Un talento siciliano: Alessandra Ruggirello si racconta a FATTITALIANI

Ecco l’articolo di Caterina Guttadauro La Brasca.

Questo articolo ha lo scopo di farvi incontrare una Donna che esordisce nel mondo della Narrativa con un libro dal titolo: Ti aspetterò a Makari (sottotitolo: Quando nasceranno le primule rosse). In questo meraviglioso cammeo siciliano che è Macari lei è nata e lì continua a vivere con la sua famiglia. Come molti testi d’esordio, anche il suo attinge al suo passato, a tutto quello che ne faceva parte e parla delle meraviglie del luogo che l’ha ispirata in un contesto che è il suo presente, che le ha permesso, alla luce della sua maturità ed esperienza di parlarne con obiettività e perfetta aderenza al suo sentire. Iniziamo questa intervista con una domanda di rito:

Chi è Alessandra Ruggirello?

Non è semplice dare una definizione di sé stessi. Sono innanzitutto una “ragazza di periferia”, che ha avuto la fortuna di crescere in un luogo magico come Macari, lontana dai rumori della città, a contatto con la bellezza della natura, per me continua fonte di ispirazione.

Cosa c’è del suo vissuto in questa storia e cosa l’ha spinta a raccontarla.

C’è molto di Alessandra in Margherita, la protagonista. Siamo entrambe due donne nostalgiche, legate ai vecchi ricordi e alla famiglia, ma soprattutto abbiamo in comune il profondo attaccamento per Macari.

Riguardo alla storia narrata, ho lasciato correre la fantasia, creando un personaggio con un intreccio di storie diverse. Tuttavia alcuni dei fatti riportati nel racconto sono reali: l’idea di scrivere questo romanzo è nata proprio durante la realizzazione di un video documentario su Macari insieme ad un’associazione locale: dopo aver ascoltato le storie dei compaesani intervistati e scoperto vecchi aneddoti, che mi hanno suscitato tante emozioni: da qui l’esigenza di parlarne.

Scrivere serve più a chi scrive o a chi legge?

È un momento di arricchimento per entrambi. La scrittura è uno strumento eccezionale per raccontarsi agli altri; è anche un atto di coraggio con cui ci si mette in gioco, si raccontano oltre alla propria tante al tre verità. La lettura invece aiuta a migliorare la propria capacità analitica, a guardare la vita da prospettive diverse. Per me leggere è un “perdersi per poi ritrovarsi”.

Che momento sta vivendo la Narrativa o se vuole la Cultura in generale in questo periodo storico?

Sono cambiate le priorità negli anni. La mercificazione della bellezza, ci ha reso più superficiali e meno attenti ai veri valori. L’arte, a mio avviso, è lo strumento più potente che l’uomo abbia per esprimere sé stesso, per diffondere sapere e conoscenza, nonché per tutelare la cultura e le tradizioni di un popolo. Ecco perché credo che andrebbe maggiormente valorizzata e tutelata.

Nel libro lei parla di usi costumi, tradizioni ma soprattutto di Makari. Chi legge comprende che è un posto quasi magico per lei, tant’è che non lo ha mai lasciato. Cosa rende questo legame indistruttibile?

Io ne amo ogni dettaglio, adoro il profumo di salsedine nell’aria, i colori aridi della terra, le sfumature del cielo e del mare, i tramonti, il cibo… tutto! Mi sento davvero privilegiata a vivere qui. Ho cercato di far conoscere quanti più dettagli di questo luogo meraviglioso, con la speranza che il lettore possa vedere Makari attraverso i miei occhi.

Cos’è l’Amore per Lei?

È l’essenza stessa della vita, ed è ovunque. È nei cieli azzurri e nelle giornate tristi; è una carezza che scalda, un abbraccio che accoglie, è un fiore che sboccia su un manto d’erba bruciato. L’amore è accoglienza, comprensione, accettazione, è bellezza.

Quanto hanno pesato le restrizioni del costume siciliano nella sua storia?

Relativamente. Forse perché, ciò che per altri potrebbe esser percepito come “restrizione culturale”, per me era ed è assolutamente normalità.I tempi sono cambiati e siamo diventati più individualisti, concentrati su noi stessi, sulle nostre esigenze, in barba ai retaggi culturali che ci hanno formati. Intatto è invece il senso di accoglienza e la generosità che contraddistingue noi siciliani, e questo è un aspetto che emerge anche dal mio racconto

Perché un lettore dovrebbe scegliere il suo libro?

Per scoprire la vera Macari, ormai conosciuta ai più come set cinematografico dell’omonima fiction. Macari, oltre ad essere un posto magico, incastonato tra mare e montagne, è un luogo ricco di storia, di cui i pochi abitanti rimasti sono custodi. Quindi perché non leggere un’appassionata storia d’amore scoprendo anche le bellezze di una terra incantata?

Il suo Scrittore preferito?

Susanna Tamaro. Adoro il suo modo di descrivere i sentimenti umani. Lei riesce a scavare in profondità, e lo fa spesso con irruenza. Però ha la capacità di lanciare sempre un messaggio di speranza, anche quando i suoi personaggi si ritrovano ad affrontare le grandi difficoltà della vita.

L’ultimo libro che ha letto? 

“Mose ed io”, della mia cara amica scrittrice Cristina Bobbio.

Con chi vorrebbe andare a cena se potesse?

Confesso che ho sempre desiderato trascorrere del tempo con Jacques Prévert: quando le mie compagne di classe riempivano i diari di frasi rubate a cantanti e artisti vari, io prediligevo le sue poesie, quelle di un artista innamorato dell’amore -seppur sofferto- e sempre ricercato, poiché “unica salvezza del mondo”: “Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte, Il primo per vederti tutto il viso, Il secondo per vederti gli occhi, L’ultimo per vedere la tua bocca, E tutto il buio per ricordarmi queste cose Mentre ti stringo fra le braccia”.

Nella vita è meglio avere un rimorso o un rimpianto?

Il rimorso è un sentimento di rammarico che si prova per aver compiuto un’azione che è sfociata in una delusione per i motivi più disparati. Il rimpianto è l’esito di una mancanza dii coraggio che che ci ha fatto rinunciare a qualcosa o a qualcuno. La vita, a mio parere, è fatta di sfumature, e tra i suoi colori si trova la risposta. Se si agisce con saggezza, sarà più semplice vivere la vita senza che nessuno di questi due sentimenti prevalga.

Perché ha voluto che a fare la Prefazione del libro fosse Caterina Guttadauro La Brasca?

Nell’ultimo anno ho avuto l’onore di collaborare con l’Associazione Culturale “L’Anfora di Calliope” che ha curato, con estrema professionalità, la presentazione del mio romanzo d’esordio. È così che ho avuto il privilegio di conoscere personalmente la Dottoressa Caterina Guttadauro La Brasca (Presidente del concorso letterario internazionale “L’Anfora di Calliope”): donna di cultura - nonché scrittrice, autrice ed impegnata in moltissime attività sociali-, si è mostrata fin da subito estremamente sensibile a tutto ciò che riguarda la sicilianità (essendo anch’essa di origini sicule); la sua disponibilità e autorevolezza mi hanno spinta a chiedere una critica costruttiva sul mio lavoro. Dopo aver letto il mio romanzo ha accettato di curarne la prefazione, e per me questa è stata un’occasione di profondo arricchimento.

Fattitaliani

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