Luca Lucchesi regista di "A Black Jesus" girato a Siculiana "luogo magico che parla a tutti noi". L'intervista di Fattitaliani

Stasera a Siculiana alle ore 21 in Piazza Umberto I verrà proiettato il docufilm di Luca Lucchesi "A Black Jesus". Nel corso della serata sarà conferita la cittadinanza benemerita al regista, nonché la Cittadinanza Onoraria al produttore Wim Wenders e al protagonista Edward Zorabak. 
Il 3 maggio a Siculiana tutta la comunità si ferma: è la festa del SS. Crocifisso e la statua del Cristo nero viene portata in processione per le strade del paese fra la devozione e la commozione dei partecipanti. La "vara" è pesantissima e chi la sorregge porta al collo un fazzoletto rosso. L'incontro con un giovane immigrato offre al regista Luca Lucchesi, nato a Siculiana e residente a Berlino, lo spunto della realizzazione e narrazione del documentario "A Black Jesus" (trailer). L'intervista di Fattitaliani al regista. 
Le foto e il trailer del film trasmettono già una forte emozione: come è nato il progetto?

Il progetto è nato dal desiderio di raccontare il paese di mio padre, Siculiana. Nel 2017, quando mio padre è morto, fu naturale per me mettermi in viaggio da Berlino, dove vivo da 12 anni, e ritornare alle origini.

A Siculiana ho trovato come una bolla, una comunità sospesa. E dentro questa bolla si riuscivano a intravedere tutti i problemi e le sfide dell’Europa di oggi. È stato sorprendente: più mi allontanavo dal centro d’Europa, più erano densi i temi europei.

La figura del crocifisso nero è subito diventata centrale nel film. Un simbolo enorme, attorno al quale si sviluppa la trama del film. O per meglio dire, visto che si tratta di un film documentario, attorno al quale la vita di questa comunità tutta si svolge.

Luca Lucchesi

I Siculianesi come vi hanno aderito e partecipato? Hai notato man mano se durante le riprese hanno cambiato atteggiamento verso la realizzazione del film?

Devo ringraziare innanzitutto due amministratori siculianesi, nonché cari amici, Enzo Zambito e Salvatore Guarragi. Sono stati due compagni fondamentali di questo viaggio.

Ringrazio anche il Sindaco di Siculiana (di allora, ndr), Leonardo Lauricella Grazie alla loro fiducia incondizionata sono riuscito a creare un rapporto con la comunità che ha agevolato molto il mio lavoro. I Siculianesi mi hanno accolto e hanno capito sin da subito quale era la mia intenzione. Penso sopratutto ai miei protagonisti, compresi gli alunni della scuola media, che hanno accettato senza alcun timore e orgogliosi di dare così un contributo fondamentale alla narrazione del loro paese.

Io credo che il paese di Siculiana, grazie a questo film, riuscirà ad affrancarsi da anni e anni di retorica e paura, specie sul tema della migrazione e dell’accoglienza. Avrà modo di guardarsi da un punto di vista nuovo. Lo spero davvero.


Qualcuno ha ammesso che è più facile amare una statua nera piuttosto che una persona di colore?

Chi guarda Gesù, vede spesso solo se stesso. Ma il volto del Cristo non è uno specchio su di noi, secondo me. È una finestra. Una finestra sull’altro. Arrivare a capire questo è un processo lungo, lunghissimo. E un film non basta. Ma la discussione in paese è cominciata. Il dialogo è partito.

Luca Lucchesi

Il centro di accoglienza di Villa Sikania è stato al centro di polemiche e di problemi. Gli ospiti come hanno accolto la tua iniziativa?

Devo a ciascuno di loro tantissimo. Mi hanno insegnato a non avere paura. Mi hanno preso per mano e mostrato la loro vita. Hanno fatto con me quello che non sono mai riusciti a fare con gli abitanti di Siculiana. Dialogare, scambiare opinioni, giocare alla pari. La mia presenza per molti di loro è stata un catalizzatore per finalmente aprirsi alla comunità di Siculiana e cercare un contatto.


E come hai scelto il protagonista?

È stato lui a scegliere me. L’ho conosciuto sotto la vara del Crocifisso, durante la processione del 3 maggio 2018, all’angolo di via Roma con via Canale, la via dove è nato e cresciuto mio padre.

Edward era arrivato solo da qualche settimana dalla Libia. Una storia davvero drammatica la sua. Fissava il Cristo nero e non riusciva a credere ai suoi occhi. Si è avvicinato alla troupe e ci ha chiesto: “Veramente in Europa Gesù è nero?”. È cominciato tutto così. Un miracolo del SS Crocifisso, direi.


Tu siculianese, emigrato in Germania, hai potuto guardare con occhi diversi il tuo paese di origine? hai provato cosa: nostalgia, stupore, frustrazione…?

Nostalgia, stupore, frustrazione. Ma soprattutto voglia di fare qualcosa. Di investire qualcosa di mio. Di contribuire ad un cambiamento positivo. Chi lo sa, magari davvero ci sono riuscito.


Come accade che un film così particolare su un luogo specifico d'Europa possa destare tanto interesse ed essere finanziato dalla televisione pubblica tedesca?

Il tema della migrazione, la deriva populista in Europa, i valori cristiani vissuti in maniera ipocrita… Tutti questi sono temi con cui il pubblico tedesco da tempo si confronta. Inoltre Siculiana nel film non è mai un luogo specifico, ma è un paese universale. Un luogo magico che ha il potere di parlare a tutti noi.

Luca Lucchesi

Che cosa ti fa provare il fatto che sia prodotto da Wim Wenders?

Essere prodotti dalla stessa casa di produzione de “Il Cielo Sopra Berlino” o di “Pina” è motivo di grande orgoglio. Ma anche di grande responsabilità! Wim è stato al mio fianco passo dopo passo nella lavorazione del film, dandomi dei consigli fondamentali. Il film sta avendo un grande successo nei festival. È una grande gioia. E che gioia sarà, pandemia permettendo, poter portare Wim ancora una volta con me a Siculiana per la premiere in paese del film! 

Luca Lucchesi

C'è una scena, un passaggio, una frase, un dialogo che rappresenta e riassume in pieno "A Black Jesus”?

Non saprei scegliere una scena in particolare. Il film è un vero e proprio ritratto caleidoscopio, dove ogni elemento ha senso solo in relazione al mosaico narrativo nel suo insieme. E questo penso sia anche il mio modo di vedere le cose. Un paese, una comunità è sana solo se si va avanti tutti insieme, uniti. Giovanni Zambito.

Paolo Indelicato


Le foto: scene del docu-film

Fattitaliani

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