Teatro, Luigi Tabita novello Frankenstein in “Arsenico e vecchi merletti”: i premi ti danno un grande slancio in più. L'intervista di Fattitaliani

Dal 7 gennaio arriva al teatro Quirino di Roma il mitico testo di Joseph Kesselring “Arsenico e vecchi merletti” con la regia di Geppy Glejieses.
Nel ruolo delle protagoniste, le indimenticabili zie assassine Martha e Abby, ci sono Annamaria Guarnieri e Giulia Lazzarini e nel ruolo dell’antagonista, il nipote pluriomicida Jonathan, l’attore siciliano Luigi Tabita.
Tabita dopo il successo della scorsa stagione con lo spettacolo “la rondine” di Guillem Clua, per il quale ha ricevuto il PREMIO FRANCO ENRIQUEZ 2019 come migliore attore italiano di teatro di impegno civile e una nomination al premio LE MASCHERE DEL TEATRO ITALIANO, torna in teatro con questa nuova sfida interpretativa, rivestendo i panni di un mostruoso criminale accanto alle più grandi attrici del teatro nazionale. Lo spettacolo, che ha debuttato al Napoli Teatro Festival in anteprima, ha già iniziato la tournée con successo a novembre e girerà i più prestigiosi teatri italiani sino ad aprile. Tabita sta riscuotendo ottimi consensi dalla critica e dal pubblico per la sua interpretazione non facile e sicuramente nuova rispetto alle sue precedenti. Fattitaliani lo ha intervistato.
Parlaci un po' della 'mostruosità' del tuo personaggio: in che cosa consiste?
Per questa commedia noir, piena di colpi di scena e di risate, il regista Glejieses ci ha chiesto a tutti sin da subito per la costruzione dei personaggi di non tracciare nessuno percorso psicologico ma di essere delle “stampelle vestite”. E così è stato. Il mio personaggio Jonathan Brewster che scappa dal manicomio criminale è un novello Frankenstein a causa delle molteplici operazioni fatte per sfuggire alla polizia. Jonathan viene descritto nel testo come un personaggio che da bambino torturava il fratello ficcandogli i chiodi sotto le unghie e che mangiava vermi.
Puoi immaginare quanto mi sia divertito nel costruirlo pezzo per pezzo: movimenti legnosi ed inaspettati scatti omicidi, la voce scurissima, una risata demenziale (ride, ndr). Devo fortemente ringraziare il regista che mi ha dato questa possibilità ed aiutato moltissimo a raggiungere questa mostruosità!
Facile calarti nei panni di un criminale?
Jonathan è un criminale ma di una commedia quindi anche se è serissimo ha una leggerezza ed un gusto surreale, sembra uscito dal mondo di Buster Keaton. Mi diverto molto ad interpretarlo, a trasformarmi soprattutto fisicamente. Infatti come vedrete anche dalle foto ho un trucco molto complicato ed ogni sera in camerino davanti lo specchio man mano che mi trucco do vita a questa strana creatura che in fondo ha anche un cuore.
Questo ruolo costituisce un ulteriore passo in avanti nella tua carriera?
Ma guarda oggi è veramente difficile parlare di carriera. Quando ho cominciato io aveva un senso si costruiva tassello dopo tassello oggi a causa del lavoro che è sempre meno non si può fare più carriera. Ho visto super attrici in commedie e teatri che prima loro evitavano come la peste e neanche consideravano... È un periodo molto complicato per il teatro. Il sistema fa acqua da tutte le parti. Ormai è in mano a personaggi scadenti, agli “esperti dei contributi statali” che fanno il teatro solo per un loro tornaconto a scapito di tutto e soprattutto dei lavoratori e delle lavoratrici.
Io sono quasi 20 anni che faccio questo mestiere e sono felice di essere stato chiamato per questo ruolo sia perché è una commedia, ed era da tempo che non ne facevo, e poi perché sto in scena con due fuori serie del teatro italiano come Anna Maria Guarnieri e Giulia Lazzarini dalle quali puoi solo “rubare”(così si dice in gergo) il mestiere e arricchire il tuo bagaglio, quindi in un certo senso sì è un passo avanti nel mio percorso personale.
Il 2019 è stato un anno ricco di soddisfazioni: i vari riconoscimenti oltre a rappresentare un motivo di orgoglio e di stimolo, potrebbero anche in un certo senso suscitare timori e dubbi?
E perché mai timori o dubbi? No, anzi proprio per il discorso che facevo prima della crisi del teatro, avere dei riconoscimenti per il proprio lavoro è molto importante perché ti dà la forza ad andare avanti. In questi anni ho visto molto colleghi e colleghe abbandonare il lavoro e dedicarsi ad altri mestieri, perché il sistema è al collasso ribadisco, se come me non fai parte di famiglie, teatri, o non sei nella cerchia del regista tal dei tali non sopravvivi. Ogni giorno quando mi sveglio mi trovo una motivazione per continuare a fare questo mestiere così necessario ma tanto bistrattato e quindi quando arrivano i premi ti danno un grande slancio in più, ti danno la consapevolezza che stai facendo bene e che qualcuno se ne è accorto.
Cosa ti auguri per il Teatro per quest'anno nuovo?
Mi auguro che il teatro possa liberarsi da tutte quelle persone che lo hanno sfruttato e da quella politica incompetente che lo ha impoverito e mortificato negli anni con scelte e nomine scadenti. Giovanni Zambito.
Foto di scena: Tommaso Le Pera
Fattitaliani

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