Irpinia, 40 anni fa il terremoto: oltre 3000 morti e ferite ancora aperte

È domenica 23 novembre del 1980 e sono ore 19.36. Una forte scossa della durata di 90 secondi colpisce un’area vasta oltre 17 mila chilometri dell'Italia meridionale. Le province più colpite sono quelle di Avellino, Salerno e Potenza. Alcuni dei paesi vicini all’epicentro, tra cui Lioni, Santomenna, Laviano e Muro Lucano, sono quasi rasi al suolo. La violenza del sisma, conosciuto con il nome di "terremoto dell'Irpinia", si abbatte su piazze, strade, case e abbatte campanili, chiese, ospedali.

Oltre 3000 morti e ferite ancora aperte

Le ferite anche materiali inferte 40 anni fa dal sisma - come ha ricordato Papa Francesco all'Angelus - "non sono ancora del tutto rimarginate" e negli anni varie iniziative, "con gemellaggi tra i paesi terremotati e quelli del nord e del centro", hanno accompagnato il "faticoso cammino della ricostruzione". La solidarietà nata da quel disastro si unisce oggi al ricordo di quella drammatica pagina di dolore e sofferenza vissuta nel 1980. Il terremoto ha sorpreso tragicamente chi si trovava a casa di amici o parenti, nel bar della piazza, in chiesa per la Messa vespertina, in auto sulla via del ritorno verso casa. Il bilancio è pesantissimo: quasi 3 mila morti, più di 8 mila feriti, 77 mila case distrutte e 300 mila senzatetto. Complessivamente i comuni colpiti sono 687 (542 in Campania, 131 in Basilicata e 14 in Puglia). È la più grave catastrofe dei tempi moderni in tutto il Mezzogiorno d’Italia, dopo il sisma di Messina all’inizio del Novecento. L’allora presidente della Repubblica italiana, Sandro Pertini, si reca nei luoghi della tragedia. Dopo essere rientrato a Roma, in un discorso rivolto agli italiani, denuncia con forza il ritardo e le inadempienze dei soccorsi.

Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano, Vatican News, 22 novembre 2020.

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