Fiorenza Pistocchi a Fattitaliani presenta “Il tocco del piccolo angelo”. L’intervista

Fiorenza Pistocchi è l’autrice de “Il tocco del piccolo angelo”, romanzo uscito per Neos Edizioni qualche mese fa. Abbiamo apprezzato molto il suo libro, ed è per questo che abbiamo deciso di fare una chiacchierata con lei. Ecco cosa ci ha raccontato.

Benvenuta su Fattitaliani. Vuoi descriverci Fiorenza Pistocchi come donna e come scrittrice?

Sono un'ex insegnante e una lettrice appassionata di molti generi letterari, con una predilezione per i gialli/noir. In passato ho collaborato con case editrici di libri scolastici e ho scritto testi di didattica. Poi per un lungo periodo non ho avuto modo di scrivere per impegni di lavoro e personali. Da qualche anno ho deciso di mettermi alla prova come scrittrice e ho pubblicato una serie di gialli ambientati in Liguria, due romanzi a sfondo storico e la mia ultima opera, di cui parliamo oggi. Come donna sono interessata ai diritti delle donne e sono contro ogni discriminazione; la mia vita familiare è molto normale, come quella di tutte, e si è svolta finora tra lavoro (oggi sono in pensione), famiglia e impegno civile, cercando di ritagliare dei tempi per la lettura e la scrittura, che sono le mie "felici evasioni".

“Il tocco del piccolo angelo” è il tuo nuovo romanzo, edito da Neos Edizioni. Com’è nato questo

titolo così particolare?

Svelare da dove deriva il titolo del libro è un po' come svelare una delle chiavi di lettura di tutta l'opera. Per non anticipare troppo, posso dire soltanto che per scrivere questo romanzo mi sono documentata sulle tradizioni di Haiti e sulla religione vudu di quell'isola. Nelle credenze haitiane ogni oggetto, ogni elemento della natura, sono animati da esseri soprannaturali... davvero non posso dire di più.

Come è nata l’idea di scrivere “Il tocco del piccolo angelo” e perché hai deciso di ambientarlo a Milano?

Milano è la città in cui ho vissuto e lavorato per molti anni, in particolare nei quartieri di Lambrate e Crescenzago, che sono il teatro dell'azione. A Lambrate abita la protagonista femminile e a Crescenzago il protagonista maschile. Bisogna sempre ambientare le proprie opere in luoghi che si conoscono, per farli "vivere" nella mente del lettore. L'idea è nata dall'aver accostato e solo sfiorato la vita delle detenute di San Vittore, durante una sfilata organizzata da loro in collaborazione con un'associazione che agisce all'interno dell'Istituto dei Tumori di Milano. Infatti, il laboratorio di cucito delle detenute fornisce i turbanti per le donne che fanno chemioterapia. Ho visto sfilare donne giovani e belle, delle quali non riuscivo a immaginare un passato criminale. È nato così il personaggio di Linette, una giovane ex detenuta, che esce dal carcere, motivata a cambiare vita dalla nascita di sua figlia, avvenuta in carcere. Non sarà semplice, anzi complicherà il tutto la scoperta di Linette, di possedere strane capacità.

Ci racconti il percorso emotivo e di ricerca che ti ha portato alla stesura del romanzo?

Dal punto di vista emotivo il coinvolgimento nasce dalla storia tormentata di Linette, un personaggio complesso, del quale in questo romanzo non ho ancora detto tutto, infatti sto pensando a un secondo romanzo, un sequel. Scrivere la storia di una giovane donna mi ha portata a ripensare alla mia storia, ai miei sentimenti, alla mia sensibilità, sebbene tanto diverse da quelle del personaggio.

La parte più difficile, di ricerca e di revisione, è quella dedicata al personaggio del commissario e alle modalità dell'indagine sulla misteriosa morte di una donna. Mi ha aiutato molto la collaborazione con l'editor, lui stesso scrittore di gialli e noir, Carlo De Filippis, torinese, che ha pubblicato con Mondadori e altre case editrici importanti. I suoi consigli mi hanno aiutata a rendere l'indagine credibile e con i ritmi giusti.

Quale è stato il momento più complesso durante la fase di scrittura del libro?

Di sicuro il momento della revisione e dell'editing, come ho già spiegato.

Concludendo, quale messaggio vuoi trasmettere a coloro che leggeranno “Il tocco del piccolo angelo”?

Il messaggio è che c'è sempre speranza, per tutti, e che non si può rinunciare a vivere per paura di soffrire. 

Fattitaliani

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