Amelia Felle: l'Opera, un viaggio infinito che non termina mai. L'intervista di Fattitaliani

Fattitaliani

Dal 4 gennaio il Teatro Vittoria spalanca il sipario sull'Opera Lirica con La Bohème in un allestimento emozionante, cinematografico, universale. Fino al 16 gennaio l’opera integrale di Giacomo Puccini in una messinscena diretta, avvincente e cinematografica pensata per i teatri di prosa: un pianoforte e un cast di artisti di eccezionale valore per uno spettacolo fuori dagli stilemi del tradizionale, ma pienamente fedele alla drammaturgia musicale pucciniana, senza tagli e senza compromessi. Per dimostrare che l’opera è un linguaggio straordinario e universale, capace di mutare forma e sostanza senza tradire la sua essenza e rinnovandosi, divenendo attuale e contemporanea. A dirigere il lavoro Giancarlo Nicoletti, la direzione musicale è di Amelia Felle, le scene di Alessandro Chiti. Protagonista una nutrita compagnia di cantanti/attori, talenti provenienti dai più importanti Conservatori e già affermati a livello nazionale. L'intervista di Fattitaliani ad Amelia Felle.

A che punto della sua carriera si situa la direzione musicale de "La Bohème"? Che rappresenta per lei?

Credo che la Musica sia un modo di essere. Se come me, cominci a sentirne il profumo e ad " usarla" da quando hai tre o quattro anni,  modula e cambia il modo di pensare e vivere. È normale. La carriera è solo un lato dell'esser musicista. È la parte pubblica. Il resto è un Mondo che ci si porta dentro di bellezza ed equilibri magici ma possibili. Un mondo personale fatto di studio, ascolto, umiltà davanti al genio dei grandi, intuizione e scoperta delle possibilità strumentali del proprio corpo. Un viaggio infinito. fortunatamente. Non termina mai. È accaduto nel tempo che mi sia dedicata anche all'insegnamento. Ho constatato meravigliandomi, che per forte empatia e ovviamente per conoscenza tecnica e musicale, riuscivo a intuire negli studenti che mi si affidavano, i "blocchi emozionali" e le carenze formative che non permettevano loro di esprimersi serenamente. Ma una volta avviato il percorso sano di conoscenza a questi giovani artisti mancava un passaggio: fare sul palcoscenico muovendosi e recitando, quello che si era fatto studiando in una stanza. Sono tante davvero le Opere che ho portato in scena negli scorsi anni relative alla formazione giovanile. Ma sempre in ambiti di studio : Conservatori, Concorsi ecc.

Questa Bohème pensata tre anni fa ha però avuto tutt'altro sviluppo data la presenza come regista, di Giancarlo Nicoletti. L'idea che i giovani interpreti abbiano un primo contatto vero con il mondo teatrale lavorativo, sta accadendo davvero e fuori dai contesti formativi classici. Tutto questo rappresenta per questi ragazzi una occasione rara di crescita di coscienza professionale ed artistica e dà senso ad anni di studio continuo e impegnato.

In questo ruolo che vantaggi apporta una carriera da soprano come la sua? c'è un'intesa e una comprensione particolare verso e con i cantanti?

Ovviamente avendo in passato avuto l'onore e la responsabilità di collaborare come solista con grandi interpreti, registi e direttori, va da sé che il mio bagaglio di conoscenza estremamente pratica e funzionale si sia dimostrato fondamentale nel comprendere e gestire la formazione dei giovani artisti. Anche la formazione parallela in Architettura e Storia dell' Arte è stata importantissima! Difficile esprimersi musicalmente cantando o suonando senza avere un immaginario temporale corretto a livello di stili, gusti, politica, civiltà ecc. relativo alla composizione da eseguire.

Lo strumento è lì.. ma la differenza la fa l'anima e il cervello di chi lo usa. Parlerei anche di coscienza fisica di sé e degli spazi nei quali ci si muove.


Personalmente il suo atteggiamento e la sua predisposizione cambiano a seconda che si tratti di classici come "La Bohème" o altre opere meno conosciute?

Il pensare di mettere su Opere di repertorio o contemporanee ha delle differenze, ovviamente. Solitamente oggi, le riletture son spesso azzardate per spostare l'attenzione su altro o altri. Ma la lettura di un' Opera per quello che è  è davvero molto impegnativa. Va rispettata e va cercata l'aderenza con quello che è richiesto dal compositore e dal far Teatro. Ma a mio parere va "svecchiata" dall'uso di troppi stereotipi obsoleti. Ma attenzione: Chopin è Chopin. Puccini è Puccini. La diversa interpretazione musicale è dovuta solo alla sincerità degli interpreti e alla loro cultura e visione. La cosa meravigliosa della Musica è che ogni esecuzione è nuova anche se è stata scritta mille anni fa.

A mio parere, se abbiamo grandi interpreti è proprio inutile fare spettacoli strani, costosi, caroselli di gusto dubbio, solo per far parlare pubblico e stampa.

Per le Opere contemporanee c'è  un grande vantaggio: avere accanto a sé il compositore!! È impagabile! Cercare assieme di avvicinarsi il più possibile alla scintilla creativa di grandi musicisti attraverso il confronto e parlandosi, è esperienza meravigliosa e preziosa. Prevede umiltà, ascolto e il "mettersi a servizio" con quello che si sa, di un grande che attraverso noi, crea. Esperienze uniche!

Durante gli anni come ha visto cambiare l'opera e la concezione che ne ha il pubblico?

Mi chiedete se l'Opera dal mio punto di vista ha subito negli anni per quello che è stata la mia esperienza dei cambiamenti. Non penso,  no. Sostanzialmente in Italia non mi pare sia accaduto nulla di sostanziale. Forse qualche raro tentativo di svecchiamento, ma non ben accolto. Quel che credo è che in generale la lettura tardo romantica verista stia ancora dettando legge. Sino ai tempi di Rossini, Donizetti, il Teatro in quanto coerenza anche di azione scenica attoriale, era davvero molto presente. Attenzione: parlo di interpretazione da parte dei cantanti e registi, non certo di compositori che sino ad oggi, son arrivati ad altezze di invenzione comunicativa davvero straordinarie!

Il grave problema è che spesso ci si preoccupava e preoccupa solo della Voce. Punto. Ma non di tutto il processo comunicativo, emozionale e di personalità che esiste e che provoca la Voce.  In poche parole del "Recitare". La grande innovazione in tal senso, è stata mossa da Claudia Muzio e dalla Callas . Ma di questa spesso se ne imita la voce e non si coglie la vera innovazione che era nel "Dire", nella "Parola che piena di significato diventa Musica".

Il vero cambiamento che auguro e sul quale sto lavorando da anni anche per quel che mi riguarda, è di aiutare lo sviluppo di interpreti consci e sereni che si lascino alle spalle l'arido narcisismo vocale. È un discorso che va fatto ai giovani artisti. È da lí che potrà partire il render contemporaneo, umano e vero quel che si canta. Ora gli stereotipi ci stanno soffocando.. però vedo con piacere che in molte realtà del mondo artistico, quello di cui stiamo parlando comincia ad accadere . 

Insegnare rende più consapevoli dei limiti che un genere come l'opera puó presentare verso il mondo giovanile?

Quali limiti? Se il giovane artista lo è davvero ed ha un buona coscienza strumentale, l'unico limite è il repertorio. È importante fare Opere che non siano premature rispetto allo sviluppo del proprio corpo. E grazie a Dio di Opere adatte a giovani laringi ce ne sono davvero tantissime.


"La Bohème" al Teatro Vittoria, generalmente consacrato alla prosa. Che ne pensa? Opportuno aprire altri spazi alla lirica oltre ai "templi" nazionali?

Doveroso. Ci sono Opere e Opere. Abbiamo un repertorio infinito di Opere da camera dal '600 sino ad oggi. Se gli artisti si comprendono quando cantano, son bravi. E ne abbiamo di grandi esempi! L'Opera parte dal" Recitar cantando" della Camerata de Bardi. Lo si sa.

Recitare e cantare. Un attore modula il suo recitare su toni conseguenti alle sue scelte esecutive.  Un cantante fa la stessa cosa con una musica e dei tempi stabiliti. Parliamo sempre di Teatro. Qual è la differenza? Senza contare che con la quantità enorme di teatri in tutte le province italiane, si arriverebbe a portare la Lirica dal vivo a moltissime persone! E l'Opera è spettacolo da ascoltare in Teatro, dal vivo. In televisione perde l'80% della bellezza estetica e di ascolto.

A chi dedica questa "Bohème"? che cosa porterà con sé nel dirigere questa nuova sfida?

Mia madre era pianista. Mi ha insegnato le note prima dell'alfabeto. Ho iniziato a suonare a 5 anni e son entrata in Conservatorio diplomandomi a 20 anni in pianoforte e l'anno dopo in canto. 

Disegnava e aveva "le mani d'oro". Costruiva per noi figli giocattoli, dal nulla. Grande senso pratico e umiltà. Ma orgoglio di donna del Sud. Quello vero, di gente che si guadagnava il pane ogni giorno. Sposò mio padre che era benestante ma lei non perse mai il senso della realtà. Senza ascoltarla cantare e suonare, senza assistere e fare con lei piccole recite a casa, senza la severità richiesta nello studio da tutti e due i miei genitori, non credo sarei arrivata a conoscermi e a conoscere queste doti che mi son state date. Dedico quindi a lei, al mio paziente papà e a due grandi insegnanti  che ho avuto (Hector Pell pianista, Maria Vittoria Romano soprano), tutto il lavoro che faccio ogni giorno. Sperando che quel che insegno possa essere utile almeno a qualcuno dei ragazzi che percorreranno al mio fianco un po' della loro vita. Giovanni Zambito.

LO SPETTACOLO

L’entusiasmo, la passione, l’amore e le delusioni del gruppo di bohémien più famoso della storia dell’opera. Il passaggio dalla giovinezza spensierata alle responsabilità dell’età adulta in un capolavoro senza età, dolcissimo e crudele al tempo stesso, capace di emozionare e commuovere da sempre. 

Mimì, Rodolfo, Musetta, Marcello, Schaunard e Colline, personaggi eterni in una Parigi romantica e fuori dal tempo: lasciatevi trasportare con loro dalla magia del teatro musicale e prendete posto per un’esperienza che arriverà dritta al cuore.

L’opera integrale di Giacomo Puccini in una messinscena diretta, avvincente e cinematografica pensata per i teatri di prosa: un pianoforte e un cast di artisti di eccezionale valore per uno spettacolo fuori dagli stilemi del tradizionale, ma pienamente fedele alla drammaturgia musicale pucciniana, senza tagli e senza compromessi. Per dimostrare che l’opera è un linguaggio straordinario e universale, capace di mutare forma e sostanza senza tradire la sua essenza e rinnovandosi, divenendo attuale e contemporanea.

Protagonista una nutrita compagnia di cantanti/attori, talenti provenienti dai più importanti Conservatori e già affermati a livello nazionale, sotto la guida del soprano Amelia Felle e del regista Giancarlo Nicoletti. Un allestimento scenico visionario e di grande impatto firmato da Alessandro Chiti alle scene, da Vincenzo Napolitano ai costumi e da Daniele Manenti alle luci. Una produzione Altra Scena con il sostegno del Ministero della Cultura. La grande opera, quest’anno, non è più un’emozione per pochi!

Dal 4 al 16 gennaio 2022

al

TEATRO VITTORIA

LA BOHEME

Opera in quattro quadri di Giacomo Puccini

libretto di Giuseppe Giacosa Luigi Illica

regia Giancarlo Nicoletti

direzione musicale Amelia Felle

con

Flavia Colagioia - Silvia Susan Rosato Franchini – Joseph Dahdah

Alessandro Fiocchetti - Annamaria Borelli - Giorgia Costantino - Vladimir Jindra

Ivan Caminiti - Vittorio Ferlan Dellorco – Martin Kurek

al pianoforte Umberto Cipolla e Victoria Merkulyeva

scene Alessandro Chiti - costumi Vincenzo Napolitano

disegno luci Daniele Manenti – direttore di scena Giovanni Piccirillo

realizzazione scene L.T.Costruzioni - aiuto regia Alex Angelini

organizzazione Cinzia Storari ufficio stampa Rocchina Ceglia

foto Luana Belli - Agnese Ruggeri  grafica Ruggero Pane

Produzione Altra Scena e Goldenart Production

con il sostegno di Ministero della Cultura


dal 4 al 16 gennaio 2022 (h 21.00; giovedì 6, domenica 9 e 16 h 17.30; mercoledì 12 h 17.00)

TEATRO VITTORIA - ATTORI & TECNICI _ Piazza S. Maria Liberatrice 10, Roma (Testaccio) Botteghino: 06 5740170 – 06 5740598

Vendita on-line e infowww.teatrovittoria.it

Come arrivare: Metro: Piramide; Bus: 170, 781, 83, 3

Comunicazioneuffstampa@teatrovittoria.it


Biglietti (prevendita inclusa):

  • intero: platea € 30, galleria € 24

  • ridotto (under 35/over 65): platea € 21, galleria € 16

  • ridotto under 18: platea € 15, galleria € 13

Fattitaliani

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