Manuela Chiarottino è tornata con "La libreria delle storie rimaste", una storia che parla di vita e sentimenti. L'intervista

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di Francesca Ghezzani

La libreria delle storie rimaste, pubblicato con More Stories, è il titolo dell’ultimo libro della scrittrice Manuela Chiarottino. In circa 200 pagine sono tanti gli ingredienti ben amalgamati che vanno oltre alle vicende di Amabel, Albert e degli altri personaggi. Qui fanno da coprotagonisti la campagna inglese, l’atmosfera di vecchie librerie, libri, tè e biscotti, gatti, romanticismo e un pizzico di magia.

Manuela, come è nata questa storia?

Ho immaginato una storia che avesse come protagonista una libreria e ho costruito un mondo intorno, partendo da quello che potrebbe essere un mio paese ideale, un luogo senza tempo nella romantica campagna inglese, con case in pietra e piccoli ponti pedonali su fiumi dalle basse acque e naturalmente fiori ovunque. In parte esiste davvero e il nome è un indizio. E poi ho deciso che la proprietaria della libreria, Emily, sarebbe stata una vecchietta che sforna tè e biscotti ogni giorno a tutti i suoi clienti e non. Solo che i biscotti sono speciali, i clienti spesso stravaganti, tra gli scaffali aleggia un mistero e nei libri a volte compare… mi fermo qui.

La stesura ti era chiara fin da subito?

Sì, ho pensato bene alle caratteristiche di ogni personaggio, compresi quelli minori che poi a volte così minori non sono, e a come spargere una serie di indizi che il lettore potrà interpretare a seconda della sua fantasia per risolvere il mistero della libreria.

Ci trascrivi un passaggio di qualche riga che ami particolarmente?

L’arrivo di Amabel alla libreria:

Entrò piano con l’auto e vide un pergolato di legno, dove l’edera sembrava aver trovato un nuovo appiglio. Doveva essere stata una dimora di campagna, un tempo, forse anche di un certo prestigio. Disposta su due piani, i muri color latte e le persiane di un verde dimenticato, era come prendesse vita dalla natura che la circondava. Un glicine si estendeva prepotente in senso orizzontale e sembrava non potesse più sostenere tutti quei grappoli ricolmi di fiori; su un balcone centrale, c’erano vasi con fiori dalle corolle rosse e bianche. Amabel sbirciò la libreria, l’insegna a bandiera era di ferro battuto e pareva di secoli. Forse non possedeva davvero un nome, perché se anche lo avesse avuto, nemmeno lì si sarebbe potuto leggere qualcosa.

Una citazione di Emily ad Amabel:

È solo che ho visto fiorire in te l’amore, come l’ho visto mille altre volte, in qualche sguardo di chi arrivava e cercava un libro da regalare dove fosse narrato un amore felice. Ho visto anche occhi lucidi di chi cercava storie tristi per avere una scusa per piangere. I libri servono anche a quello, a condividere emozioni.


Che cosa troveranno le lettrici donne e i lettori uomini di vicino al loro sentire?

Ammetto che forse è una storia più portata verso il mondo femminile, ma tutti potranno trovare una storia che parla di vita, di sentimenti, di come spesso ci facciamo condizionare dalle nostre paure e di come possiamo superarle, fidandoci di chi ci tende con sincerità una mano e soprattutto di noi stessi. E poi si parla d’amore, ma l’amore di ogni età.

Passiamo a Manuela lettrice: quale libro sorprenderebbe i tuoi amici se lo trovassero nella tua biblioteca?

Nella mia libreria si passa da Elsa Morante a Sophie Kinsella, da Freud a Marion Zimmer Bradley, da libri di counseling al pranic healing. Non so quale possa sorprendere di più.

In chiusura, quale scrittore, invece, vorresti come autore della tua biografia?

Joanne Harris, così ci metterebbe un pizzico di magia, come piace a me.

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