Buon Natale, gli Auguri di FATTITALIANI tramite la penna di Caterina Guttadauro La Brasca

E’ tornato, come tutti gli anni, il Natale, festa per eccellenza del Cattolicesimo.
Ne viviamo tutti il fascino, da quando bambini l’associavamo al regalo che più desideravamo, ad adesso che ne capiamo il vero valore. Tutto ciò che ci circonda è dipinto con i colori simbolo: il rosso e l’oro. Luci addobbano le strade e le vetrine di ogni negozio. Le tavole si imbandiscono con più cura e le pietanze sono quelle tipiche di ogni regione. Si respira un’aria di festa, ci si saluta più volentieri, ci si ferma a comprare il cartoccino pieno di caldarroste che fumano e profumano l’aria. In ogni famiglia si discute su come, dove e con chi trascorrere la viglia e la giornata del 25. Questo vale per le famiglie, per i genitori, ma anche per chi è solo, perché nella notte di Natale volenti o nolenti ci si sente coinvolti in un evento che abbraccia tutti e parla in maniera misteriosa a tutta l’umanità. Solitamente si sceglie di stare in famiglia per rinnovare la tradizione, lo scambio dei regali, portare nel pomeriggio i bambini al circo. La sera si va alla Messa di Natale, dove si rinnova una nascita avvenuta 2000 anni fa. Purtroppo così, il senso originario di scambiarsi le strenne, di condividere un momento speciale, perde il suo significato per lasciare posto a qualcosa di effimero, un momento che in origine era mistico oggi diventa semplicemente consu-mistico. Ma non si possono non fare delle riflessioni: perché questa bontà emerge solo quel giorno? Perché la condivisione del pasto con la famiglia diventa una necessità, perché ci si ferma a dare un soldino al povero che conosciamo perché non lo facciamo sempre, vedendolo accovacciato lungo le strade che percorriamo ogni giorno? L’esempio e il valore di ogni gesto viene più filtrato e si sente il bisogno di guardare attorno a noi con gli occhi del cuore. Il nostro pensiero, con una ritrovata sensatezza va ai paesi, teatri di guerra, ai giovani partiti e mai tornati, ai bimbi soli, a chi della vita conosce solo la durezza, ai violentati nel corpo e nell’anima. Alcune domande rimangono senza un perché, ad altre si trova il coraggio di dare una risposta che ci coinvolge tutti. E’ la nostra umanità che è contorta e insensibile, è la sete di potere che allontana gli uomini, al punto di vedere nell’altro un nemico. Senza considerare poi che questo particolare periodo dell’anno ci mette di fronte ad aspetti irrisolti delle nostre relazioni con familiari, parenti e amici, che potrebbero generare ansia e tensioni. Il Natale sarebbe come una caramella: la si assapora, la si succhia, si scioglie e qualche istante dopo non rimane più niente. 
Il senso del Natale è esattamente l’opposto di tutto questo. Tante volte ci si domanda: “come posso prendere oggi parte alla nascita avvenuta più di 2000 anni fa”. In tutte le celebrazioni natalizie si canta “Oggi è nato per noi il Salvatore”. Questo “oggi” nella liturgia passa il limite dello spazio e del tempo, il suo effetto perdura, pur nello scorrere degli anni e dei secoli. La nascita investe e permea tutta la storia, rimane una realtà alla quale possiamo arrivare attraverso la ricorrenza liturgica. Se queste feste passeranno e ci lasceranno come ci hanno trovato, vorrà dire che il nostro cuore è distante da Dio. Pertanto viviamo con gioia il Natale che si avvicina, come un evento meraviglioso, il Figlio di Dio nasce ancora oggi. Dio è veramente vicino a ciascuno di noi e vuole portarci alla vera luce, viviamo l’attesa contemplando il cammino dell’amore immenso di Dio, che ci ha innalzati a sé attraverso l’Incarnazione, la morte e Risurrezione del Figlio. Buon Natale a tutti voi che leggete i miei articoli, alla redazione tutta e al Direttore, che mi concede il piacere di scambiare con voi idee, informazioni, pareri su argomenti rientranti, a vario titolo, nell’ambito culturale. AUGURI A FATTITALIANI E AI SUOI LETTORI!!

Fattitaliani

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