kabul, l’ultima volta persino delle lettere che aveva scritto a sua madre, tutte cose importanti che sono diventate la base del film”.
Protagonista di una master class, Ivory ha consigliato a chi si affaccia a questo mestiere di mantenere il proprio stile. Ad andare avanti, secondo lui, sono coloro che non si piegano alla temporanea convenienza. Restare fedeli a sé stessi alla fine paga, perché aver qualcosa in cui credere e attenervisi è il segreto per avere un futuro luminoso.