(trailer) Sarà in scena allo Spazio Diamante il 7 e 8 Dicembre, TRAPANATERRA ideato da Dino Lopardo, con Dino Lopardo e
Mario Russo. L’emigrato è un naufrago in terra natìa. Quello che ha conosciuto
lo rende estraneo. Quello che sa, e che gli altri non sanno, lo rende più solo.
Nóstos; Algía; Nostalgía; dolore del ritorno. Terra sotto le
scarpe, ai lati del cuore e sulla punta delle ciglia. Sguardo lontano, pensiero
a una zolla che per anni si è vissuta solo con la mente. Itaca portabile, alma
mater sconquassata.
Trapanaterra è un’Odissea meridionale, una riflessione sul
significato di «radice» per chi parte e per chi resta, un’ironica e rabbiosa
trattazione dello sfruttamento di una terra.
“Chi sei? Dove vai? Da dove vieni? Cosa vai cercando? Quando te ne
andrai?” Sembra dire il fratello che è restato a quello che è tornato,
organetto alla mano, alla terra dei padri. Il più piccolo in calosce si
districa tra i tubi gorgoglianti della raffineria. Il più grande quello che è
“scappato”, è un bohemienne che respira di nuovo l’aria di
casa, una casa che forse non c’è più, che è cambiata. Un Paese di musica e
musicanti dove non si canta e non si balla più, nemmeno ai matrimoni. Si può
solo sentire il rumore delle trivelle, la puzza dei gas e il malaffare.
Storie d’infanzia, ricordi di famiglia, canti di piazza e bestemmie: è
l’ultra-locale che diventa ultra- universale.
Tutto è impastato nel dialetto, osso delle storie che s’insinua come la
musica. Inutile arrabbiarsi, o forse no. Qualcuno è partito perché altri
potessero crescere, perché la terra madre non ha i mezzi per alimentare le
speranze di tutti. Ma di chi è il coraggio, di chi resta? O di chi torna?
NOTE DI “REGIA”
“Se non dovessi tornare, sappiate che non sono mai partito. Il mio
viaggiare è stato tutto un restare qua, dove non fui mai”.
Trapanaterra È una ricerca profonda
sulla realtà del mezzogiorno intesa come un costante ossimoro; è un viaggio di
rimpatrio, il resoconto di una famiglia del Sud distrutta da un destino ineluttabile.
Lavoro, corruzione, potere, tradizione, familismo amorale, abbandono e identità
culturale sono gli elementi che fanno continuamente staffetta nel testo.
Due i personaggi, fratelli che si incontrano e scontrano continuamente.
C’è chi è partito alla ricerca di un futuro migliore e chi è costretto a
rimanere. Il fatto di dover fuggire e il fatto di dover restare, sono
sostanzialmente cause di una condizione.
“L’essere rimasto, non è atto di debolezza né atto di coraggio, è un
dato di fatto, una condizione, ma anche l’esperienza dolorosa e autentica
dell’essere sempre fuori posto”.
Sostanzialmente in entrambi i casi si parla di sacrificio, sia per chi
parte, sia per chi resta.
La NOSTALGIA è l’elemento trainante. È stata considerata la malattia e
la follia degli emigrati e quindi del loro mondo d’origine. La parola racchiude
in sé due elementi: il primo è il suffisso algìa, che indica
un dolore, una sofferenza, la parte che precede il suffisso descrive la causa
di quel dolore. Corrado Alvaro descrive la nostalgia come “del ritorno
di uno che non se n’è mai andato”. Quando un soggetto ritorna per
riallacciare il rapporto con le sue radici e scopre un luogo che vessa nel
degrado totale che cosa accade? Le persone a lui care sono completamente
diverse, perché?
Eccomi giunto a un altro elemento fondamentale (arena di questa vicenda
familiare): Il Sud maledetto e il caso ENI. Com’era prima
questa regione e com’è poi diventata? Com’erano i rapporti tra persone che la
abitavano? Si stava meglio oppure peggio?
I protagonisti sono due marionette, due vittime del “sistema” collocati
in una dimensione insolita. In sostanza sono due esseri, “pupazzi” che parlano,
si agitano, agiscono in modo insolito, inverosimile, ma più vero del vero; in
un mondo quasi caricaturale come per sottolineare la brutale e grottesca
verità. Il ligth motiv che lega i personaggi è la terra.
Spesso, quando la tensione si fa alta, il personaggio del Ritornante stempera
gli animi, rifugiandosi nel ricordo dell’infanzia. La peculiarità del teatro di
costruire un mondo parallelo aiuta i bambini a costruirsene uno proprio meglio
vivibile di quello reale e spesso si va avanti per tutta la vita ad accarezzare
questa prospettiva altra, meno gravosa della realtà.
“Più che della mia terra, credo di aver beneficiato del mio habitat e
cioè dei muri, dei soffitti, i suppellettili di casa mia. Ho certamente tratto
vantaggio dalle vigne, dalle siepi, dai vicoli e dai ruscelli; li ho tenuti nel
mio ventre”.
Dino Lopardo
7 - 8 Dicembre 2019
TRAPANATERRA
Ideato da Dino Lopardo
Con Dino Lopardo e Mario RussoMusiche di Mario Russo
Scene di Andrea Cecchini e Dino Lopardo
Luci Giovanni Granatina Dimitri Tetta
Supervisione artistica Matteo Cirillo
Con Dino Lopardo e Mario RussoMusiche di Mario Russo
Scene di Andrea Cecchini e Dino Lopardo
Luci Giovanni Granatina Dimitri Tetta
Supervisione artistica Matteo Cirillo
SPAZIO DIAMANTE
Via Prenestina 230B - tel. 06 27858101
Via Prenestina 230B - tel. 06 27858101
CENTRALINO
OPERATIVO PER INFO E PRENOTAZIONI: lunedì-venerdì h. 12:00/19:00, sabato
h 14:00/19:00, domenica h 14:00/18:00
Orario
spettacoli dal mrtedì al sabato ore 21.00 e domenica ore 17.00
Info e prenotazioni: botteghino@spaziodiamante.it
- WhatsApp 345 9409718
Prezzo biglietti
PROSA Intero
€ 18,00, Ridotto (Universitari, Under 30, Over 65,
Residenti Municipio V) 15 euro
Di
seguito gli orari del botteghino Sala Umberto e Brancaccio
Sala
Umberto:
APERTURA
AL PUBBLICO: martedì-venerdì h. 12:00/19:00 - sabato h
14:00/19:00 - domenica h 14:00/18:00
lunedì
chiuso
La
biglietteria, dopo le 19, resterà aperta fino ad inizio spettacolo per le
operazioni riguardanti lo stesso
Teatro
Brancaccio:
Orari martedì - venerdì h. 11.00/13.00 – 14.00/19.00
Orari martedì - venerdì h. 11.00/13.00 – 14.00/19.00
sabato
h. 14.00 – 19.00 / domenica h. 14.00 – 18.00
lunedì
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Trasporto Pubblico
Con l’autobus 150F, N12 – Fermata Prenestina/Conti
Con il Tram 5 / 14 / 19 – Fermata Prenestina/Conti
Con
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Taxi
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