di Antonio Bini - E’ scomparso a Berlino p. Heinrich Wilhelm Pfeiffer, già docente di storia dell’arte cristiana presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e consigliere della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, con papa Giovanni Paolo II. Era nato a Tubinga nel 1939. A lui si devono gli studi, iniziati negli anni ottanta, che portarono alla identificazione del Volto Santo di Manoppello nella Veronica, un tempo venerata in San Pietro. Le sue ricerche ebbero spunto dalle deduzioni di Suor Blandina Paschalis Schlömer, che aveva ritenuto del tutto sovrapponibile il Volto Santo con quello della Sindone. Come ebbe a dirmi una volta, l’intera sua vita – professionale e religiosa - è stata dedita a comprendere quale fosse il prototipo dell’immagine di Cristo sviluppata nell’arte nel corso dei secoli. Nel 1986 pubblicò in Italia il saggio “L’Immagine di Cristo nell’arte”, ed. Città Nuova, sottolineando come si trattasse “di un tema davvero inesauribile”, ed in effetti molto restava ancora da scrivere, a cominciare dagli studi che lo avrebbero interessato successivamente. Il saggio era stato precedentemente pubblicato in Germania e in Spagna. Proprio quell’anno ebbe luogo il suo primo viaggio a Manoppello. Nel 1991 un primo approccio allo studio del Volto Santo venne pubblicato in Germania, con il titolo “Das Turiner Grabtuch und das Cristusbild” (La Sindone di Torino e l’immagine di Cristo), ed. Knecht, Francoforte, scritto con il sindonologo tedesco Werner Bulst.
Le sue ricerche proseguirono negli anni successivi fino a
quando furono presentate in una affollata
conferenza stampa presso la Stampa Estera in Italia il 31 maggio 1999 e
aprirono nuove prospettive alla divulgazione del Volto Santo nel mondo, ormai nell’imminenza del Grande Giubileo del
2000, che aveva tra i suoi obiettivi anche quello di dimostrare la dimensione
storica della figura di Cristo. Gli straordinari riflessi della comunicazione
internazionale indussero il Comune di Manoppello
a conferire allo studioso tedesco l’8 dicembre 1999 la cittadinanza onoraria del paese abruzzese. Nel corso del 2000 fu
pubblicato il suo saggio “Il Volto Santo
di Manoppello”, ed. Carsa, Pescara, preceduto dalla prefazione del cardinale
Fiorenzo Angelini, il quale scrive “di una pubblicazione che contribuisce
in maniera decisiva a far luce sul mistero della Veronica Romana, meta dei
romei che nel Medioevo si recavano in pellegrinaggio alla tomba del Principe
degli Apostoli”. Il cardinale Angelini, era stato il fondatore e presidente
dell'Istituto Internazionale di Ricerca
sul Volto di Cristo (costituito a Roma
il 25 marzo 1997), che vedeva come collaboratore scientifico proprio p. Pfeiffer. Il cardinale Angelini, al
tempo unico cardinale romano, spiegò di aver voluto seguire la sollecitazione
di Giovanni Paolo II diretta a favorire gli studi sul volto di Cristo. E Giovanni
Paolo II non mancò di tenere conto di quanto emerso da quegli studi e dai
ripetuti incontri con il cardinale Angelini, tanto da dedicare ampio spazio,
nella lettera apostolica Novo Millennio Ineunte, diffusa il 6 gennaio 2001, a
conclusione del Giubileo, il tema del Volto della ricerca e della
contemplazione del volto di Cristo come missione per il terzo millennio. Tale
argomento era del tutto assente nella lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente, diffusa il 10 novembre 1994 e
introduttiva dell’atteso Giubileo.
Non era facile allora per p.
Pfeiffer e ancor più per il cardinale
Angelini sostenere che la Veronica
si trovasse a Manoppello,
innanzitutto per le consolidate situazioni che avevano portato il Varicano a
non ammettere mai che la leggendaria immagine non era più a Roma, in quanto
scomparsa quasi sicuramente a seguito del Sacco
di Roma. A parte i convegni, il confronto veniva a svilupparsi anche sui media,
nell’editoria. Ricordo come mons. Dario
Rezza, canonico di San Pietro e quindi parte di quel ristretto numero di
prelati scelti dal papa che curano la custodia delle reliquie di San Pietro, scrisse,
per contrastare le ipotesi di p. Pfeiffer, un articolo dal titolo «Nella Basilica di San Pietro è custodita la reliquia più famosa del
mondo: il “sudario di Cristo”», pubblicato sul mensile 30Giorni n. 3,
marzo 2000, pp. 60-64). Sul successivo numero di maggio n. 5/2000 della stessa
rivista, p. Pfeiffer smentì con
fermezza questa tesi replicando con un suo articolo dal titolo eloquente: “Ma
la “Veronica” è a Manoppello”. Nessuna ulteriore seguito apparente su quella
rivista, anche se non mancarono successivi riflessi. Tra questi ricordo come P.
Germano Di Pietro, allora superiore del Santuario del Volto Santo agli inizi degli anni 2000 ricevette la
visita di due canonici di San Pietro che consigliarono di evitare riferimenti
alla Veronica, considerato che la stessa rivista del Santuario aveva iniziato
ad occuparsi del leggendario velo, alla luce di nuovi elementi che documentavano
l’evidente trasformazione della rappresentazione dell’immagine nel corso del
Seicento, prima con gli occhi aperti e poi chiusi.
Poi c’era l’altro fronte, quello dei sindonologi, che non vedevano certo
di buon occhio la riscoperta di un altro Volto
di Cristo, di maggiore evidenza e visibile ogni giorno. I primi annuali
convegni internazionali furono il contesto in cui lo studioso espresse i
risultati delle sue ricerche ad una platea di teologi e studiosi provenienti da
tutto il mondo. Ricordo la freddezza, se non l’ostilità, con cui fu accolto nel
III Congresso Internazionale, tenutosi a Roma il 30 e 31 ottobre 1999 presso
l’Università Lateranense, dopo il clamore della conferenza stampa di cinque
mesi prima, dove eccepì che la teologia, basata esclusivamente sulle sacre
scritture, fosse poco preparata per dialogare con le scienze naturali. Era stato lo stesso p. Pfeiffer ad invitarmi. Nell’occasione sottolineò come l’immagine
del Volto Santo e quella della Sindone provenissero dallo stesso
sepolcro e quindi fossero stati in contatto. Anche il giornalista e scrittore Paul
Badde, in un comunicato diffuso in Germania post-mortem dalla Agenzia
Cattolica tedesca CNA, titolato “P. Heinrich Pfeiffer in cammino verso il volto
svelato di Dio”, ha ricordato come lo studioso in passato fosse stato oggetto
di scherno per aver “osato” affermare che la Veronica era stata ritrovata a
Manoppello e che il Volto Santo era stato il prototipo per le raffigurazioni di
Cristo nell’arte, fino agli inizi del Cinquecento. Senza tanti giri di parole, Paul
Badde, diversi anni prima ebbe a scrivere nel suo primo saggio dedicato al
Volto Santo, riferendosi al gesuita tedesco, “quel professore mi diceva che
al mondo c’era una immagine ancor più significativa della Sindone. Solo un
pazzo poteva sostenere una cosa simile e come tale mi era stato indicato padre
Pfeiffer.” (cfr. P. Badde, Das
Muschelseidentuch, Auf der Suche nach dem wahrem AntlitzJesu, ed. Ullstein,
Berlino, 2005).
Lo scenario di quegli anni fu ben descritto successivamente anche da Saverio
Gaeta: “sembrava una sfida di un Davide contro il Golia dell’esercito
dei sindonologi, che trascurano di interrogarsi sul velo di Manoppello, perché
disturba le apparentemente consolidate acquisizioni attorno ai teli funerari di
Gesù” (S. Gaeta, L’enigma del volto di Gesù, ed. Rizzoli, 2010). Il saggio
costituì un ampliamento della prima edizione, che uscì in allegato con il più
diffuso settimanale cattolico italiano - “Famiglia Cristiana” - uscito nella
Pasqua del 2005. Fino ad allora la rivista aveva sempre ignorato il Volto Santo.
Anche
p. Carmine Cucinelli, in occasione della sua commemorazione, avvenuta il
15 dicembre 2021 nel Santuario di Manoppello, nella sua omelia ha ricordato le
“ostilità e
opposizioni da parte di molti colleghi gesuiti e di altri Ordini religiosi, di
prelati e studiosi di Roma e di altre città, che accompagnarono padre Pfeiffer fino alla sua morte e
che egli soffrì pazientemente, convinto che nella piccola città d’Abruzzo si
trovasse il più grande tesoro del Mondo”. Tutto questo, ha continuato p.
Carmine per aver sostenuto e documentato che “la Veronica, vera icona, o Sudario, è il volto di Gesù impresso nel
velo al momento della resurrezione, e che la Sindone, impressa ugualmente nel
sepolcro di Gesù, ritrae Cristo sofferente dopo la sua passione”,
affermando che “Sulla sua tomba si potrebbe scrivere, parafrasando le parole di
san Giovanni Evangelista in visita alla tomba di Gesù a Pasqua: “Vide e riconobbe!”.
La messa, concelebrata da p. Giovanni Ferri, p. Marian Michniak e fr. Crispino
Valeri, p. Carmine, è stata animata dalle Ancelle del Santissimo Sangue di
Manoppello.
P. Pfeiffer era legatissimo al Volto Santo e quindi a
Manoppello, dove è tornato tante volte, unendo studio e venerazione della sacra
immagine, trattenendosi anche per giorni, quando i suoi impegni lo
consentivano, sempre ospite dei Cappuccini, oltre che per partecipare alle
feste del Volto Santo o per illustrare
la sacra immagine a cardinali che richiedevano la sua presenza. L’ultima volta ha
preso parte alle feste di maggio del 2018, seguendo la processione confuso tra
devoti e pellegrini. E’ stato sempre accolto con grande amicizia e stima da
parte della comunità religiosa dei cappuccini che lo ospitavano periodicamente
nel convento. Ricordo la collaborazione con p. Carmine Cucinellli, allora rettore del Santuario, insieme a suor
Blandina, per l’allestimento della mostra inaugurata a Lourdes il primo settembre 2011 – dal titolo “Le Image du Christ a traver le visage de la Vierge” (L’immagine di Cristo attraverso il volto della Vergine),
che era stata sollecitata dall’allora vescovo della Diocesi di Tarbes-Lourdes, Philippe
Perrier, dopo un suo pellegrinaggio a Manoppello.
In
diversi numeri della rivista del Volto Santo ricorre la sua preziosa
testimonianza, come in tante, interviste, apparizioni televisive in Italia e
all’estero e in vari documentari. Tante le partecipazioni a convegni, Tra
queste si segnala la sua presenza al “Workshop Internazionale
sull'Approccio Scientifico alle Immagini Acheiropoietos”,
organizzato dal Centro di Ricerche dell’ENEA di Frascati, tra il 4 e il 6
maggio 2010 e limitato ad un confronto sulla Sindone, il Volto Santo e la Tilma
di Guadalupe. Nel gennaio 2016, nell’anno del Giubileo
straordinario della misericordia, indetto da papa Francesco, aveva partecipato alle solenne rievocazione
dell’antico rito di Omnis Terra, istituito da Innocenzo III nel 1208, guidando
la processione che da San Pietro si recò con la replica del Volto Santo nella
vicina Basilica di Santo Spirito in Sassia. Dopo 808 anni ritornava nella
storia la Veronica, che il papa
portava tra i poveri e gli ammalati del più antico ospedale europeo.
In
un comunicato del 27 novembre 2021, l’arcivescovo della diocesi Chieti-Vasto,
mons. Bruno Forte, ha ricordato che “Padre
Heinrich Pfeiffer S.J. è stato un testimone di Cristo attraverso la ricerca, la
conoscenza e l’insegnamento della storia della Chiesa. Ha offerto un grande
contributo allo studio del Volto Santo di Manoppello. A Lui va il mio grazie e
la gratitudine della Chiesa di Chieti-Vasto”, sottolineando come studiando la Sacra Sindone e il Volto di Manoppello e avviando importanti ricerche su
questa preziosa reliquia, “che portarono a riconoscere in essa la “Veronica
romana”, favorì il pellegrinaggio di Papa
Benedetto XVI al Santuario del Volto Santo il 1° settembre del 2006”. Quella visita, che fu contrastata negli
ambienti vaticani, tanto da essere annunciata solo una decina di giorni prima
del primo settembre, fu un evento di straordinaria importanza nella storia del
Volto Santo, del Santuario e anche nella vita di p. Pfeiffer, che vedeva
implicitamente riconosciuta la fondatezza di anni di ricerca. La foto che
ritrae il gesuita con Benedetto XVI rivela la cordialità di quell’incontro,
forse anche compiacimento e gratitudine da parte del papa tedesco. Il gesuita
scriverà che molti anni prima aveva sperato in una visita a Manoppello di Giovanni Paolo II e che aveva comunque consegnato
all’allora cardinale Ratzinger un pro-memoria sul Volto Santo.
Ricordiamo
quella visita attraverso le sue stesse parole pubblicate sulla rivista del
Volto Santo n. 2, dicembre 2006, p. 30 ss.: “E’ di enorme e benefico
significato che l’attuale Papa abbia visto e contemplato con i propri occhi per
lungo tempo questa immagine di Cristo che fu venerata nei secoli come la
reliquia più importante della Cristianità. Forse quest’oggetto preziosissimo
non sarebbe mai stato conosciuto dal grande pubblico se il defunto padre
Domenico da Cese, cappuccino del Convento al quale fu affidato tanti secoli
fa il Volto Santo, non avesse voluto mostrarlo durante il Congresso Eucaristico
nazionale del 1977, svoltosi a Pescara.
Forse
non sarebbe mai andato un Papa a far visita al Santuario abruzzese, se una
notizia di questa esposizione non fosse giunta perfino in una cella di una
monaca trappista di nome Blandina
Paschalis Schlömer al convento di Maria Frieden a Dahlem nella
Eifel in Germania e forse nessuno studioso si sarebbe mai occupato di questo
straordinario reperto se la Suona non avesse mandato un pacco che conteneva le
rue ricerche al Sindonologo p. Werner
Bulst della Compagnia di Gesù, e se non fosse stato presente al momento
dell’arrivo di quel pacco il sottoscritto, confratello del grande e compianto
studioso tedesco. Con il suo studio contenuto in quel pacco, la suora trappista
ha voluto dimostrare niente di meno che la perfetta sovrapponibilità del Volto
Santo di Manoppello con la testa che si può vedere sul telo della Sindone di Torino.
Ed anch’io ho potuto constatare l’esattezza dei suoi esperimenti e
l’inconfutabile risultato. Allora ho fatto, insieme con amici sindonologi
romani il primo viaggio a Manoppello. Una straordinaria visione ed una nuova
convinzione si sono offerte a me in quel momento: ho ritrovato la Veronica
romana, da tutti gli studiosi data per perduta. Si trattò di un momento di
grande emozione”.
Qualche piccola spiegazione è necessaria
per capire la sequenza di circostanze ricordate sinteticamente da P. Pfeiffer, il quale allude ad una mostra
sul Volto Santo che p. Domenico da Cese,
del convento di Manoppello, organizzò a Pescara nel corso della settimana del
settembre 1977 in cui ebbe luogo nella città adriatica il Congresso Eucaristico
Nazionale, che vide la presenza conclusiva di Paolo VI, il 17 settembre 1977. Padre Domenico organizzò una
piccola mostra, in locali nella disponibilità dei cappuccini, per colmare una
lacuna degli organizzatori che avevano del tutto ignorato il Volto Santo. Qualche informazione su quella mostra arrivò nei
mesi successivi al giornalista e scrittore Renzo Allegri, noto biografo
di Padre Pio, che raggiunse Manoppello l’anno successivo, pubblicando il suo
articolo sul Volto Santo sul settimanale Gente del 30.0.1978, a pochi giorni di
distanza dalla morte di p. Domenico. Lo stesso articolo fu tradotto e
pubblicato il mese successivo sulla rivista cattolica svizzera di lingua
tedesca Das Zeichen Mariens, che arrivò nel
convento tedesco dove viveva allora sr. Blandina che, occupandosi di Sindone,
cominciò a studiarla anche in rapporto con quel Volto di cui non conosceva fino
ad allora l’esistenza. Altra circostanza fortuita fu la presenza di p. Pfeiffer
in Germania, nello studio del gesuita Werner Bulst (1913-1995), considerato
allora il più autorevole sindonologo tedesco.
In quell’occasione l’anziano p. Bulst diede la documentazione inviata dalla suora a p. Pfeiffer, dicendogli “Tu sei a Roma, e quindi puoi occupartene tu”. E’ p. Pfeiffer diede anni di studio e di ricerche per comprendere la misteriosa immagine e riportarla nella storia del cristianesimo. Studiando il Volto Santo, il gesuita tedesco si era accostato alla conoscenza della figura di p. Domenico da Cese. Lo stesso cappuccino, dotato di poteri soprannaturali, secondo tante testimonianze, era pervenuto in modo empirico, nei primi anni settanta, alle stesse conclusioni di p. Pfeiffer, sostenendo la tesi che il telo della Sindone e il Volto Santo provenissero dalla tomba di Gesù. P. Domenico scriveva le sue riflessioni non in saggi e riviste ma su semplici santini che distribuiva per far conoscere e venerare il Volto Santo. P. Pfeiffer sapeva anche del rapporto tra p. Domenico e P. Pio, come ho potuto riscontrare da alcune conversazioni avute con lui nel corso degli anni, durante le quali era portato a pensare alla sorte del cappuccino, morto a Torino, dove si era recato per l’ostensione della Sindone.
P.
Pfeiffer
riferì in alcune occasioni, a persone a lui vicine, di aver notato un frate,
dalla corporatura possente, tra la folla in visita alla Sindone nel Duomo di Torino il 12 settembre 1978, dove lo studioso
si trovava per partecipare ad un convegno sulla Sindone. La sera di quello
stesso giorno, p. Domenico fu investito da un auto, morendo cinque giorni dopo
in ospedale, a causa delle gravi ferite riportate. Anni dopo, p. Pfeiffer avrebbe riconosciuto quel
frate studiando il Volto Santo a
Manoppello. Nei confronti di p.
Domenico, la Congregazione per le cause dei Santi concesse il Nihil Obstat
al processo di beatificazione (2015), che deve essere ancora avviato,
nonostante la generosa opera di raccolta di testimonianze svolta da fr.
Vincenzo d’Elpidio, ora scomparso, che fu suo amico e per tanti anni
riferimento di migliaia di devoti e suoi figli spirituali.
*****
“Manoppello piange padre Pfeiffer”, ha titolato Il Centro, il più diffuso quotidiano
regionale, un articolo di Walter Teti,
che aveva anche avuto modo di conoscerlo personalmente, per rappresentare le
reazioni alla notizia della morte del gesuita tedesco, ricordando il lungo
rapporto tra lo studioso tedesco e il paese abruzzese. Un sentimento di
riconoscenza di cui si è fatto espressione lo stesso sindaco, Giorgio De Luca, il quale ha annunciato
il desiderio di dedicargli una strada, possibilmente, proprio sul Colle dei
Cappuccini, di cui p. Pfeiffer aveva certamente indicato la via a milioni di
persone. Lo stesso p. Pfeiffer,
avrebbe voluto rimanere per sempre sepolto a Manoppello. Un desiderio che è
stato confermato anche da suor Blandina. Conosciuto, rispettato e amato da
tutti, come si è potuto constatare anche dai messaggi apparsi sulla pagina
Facebook del Santuario e su altre pagine, a cominciare da quella della sua
storica Università, che in un messaggio di cordoglio ha sottolineato come p.
Pfeiffer “ha arricchito la Pontificia Università Gregoriana con la sua
dedizione accademica e la sua passione per l’arte cristiana per oltre 40 anni…ricordando
come fossero “famosi i suoi studi sulla Cappella Sistina e sul Volto Santo di
Manoppello” concludendo con l’auspicio: “possa contemplare la Bellezza
Infinita”.
Per
me era una persona molto cara. Lo avevo conosciuto nel dicembre 1998 in
occasione di un convegno sul Volto Santo
che si tenne nel salone dell’allora Casa del Pellegrino – al quale ero stato
invitato, in quanto allora dirigente del turismo e responsabile di un progetto
per la valorizzazione del Grande Giubileo del 2000. Davanti ad uno scarso
pubblico mostrava e illustrava tante diapositive, come si usava allora,
spiegando il Volto Santo e la sua storia attraverso le più antiche immagini di
Gesù, prima ancora che a Roma giungesse la Veronica (vera – ikon). Da allora ci
frequentammo per anni. L’ho incontrato più volte anche presso l’Università
Gregoriana, dove colsi sempre la sua disponibilità nell’offrire spiegazioni, confrontandoci
su varie questioni. Purtroppo qualche anno fa aveva avuto problemi di salute mentre
teneva dei corsi estivi presso l’Università di Puebla, in Messico. Lentamente si era ripreso. Due anni fa la decisione di
rimanere presso la residenza degli anziani gesuiti nelle vicinanze di Berlino.
Il primo dicembre 2019 la sua ultima breve email in
cui mi aggiornava dell’arrivo presso la residenza dei Gesuiti di Kladow, nei
pressi di Berlino, scrivendomi: “Carissimo Antonio, non so se hai una volta
un’occasione di venire Berlino. Ti aspetto sempre e saluto te e i tuoi con
inclusive benedizioni. Tuo p. Heinrich Pfeiffer.” Un’ultima indimenticabile testimonianza di
umiltà e di affetto per me e la mia famiglia, avendo condiviso con lui un
percorso non facile – soprattutto nel corso dei primi anni – di divulgazione
delle conoscenze del Volto Santo. Nei mesi successivi nessun riscontro alle mie
email con cui lo informavo delle principali novità.
Desidero ricordare come nell’estate del 2018 era
stato invitato da Giovanni Gazzaneo,
responsabile della rivista “Luoghi dell’Infinito”, mensile del quotidiano
Avvenire, a scrivere un articolo sul Volto Santo per un numero speciale per il mese
di ottobre, in concomitanza con la “Settimana della Bellezza: Il tuo volto io
cerco”, che si sarebbe tenuta a Grosseto dal 19 al 28 ottobre, dove sarebbe
stata esposta una copia del velo di Manoppello, racchiusa in un reliquiario
d’argento del 1902. L’articolo, “Il velo dei segreti: l’enigma di Manoppello”,
fu probabilmente il suo ultimo scritto pubblicato, in cui si può leggere
un’efficace sintesi del suo lungo percorso di ricerche, con più letture
parallele sul piano storico che iniziava affermando che “in un piccolo paese
dell’Abruzzo si trova nascosto uno dei più grandi tesori del mondo”, con il
richiamo conclusivo, alla visita di Benedetto
XVI e ancor più a quanto affermato dal prefetto della Casa Pontificia,
arcivescovo Georg Gänswein, in Santo Spirito in Sassia, al termine della
processione che il 16 gennaio 2016 rievocò il rito di Omnis Terra: “Si tratta di
una copia di quell’antico originale che papa Innocenzo IIII mostrava ai
pellegrini e che da quattrocento anni è custodito in Abruzzo, sull’Adriatico,
in una zona periferica dell’Italia, da dove oggi per la prima volta è stato
riportato nel luogo in cui ebbe inizio il suo culto pubblico.” P. Pfeiffer era tra i
concelebranti, insieme a p. Carmine Cucinelli e altri religiosi, tra cui due autorevoli
canonici di San Pietro, l’arcivescovo libanese Edmond H. Farhat e il mons.
Americo Ciani.La Veronica era riapparsa nella storia della Chiesa, dopo
lunghe e travagliate vicende. “Ma ogni ricerca è sempre solo debitrice di una sola
cosa: la verità”, scrisse
l’indimenticabile p. Pfeiffer.