L’insigne
matematico, scomparso a 94 anni, figura esemplare anche in campo politico e
sociale. di
Goffredo Palmerini
L’AQUILA
- Grande emozione ha destato a L’Aquila,
e non solo, la notizia della scomparsa del prof. Serafino Patrizio, deceduto ieri sera nella sua abitazione. Fino ad
un mese fa lo si incontrava regolarmente in città, insieme alla moglie
Pasqualina, alle iniziative dell’Università per la Terza Età, agli incontri
culturali o semplicemente a fare qualche acquisto. Altrimenti era
impegnatissimo come Presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Famiglie
Emigrati (ANFE), egli figura
rilevante - anche a livello nazionale - nell’Ente morale fondato nel 1947 dall’aquilana
Maria Agamben Federici, Madre
Costituente e poi Parlamentare nella prima Legislatura repubblicana.
Serafino Patrizio era nato il 6 novembre 1925 a San Benedetto in Perillis (L’Aquila).
Una volontà ferrea e una determinazione senza pari, sebbene senza mai
allontanarsi dalla “civiltà” contadina nella quale si era formato, Serafino poté
affrontare gli studi molto tardi, in seguito alla prematura perdita del padre
ed alla necessità di occuparsi della sua famiglia. Si preparò privatamente per
prendere la licenza media, imparando il latino da un sacerdote che era parroco di
San Benedetto, le altre materie da un conoscente di famiglia. Dette l’esame per
l’intero triennio. Aveva quasi 20 anni quando s’iscrisse al Liceo scientifico
“Andrea Bafile”, essendone poi allievo modello. Dopo la maturità andò a
frequentare l’Università a Pisa, sostenuto
negli studi dalla amata sorella Anna e dai proventi del suo lavoro, precettore
in un Convitto a Pontedera.
Laureatosi
brillantemente in Matematica, aveva messo in mostra uno straordinario talento
per il mondo dei numeri e della scienza. Il prof. Alessandro Faedo, all’epoca
titolare della cattedra di analisi nell’ateneo pisano, avrebbe voluto che il tenace
aquilano restasse con lui a Pisa a
fargli da assistente. Ma Serafino si sottrasse garbatamente al pressante invito
per rientrare all’Aquila dove, dagli anni Cinquanta fino al 1995, ha insegnato
ad intere generazioni di aquilani, e non solo. Lo ricordano tuttora con grande
affetto e ammirazione diverse migliaia di studenti dell’Istituto Tecnico
Industriale e del Liceo Scientifico, poi dagli anni Settanta del secolo scorso gli
studenti di Matematica, Ingegneria e Scienze dell’Università dell’Aquila, dove
ebbe la docenza. Finanche dopo la pensione egli continuò ad insegnare, per quasi
quattro anni, nel corso di Statistica medica della Facoltà di Medicina e
Chirurgia dell’ateneo aquilano.
Finissimo
matematico, una grande saggezza di vita fortemente intrisa di sottile ironia,
una rarissima capacità di spiegare la scienza matematica anche ai discenti più
refrattari, il prof. Patrizio è
stato davvero un punto di riferimento per i suoi allievi, che lo hanno
continuato a contattare e consultare anche quando erano diventati affermati
professionisti, docenti o alti funzionari pubblici. Serafino Patrizio alla grande padronanza della scienza matematica associava
una cospicua competenza in fisica terrestre, in astronomia, in geografia e nelle
discipline scientifiche in generale. Ha scritto importanti comunicazioni su
riviste scientifiche e pubblicato una decina di testi di analisi matematica,
geometria, geografia generale, adottati dall’ateneo aquilano e da altre
università.
Ha
avuto dunque un ruolo significativo nel mondo della formazione. Non solo come
docente di straordinario valore, ma anche come esperto, membro per conto del
Ministero della Pubblica Istruzione nelle Giurie di concorsi nazionali a
cattedra o in Commissioni di studio nazionali in tema di discipline matematiche
e fisiche. A tanto s’aggiunga poi una consistente assistenza formativa che
continuava a casa sua verso chiunque gli chiedesse un sostegno d’apprendimento,
negli studi o nella preparazione di un esame o di un concorso. Della sua
“scienza il prof. Patrizio è stato sempre un generoso elargitore.
Serafino Patrizio non è stato solo un insigne matematico,
ma anche un saggio amministratore pubblico e un politico nelle file della
Democrazia Cristiana. Storico primo cittadino di San Benedetto in Perillis, sindaco
del suo paese natale per dieci anni, il prof. Patrizio fu poi eletto primo
Presidente dell’appena costituita Comunità Montana di Campo Imperatore e Piana
di Navelli, avviando il nuovo Ente all’approvazione dello Statuto e alle scelte
programmatiche che ne avrebbero segnato per molti anni l’attività progettuale e
amministrativa. Presidente per due mandati, guidò pure l’Azienda per il Diritto
allo Studio universitario dell’Aquila e, per alcuni anni, fu anche componente del
Consiglio di Amministrazione dell’IRRSAE.
Notevole
il suo impegno in campo culturale e sociale. Particolarmente attento al
fenomeno migratorio italiano, che lo aveva toccato da vicino in famiglia e nel
paese natale, alla fine degli anni Sessanta, stimolato dell’on. Alberto Aiardi - allora vicepresidente
nazionale dell’ANFE - il prof. Patrizio raccolse l’invito
caloroso rivoltogli da Maria Federici,
fondatrice e Presidente nazionale dell’associazione, ad assumere la Presidenza
provinciale ANFE, che ha conservato fino ad oggi. Della prestigiosa associazione degli emigrati
e delle loro famiglie il prof. Patrizio è stato un caposaldo in Abruzzo e a
livello centrale, ricoprendo incarichi di responsabilità e di assoluto
prestigio, come la Presidenza del Collegio nazionale dei Probiviri che tuttora ricopriva.
Con
l’ANFE dell’Aquila il presidente Patrizio ha organizzato
decine di corsi di formazione e di aggiornamento per insegnanti, per immigrati,
per persone diversamente abili, anche grazie alla preziosa collaborazione della
moglie, prof. Pasqualina Di Giacomo
e di prestigiosi docenti. Numerose le attività di sostegno alle famiglie degli
emigrati, le iniziative culturali, i convegni organizzati. Rilevanti poi le
collaborazioni che ANFE ha prestato
verso la Regione e il CRAM, in assistenza allo svolgimento di programmi formativi
in Italia per studenti latinoamericani con il progetto internazionale “America
Latinissima”. Come pure in collaborazione con la Nipissing University del Canada
per le Summer School organizzate in
Italia dalla prof. Maria Cantalini,
docente di quella università. Infine l’assidua e feconda collaborazione con le
Scuole canadesi del Distretto del Niagara, dov’era direttore generale Angelo Di Ianni, per l’organizzazione dei
numerosi soggiorni formativi estivi svoltosi per molti anni in Abruzzo e ancora con i corsi di lingua
e cultura italiana organizzati per studenti canadesi dalla Dante Alighieri di Hamilton, presieduta dallo stesso Di
Ianni, esponente di spicco nel mondo dell’emigrazione italiana in Canada e già per diversi mandati
componente del CRAM.
Non
va infine trascurato il ruolo che il prof.
Patrizio ha svolto quale presidente provinciale ANFE, dopo il terremoto del
6 aprile 2009, per favorire la ricostruzione della Memoria collettiva degli
aquilani, grazie ai progetti “L’Aquila
3D” e “Noi, L’Aquila”, ideati
dall’architetto inglese Barnaby Gunning
- genero del prof. Patrizio - e realizzati in collaborazione Google Italia, Università e Comune
dell’Aquila. I due progetti hanno portato infatti il primo alla realizzazione d’una
completa ricostruzione fotografica tridimensionale della città grazie a 80mila foto
scattate dopo il terremoto, il secondo ha invece raccolto una corposa dote di testimonianze
storiche e sociali, memorie, ricordi, immagini e video dell’Aquila. Per i due
progetti ANFE è stata responsabile della piattaforma, sulla quale dal 2011
hanno operato sia l’arch. Gunning che sua moglie Lucia Patrizio, con un impegno volontario e gratuito per oltre
cinque anni. ANFE ha provveduto ad
assicurare anche il servizio Infobox in piazza Duomo, assumendone le spese, fornendo
un potente e libero Wi Fi e sei postazioni internet gratuite con tutoring, a disposizione di studenti, degli
aquilani e dei visitatori della città.
Tanto
ancora sarebbe da dire sul “servizio” generosamente reso alla nostra città dal prof. Patrizio. Mi permetto solo d’aggiungere
qualche annotazione personale. Per il significato che ha avuto per me, e per la
mia formazione, la consuetudine degli anni passati con lui nell’ANFE: in
Abruzzo, in Italia e nel mondo. La mia conoscenza del prof. Patrizio risale
agli anni dell’adolescenza, quando giovane studente all’uscita da scuola facevo
qualche “vasca” sotto i Portici. Da allora mi restò impressa la figura d’un
signore curato nel vestire, portamento singolare con cappello a larghe tese e
sigaro toscano tra le labbra, che a quell’ora faceva il suo struscio con l’amico
interlocutore del giorno. Molti anni dopo, condividendo la vita politica nello
stesso partito, lo conobbi come Serafino Patrizio. A differenza d’una
larghissima schiera di aquilani, però, sono tra i pochi che non l’ha avuto come
professore. Da un quarto di secolo ho tuttavia condiviso con lui l’esperienza in
ANFE, dove entrai raccogliendo il suo invito. L’ho conosciuto bene il prof.
Patrizio, molto da vicino. Una bella, straordinaria Persona. Ricca di valori
veri, di autenticità, di abissale lontananza dalle forme. Quanto invece di prossimità
e saldezza nei princìpi di solidarietà umana (e cristiana), di attenzione verso
gli ultimi, di rispetto della dignità umana. Un rispetto ancorato alle radici
popolari e alle origini contadine, delle quali Serafino Patrizio è andato
sempre fortemente orgoglioso. Egli impareggiabile testimone che volontà,
impegno ed amore per la conoscenza, vissuti con l’esercizio del duro sacrificio
quotidiano, possono far raggiungere traguardi di assoluto rilievo. Come è stato
per lui, uomo fattosi da sé, self made
man.
Anche
da lui, dalle storie di tanti emigrati che mi raccontava, è nata la mia
passione per la Storia dell’emigrazione, la sensibilità verso il fenomeno
migratorio italiano. Perché Serafino - nei cui confronti scompariva ogni
differenza di età, egli eterno giovanotto - aveva una rarissima capacità di
raccontare, con dovizia di dettagli e riferimenti, la storia della sua
generazione, le storie delle tante esperienze vissute, le storie della gente
dei nostri paesi, fatte di fatica e sacrifici, le storie della nostra bella città,
L’Aquila: una memoria eccezionale la sua. Lo faceva con un acume particolare,
con rigore, con un’attenta analisi critica, ma senza sussiego. Lo faceva con la
semplicità e l’estrema chiarezza del “contadino”, ma anche con la profondità
del filosofo. Lo faceva con un grande rispetto verso gli altri, senza mai scadere
nel pettegolezzo e nel giudizio, anche quando i fatti e le persone non erano
commendevoli. Era il suo modo di raccontare la vita, che sempre ammaestra, nel
bene e nel male. Ed egli, anche verso le situazioni più “complicate”, con la
sua bonomia sapeva dare esempio di tolleranza e di “misericordia”, abituato a
non puntare mai l’indice giudicante. Perché tutti possiamo sbagliare, tutti
abbiamo bisogno di perdono. In fondo, per i valori morali e spirituali che ha vissuto
nell’autenticità, Serafino è stato piuttosto un “celestino”. Un uomo di pace e
di armonia. Nella scala aquilana delle benemerenze questo gli dovrebbe garantire
di certo la postazione più alta della considerazione. Fosse ancora in vita tra
noi, la sua umiltà lo farebbe invece ritrarre. Ma è proprio questa la considerazione
che egli merita, la più alta, nel ricordo e nell’affetto di tutti gli Aquilani.
Alla
moglie Pasqualina, alle figlie Giovanna (che vive a Milano) con il marito
Antonio Agnifili, Valeria con Ugo Marinucci, e Lucia (che vive a Londra) con
Barnaby Gunning, ai nipoti tutti, le nostre affettuose condoglianze.