Medicina essenziale. Usare in dosi massicce

Fattitaliani
Si apre? Sì, si apre. Forse no! Non lo so. Non distinguo più il reale dall’irreale o dal virtuale che scompare, come una bolla di sapone. Ho freddo e ho la morte alle calcagna. Dovrei dire qualcosa sulla riapertura delle librerie, ma tutto è stato detto. Che dire? 

Ci provo. Manca tutto e i medici urlano disperati. I malati si aggrappano alle loro braccia per l’ultimo saluto. Manca tutto e ho freddo.

Esco in gran fretta, per la prima volta senza paura, nonostante la stretta vigilanza: il tempo è pochissimo perché ho la morte alle calcagna. Giungo alla vetrina illuminata e splendente mentre uno strano facchino, corpulento con chioma bionda, carica montagne di  libri nuovi con la grazia di un colibrì.  In quel momento mi sento sgravato da ogni peso, beato ad annusar la carta e le copertine fresche di stampa. Orfane di occhi e di pensieri, di avide mani e dei silenzi, delle lacrime e dei sorrisi. Orfane del tempo e della mente. Le avrei volute abbracciare tutte. 

Un addetto mi ferma, e mi mostra un ordine categorico: prima di entrare e poter comprare un libro devo dimostrare di aver portato almeno un libro in dono agli infermieri e ai malati e ai medici. Loro prima di tutto. 

“Medicina essenziale. Usare in dosi massicce“.

Questa è la ricetta. Senza questa autocertificazione, la mia andata in libreria è vana.

Non c’è un minuto da perdere. Medicine essenziali ripeto dentro di me mentre corro a casa a prendere quanti più libri posso.

Devo giungere rapidamente all’ospedale con il grande cartone pieno di medicine essenziali.

Vengo catturato dallo sguardo di una dottoressa che mi aveva curato. Quando mi avvicina leggo nel suo sguardo l’immensa sorpresa di vedermi ancora vivo. I suoi occhi alleviano la fatica di quella corsa. Necessaria come l’ossigeno.

Con voce filtrata mi dice:  “c’è la morte, qui, intorno a noi”. 

Come se lo avesse scoperto in quel momento. Ed io ho solo quel momento per dirle la verità. “Non ho paura perché adesso so che li leggerai. Leggerai i miei pensieri e i miei libri e resteremo sempre insieme.  Dai baci e dalle carezze non possiamo discostarci. Non possiamo perder tempo a capire cosa fare. L’istinto spinge i nostri corpi verso la libertà di leggere, un istinto naturale, vitale e primordiale. Non possiamo perder tempo se la morte invisibile affoga le nostre vite. Il resto non conta. Se siamo uomini facciamo silenzio e agiamo da uomini, non da burocrati, non da conformisti o benpensanti. Domani potrebbe essere troppo tardi“.

La dottoressa accoglie i miei libri e mi sorride torna in trincea edio adesso sono felice di uscire dal mio confine e tornare in libreria. 

Fermate gli orologi, offuscate il cielo perché in questo momento solo le parole sono l’ossigeno per chi è rimasto a casa.

Lorenzo Caravella

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