La storia ci riporta all’anno 1939, poco dopo la dichiarazione da parte dell’Inghilterra alla Germania della Seconda Guerra mondiale. Il giovane Archibald Mitfold, Archy per gli amici, racconta a due vecchi compagni di scuola una serie di attentati alla sua vita. Proprio nello stesso giorno, viene trovato morto nella casa della zia. Se si sia suicidato o se sia stato ucciso, e in tal caso perché, resta un mistero che Scotland Yard dovrà scoprire. Ne parliamo con l’editrice Tiziana Prina.
Tiziana, ci fai conoscere più da vicino Dorothy
Bowers?
È una scrittrice
inglese d’inizio del secolo scorso, una donna colta, che pur essendo di modeste
origini fu tra le prime donne a essere accettata a Oxford. Era dotata di un
naturale talento per la scrittura, ma aveva anche necessità di guadagnarsi da
vivere per cui lottò per avere un posto di insegnante di storia e integrò i
suoi magri guadagni creando parole crociate per riviste importanti. Forse anche
questo suo impegno nella risoluzione di enigmi le procurò una personale facilità
di scrittura di romanzi polizieschi. Ma non pensiamo che le sue siano detection
stories banali: pur non avendo scritto moltissimo, solo cinque romanzi, seppe
farsi conoscere ed ebbe ottime recensioni, grazie all’abilità con cui sapeva
inserire indizi nel contesto delle sue storie, facendo in modo che il lettore
non se ne avvedesse e dunque fosse sviato fin quasi alla risoluzione del caso.
Le sue trame sono complesse e la prosa è attentamente studiata, così come i
suoi personaggi sono sapientemente mossi quasi fossero pezzi di una partita a
scacchi. Il suo valore di scrittrice ottenne come riconoscimento il fatto di
essere accettata come membro del Detection Club, un prestigioso club di
scrittori di romanzi polizieschi costituitosi nel 1930 e di cui facevano parte
Agatha Christie, Gk Chesteron e Dorothy L. Sayers, forse la più intellettuale
del gruppo e di cui Dorothy Bowers sembrava l’erede naturale.
Questo libro si aggiunge alla vostra collana Vintage.
Perché lo hai voluto portare in Italia?
Sono molteplici i
motivi che mi hanno portato a scegliere questo libro per la collana Vintage; prima
di tutto l’atmosfera che l’autrice sa ricreare: sembra proprio di accompagnare
i personaggi nelle loro varie peregrinazioni per una Londra che fa i primi
conti con lo scoppio della II Guerra Mondiale nel periodo definito ‘phoney war’
- strana guerra - perché ancora segnata da una sostanziale stasi nelle
operazioni militari. Mi ha inoltre colpito l’abilità dell’autrice nell’inserire
nel testo in maniera così naturale una quantità di rimandi storici e letterari
a conferma che un giallo può essere un’opera letteraria di tutto rispetto.
Ci descrivi il giovane Archibald Mitfold, Archy per gli amici?
Dorothy Bowers
riesce a presentarci un personaggio davvero sfaccettato, perché, a seconda di
chi descrive il giovane morto, ci si fa un’idea diversa del suo carattere.
Senz’altro è un tipo curioso e intraprendente, ma nello stesso tempo
superficiale e sventato, in quanto non pensa alle conseguenze delle sue azioni.
Inoltre il suo lato investigativo è la dimostrazione della sua fervida fantasia
e del suo amore per gli enigmi. Per la
zia con cui vive è un giovane bisognoso di affetto, visto che non va d’accordo con
la seconda moglie di suo padre; per gli amici un tipo divertente e a volte
eccentrico; per una ragazza che lo ha conosciuto nella cerchia di amici un
perdigiorno inconcludente: ai lettori l’ardua sentenza.
Si apprende della sua curiosa passione per il disegno,
che lo porta compulsivamente a riprodurre una specie di uccelli. Lo potremmo
forse paragonare alla celeberrima pellicola di Alfred Hitchcock?
Direi di no. Nel
film di Hitchcock l’atmosfera è inquietante e quasi da film horror, nel romanzo
della Bowers è invece molto di più un gioco intellettuale, un enigma da
sciogliere che chiama in causa il nome stesso della specie di uccello che tanto
farà riflettere l’ispettore Pardoe e il suo assistente nella ricerca profonda
del suo significato per la risoluzione del caso.
Come si dipanano le indagini?
Le indagini seguono diversi filoni e in
questo la Bowers è bravissima nel tessere diverse storie che potrebbero portare
alla risoluzione del caso, ma che in realtà conducono in un vicolo cieco.
L’investigatore di Scotland Yard riesce comunque a dipanare la matassa grazie
al suo spirito di osservazione e alla sua capacità di riflettere su ciò che
osserva: non disponendo di molti strumenti scientifici, come potrebbe succedere
in un romanzo contemporaneo, l’ispettore deve basarsi parecchio sulle sue
capacità intellettive.
Infine, una provocazione: perché andare a caccia di moderni imitatori del giallo classico quando si può disporre di un esempio notevole dell’epoca d’oro del giallo?
Già, senza
togliere niente a ottimi epigoni della detection classica, credo che gli
originali ci ripropongano meglio certe atmosfere e anche certi modi di vivere e
pensare dell’epoca, proprio perché vi ci sono immersi. I contemporanei che
ritornano al vintage lo possono fare solo in modo mediato e appoggiandosi alla
loro fantasia, se non alla lettura dei classici del passato.