“La parola ha la virtù di stroncare la paura, di rimuovere la sofferenza, di infondere gioia, d'intensificare la commozione” (Gorgia) “Bisogna assomigliare alle parole che si dicono” (Stefano Benni) Oscar: La parola è tutto, è l'unica cosa che distingue le bestie dagli uomini. Elle: ma distingue anche le bestie tra gli uomini (dal film “Accadde una notte”), si legge nell’introduzione di Bruno Mohorovich, curatore dell’opera.
È al tema “LA
PAROLA / LE PAROLE” edita dalla Bertoni editore /poesiaedizioni, (https://www.bertonieditore.com/shop/it/)
che abbiamo voluto dedicare l'Agenda
poetica 2022, raccogliendo le poesie di 160 autori, ha riferito.
Le parole hanno un senso profondo nella nostra vita, anche quelle che pronunciamo distrattamente. Le parole nel modo in cui escono dalla nostra bocca, dicono anche del nostro stato d’animo e si capiscono moltissime cose dell’umore di una persona solamente ascoltando come vengono dette le parole. Due persone possono, con una profonda convinzione, dire la stessa cosa ma con parole diverse, e discutere all’infinito senza sospettare che il loro pensiero è esattamente lo stesso. Oppure inversamente, possono usare le stesse parole e immaginare di essere d’accordo e comprendersi, mentre in realtà dicono cose assolutamente diverse e non si comprendono affatto.
E continuando a leggere l’introduzione di Bruno Mohorovich, a cui lasciamo spazio di seguito, si colgono e si comprendono altri aspetti importanti sulle poesie riportate nell’agenda e sul tema della parola (con un accenno ai limiti del mondo social/global).
<<Parliamo tanto,
cercando di farci capire, comprendere; parliamo per dare conforto e per
esprimere i nostri sentimenti; usiamo a seconda dei casi parole semplici e
difficili, contorte e complesse; definiamo il carattere delle persone, facciamo
del bene e del male, concretizziamo idee; spesso non facciamo attenzione a
quello che diciamo creando anche dei danni, inimicizie e dolore.
La parola ha in sé
un grande potere perché ci aiuta non solo a capire chi abbiamo davanti ma a
comprendere noi stessi; ci aiuta a intendere una nuova parte di mondo, oltre
che noi stessi e la nostra vera natura: una comprensione che nasce dal nostro
confrontarci col silenzio che nasce dalla parola e di questa il silenzio si
avvale.
E quello di cui
abbiamo bisogno, è della parola non parlata ma parlante che “è parola autentica
perché è l'unica che riesce a ritrovare la possibilità dell'esperienza, l'unica
ad avere la capacità di dire l'esperienza”, soprattutto in questi tempi in cui
viviamo un'epoca, caratterizzata da futilità, volgarità e siamo tutti invasi e
pervasi dal mondo social/global dove le parole hanno libera circolazione, dove
chi scrive non sempre lo fa con le giuste motivazioni nel rispetto di una
libertà di critica, di pensiero ma si lascia andare – protetto dallo schermo –
anche a bieche e discutibili affermazioni.
Nulla infatti,
crea conflitto come la parola, complice – ribadisco – l'ambiente digitale che è
divenuto parte integrante della nostra esistenza, e dove ognuno può colpire
emotivamente maneggiando e rivoltando le fragilità umane, ingannare, diffondere
errate informazioni, confermare la propria ed altrui inadeguatezza nell'
impossibilità e incapacità di relazionarsi, dimentichi che sono le parole che
fanno accedere le cose.
Non sarebbe stata necessaria questa
prefazione, forse, data la “popolarità” del termine affrontato, ma è stata la
lettura di un articolo di Eugenio Scalfari ad avermi stimolato ad una ulteriore
riflessione: abbiamo mai pensato a cosa sarebbe stata la nostra vita senza le
parole?
Il giornalista
scrive: “Una volta le parole divennero solide, il freddo le aveva intirizzite e
ingombrarono il cielo, un cielo fitto di parole rigide e secche, parole di
ghiaccio, parole di bastone, parole ritorte col filo di ferro, parole scritte
ma senza più suono né eco”.
Senza parole non
potremmo più descrivere i nostri bisogni, i nostri desideri e le nostre
ragioni; senza parole – che portano in sé una pluralità di significati ed
assumono connotazioni diverse a seconda di chi le proferisce – e senza la loro
esistenza verrebbero a mancare tutte le variazioni ch'essa offre nella lettura
dispiegante senso e comprensione quali l'allusione, l'ironia, i sogni, le
illusioni, le speranze e…la memoria e il pensiero.
Come potremmo,
senza parole, padroni solo dei nostri gesti, sentir cambiare il nostro stato
d'animo dopo aver ascoltato un discorso o anche semplicemente una notizia? O
rimanere affascinati dalle belle parole di qualcuno? O ancora, grazie a un
discorso venirne influenzati e cambiare opinione? Parlare è fondamentale e
imprescindibile, giacché vuol dire – e faccio mio il pensiero del filosofo
Maurice MerleauPonty - lasciarsi trasportare dal movimento del discorso,
tessuto di detti e non detti, di linguaggio e di silenzio. Parlare è recuperare
la parola viva.
Virginia Wolf ha
scritto che “le parole che cerchiamo pendono accanto all'albero: con l'aurora
le troviamo, dolci sotto le fronde”.
Chi meglio di un
poeta può far uso della parola e trasmettere il suo sentito? Chi meglio di un
poeta sa dare alla parola il senso compiuto di quello che vuole dire, di come
interpreta la vita e quanto gli sta intorno?
Scriviamo sempre,
scriviamo tanto, alla carta affidiamo le nostre emozioni e rendiamo la parola
nostra compagna fedele; essa è una finestra da aprire dalla quale lasciamo
entrare la sua potenza evocativa, la sua freschezza, la sua positività, il suo
dischiudersi delle possibilità che si aprono “come gemme all'annunciarsi della
primavera” (Gerard Marley Hopkins).
Gli autori di
questa agenda antologica hanno incarnato la parola, l'hanno celebrata in quanto
tale (“Dammi parole, parlami con meno rumore / Cura gli angoli e denudale da
vesti…”; “Abito / le parole, / ovunque sorgano/ come il sole…”; “Lego parole /
che fatico / a tenere a mente…”) o l'hanno decantata quando il loro linguaggio
poetico ha guardato all'esterno con i suoni i colori e le complessità che gli
sono propri (“Vorrei dettare al vento / parole di bellezza / affinché ne
diffonda / i profumi e i sapori…”; “[…] / Scolpisco forme di sabbia / fragili
come veli…”; “Le nostre ombre al tramonto, / oscurano suoni titubanti,/ che
tradiscono parole…”; “..e poi ci sono parole nascoste / in angoli bui, / che
riesumi a stento,…”).
I loro versi,
hanno affidato ai lettori i quali, sottraendosi al ruolo di meri ascoltatori,
si ritrovano nelle parole del poeta che così assolve alla sua funzione che è
quella di entrare nel cuore dell'uomo.
Le parole di
questa variegata raccolta non sono, ovviamente, identiche le une alle altre ma
lasciano trasparire l'infinita gamma della realtà simili “a conchiglie dentro
le quali risuona il vasto mare dell'infinità”.
E i significati
intrinseci a queste composizioni fanno leva sui sentimenti ed emozioni, ma i
significati sono prima di tutto al servizio della ragione e la ragione libera,
non rende schiavi.
A conferma che la
bellezza della poesia ci concede di volare oltre i confini del nostro animo ed
è con la sua parola che si libera l'armonia della fantasia e ci sentiamo, così,
liberi>>.
Vito Piepoli