VINCENZO ADDUCI A FATTITALIANI: IO E LA MUSICA, UNA LUNGA STORIA D’AMORE. L'INTERVISTA

Fattitaliani
Vincenzo Adduci è un giovane cantautore che ha deciso di usare il cognome come nome d'arte e ha appena pubblicato il suo singolo d'esordio intitolato "Parte di me"(Adesiva Discografica), scritto e composto da ADDUCI, con la produzione artistica di Lele Battista e Yuri Beretta. Distribuito da The Orchard. Adduci vi racconta la scoperta di sé, mettendo in luce quegli aspetti dell’io che vengono esiliati nel subconscio e che si finge di non vedere fino a quando non finiscono per prendere il sopravvento. È una canzone d’amore verso se stessi. Il registro grave scelto dal cantautore con piglio da crooner, contrapposto ai ritmi synth pop della base musicale enfatizza gli stati d’animo che il protagonista del brano attraversa in questo processo introspettivo. L'intervista di Fattitaliani.

Bello il nome "Adduci": perché questa scelta?
Grazie! Ho scelto di usare il mio cognome perché questa volta volevo metterci la faccia. Si tratta di un nuovo inizio, anche se non c’è mai stata una fine e questo progetto è di fatto la naturale evoluzione di tutto ciò che ho fatto nel corso degli anni.
Dal singolo "Parte di me" che cosa di te è rimasto fuori e inespresso?
È rimasta fuori la mia parte emotiva nella sua forma esplicita, ma risulterà anche essa pienamente espressa quando l’ascoltatore imparerà a conoscermi meglio, questo succederà grazie alle prossime canzoni. Ho immaginato un percorso per me e per chi ascolta, da fare insieme. Anche io non conosco ancora bene chi c’è dall’altro lato, sono le normali fasi di un rapporto!
L'album che anticipa conterrà altre parti di te? ci sarà un filo rosso?
Sicuramente sì, anche se ci tengo a precisare che non si tratterà di un concept album. Oltre al rapporto tra me e me stesso provo a indagare su quello tra me e gli altri, con un approccio per certi versi simile, ma con un risultato a volte molto diverso.
Quanto il video e la canzone si richiamano l'un l'altro nei contenuti e nella forma narrativa?
Mi piace pensare alla canzone e al video come a due modi diversi di raccontare la stessa storia. La forma narrativa di entrambi ha come minimo comune denominatore un approccio fotografico, ottenendo una composizione per immagini fruibile attraverso differenti strade sensoriali.
Foto di Stefano Venosta
Che cosa ti hanno dato e ti danno le tue tre città: Napoli, Bologna e Milano?
Sicuramente tantissime calorie! A parte gli scherzi, tendo a legarmi poco alle città in sé e moltissimo alle persone. In ognuno di questi posti ho incontrato persone incredibili e sono proprio loro ad avermi reso ciò che sono, nel bene e nel male. Tutte e tre evocano nella mia testa un senso di nostalgia, lo fa addirittura Milano qualche volta quando sono via, sebbene io viva qui al momento.
Ci sono dei riferimenti musicali rintracciabili nelle tue canzoni?
Ce ne sono infiniti! Metabolizzo tutto ciò che ascolto e lo trasformo in un nuovo strumento espressivo, una particolare sfumatura di un determinato colore che entra a far parte della mia tavolozza.
Come è cambiato negli anni il tuo rapporto con la musica?
È come una lunga storia d’amore, ci sono stati momenti di crisi ma ne siamo usciti più forti di prima! Dopo tanto tempo non ha mai smesso di stupirmi e c’è ben poco che io possa dare per scontato. La musica è sempre stata un bisogno primario per me, ma in una precisa fase della mia vita era diventata un’ossessione. Questo, anche se può sembrare romantico in prima istanza, è assolutamente tossico e dannoso su tutti i fronti. Adesso sono tornato a esserne genuinamente affascinato. Giovanni Zambito.

ADDUCI comincia da giovanissimo lo studio della chitarra classica. Dedica la sua vita alla musica e trascorre tutta l’adolescenza e la prima età adulta militando in diverse band tra Napoli (città di origine), Bologna (città in cui si è laureato) e Milano (città in cui vive). A seguito dell’incontro a Milano con i produttori Lele Battista (ex La Sintesi) e Yuri Beretta (ex Genialando), nasce il progetto ADDUCI. Con loro individua una dimensione sonora coerente al taglio cantautorale della sua scrittura e della sua vocalità. Con la pianista Antonietta Ranni ha ideato e portato in giro uno spettacolo piano e voce incentrato sul cantautorato italiano degli anni ’60 dal titolo “Senza fine”. Collabora in veste di chitarrista e produttore a numerosi progetti di amici e colleghi.
Prima foto di Jacopo Rufo

TESTO DELLA CANZONE "PARTE DI ME"
So perfettamente che ore sono 
ma non ricordo più che giorno è. 
Un pomeriggio steso sul divano, 
mi domando poi che male c'è? 
È una mia abitudine 
distruggere il buono che 
c'è in me. 
Forse stenderò la lavatrice, 
non ho più nulla di indossabile. 
Ordinerò una pizza al pachistano 
e prendo due Peroni, una è per te. 
(Che sei irraggiungibile, 
forse è meglio così). 
C'è una parte di me 
che non ha voglia di parlare, 
a questa parte di me 
piace riposare e poi 
mangiare male, simulare 
un attimo speciale 
(più di te). 
So perfettamente dove sono 
ma non ricordo più neanche il perché. 
Tra poco metterò il telegiornale 
così che pensi e parli al posto mio. 
Dice che pioverà: 
perfetto, non uscirò 
da qui.

Fattitaliani

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