Il Presepe dell'Umanità l'opera di Nicolò Giuliano in mostra all'aeroporto internazionale "Falcone Borsellino" di Palermo

Fattitaliani

di Angela Ganci -  Una suggestiva rappresentazione della Nascita del Salvatore, alla presenza del quale mostrare gratitudine e gioia, ma anche dell'umanità contemporanea, esposta per la prima volta ai piedi del Cristo pantocratore della Cattedrale di Monreale.

Questa l'incantevole opera presepiale di Nicolò Giuliano, artista che definisce il suo Presepe un esempio di poliedricità e di rispetto delle differenze individuali, rappresentate dalle diverse sfumature di giallo, verde, blu e rosso dei personaggi, rosse, come lo stesso precisa, come il sangue degli innocenti.

Il Presepe del maestro Giuliano, tra i più suggestivi del Natale palermitano, visitabile nella sala arrivi dell'aeroporto internazionale "Falcone e Borsellino" di Palermo fino al 10 Gennaio 2022, e' tutto un tripudio misto di colori, sabbie, muschi, ceramiche sapienti e personaggi per certi versi originali e atipici come la Sacra Famiglia con il Bambinello, ben saldo, in braccio a Maria, e non nella classica attesa mangiatoia come la tradizione cattolica ci ha abituati (per cui complesso da scorgere alla prima vista della costruzione). 

Quello di Giuliano è, infatti, come egli stesso annuncia nella didascalia che accompagna il presepe, un presepe moderno, senza tempo, che rimanda al Mediterraneo, in particolare alla terra di Lampedusa, con le sue migrazioni e le sue tragedie umane, dove le sfumature di colori consegnano allo spettatore un Presepe dell'Umanità, dove i colori variegati per scelta rimandano a un Bambinello, a dei pastori, a dei Re Magi, di qualsivoglia appartenenza geografica, perché il Sacro è universale e senza confini, come la gioia e la salvezza.

Ecco allora i Re Magi policromatici recanti i doni della salvezza, i cammelli e i cavalli sfarzosi, le pecorelle bianchissime e quasi timide sulla sabbia marroncina, il bue e l'asinello blu vistosi e definiti: tutto, in questo Presepe coloratissimo, appare senza tempo, accompagnando metaforicamente il viandante, in transito attraverso uno degli aeroporti più all'avanguardia della Nazione, lungo la propria destinazione di volo, quasi osservato con benevolenza da quei personaggi variopinti, sacri, senza una precisa patria o nazionalità. Un accompagnamento muto per un destino amorfo, imprevedibile, dai colori cangianti, come lo stato transitorio di chi sosta presso gli aeroporti di tutto il mondo, diretto, forse non tanto diversamente dai migranti, verso una Terra più ospitale, verso perimetri di scoperta e benessere. 


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