Mattina del 27 gennaio 1920, inverno nordico, a Montparnasse, Parigi, le serrande di tutti i negozi e locali pubblici abbassate, quantità di gente assiepata sui marciapiedi, commozione sui volti: il feretro si dirige verso il cimitero Père Lachaise: il corteo è iniziato all’ospedale della Charité, l’ospedale dei poveri di Parigi, dove è stato trasportato due giorni prima, già in coma, da un paio di amici che ne conoscevano la terribile situazione, sua e di Jeanne, la compagna: stiamo parlando di Amedeo Modigliani, l’artista, morto tre giorni prima, il 24, angosciato e disperato e, anche, alcolizzato e tisico. Anche se, in vita, non molto considerato dalla comunità artistica a causa dei suoi eccessi e della sua permanente ristrettezza di mezzi, del continuo stato di ebbrezza, dello spettacolo dei suoi disegni in cambio di un bicchiere di qualche cosa e delle sue plateali stravaganze canore e poetiche: ora in questo triste momento della sua fine, tutti gli sono vicini, consapevoli di aver perso un uomo fuori del comune, a dispetto delle sue eccentricità e miseria, un artista autentico. Le spese per il funerale furono coperte da una colletta di circa, le cronache, 1400 franchi dell’epoca, organizzata da due amici artisti, Chaim Soutine e Moise Kisling, anche ebrei.
Jeanne,
la compagna, di ventidue anni, incinta di nove mesi, già madre di una bimba, dal fratello fu accompagnata dai genitori che,
cattolici osservanti, avevano sempre ostacolato e osteggiato la relazione con
Modigliani non solo perché squattrinato e senza una casa e senza un avvenire, quanto perché ebreo. Il giorno dopo la morte
dell’amato, Jeanne, affranta e disperata, si butta giù dal quinto piano dove abitavano i
suoi, col figlio in grembo.
Pur
se con ritardo abbiamo voluto ricordare la tragica conclusione della esistenza
terrena di questo grande dell’arte perché
ne abbiamo voluto richiamare alla memoria i legami, diretti ed indiretti, col
mondo ciociaro che qui andiamo a ricordare. Allorché arrivato a Parigi prese
lezioni di modellato all’Académie
Colarossi, scuola privata forse la più importante e antica, fondata parecchi anni prima da Filippo
Colarossi, modello, da Picinisco: qui
aveva studiato anche la futura compagna Jeanne.
Grande
la sua sfortuna, feroce il suo destino: tre giorni dopo la sua morte, il 27 gennaio
1920, giorno del corteo funebre, in altra parte della città il suo primo mercante, da lui eternato in un
quadro intitolato Novo Pilota e cioè Paul
Guillaume, inaugurava la mostra di arte moderna, la prima nella storia dell’arte con prsentazione di
Guill.Apollinaire e vi esponeva quattro opere di Picasso, dodici di Modigliani,
5 di Matisse e una rarissima di De Chirico: le opere di Matisse erano il quadro ‘Le tre sorelle’ oggi al Museo
della Orangerie che illustrano Loreta,
Rosa e Elena Arpino, modelle della Valcomino e le sculture in bronzo per le quali
aveva posato un altro modello pure della Valcomino, Cesidio Pignatelli.
Quando
davanti ai caffè e luoghi pubblici di Montparnasse
Modigliani ogni tanto tirava fuori dalla tasca un foglio di giornale e
apertolo, iniziava a decantarne la bellezza e le qualità: si trattava dell’immagine del ‘Ragazzo
col panciotto rosso’ di Cézanne che illustrava un ciociarello pure della
Valcomino. Le vie di Montparnasse che maggiormente frequentava e dove anche
periodicamente aveva la sua stanza e il suo studio, erano la Rue de la Grande Chaumière dove era anche la sede
principale dell’Académie Colarossi e, vicino, la Rue Campagne Première dove al n.3 si trovava Chez Rosalie, una piccola trattoria tenuta da Rosalia Tobia, con addentellati di Picinisco, una volta acclamata
modella di Bouguereau che ci ha
lasciato qualche suo nudo fragoroso.
Rosalie, sessantenne, amava filialmente molto il bel Amedeo e
in qualche modo lo proteggeva: era
abituata a vederlo nel suo locale con
belle donne. E accettava, pur se non con molto
gradimento perché li considerava
‘scarabocchi’, i disegni che l’artista le dava in pagamento, sicuramente
qualche centinaia: Rosalie li usava per
la toilette o per accendere le fornacelle o quale pasto dei topi! Quando veniva
trovato ubriaco davanti alla Closerie des
Lilas o davanti alla Rotonde,
caffè mitici dell’epoca oggi ancora sui
luoghi, gli amici lo trascinavano da
Rosalie e lei gli preparava un giaciglio nel retrobottega in attesa che
passasse la sbornia, poi un piatto di tagliatelle e un bicchiere di chianti.
Rosalie, l’umile modella di Picinisco, è personaggio integrante e costitutivo della
esistenza di Amedeo Modigliani. La mostra di cui sopra segnò l’inizio della gloria: già nei giorni successivi numerosi
mercanti soprattutto e anche collezionisti passavano da Rosalie per comprare opere dell’artista: enorme il
suo disappunto per non aver conservato
nemmeno un disegno!
Un
altro fatto che ci giustifica a tale commemorazione
del grande artista è che la Rotonde,
il famoso caffè dove anche amava sedere
e ubriacarsi, e che, si dice, oggi è anche il locale preferito di Macron, è a pochi metri dalla grande scultura di Balzac realizzata da Rodin : il volto di Balzac è quello dalle
guance rugose e corrose e dalle occhiaie
incavate e la chioma al vento, di Celestino,
modello della Valcomino.
Un
paio di anni fa un quadro di Modigliani, quale nemesi! è stato venduto per
oltre centosettanta milioni di dollari, il quadro più costoso! E una sua
scultura acquistata, appena terminata, da un pittore inglese in viaggio di
nozze a Parigi, al prezzo, si racconta, di un fiasco di vino, è stata venduta
tre o quattro anni fa a Londra per settantasette milioni di sterline!
Una
volta a Parigi, non si manchi di andare al Père Lachaise e posare un fiore
sulla tomba dove ora giace in pace con Jeanne.
Michele
Santulli