Elena Bindi, pittrice e artista. La passione non si spiega: ti arriva, ti anima e si impossessa di te. L'intervista

Fattitaliani

«Credo che artista, e non mi riferisco solo alle arti visive, sia colui che ti sa emozionare aprendoti una strada nei luoghi profondi della tua anima, portandovi pace o terremoto. Deve possedere spirito di osservazione in abbondanza, fantasia e creatività per demolire ciò che vede e originalità nel rimettere insieme i pezzi del puzzle.» (Elena Bindi) - intervista di Andrea Giostra.

Ciao Elena, benvenuta e grazie per avere accettato il nostro invito. Ai nostri lettori che volessero conoscerti quale artista delle arti visive, cosa racconteresti di te?

Ciao Andrea e grazie a te per questo invito. E grazie anche i lettori che stanno per avventurarsi in questo viaggio nel mio mondo colorato. Sono diventata pittrice nell’età matura, ma fin da bambina ho percepito il fascino dei colori e della pittura: da sempre, anche se in maniera discontinua, ho dipinto per diletto. Tuttavia la mia vocazione artistica ha subito un profondo cambiamento nel 2015, quando ho cominciato a rendere la mia passione per tele e colori più strutturata e ho meglio canalizzato il mio talento. Da allora ho iniziato a fare mostre sia collettive che personali, mi sono associata a un gruppo di artisti della mia zona con cui ho condiviso numerosi progetti e ho preso per un paio di anni lezioni private dal maestro Maurizio Fulvio Tronconi proprio per superare una fase di stallo in cui -da autodidatta- mi ero imbattuta. Il 2020 è stato l’anno del mio debutto nel campo dell’editoria con la pubblicazione di quattro immagini di copertina per romanzi e sillogi poetiche e con la stampa di una monografia personale di circa 100 pagine. È stato anche l’anno in cui ho ricevuto tre premi in tre diversi concorsi, di cui uno internazionale, ho superato un’importante selezione per partecipare gratuitamente ad un expo e ho ricevuto una targa come Artista dell’anno 2020. Dipingo perché voglio emozionarmi ed emozionare e spero che questo percorso cresca in una spirale virtuosa e coinvolga un numero crescente di pubblico.


… chi è invece la Elena donna della quotidianità? Cosa ci racconti di te della tua vita al di là dell’arte?

La mia attività prevalente riguarda il mio lavoro “ufficiale”: dopo anni di insegnamento delle lingue straniere nelle scuole medie e superiori, da più di dodici anni sono impiegata in un ospedale pediatrico nell’attività rivolta all’accoglienza dei piccoli pazienti e dei loro genitori. Faccio attività di sportello e anche coordinamento delle attività dei colleghi. Una volta fuori da lì, mi dedico alla mia famiglia, anche se ormai i figli sono adolescenti e pertanto necessitano sempre meno della mia presenza fisica, e a ciò che mi piace: cinema, teatro, uscite e cene con gli amici, passeggiate nella natura e, ovviamente, pittura. Raramente faccio programmi sul tempo libero, proprio perché tale deve essere. Inoltre, mi sono iscritta ad una scuola triennale di Arteterapia con l’intento di coniugare i miei due talenti naturali, quello della pittura e quello dell’ascolto empatico. A quasi cinquant’anni di età trovo entusiasmante riprendere a studiare e fare corsi ed esami.

Hai parlato di debutto nel campo dell’editoria: spiegaci meglio.

È stato un ingresso casuale. Un amico poeta aveva in fase di stampa una sua raccolta di poesie e avrebbe voluto uno dei miei quadri come immagine di copertina. Mi ha proposto al suo editore che è rimasto favorevolmente colpito dai miei dipinti al punto di sceglierne tre per tre diverse pubblicazioni. Alla fine del 2020, come “ringraziamento” offerto per la concessione gratuita delle mie immagini, è uscita una mia monografia personale di 96 pagine contenente 25 dei miei quadri, ognuno dei quali accompagnato da un mio scritto poetico, e poi un’intervista, una biografia e una breve rassegna stampa. È stata una soddisfazione enorme! Avrei voluto condividere questa gioia con mia mamma, ma purtroppo non è riuscita a vedere la nascita di questo mio nuovo lavoro.

Il 10 marzo 2020, ad inizio lockdown, hai realizzato a Firenze una personale dal titolo “Paesaggi interiori”. Ci parli di questa mostra? Come è nata, quale il progetto artistico, quali i temi trattati, e soprattutto come è andata, visto il periodo di Covid-19?

È nata casualmente da una proposta di un estimatore delle mie opere ed è stata un’occasione molto importante perché sono stata invitata a realizzare una mostra personale in uno dei palazzi storici fiorentini, sede del Consiglio regionale della Toscana, a due passi dal Duomo, la cui inaugurazione avrebbe dovuto farla l’allora presidente del consiglio Eugenio Giani. Purtroppo a causa del DPCM dell’8 marzo 2020, avvenuto due giorni prima del vernissage, la mostra non è mai stata inaugurata. Per alcune settimane è rimasta allestita ma poi a fine giugno sono stata contattata per smontarla. Il tema era quello del paesaggio interiore, ovvero la realizzazione in chiave astratta e visionaria del mio mondo - quello fatto da emozioni, desideri, paure e gioie – attraverso l’uso di forme e colori.  Non so se avrò la possibilità di ripeterla quando torneremo in una condizione di normalità, ma sono stata comunque felice dell’apprezzamento che la mia arte ha ricevuto.


Come è nata la tua passione per l’arte e per le arti visive in particolare? Quale è il tuo percorso professionale e artistico che hai seguito?

La passione non si spiega: ti arriva, ti anima e si impossessa di te. Fin da piccola trovavo profonda gratificazione nel dipingere: mi faceva stare bene e mi dava gioia. Già a tredici anni vinsi il primo premio di un concorso scolastico per l’originalità del disegno presentato, ma non ho mai intrapreso un percorso di studi mirato al consolidamento di una formazione artistica. Ero affascinata anche dalle lingue straniere: volevo girare il mondo e fare un’attività professionale che mi avrebbe permesso di lavorare viaggiando. Per questo mi sono laureata in lingue e ho trascorso un anno all’estero grazie a due borse di studio. Ma l’arte stava sempre lì, sopita nel fondo del cuore, ma sempre presente, finché nell’agosto afoso del 2015 è sbocciata di nuovo e in maniera florida. Ripresi a dipingere e mostrai ad un amico i miei lavori. Gli piacquero e mi propose di associarmi al Gruppo Dinamo con cui realizzai il mese successivo la mia prima mostra collettiva. Mi resi conto che quello che facevo riscuoteva un certo successo e decisi di ricevere lezioni dal maestro Fulvio Tronconi per crescere ancora di più a livello tecnico e artistico. Da allora la vita è stata generosa con me, presentandomi una serie di situazioni che mi contribuiscono a rafforzare la mia passione e sognare sempre più in grande, grazie alla realizzazione di mostre anche di un certo rilievo, pubblicazioni e premi.

Come definiresti il tuo linguaggio? C’è qualche artista al quale t’ispiri?

Il mio linguaggio cambia continuamente perché adoro sperimentare. Attraverso l’arte esprimo passioni, tensioni, paure e stati d’animo ed è per questo che sembro priva di coerenza pittorica. In realtà è solo curiosità verso tecniche nuove, eclettismo, espressione delle diverse parti che compongono il mio Io e un senso di ricerca e agitazione che sono alla base della mia essenza. Diciamo, però, che in linea di massima adoro gli impressionisti e gli espressionisti e prendo da loro molti spunti. L’arte puramente figurativa in senso accademico, invece, non mi attrae: la percepisco “solo” una replica di ciò che abbiamo di fronte e in un mondo altamente digitale come quello in cui viviamo lo trovo ridondante. Mi piacciono i linguaggi che scompongono la realtà e la ricreano secondo visioni personali. Van Gogh è forse colui che adoro maggiormente. 

Chi sono stati i tuoi maestri d’arte che ami ricordare? Parlaci di loro.

In realtà, ho avuto un solo maestro che ho già nominato in precedenza: Maurizio Fulvio Tronconi. Grazie a lui ho imparato molte nozioni tecnico-pratiche, per esempio, l’uso dei colori ad olio, il dripping, la pittura a tavola scoperta, l’applicazione delle foglie metalliche e tanto altro ancora, e ho ricevuto anche molte informazioni teoriche sia sulla storia dell’arte che sul modo di guardare l’arte stessa. Oltre che un maestro, è stato anche una guida per imparare a muovermi nel mondo degli eventi, dei galleristi e della critica

Gino de Dominici, grandissimo genio artistico del secolo scorso, a proposito di arte e creatività, diceva: «Poi c’è l’equivoco tra creazione e creatività. L’artista è un creatore. E non è un creativo. Ci sono persone creative, simpaticissime anche, ma non è la stessa cosa. Comunque, questa cosa qui dei creativi e degli artisti, nasce nella fine egli anni Sessanta dove iniziano i galleristi ad essere creativi, poi arrivano i critici creativi, poi arrivano i direttori dei musei creativi… E quindi è una escalation che poi crea questi equivoci delle Biennali di Venezia che vengono fatte come se fosse un’opera del direttore. Lui si sente artista e fa la sua mostra a tema, invitando gli artisti a illustrare con le loro opere il suo tema, la sua problematica. Questo mi sembra pazzesco.» (Intervista a Canale 5 del 1994-95). Tu cosa ne pensi? Secondo te qual è la differenza tra essere un “artista creatore” – come dice de Dominicis - e un “artigiano replicante” che crede di essere un “artista”?

Credo che la differenza risieda nell’originalità della lettura che si dà alla realtà. Chi è un artista creatore sa emozionare, sa metterci di fronte a una riflessione con noi stessi e con il mondo, ci presenta una nuova versione del già visto, ci apre uno squarcio nella nostra sensibilità profonda lasciandoci stupore e meraviglia. È chi ha pensato a una nuova prospettiva prima di tutti gli altri e ha saputo creare un punto di vista differente. L’artigiano replicante, invece, me lo raffiguro come colui che, presentando le sue opere, ci fa semplicemente esclamare: “Belline!” senza scatenare emozioni o riflessioni particolari, è semplicemente colui che ha una buona tecnica manuale ma non mette l’anima in ciò che fa.

Sempre de Dominicis, a proposito dei critici d’arte: «…che hanno dei complessi di inferiorità rispetto agli artisti. Sono sempre invidiosi. È una cosa che è sempre successa. C’è poco da fare.» (Intervista a Canale 5 del 1994-95). Tu cosa ne pensi delle parole di De Dominicis? Servono davvero i “critici d’arte” alla buona arte e alla vera cultura?

Non so se siano invidiosi o meno. Senz’altro ce ne sono alcuni che hanno una cultura strepitosa e un modo di leggere le opere d’arte in maniera acuta e originale e tirano fuori commenti e collegamenti che sfuggono ai più, ma è pur vero che molti di loro decretano, anche ingiustamente o per interesse economico, chi possa ricevere lo status di artista e chi no: purtroppo, per quel poco che ho sperimentato anche il mondo dell’arte è un sistema che gira intorno al mercato e ai soldi e che ha le sue regole comprese quelle economiche e questo nuoce all’arte intesa come emozione e freschezza. E talvolta i critici agiscono in questa direzione, preoccupandosi più della parte commerciale che artistica in senso stretto. 

Quali sono secondo te le qualità, i talenti, le abilità che deve possedere un artista per essere definito tale? Chi è “Artista” oggi secondo te?

Bella domanda! Credo che artista, e non mi riferisco solo alle arti visive, sia colui che ti sa emozionare aprendoti una strada nei luoghi profondi della tua anima, portandovi pace o terremoto. Deve possedere spirito di osservazione in abbondanza, fantasia e creatività per demolire ciò che vede e originalità nel rimettere insieme i pezzi del puzzle. È un’anima sensibile e complessa.


Nel gigantesco frontale del Teatro Massimo di Palermo, la nostra città, c’è una grande scritta, voluta dall’allora potente Ministro di Grazia e Giustizia Camillo Finocchiaro Aprile del Regno di Vittorio Emanuele II di Savoia, che recita così: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire». Tu cosa ne pensi di questa frase? Davvero l’arte e la bellezza servono a qualcosa in questa nostra società contemporanea tecnologica e social? E se sì, a cosa serve oggi l’arte secondo te?

Senz’altro sì. Un esempio importante, a mio avviso, ce lo dà questo periodo strano di quarantena e isolamento domiciliare legato al Covid. Non abbiamo forse avuto tutti bisogno dell’arte in tutte le sue forme per provare a percepire nelle nostre case un maggiore benessere? Non mi riferisco solo alle arti visive ma all’arte in tutte le sue forme: musica, cinema, letteratura, teatro: hanno avuto un impatto positivo e potente nelle nostre vite durante il lockdown. La bellezza, la riflessione e la capacità di emozionare hanno reso migliori le nostre giornate. La tecnologia ha avuto un ruolo diverso che non può essere allineato o omologato a quello dell’arte.

Quando parliamo di bellezza, siamo così sicuri che quello che noi intendiamo per bellezza sia lo stesso, per esempio, per la Generazione Z, per i Millennial, per gli adolescenti nati nel Ventunesimo secolo? E se questi canoni non sono uguali tra loro, quando parliamo di bellezza che salverà il mondo, a quale bellezza ci riferiamo?

Non credo negli assoluti e, quindi, è normale che i canoni di bellezza varino in base all’età, al periodo storico o al nostro livello culturale. Penso che quella frase contenga in sé un concetto diverso dalla semplice definizione dei parametri che identificano la bellezza: noi saremo salvati da ciò che ci emoziona, ci travolge, ci aiuta a creare nuove percezioni della realtà, ci scioglie in lacrime. I Millennial - o i Duemila che dir si voglia - sono anche nati con tecnologie che erano inesistenti all’epoca dei loro genitori ma che però fanno parte del loro quotidiano: è inevitabile che entrino a far parte dei processi creativi della loro generazione e che interferiscano con i loro gusti.


Gli autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri e tre autori da leggere nei prossimi mesi dicendoci il motivo della tua scelta.

Io adoro Pirandello per il suo modo geniale di presentare la frammentazione dell’essere umano in tutte le sue sfaccettature e contraddizioni, sia nella narrativa che nel teatro, e uno dei suoi romanzi che maggiormente mi hanno suscitato riflessioni profonde è stato “Uno, nessuno, centomila”. Lo lessi quando avevo diciotto anni e mi aprì un varco nella mente e nella percezione di me e degli altri. Lo sguardo dell’altro su di noi che non coincide con l’idea che noi abbiamo di noi stessi: noi viviamo, ma non ci vediamo vivere e il nostro punto di vista – dall’interno verso l’esterno - ha una direzione inversa rispetto a colui che ci guarda.

Un altro romanzo che mi ha molto appassionato è “Non lasciarmi” di Kazuo Ishiguro. Il titolo sembrava preannunciasse quasi una banale storia di amore, ma invece affronta una tematica molto moderna (di cui non posso anticipare nulla perché la particolarità dei ragazzi viene rivelata negli ultimi capitoli) e tiene il lettore incollato al libro per scoprire come sarà la conclusione della vicenda.

E il terzo libro, il cui ricordo è scaturito dalla pandemia, è “Cecità” di José Saramago in cui le persone colpite da questa strana malattia tirano fuori comportamenti che non avrebbero adottato in periodi di calma.

Ti andrebbe di consigliare ai nostri lettori tre film da vedere assolutamente? E perché secondo te proprio questi?

In linea di massima, non sono né un’esperta di cinema né un’appassionata e le mie conoscenze non sono approfondite, ma il film con Robin Williams “L’attimo fuggente” mi ha emozionato. L’ho visto molti anni fa e tuttora confermo la validità del messaggio: nella vita avere dei sogni che ci fanno da guida è fondamentale. E aggiungo io, che non sempre la fine sarà tragica.

Un altro film che ricordo con molto piacere perché in maniera ironica e intelligente ha trattato il tema degli Ebrei durante la Seconda guerra mondiale è “Train de vie”.

Inoltre, “Sacco e Vanzetti” con la magistrale interpretazione di Gian Maria Volonté che riporta alla nostra attenzione un tema storico-sociale di grande attualità, quello delle accuse ingiustamente inflitte per motivi politici.

Cosa consiglieresti ai giovani, e alle donne in particolare, che volessero cimentarsi nella tua arte? Quali consigli ti senti di dare?

Prima di tutto di dipingere per passione e non per commercio: è importante realizzare opere che ci fanno stare bene e che piacciano a noi in primis perché credo che la bellezza del processo creativo, quando questo è veramente connesso con le nostre emozioni, verrà percepita. E poi avere fiducia nelle proprie percezioni e non lasciare che il giudizio degli altri inquini ciò che noi sentiamo riguardo alle nostre creazioni. Bisogna imparare ad ascoltare con il giusto equilibrio: a volte viene dato rilievo preponderante alle critiche altrui e ciò soffoca la nostra strada. Provare, creare, sbagliare, reinventarsi, accettare i momenti di stallo in cui sembra che l’ispirazione sia solo un lontano ricordo e, soprattutto, tenere sempre il fuoco acceso dentro le nostre vite. Vivi con passione qualunque cosa tu faccia, anche fosse semplicemente prepararsi un caffè.


Ci parli delle tue opere in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento?

Purtroppo, questo è un anno particolare per quanto riguarda le mostre e gli eventi a causa del Covid e delle conseguenti restrizioni. Ho già raccontato come è andata la mostra al palazzo del Pegaso a Firenze. Un’altra mostra personale importante sarebbe stata a settembre 2020, al Santuario di Montesenario, ma è saltata sempre per le stesse ragioni così come una collettiva da fare all’interno dei locali delle Murate a Firenze, luogo storico e particolare, sede di un ex carcere.

Quindi, da questo punto di vista sono in po’ in attesa che la normalità riprenda il sopravvento, ma non è un’attesa passiva: continuo a dipingere e creare, immaginando nuovi titoli e nuove possibilità.

Un grosso successo, invece, l’ho ricevuto - come ho già espresso precedentemente - nel campo dell’editoria consentendo la pubblicazione delle foto dei miei quadri come immagini di copertina di ben quattro libri e, soprattutto, la mia monografia personale ricca di foto, poesie e interviste.

In questo momento, in particolare, ho iniziato a studiare per poter imparare a realizzare figure umane sempre con la tecnica che richiama la pittura impressionista.

Una domanda difficile, Elena: perché i nostri lettori dovrebbero comprare le tue opere? Prova a incuriosirli perché vadano nei portali online o vengano a trovarti nel tuo atelier per comprarne alcune.

Prima di risponderti, faccio una rettifica sul verbo che hai utilizzato all’inizio: “dovrebbero” è una parola che mi stona totalmente. L’arte è bellezza e piacere e deve essere desiderata. Quindi, riformulando la domanda, come posso invogliare i lettori a desiderare di avere con sé uno dei miei dipinti? Non lo so. So solo che tutti i miei lavori sono la porta di ingresso della mia anima, che spesso li chiamo “i miei bambini” perché su di loro proietto – proprio come fa una madre con i figli - amore, cura, frustrazione, desiderio di miglioramento, volontà di espansione e tanto impegno e sentimento affinché crescano nel migliore dei modi. Essi sono il frutto di un percorso emotivo che entrerà in risonanza con le emozioni dello spettatore e farà vibrare la sua anima: è importante che chi appende in casa uno dei miei quadri lo faccia con convinzione. A me non è mai interessato fare mercato, ma piuttosto diffondere bellezza: è per questo che prevedo il reso dell’opera entro 14 giorni se l’acquirente non fosse convinto. I quadri sono in qualche modo esseri viventi che emanano energia e vibrazioni attraverso il colore, la forma, la materia e l’emozione di cui sono stati impregnati nella fase di realizzazione e chi lo guarda deve percepire benessere. Chi ha acquistato i miei quadri ha colto proprio questa sintonia e sono stata spesso destinataria di un flusso benefico di complimenti.

C’è qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato a realizzare questo tuo progetto di vita artistica? Se sì, chi sono queste persone e perché le ringrazi pubblicamente?

Può sembrare egocentrico, ma la prima persona che vorrei ringraziare sono proprio io. E sai perché? Perché mi sono concessa di vivere il mio talento e di regalarlo agli altri. Può sembrare scontato, ma non lo è. Spesso ho vissuto un conflitto interiore, per esempio, pensando di togliere tempo e risorse alla mia famiglia: creare costa, sia in termini di orario che di soldi. Lavorare sui propri desideri e sulla loro soddisfazione è non un passaggio così ovvio per chi è cresciuto in un certo tipo di cultura e, purtroppo, ci sono persone – soprattutto di sesso femminile - che se lo negano dando priorità a ciò che socialmente è considerato necessario e non “frivolo”. E quindi conseguentemente, ringrazio mio marito che mi ha incoraggiato e sostenuto in questa crescita artistica e tutti coloro che sono stati costruttivi nel mio percorso formativo, anche attraverso la critica, che quando è ponderata, è sempre un valido strumento di crescita. 

Dove potranno seguirti i nostri lettori?

Ho un sito in costruzione, ma che per il momento è in fase di progettazione.

Al momento possono visionare i miei lavori completi sulla mia pagina Facebook

https://www.facebook.com/profile.php?id=100011480701715

E se invece volessero scrivermi,  possono contattarmi a questa mail: elenabindi@libero.it

Per concludere, cosa vuoi dire ai nostri lettori e come vuoi terminare questa chiacchierata?

Innanzitutto, li ringrazio per aver percorso questo pezzo di strada insieme, leggendo alcune curiosità o informazioni sulla mia vita personale e artistica. E poi auguro ad ognuno di loro la possibilità di poter entrare in contatto con la propria autenticità e riuscire ad esprimere il proprio talento perché tutti ne abbiamo, anche se la società ci illude che sia privilegio di pochi. Mi piacerebbe, inoltre, che i lettori si siano sentiti attratti dalle mie parole e dalle immagini dei miei dipinti qui pubblicati e approfondire sul sito che ho indicato e condividerlo con amici e parenti: lo troverei bellissimo e gratificante.

Elena Bindi

https://www.facebook.com/profile.php?id=100011480701715

Andrea Giostra

https://www.facebook.com/andreagiostrafilm/

https://andreagiostrafilm.blogspot.it

https://www.youtube.com/channel/UCJvCBdZmn_o9bWQA1IuD0Pg

 

 

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