Rossella Bianco a Fattitaliani: “L’Editore è colui che pubblica i libri che avrebbe voluto scrivere”. L'intervista

Fattitaliani



Intervista a cura di Caterina Guttadauro La Brasca

Apriamo questa intervista con le parole di Bompiani, un grande Editore.Il mondo dell’Editoria è sempre stato ed è nebuloso. Oggi Fattitaliani cerca di entrarci dentro, intervistando la dr.ssa Rossella Bianco, direttrice della GIRALDI Editore di Bologna, stimata Casa Editrice per serietà e consistenza qualitativa.

Come mai questa scelta di lavoro in un campo per tanto tempo quasi appannaggio di soli uomini?

«I dati non sono confortanti. Nemmeno un quarto delle donne italiane sono ai vertici (dati Aie), eppure le autrici sono in crescita e tra il pubblico, sono le donne ad avere il ruolo di "lettrici forti". In realtà con i libri ho sempre avuto a che fare, sia perché da sempre amo leggere, sia perché sono cresciuta avendo sempre familiarità con la carta. Per anni ho lavorato con mio padre nella sua azienda “Fotoincisa Bico” che i libri, oltre a tutto il resto, li stampa. Ho sempre respirato quel profumo di buono che fanno le pagine e l'inchiostro. Poi succede che la vita ci regala delle possibilità inaspettate, nasce l’occasione di acquistare la storica casa editrice. Non ci ho pensato due volte e ho avviato le trattative. Da donna ho fiutato la possibilità di cercare di portare avanti una editoria creativa, ma ho anche portato in casa editrice il mio spirito accudente cioè: la cura maniacale di ogni volume, l'attenzione alla grafica, la scelta della copertina e poi il supporto a ogni scrittore e scrittrice che si affida a noi e ci propone le sue "creature", oltre a una comunicazione sui media nazionali. Titoli e collane da allora, era il 2011, si sono moltiplicati, perché noi donne abbiamo un sesto senso che ci aiuta nella scelta».

Lei è un’imprenditrice perché dirige di fatto un’Azienda. Vive con supporti, aiuti, sovvenzioni o va avanti di vita propria?

«I contributi per noi case editrici non esistono, andiamo avanti di vita propria, non chiediamo soldi a chi decide di credere in noi, rischiando in prima persona per cercare   sempre idee alternative onde fidelizzare il lettore e trovare nuovi spazi. Da qualche tempo stiamo puntando su biografie di figure famose (da Emilio Fede, Serena Grandi, Lory Del Santo a Ramona dell'Abate), capaci di incontrare lettori e lettrici affezionati al loro personaggio. Appoggiamo giornaliste che si mettono alla prova, con focus incentrato sui temi di attualità. Ad esempio il libro di Camilla Ghedini ‘Interruzioni’ che in uno dei quattro racconti di maternità, affronta il tema dell’infanticidio. Penso alla, giornalista Isa Grassano che con il suo ‘Un giorno sì un altro no’ è alla terza ristampa e ha conquistato i media nazionali. Poi continuiamo a creare progetti innovativi. Adesso stiamo lavorando su un progetto rivolto alle scuole con gli ambasciatori del mare. Un progetto con un nostro autore, Gianluca Bota, per aiutare le nuove generazioni a capire cosa sta succedendo all’ambiente e cosa potrebbe accadere in futuro se non si comincia tutti a cambiare qualcosa nel nostro vivere quotidiano. 

Molti Autori hanno grosse difficoltà a farsi prendere in considerazione da Editori di grido, diciamo così, perché? La risposta può essere nella differenza tra piccola, media e grande Casa Editrice?

«Ci sono libri eccezionali che non ricevono la giusta attenzione, penso a libri che affrontano tematiche sociali, disagi psicologici. Il problema è che spesso sono i meccanismi distributivi e pubblicitari a far cadere la scelta su uno piuttosto che su un altro autore. E ancora di più se quest'autore è agli esordi e ha un libro da proporre, diventa difficile arrivare a farsi ascoltare. In questo giocano un ruolo importante gli agenti letterari, specie per le case editrici grandi. Per quanto riguarda noi, posizionati nella fascia media, cerchiamo di leggere - nel giro dei sei mesi - tutte le proposte di manoscritti che ci arrivano e di rispondere a tutti, anche in caso negativo».


Più della metà degli Italiani non legge, leggono più le donne degli uomini, cosa si dovrebbe fare per interessare alla lettura i ragazzi sopra gli 11 anni?

«Si potrebbe coinvolgere qualche loro beniamino - penso a youtuber, influencer - perché consiglino dei libri. Il "voler imitare" di solito funziona. In ogni caso su tik tok sta prendendo sempre più piede una lettura tra i giovani e il passaparola diventa un veicolo eccellente per creare nuovi appassionati. Il social è riuscito ad affinare il suo algoritmo che funziona molto bene e permette alle persone di vedere ciò che gli piace davvero. Talvolta c'è anche l'approfondimento su scrittori del secolo scorso e questo per i giovani è una novità che piace. Noi stessi, come casa editrice, stiamo puntando molto ai social come veicolo di conoscenza».

Può darsi che sia una scarsa pubblicizzazione della lettura nelle scuole ed anche che le strategie di fidelizzazione siano poche e dispersive?

«Anche la scuola dovrebbe fare di più, magari anziché imporre alcuni libri, dare la possibilità a ciascuno di leggerne uno a suo piacimento e poi discuterne insieme in classe. Informare i ragazzi - ma bisogna che gli stessi insegnanti siano ben informati - che ci sono delle app che consigliano libri più popolari in rete. Tipo l'ultima nata, Tertulia. Utilizza un mix tra intelligenza artificiale e umana e tiene conto di discussioni sui libri e consigli presenti ovunque nel Web: post sui social, recensioni, articoli e persino podcast».

I grandi editori, quelli a cui fa capo quasi il 90% del mercato, non potrebbero (finalmente) mettersi d’accordo e varare iniziative nazionali rilevanti e brillanti? Insieme?

«Sarebbe bello ma resta un sogno. Ogni editore guarda al suo "orto", i grandi si tengono stretta la loro fetta di mercato, ma per quel che mi riguarda, cerco sempre di aderire a qualsiasi iniziativa di promozione dei libri. E chissà che in futuro non ci sia un'iniziativa che coinvolga tutti».

Il rischio legato allo sviluppo dell’Editoria digitale (e-book) che viene avvertito con maggiore frequenza è quello di svalutazione del ruolo d’intermediazione culturale dell’Editore. È così?

«Ogni libro dei nostri ha il suo corrispettivo in ebook, sia perché occorre fornire un servizio a chi legge in digitale, sia perché il costo più basso permette di allargare il pubblico. E infatti le nostre vendite in ebook stanno aumentando. L'editore resta tale e per la versione in cartacea sia per quella digitale. Nessuna svalutazione, al massimo dei costi inferiori, visto che non abbiamo la carta e la stampa. Poi per noi vale sia un libro pubblicato anche in cartaceo, che solo in ebook. Penso ad "Amanti Distanti", una raccolta di racconti nata in pieno lockdown solo in versione digitale. Abbiamo supportato molto il suo lancio e con l'ufficio stampa e con la promozione social».

La lettura di qualità è un piacere da coltivare, che però richiede (più) tempo libero e spazio. Quando non ci sono questi due elementi, la lettura resta una sorta di “privilegio”?

«Spesso sento dire "Eh, se avessi tempo libero, leggerei...". Lo scrittore francese Daniel Pennac dice: “Non ho mai sentito nessuno dire di non avere il tempo di fare l’amore, non avrebbe senso". Per la lettura è la stessa cosa: dire “non ho il tempo di leggere” è una frase insensata. Posso dire che non ne ho bisogno, che non mi piace o che non ne ho voglia, ma dire che non ho tempo è ridicolo. È solo una scusa per coprire la non voglia di leggere, che naturalmente è una non voglia legittima. Nessuno è obbligato ad aver voglia di leggere, ma i non lettori pensano sempre di doversi scusare. Il che è assurdo. Credo che leggere non sia un privilegio ma un arricchimento per tutti, specie per gli scrittori. Se si vuole scrivere, bisogna leggere».


Forse ci dovrebbe essere interazione tra tanti settori, perché aggregazione e divulgazione, cultura, diffusione della lettura e numero di lettori hanno molti punti di contatto.

Bompiani dice: “Privilegio dell'Editore: svegliarsi al mattino, aprire il giornale e, tra il burro e la marmellata, veder sfilare i fatti e le idee già ordinati in libri.” Cosa vuol dire?

«Significa che i libri sono un'anticipazione, perché tra le pagine si trova la vita, l'attualità, le storie che viviamo ogni giorno, filtrate dalla fantasia, dal sogno. Le notizie sui giornali spesso sono lo spunto per scrivere un romanzo».

Dietro ogni libro c’è una somma di azioni, pensieri, inquietudini, angustie, decisioni e speranze condivise giorno per giorno, ora per ora. Ritrovare tutto questo tra le proprie mani in un oggetto di pochi centimetri, ogni volta illude e consola. Speriamo di avere centrato più da vicino l’argomento e ringraziamo la Direttrice Editoriale della GIRALDI, augurandole un percorso di attenzione culturale di pregio, perché appunto dice Christopher Morley che” Quando vendi ad un uomo un libro, non gli vendi 12 once di carta, un po’ di inchiostro e della colla, gli vendi un’intera nuova vita.”

Grazie Dottoressa Bianco a nome di Fattitaliani. Caterina Guttadauro La Brasca.

Fattitaliani

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