di Antonella
Biscardi e Andrea Giostra - Squilla lo
smartphone... Qualcuno risponde... Inizia una conversazione...
Antonella
- Pronto…
Andrea
- Ciao Antonella, sono
Andrea, come stai?
Antonella
- Ciao Andrea, bene!
Tu? Che si dice a Palermo…?
Andrea
- Tutto bene, grazie…
Qui niente di nuovo… La solita routine… Senti Antonella … Ho letto il libro di
Giuseppe che mi hai consigliato. Mi è arrivato il cartaceo proprio ieri mattina,
me lo ha inviato Giuseppe, il tuo amico... L’ho trovato molto interessante e
certamente ha del nuovo rispetto a quello che mi propongono spesso presunti
poeti e presunti scrittori, mediocrità indigeribili... Il linguaggio di strada
che usa e la prospettiva di vita metropolitana, romana sarebbe meglio dire,
vista dal basso, da chi la vive, mi fa associare “er poeta metropolitano”
a una sorta di Bukowski sociale, morbido, gentile ma non troppo… Il suo
linguaggio e il suo stile sono certamente nuovi nella letteratura e nella
poesia italiana contemporanea, che risulta spesso piagnucolosa e nostalgica di
quello che fu il Dolce stil novo che nel Ventunesimo secolo
appare semplicemente patetico…
Antonella
- È vero…hai ragione…
Mi piacerebbe parlare con te dell’uomo Giuseppe che è molto di più di quello
rappresentato da “er poeta metropolitano”
che l’avvicina allo stile bukowskiano per tematiche e non per stile di vita. Giuseppe
è un uomo dalla forte sensibilità, da una pulizia di sentimenti, dal vissuto
diametralmente opposto da quello dello scrittore maledetto. Se sono vicini
nello scrivere, sono lontani nel vissuto anche se Giuseppe è “un uomo di
periferia”. Parlando proprio di “Selfie?
No, autoscatto!”, lasciando a te l’analisi del libro, ti sottolineo tre
argomenti da lui trattati che per me evidenziano problemi sociali e sanitari importanti
in una grande città come Roma, in cui lui vive ma che rispecchia il
macrocosmo, che ritengo vadano affrontate con più approfondimento, anche se a
Giuseppe non manca la capacità di descrizione. E sono il problema
dell’integrazione razziale unito alla tematica dell’inglesismo e da qui il
titolo (usiamo parole straniere e dimentichiamo l’italiano!), la superficialità
e la mancata sensibilità dell’assistenza sanitaria per un malato di tumore allo
stadio terminale ed il tema dell’eutanasia, con una bellissima poesia dedicata
a Dj Fabo.
Andrea
- Quello che dici,
Antonella, esce fuori dirompente dalle sue storie, anche dalla scrittura
secondo me, una scrittura diretta, semplice, vera, popolare… Come ho avuto modo
di dirti altre volte che abbiamo parlato di letteratura e di scrittura, io non
sono un esperto di poesia… almeno non mi ritengo tale! … ma la lettura degli
scritti der poeta metropolitano, delle sue poesie e delle sue tracce
apparentemente scomposte di prosa, mi hanno trascinato a quando adolescente le
poesie le leggevo divorandole… poche
cose mi rimasero di quelle letture mistiche e, per certi versi, di una
fede quasi religiosa… poi conobbi il più grande di tutti, almeno per me, il romanticista
Ugo Foscolo… poeta che amai e ammirai sopra ogni altra cosa per la sua
immensa passione per le donne… e per questo Bukowski… femmine e perdizione…
sete di vita vissuta intensamente… e per questo adesso a Bukowski spontaneamente
associo er poeta metropolitano… per la loro sete di vita che mi colpisce
e riconosco leggendo i loro scritti, dell’uno e dell’altro, malgrado le
avversità che li hanno attanagliati, la sfiga inesorabile si direbbe a
Palermo, malgrado tutto appaia contro, potentemente, irreversibile… e invece,
da questa condizione sociale ed economica che pochi saprebbero sopportare,
viene fuori il genio creativo, la vitalità che nasce proprio da quello che
riteniamo “il male”, “la miseria”, “la sofferenza”… è lì si trova la poesie,
quella vera e vissuta… ed è proprio vero che dal benessere non è mai nato nulla
di buono… Sono le associazioni mentali che sto facendo adesso mentre ti parlo
al telefono… come in un giuoco freudiano… sono il frutto di riflessioni sconnesse
della lettura di questi scritti, che ho ancora calda… li ho finiti di leggere
ieri sera…
Antonella
- È un po’ come di
dici tu Andrea… Le poesie di Giuseppe hanno uno stile forte ma umano e
sensibile. Raccontano le emozioni che prova nel vivere il suo quotidiano. Dalle
forti tematiche delle periferie romane ai problemi sociali. Ragazzo di
periferia, vita difficile, non l’ha mai dimenticata nel diventare uomo. Ha
sviluppato in sé forti sentimenti di amore e ha racchiuso nella costruzione
della sua famiglia tutta la spontaneità, la freschezza e la gioia dell’amore,
dalla moglie che ama da sempre ai suoi due figli. Le difficoltà della vita,
l’hanno portato a raccontarle in modo forte ed incisivo. Ed è qui che il forte
sentimentalismo si unisce a uno stile incisivo quale quello bukowskiano di cui
tu parli. Giuseppe non è un “poeta maledetto” nonostante i temi, ma è un
“poeta sentimentale” che attraverso le sue righe, spinge a credere nella
vita, nonostante i dolori che l’attraversano.
Andrea
- Hai ragione
Antonella… un po’ maledetto lo è secondo me, se scrive in modo così brillante e
profondo dei bassifondi metropolitano della sua città… certo in modo diverso da
Bukowski… i luoghi di cui parla sono quelli in cui vive il popolo, la vera
gente, quella che sa affrontare la quotidianità fatta di sacrifici e di stenti,
di privazioni e di difficoltà anche nell’ottenere le piccole cose dovute… i
cosiddetti diritti di cui tutti si riempiono la bocca… diritti… ma poi sti
diritti è difficile averli… come per esempio quelli dell’assistenza sanitaria
negli ospedali, dove per fare un esame importante devi aspettare mesi… o quelli
dei piccoli servizi pubblici nelle grandi metropoli italiane, come Roma... Poi
è vero che è sentimentale, e questo ti rimane dentro quando finisci di leggere
le sue poesie che ti prendono e ti fanno riflettere. Sentimentale e maledetto
nel senso moderno del termine, di chi vive la vera realtà e mai la finzione dei
social o di internet. Quello che posso aggiungere der poeta
metropolitano e delle sue poesie dissacratorie, è che queste poesie appartengono
a tante persone che vivono una vita fatta di incertezze, di precarietà, di
incognite quotidiane, di sofferenza, di malattia, ma anche di tanta fede nel
proprio talento, nella propria voglia di vita, nella capacità di sopportare
fiduciosi la precarietà momentanea… E poi i suoi scritti non hanno nulla a che
vedere con tutta stà patetica “poesia accademica” che gira sui social
a piè sospinto, che viene elogiata da club di cuori solitari, che viene
premiata da concorsi farsa in cui si alternano i riconoscimenti reciproci… tu
premi me così poi io premio te… insomma, qualcosa del genere… patetico…
patetici sti poeti presunti… pochi quelli davvero bravi… pochi e rari… parliamo
di scritti che nessun vero poeta definirebbe poesia, che sono senza energia,
senza slancio, senza vitalità, senza sofferenza, senza dolore vero, se non
immaginato e privo di frustrazione… insomma, no fire or madness!… niente
fuoco o pazzia direbbe Bukowski… e se non c’è fuoco e non c’è pazzia che poesia
è? Er poeta metropolitano ha fuoco e pazzia, non c’è dubbio, e il fuoco
e la pazzia per certi versi generano il genio…
Antonella
- Giuseppe è
poliedrico, passa dalla poesia alla prosa, dal teatro al web series. Ed
è di questo che ti voglio parlare, del Giuseppe nascosto ne “I sotterranei”
dove si isola dal mondo per non assorbirne le sofferenze. Qui esce la sua
ironia, la sua spontaneità e la positività nell’affrontare le difficoltà.
Questa è la tematica della sua web series, in cui con un amico, chiusi
in un sotterraneo, osservano il mondo. E
nonostante siano tentati di uscirne, non ne escono!
Andrea
- Sì, è vero… La
stessa ironia e lo stesso sarcasmo che usava sempre Bukowski in tutti i suoi
scritti, poesie e romanzi. E da questo punto di vista la vita di Giuseppe è
certamente interessante come le sue poesie, come le sue prose… e per tornare a Bukowski,
a questo proposito diceva che: «Nei tempi andati la vita degli scrittori era
più interessante di quello che scrivevano. Al giorno d’oggi né le loro vite né
quello che scrivono è interessante». Oggi tutti si sentono poeti e
scrittori ma scrivono delle minchiate che farebbero rabbrividire i
nostri grandi scrittori e poeti italiani che hanno fatto la storia della
letteratura dell’Occidente. Ma tant’è! Io mi leggo i classici, qualche autore contemporaneo,
ce ne sono bravi ma sono veramente pochi, e adesso anche er poeta
metropolitano. Comunque sia, a proposito di questa recensione che dobbiamo
scrivere insieme su questo libro, cosa scriviamo? Io non ne ho la più pallida
idea, se non quello che ti sto dicendo adesso! Non è che possiamo scrivere
queste cose? Giusto? Scriviamo che è un bel libro, che è interessante, che si
legge con facilità, e invitiamo tutti a comprarlo. Non possiamo dire la verità,
non possiamo dire che lo abbiamo letto tutto d’un fiato e che la lettura ci ha
rapito… nessuno ci crederebbe… perché tutti quelli che scrivono recensioni
fanno così... leggono qualche pagina e poi scrivono bellissime parole, uguali
per tutti i libri che leggono… Lo facciamo pure noi? Senza entrare troppo nei
particolari di originalità della scrittura e delle sue storie di periferia
metropolitana, di scantinati, di vita vista dal basso verso l’alto, e non al
contrario… Vediamo se funziona. Forse
funziona. Vediamo…
Antonella
- No, no, no, no…
proprio perché è un amico noi diciamo la verità. Giuseppe scrive di pancia,
senza pretese di grande scrittore o poeta, conoscendo i propri limiti, la
propria cultura, la propria esperienza. E proprio perché è un uomo normale, più
sensibile degli altri (forse), se qualcuno desidera immergersi nella normalità
di forti tematiche esistenziali può essere interessato a leggerlo. Speriamo che
funzioni. Ciao Andrea. Ci sentiamo presto.
Andrea
- Va bene Antonella…
facciamo così, come dici tu. Aspetto la tua mail… A presto allora. Ciao…
fine della
telefonata…
INTERCETTATA DA
IGNOTI E PUBBLICATA ONLINE SENZA AUTORIZZAZIONE DEI PROTAGONISTI! MA SARÀ DAVVERO
COSI’!? … CHI LO SA!? MA INTANTO, SE SIETE ARRIVATI A LEGGERE FIN QUI, ADESSO
SAPETE CHI È “ER POETA METROPOLITANO” DE ROMA… E QUESTO È QUELLO CHE IMPORTA… E
SE AVETE LETTO QUESTA CHIACCHIERATA RUBATA DA IGNOTI, CERTAMENTE LEGGERETE IL SUO
LIBRO… PERCHÉ LA CURIOSITÀ ADESSO C’È E SI SENTE… BUONE LETTURE…
Giuseppe Mincuzzi,
“Selfie? No! Autoscatto!”, Lulu.com ed., 2019
Antonella Biscardi
Andrea Giostra