«Penso che il talento di uno scrittore sia insito
nella persona. Lo scrittore deve cercare di affascinare i lettori con storie
semplici o complicate, ma allo stesso tempo coinvolgenti»
Ciao Patrizia, benvenuta e grazie per avere
accettato il nostro invito. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori?
Salve, sono Patrizia Floris, sono nata
e cresciuta a Cagliari. Sposata con una figlia e laureata in biologia.
Prestata ora alla scrittura.
Qual è stato il tuo percorso artistico
professionale di scrittrice?
Sempre affascinata dalla lettura, ho provato a
cimentarmi in una disciplina che mi potesse dar modo di esprimere la mia
fantasia.
Chi i tuoi maestri che ti hanno dato di più e
che vuoi ricordare in questa chiacchierata?
La mia insegnante di scrittura espressiva Carmen
Salis.
Recentemente,
settembre 2019, hai pubblicato un romanzo, “E se avessi paura?” edito da “Amico Libro”. Ci racconti come nasce
questo libro e di cosa narra? Cosa dovranno aspettarsi i lettori e quale il
messaggio che vuoi lanciare loro?
Il
libro nasce come un incipit durante il corso di scrittura espressiva, prima
con un breve racconto e partecipando a un concorso letterario, dove mi è stata
conferita un menzione come miglior testo in lingua italiana, e poi come
romanzo. È la storia di un uomo e una donna ai tempi di internet. È un
paradigma calzante di questo nostro tempo che corre veloce e dietro al quale ci
affanniamo. Genera sorpresa e analisi profonda che condurrà entrambi, in
parallelo, a costruire un percorso mentale e fisico diverso da quello atteso. È
una storia che genera curiosità e ansia. Quello che voglio trasmettere ai
lettori è quello di provare a godere di questo viaggio e a fare tesoro dei
singoli dettagli, delle esperienze, degli incontri che determineranno
cambiamento, pienezza e gioia di vivere.
Una
domanda difficile Patrizia: perché i nostri lettori dovrebbero comprare il tuo
libro? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria a comprarlo.
Il lettore, nel
libro troverà una storia vera, vera come sono gli atteggiamenti e i percorsi
che i due personaggi effettuano, sino alla fine, tenendo il lettore incollato
al libro.
Hai in
programma degli appuntamenti pubblici dove presenterai il tuo nuovo romanzo? Se
sì, li vuole elencare ai nostri lettori perché possano venire a trovarti?
Sì. il 20
dicembre 2019 partecipo al Festival Letterario e Solidale San
Bartolomeo, nella sala multimediale in municipio a Monserrato. 31
gennaio 2020 biblioteca comunale Capoterra. Il 21 febbraio 2020
biblioteca comunale San Sperate.
Quali sono secondo te le caratteristiche, le
qualità, il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero
scrittore? E perché proprio quelle qualità?
Penso che il talento sia insito nella persona.
Lo scrittore deve cercare di affascinare i lettori con storie semplici o complicate,
ma allo stesso tempo coinvolgenti.
«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un
romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non
sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una
scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium:
Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October
31-November 6, 1975, pp. 14-16.). Cosa ne pensi di queste parole di Bukowski? In
uno scritto, in una storia, in un romanzo, cos’è secondo te più importante, la
storia (quello che si narra) o come è scritta (lo stile, la narrazione, la
scrittura originale, l’armonia, etc.…)?
Ha ragione Bukowski, quando le
storie più belle sono buttate giù d’istinto, “di pancia” come dice la
mia insegnante di scrittura. Poi lo stile, l’originalità appartengono a ciascun
autore.
«Per scrivere bisogna avere immaginazione. L’immaginazione non si
impara a scuola, te le regala mamma quando ti concepisce. Non ho fatto nessuna
scuola per imparare a scrivere. Ho visto tanti film e letto tanti libri.» (Luciano Vicenzoni (Treviso 1926), intervista di Virginia Zullo, 12
aprile 2013, YouTube, https://www.youtube.com/channel/UCDiENZIA6YUcSdmSOC7JAtg ). Cosa ne pensi delle parole di Vincenzoni, uno dei più grandi e
geniali autori del Novecento italiano?
Vero.
Bisogna essere creativi e avere una bella immaginazione. E ciò è dato dalle
letture e soprattutto la scrittura ruba le storie degli altri. Bisogna saper
ascoltare e osservare.
Oggi
proliferano le cosiddette scuole di scrittura creativa che promettono
agli appassionati di scrittura che hanno l’ambizione di diventare scrittori di
successo, che possono diventarlo se seguiranno i loro consigli e i loro corsi
di formazione. Ma è davvero così secondo te? Charles Bukowski, grandissimo poeta e scrittore del Novecento,
artista tanto geniale quanto dissacratore, a proposito dei corsi di scrittura
diceva … «Per quanto riguarda i corsi di
scrittura io li chiamo Club per cuori solitari. Perlopiù sono gruppetti di
scrittori scadenti che si riuniscono e … emerge sempre un leader, che si
autopropone, in genere, e leggono la loro roba tra loro e di solito si
autoincensano l’un l’altro, e la cosa è più distruttiva che altro, perché la
loro roba gli rimbalza addosso quando la spediscono da qualche parte e dicono:
“Oh, mio dio, quando l’ho letto l’altra sera al gruppo hanno detto tutti che
era un lavoro geniale”» (Intervista a William J. Robson and Josette Bryson, Looking for the Giants: An Interview with
charles Bukowski, “Southern California Literary Scene”, Los Angeles, vol.
1, n. 1, December 1970, pp. 30-46). Qual è la tua posizione in merito?
Infatti io non amo le imposizioni di una regola uguale per tutti. Lo
scrivere è espressione libera di ciascun individuo. Libero di avere un proprio
pensiero.
Quali sono
gli autori che ami di più, che hai letto da ragazza, che ti hanno formata, che
leggi ancora oggi e che ti senti di consigliare ai nostri lettori?
Leggo
autori come Donato Carrisi, Piergiorgio Pulixi, Dacia Maraini, Carver e
altri. Durante la mia giovinezza ho amato Grazia
Deledda, Verga e Boccaccio.
Ti va di
consigliare ai nostri lettori tre autori contemporanei e tre libri da leggere
assolutamente nei prossimi mesi? E perché suggerisci proprio questi? Cosa hanno
di particolare per incuriosire i nostri lettori affinché li comprino e li
leggano?
L’isola
delle anime di Johanna
Holmstrom. Io viaggio
da sola di Maria
Perosino. Che tu sia
per me il coltello di David Grossman. Storie
di donne, tutte e tre con vissuto e problematiche diverse. La prima, finita in
un manicomio per aver ucciso i figli e subisce l’interazione con l’ambiente. La
seconda, la solitudine e l’idea di viaggiare da sola. Una forma di
indipendenza. La terza, un amore epistolare, dove attraverso delle lettere, ne
resta colpita e forse sedotta, creando un mondo privato con chi le scrive.
Nel gigantesco frontale del Teatro Massimo di Palermo, la mia città,
c’è una grande scritta, voluta dall’allora potente Ministro di Grazia e
Giustizia Camillo Finocchiaro Aprile del Regno di Vittorio Emanuele II di
Savoia, che recita così: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano
delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire». Tu cosa ne
pensi di questa frase? Davvero l’arte e la bellezza servono a qualcosa in
questa nostra società contemporanea fondata sulla tecnologia e sulle
comunicazioni social?
Che l’arte
qualunque sia ha la capacità di rinnovare e soprattutto di evolvere un popolo.
E è proprio vero che chi è educato a ciò sarà sempre un passo avanti. La
tecnologia e i social sono importanti per le comunicazioni veloci. Ma
l’arte e la bellezza resteranno per sempre impressi nei libri e in tutto ciò
che le rappresenta.
A cosa stai lavorando in questo momento che
puoi raccontarci?
Ho iniziato un nuovo progetto che per il
momento è solo una bozza e degli appunti sparsi.
Dove potremo seguirti e come vuoi concludere
questa chiacchierata?
A proposito di tecnologia, i lettori possono
seguirmi su Facebook come Patrizia Floris, sulla mia
pagina “Un romanzo, una storia”, e su Istagram
patrizia_floris. Ringraziandovi per l’interesse che avete proposto, auguro a
tutti una buona lettura.
Patrizia
Floris
Amico Libro editore
Andrea Giostra