Intervista di Andrea Giostra - Nel 2019 con “Addio clochard” il regista siciliano Michele
Li Volsi ha vinto il premio “Rai cinema channel” al festival “Tulipani
di seta nera” che lo ha reso famoso nel panorama dei più interessanti artisti
e cineasti della settima arte italiana.
Il suo nuovo cortometraggio, “La
forza di Alice”, del quale parleremo in questa chiacchierata con Michele
e con una delle attrici protagoniste, Milena Gori, è ispirato ad una
storia vera siciliana e tratta tematiche sociali ed umane delicate e molto difficili
da maneggiare artisticamente: la violenza sulle donne, il pregiudizio, lo
stupro, la procreazione assistita. Questa nuova produzione ha già vinto diversi
premi, dei quali parleremo, ed è candidata per il 2020 al prestigioso David
di Donatello per il miglior cortometraggio. Ma eccoci con i nostri
ospiti…
Ciao Milena,
benvenuta e grazie per aver accettato il nostro invito.
Milena:
Ciao Andrea, e un saluto a tutti
voi lettori del magazine, è un piacere essere qui.
Ciao Michele,
benvenuto, come stai?
Michele:
Bene grazie!
Intanto vi
chiedo di presentarvi ai nostri lettori che non dovessero conoscervi. Chi è
Milena Gori e chi è Michele Li Volsi nel mondo italiano e internazionale della
settima arte?
Milena:
Sono nata a Sezze, un paese della provincia di Latina
il 23 ottobre 1982. Ho iniziato con la fotografia sfilando come modella per
abiti da sposa durante le fiere Expo. Tuttavia sentivo il bisogno di cambiare,
così mi sono recata agli studi di Cinecittà per rispondere a un annuncio
per un lavoro di tipo amministrativo. Avendo una fortissima passione per il
cinema e predisposizione al mondo della recitazione ho avuto modo di conoscere Giorgio
Tonti, il grande maestro, attore e direttore della fotografia, che ebbe una
grande svolta nella sua vita lavorativa grazie alla collaborazione nel cinema
con il grande Totò. Egli collaborò con Totò in una decina dei suoi film
e spesso mi raccontava di come il grande attore fosse una persona affabile e
molto umana. Durante questo periodo mi venne dato modo di conoscere il mondo
del cinema da dietro le quinte, studiando e lavorando come segretaria di
edizione e assistente alla regia. Contemporaneamente a questo proseguì il mio
lavoro da modella conciliando posa ed espressività, lavorai a dei progetti
fotografici collaborando con professionisti di grande rilievo, progetti che
sono stati oggetto di importanti mostre fotografiche e pubblicati in diversi
magazine. Tra questi cito, ad esempio, il “The Clown” oggetto di
mostra di livello nazionale a Salerno presso Palazzo Fruscione,
oppure il progetto intitolato “Ipocondria” pubblicato sulla
rivista internazionale “Image Mag”. Nel frattempo, la forte
predisposizione alla recitazione mi ha spinto a seguire un percorso presso l’Accademia
Menandro di Roma durato quattro anni. È stato a seguito della
conclusione di questo percorso, come accennavo prima, che sono stata chiamata a
condurre insieme a Roberto Giacobbo il Kalat Nissa Film festival
internazionale del cortometraggio 2019 e successivamente a
interpretare il mio primo importante ruolo ne “La Forza di Alice”.
A seguito di questa svolta sto per essere impegnata anche in progetti legati
allo spettacolo e alla TV.
Michele:
Sono semplicemente uno che ama
raccontare storie ed anche interpretarle, quando può.
Michele, ci racconti qualcosa della tua
carriera artistica? Come hai iniziato, qual è stato il tuo percorso artistico-professione,
quali i film che hai realizzato?
Michele:
Ho avuto sempre l'amore per il cinema fin da piccolo, poi
crescendo nonostante le varie difficoltà che la vita mi ha posto dinanzi sono
riuscito ad interpretare piccoli ruoli cinematografici, ho frequentato la Scuola
Divento a Palermo per due anni, ho fatto il corso di doppiaggio
e recitazione con Francesco Cavuoto e l'Accademia Teatron (accademia
professionisti spettacolo) con Pino Insegno e Vito Caporale. Ho
realizzato il primo cortometraggio nel 2016/2017 (God's
forgiveness) vincitore come migliore storia al festival Corto
corto mon amour di Cinisi (PA), 2017/2018 (Il
professore e la Ballerina) con il quale in Spagna a Marbella
ho vinto il premio regia, nel 2019 Addio Clochard
vincitore del premio Rai cinema channel al festival Tulipani
di seta nera ed in finale a Los Angeles. Infine La Forza
di Alice anno 2019 in concorsi al Davide di Donatello,
Berlin festival, Tulipani di seta nera, Globo
d'oro, Film Festival della Lessinia, Festival de
Cannes, Cortinametraggio.
Chi sono stati i tuoi maestri, quelli che vuoi
ricordare in questa chiacchierata, che ti hanno forgiato artisticamente e nei
quali ti riconosci nelle produzioni che realizzi e nella tua arte?
Michele:
Pino Insegno, Francesco Cavuoto, Vito
Caporale, Giorgio Albertazzi, Dario Fo, Franco Mannella, Patrizia de Santis,
Giancarlo Giannini, Fioretta Mari, Michele Placido, Alessandro Quarta.
Milena, tu sei una delle protagoniste del
cortometraggio “La forza di Alice”. Ci racconti un po’ della tua
carriera artistica e come sei arrivata a questa produzione cinematografica che
promette benissimo?
Milena:
Ho avuto la fortuna di conoscere Michele proprio al Kalat
Nissa Film Festival, dove lì ricevette il premio “Laboratorio dei
sogni” per il film “Addio Clochard”. La mia carriera
artistica è stata caratterizzata dal mio lavoro di artista visiva in
performance fotografica, che mi ha permesso di essere contattata
dall’organizzazione siciliana del Kalat Nissa Film Festival,
svoltosi per la prima volta ad Agordo nel luglio del 2019. Fu lì
che appunto conobbi il regista e mi si aprirono le porte del cinema.
Chi sono stati i tuoi maestri e chi i modelli,
le star del cinema, ai quali ti ispiri?
Milena:
Per il mio percorso lavorativo e professionale devo ringraziare
innanzitutto Giorgio Tonti, direttore alla fotografia e regista, la mia
formazione e la mia forte passione per il cinema la devo innanzitutto a lui; un
altro grande maestro a cui devo tanto è Emilio Conciatori, famoso
pittore e promotore dell’arte del body painting, purtroppo scomparso da qualche
anno, grazie a lui la mia tecnica espressiva e la mia arte in posa si è potuta
perfezionare; infine Mino Sferra, regista, attore, direttore dell’Accademia
teatrale “Menandro” che mi ha formato a livello di recitazione.
Qual è stato il tuo ruolo ne “La forza di
Alice”? Come hai vissuto artisticamente questa parte e quale le emozioni e
il pathos che hai voluto trasmettere allo spettatore con la tua interpretazione?
Milena:
Nel film io interpreto Andrea, il personaggio più “forte”
e coraggioso all’ interno di una coppia e che riesce a gestire con grande
capacità da un lato il suo ruolo professionale (rappresentato un lavoro pieno
di responsabilità), e dall’altro il suo rapporto sentimentale dando forza alla
persona che ama. Nel corso della storia però si troverà a dover confrontarsi
con i propri errori, situazioni inaspettate che purtroppo possono
caratterizzare le nostre vite e che a volte risultano irrisolvibili. Non è
stato semplice entrare in questo personaggio, perché in gran parte non mi
appartiene. Soprattutto esso richiedeva una esperienza del ruolo, che io non
avrei mai potuto avere (e poi capirete il perché…) pertanto ho dovuto studiare
e soprattutto conoscere persone reali che avessero le sue caratteristiche.
Entrare ed uscire da questo personaggio comportava un apparente squilibrio con
me stessa, che poi grazie alla capacità del regista e della produzione abbiamo
superato insieme e Michele in questo è stato eccellente a guidarmi. Ho cercato
di trasmettere le emozioni di una persona apparentemente perfetta, ma che in
realtà cade in diversi errori da cui scaturiranno delle conseguenze e facendo
emergere anche in lei le proprie fragilità e permettendo così allo spettatore
di scoprirla interamente nel profondo del proprio animo.
Michele, ci racconti come è nato “La forza di Alice”? Quale l’idea di base che ti
ha portato a realizzare questo film e quale il messaggio che vuoi arrivi allo
spettatore?
Michele:
Dall'idea di realizzare un video clip di Maurizio Tommasini
e dalle storie vere raccontatemi da donne. Insieme anche con Claudia Gallo
abbiamo unito le idee e ne abbiamo creato un’unica sceneggiatura. Il messaggio
che il corto lancia è quello ancora una volta di dire basta alla violenza sulle
donne, di accettare l'amore in ogni sua forma ma soprattutto di dire alle donne
che possono farcela perché sono loro le depositare del vero amore quello
materno e anche se vengono piegate dalle vita possono rialzarsi e farcela ad
amare ancora per potere cambiare il mondo.
Chi ha collaborato alla produzione e alla
realizzazione del film? Vuoi raccontarci qualcosa del tuo gruppo di lavoro, dei
produttori e di tutti colori che hanno fin dall’inizio creduto in questo progetto
e lo hanno reso possibile?
Michele:
Claudia Gallo, Maurizio Tommasini, Angela Lo
Iacono, Davide Samperi, Dionisio Apandro, Antonio Scarcella, Lo Meo Giuseppe,
Milena Bianca Gori, Mauro Massimiliano Calandra, Maria Luce Pittalis, Angelo
Russo, Guia Jelo, Coppola Sebastiano, Marilena Piu, Angela Grignano, Lo Cacciato
Loredana, Marcello Randazzo, Manzo Paolo, Salvo Giacalone, Tommaso Bonnici,
Vultaggio, Russo, Frank, Salvo Marchese, il Comune di Valderice.
Dove e quando i nostri lettore potranno vedere
il tuo film?
Il trailer su YouTube ed il corto per il momento
solo ai festival. Dopo i festival verrà proiettato a Valderice (Trapani),
nel luogo dove è stato realizzato.
Abbiamo ricordato nell’introduzione che hai
vinto tantissimi premi cinematografici nazionali e internazionali. Vuoi raccontarci
qualcosa in proposito? Quanti e quali i premi vinti?
Michele:
Premio Rai cinema Channel 2019 al Festival
Tulipani di Seta nera, premio come migliore regia a Marbella
(Spagna), premio come migliore storia e migliore fotografia con Addio
Clochard al Corto corto mon amour di Cinisi (PA) etc..
«L’essenza della forma drammatica è lasciare che l’idea arrivi allo
spettatore senza essere formulata con troppa nettezza. Una cosa detta in modo
diretto non ha la stessa forza di ciò che le persone sono costrette a scoprire
da sole.» (tratto da “Il più grande azzardo di Kubrick: Barry
Lyndon”, di Marta Duffy e Richard Schickel, pubblicato su Time, 15 dicembre
1975). Cosa pensate di questa frase di Kubrick? È davvero così che bisogna fare
nel cinema contemporaneo secondo voi?
Milena:
Kubrick in questa frase vuole intendere che la piena drammaticità
di una scena e di conseguenza di un ruolo che l’attore può interpretare non
andrebbe espressa nella sua interezza, bensì è opportuno lasciar allo
spettatore un alone di suspence; in questo, chi interpreta dovrebbe essere in
grado di farlo, che si tratti di teatro che di cinema. Io, personalmente,
adopero il metodo Stanislavskij dove tutto si fonda sull’approfondimento
della psiche del personaggio e su una sua dettagliata ricerca tra mondo
interiore del personaggio e quello dell’attore. Provo a esternare le emozioni
interiori, drammatiche, rielaborandole a livello intimo e, ove ciò non sia
sufficiente, si lavora con l’immaginazione creando nella mente delle scene che
se vissute nella vita reale mi distruggerebbero. In quegli istanti solo il
regista può “guidarti” e consigliarti l’intensità del dramma che va comunicato.
Michele:
La forma drammatica va formulata in maniera netta.
Chi sono secondo voi tre registi da studiare e
tre film da vedere assolutamente che gli amanti della settima arte non possono
non conoscere? Vi va di segnalarli ai nostri lettori e dire loro quali sono i motivi
di questa vostra scelta artistica?
Milena:
Il primo che citerei è il grande Vittorio De Sica e il film
che consiglierei è il classico del 1960 “La Ciociara”,
film ambientato nel corso del secondo conflitto mondiale dove la protagonista
si troverà a dover affrontare e cercare di superare insieme alla figlia non
solo il contesto traumatico della guerra, ma anche un episodio violento e
scioccante che le segnerà per sempre. Poi cito Gabriele Muccino, uno dei
registi che amo di più. Il film che consiglierei è “Come te nessuno mai”
del 1999 dove vengono messe in risalto da un lato le fragilità dell’età
adolescenziale dei personaggi tra cui il protagonista Silvio Muccino, e
dall’altra parte l’intenzione di emulare i rispettivi padri di famiglia che
hanno vissuto il periodo del 1968 e lottato per una causa e un ideale
partecipando a un importante evento come l’occupazione scolastica per
protestare contro il sistema scolastico. Il tutto viene fatto in una cornice di
linguaggio umile, alla portata di tutti. Per ultimo, ma non per importanza, il
grande Stanley Kubrick e un film a cui sono particolarmente legata, il
classico capolavoro “2001 Odissea nello spazio”; innanzitutto
perché ho avuto l’onore di lavorare come modella in posa con il pittore italiano
che ha creato la locandina del film stesso Emilio Conciatori, poi per il
messaggio che una pellicola di fantascienza del 1968 può trasmettere: in
un futuro imprecisato Kubrick affronta con le vicende del protagonista varie
tematiche di rilievo, lo sviluppo della natura umana e il destino di un uomo
costantemente alla ricerca di sé stesso e della definizione del suo ruolo. Un
capolavoro del cinema che ha ricevuto innumerevoli premi e a cui resto
particolarmente legata.
Michele:
Giuseppe Tornatore (Nuovo
Cinema Paradiso) perché mi sono ritrovato io in quel ragazzino
interpretato da Cascio; Martin Scorsese (Quei bravi ragazzi)
per l'interpretazione di De Niro che è la mia icona attoriale a cui mi
ispiro; Quentin Tarantino (Bastardi senza gloria), perché
ricordo le storie di guerra che mi raccontavano i miei nonni.
Nel gigantesco frontale del Teatro Massimo di Palermo c’è una grande
scritta, voluta dall’allora potente Ministro di Grazia e Giustizia Camillo
Finocchiaro Aprile del Regno di Vittorio Emanuele II di Savoia, che recita
così: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il
diletto ove non miri a preparar l’avvenire». Cosa ne pensate di questa
frase? Davvero l’arte e la bellezza servono a qualcosa in questa nostra società
contemporanea tecnologica e social? E se sì, a cosa serve oggi l’arte e
in particolare l’arte cinematografica secondo voi?
Milena:
L’Arte, nel suo significato più ampio riguarda ogni attività
umana, svolta singolarmente o nella collettività, che conduce alla creatività
ed espressione estetica di qualcosa di unico o comunque particolare. Spesso
poggia su abilità innate o acquisite a seguito di uno studio o di una
esperienza. L’arte è il linguaggio in assoluto più importante nella vita umana
da sempre, perché trasmette emozioni e messaggi solo tramite l’espressività.
Essa non ha epoche esiste da sempre, ovviamente subendo poi nel tempo graduali
trasformazioni e forme. Già gli antichi greci si servivano del teatro (commedie
e tragedie), della musica, dell’architettura, della letteratura; e così nel
corso dei secoli fino allo stile moderno che ha coinvolto tutti dandoci modo di
viverla direttamente. A parer mio l’arte è letteratura, poesia, recitazione,
scultura, pittura, danza, cucina…tutto ciò che è creatività. Credo proprio che
senza l’arte non si possa vivere, io stessa non sopravviverei senza la mia
arte. Essa è l’ossigeno che ti tiene in vita nel campo artistico e io questo lo
vivo nel cinema, che è la carriera che più di tutte vorrei intraprendere.
Michele:
L'arte e la bellezza addolciscono gli animi. L'arte
cinematografica interpreta la nostra fantasia, le nostre paure, i nostri
desideri e la nostra realtà.
Come volete concludere questa breve
chiacchierata? Come volete lasciare i nostri lettori e soprattutto dove
potranno seguirvi?
Milena:
Innanzitutto ringrazio il
magazine e te, Andrea, per avermi dato la possibilità di far conoscere il mio
percorso artistico pregresso e attuale. Vi invito a seguirmi nei miei futuri
progetti artistici e attraverso i miei canali Facebook e Instagram. Inoltre sto
provvedendo a comporre entro quest’anno il mio showreel professionale
cinematografico insieme alla collaborazione di una nota regia italoamericana.
Ritornando a “La Forza di Alice” incrociamo tutti le dita affinché possa
vincere il premio di miglior corto al prossimo David di Donatello 2020!
Michele:
Mi possono seguire sui social
(Facebook ed Instagram). Nella vita bisogna credere fortemente in ciò che si
ama, nei propri sogni e lottare perché questi si realizzino.
Milena Gori
Michele Li Volsi
Andrea Giostra