Lo spettacolo è stato riproposto in ogni stagione teatrale sino ad oggi collezionando oltre 300 repliche in tutta Italia. Come si spiega il particolare successo de “Il Sogno di Ipazia”?
Le eroine hanno sempre suscitato un grande fascino sul pubblico. Probabilmente abbiamo saputo raccontare la storia di Ipazia utilizzando un linguaggio che arriva nel profondo. Credo sia proprio la chiave poetica ed evocativa del racconto, unita alla scelta di coinvolgere il pubblico parlandogli direttamente, a far arrivare le parole con la giusta intensità. A conferma della forza del testo posso dire che il libro che fu pubblicato qualche anno fa è andato presto esaurito e che continuano ad arrivare richieste che purtroppo non possiamo esaudire.
Quali sono per lei gli elementi che rendono sia il testo che il personaggio così attuali?
L'emancipazione femminile è una questione che non si è ancora risolta. E la figura di Ipazia, martire proprio a causa delle sue idee e della sua posizione sociale, incarna alla perfezione questo tema. Inoltre stiamo vivendo un periodo nel quale l'oscurantismo e il poco rispetto per la verità scientifica ci riportano a un altro degli aspetti che hanno portato alla condanna a morte di Ipazia. Ed infine voglio sottolineare il grande messaggio di tolleranza, rispetto e uguaglianza fra i popoli e le diverse religioni, messaggio per il quale Ipazia è disposta a dare la vita, che non può non trovare oggi un momento storico ideale per essere riproposto con forza.
In che modo la Regia di Carlo Emilio Lerici ne valorizza narrazione e contenuto?
Devo dire che il merito principale della regia è stata la scelta di far parlare il personaggio al pubblico, coinvolgendolo nella tensione progressiva che attanaglia Ipazia nel suo ultimo giorno di vita. Oltre a questo la musica pressoché continua a sostenere l'atmosfera, le immagini in continuo movimento che accompagnano Ipazia tra la notte e il giorno, e ovviamente le luci.
C'è un aspetto che La rende specialmente vicina a Ipazia?
Da qualsiasi angolazione vogliamo guardarla, Ipazia è un personaggio che ha vinto, proprio nel momento che è diventata martire. Ognuno di noi dovrebbe e/o vorrebbe sentirsi vicino a Ipazia per sentirsi una persona migliore. Ma proprio per scegliere un aspetto di Ipazia nel quale mi riconosco, direi il rispetto per il prossimo e l'insofferenza verso l'ingiustizia.
Interpretando Ipazia, ha scoperto di sé stessa qualche aspetto inedito o mai approfondito?
In ogni personaggio con il quale ci si confronta si mettono in campo le proprie esperienze e le proprie convinzioni, smussandole e adattandole di volta in volta per meglio entrare in rapporto con esso. E alla fine qualcosa di ognuno di loro ti resta dentro anche inconsapevolmente, per poi magari uscire fuori all'improvviso mentre affronti un altro personaggio, o una discussione con qualcuno.
Oggi, nel mondo, chi potrebbe incarnare un po' Ipazia e quello che rappresenta?
Ci sono state due grandi scienziate come Margarita Hack e Rita Levi Montalcini che avevano Ipazia tra i propri numi tutelari. Ecco, credo che nel mondo scientifico ne possiamo senz'altro trovare di figure analoghe. Ma in realtà ognuno di noi, anche nel suo piccolo, nel momento in cui sceglie di battersi per la tolleranza e il rispetto del prossimo, per l'uguaglianza e la libertà di pensiero, incarna perfettamente Ipazia e il suo grande insegnamento. Possiamo essere tutti come Ipazia. Alla fine dipende solo da noi. Giovanni Zambito.