È inaudito, mai, da nessuna parte, ci si occupa
dell’ampia regione a Sud di Roma o, per maggiore precisione, talvolta se ne
parla e si descrive perfino, ma sistematicamente si menziona qualche esemplare ciociaro appartenente ad una certa
diffusa fauna nazionale oppure peculiarità folkloriche o gastronomiche chissà
dove scovate e null’altro.
Questa regione racchiusa tra Appennini e Mar
Tirreno, il cui confine settentrionale si lascia iniziare a Velletri e a
Palestrina e a Tivoli, fino al Garigliano e che dopo non poche denominazioni
che l’hanno individuata nel corso di
almeno trenta secoli, oggi
comunemente viene connotata col termine
‘Ciociaria’ continua ad essere la regione più emarginata e soprattutto
sconosciuta dell’Italia, dico ‘continua’
perché già pochi anni dopo il fatale 1870, per esempio, una commissione statale di indagine lamentava la evidente e immotivata
emarginazione nella quale era stato
tenuto fino allora il territorio a Sud
della capitale, la nobile ‘Ciociaria’.
Eppure si tratta della regione più antica e più
storicamente connotata dell’Italia, prestando
fede alle leggende e storie che la riguardano, più antica perfino della civiltà
nuragica della Sardegna. Agli inizi fu la terra dei Volsci e degli Ernici e dei
Saniti, poi la Regio Prima di Augusto,
poi, dal Tevere in giù, Latium, poi Campagna di Roma... In questa regione è
nata la storia d’Italia, le vicende della leggenda e dell’epica dei classici è
qui che si sono svolte: Ulisse, Enea, i Volsci, i due fratelli e poi Caio
Mario, Vipsanio Agrippa, Cicerone, Aulo Irzio, Attilio Regolo, L.Munazio Planco,
Giovenale….Qui sono state registrate le prime parole in lingua italiana, qui è
stato stampato il primo libro in Italia, qui è stata scoperta la punteggiatura
e il carattere corsivo, qui parlato e illustrato per la
prima volta nella storia dell’uomo, del valore e dell’etica del lavoro, qui
per la prima volta promosso e diffuso il significato di studio e di istruzione,
qui gettate le prime basi della organizzazione democratica di una comunità e da
qui, da Montecassino, diffuse e fatte conoscere in Europa. Tali conquiste e
realizzazioni in certi libri si chiamano: civiltà!
Qui sono nati i monasteri e cenobi che poi si sono
estesi in Europa e che in molta parte ancora ne costellano i siti originari,
qui da papi ciociari sono stati promossi e sostenuti e incoraggiati i grandi
santi quali San Francesco, San Domenico, S.Antonio, San Tommaso d’Aquino che
hanno fatto e continuano ancora a fare la storia morale e filosofica e
religiosa dei continenti. Qui è nata Roma, su questo suolo sulla riva sinistra
del Tevere, qui Roma ha iniziato la
sua ascesa, qui ha trovato nel corso
dei secoli il suo sostegno e il suo sostentamento, questa è stata dall’inizio
anche la vera e propria sacrestia della
Chiesa.
A che cosa dunque, a quali fatti, imputabile tale
ghettizzazione e perfino segregazione oggi ancora attuali? Ognuno può dare la
sua risposta, tra queste una è sempre ricorrente: imperdonabile ignoranza,
ingiustificabile misconoscenza, dovute a chi, a che cosa?
Quanto più sopra citato è solo un accenno, un embrione
dell’inestimabile giacimento da disseppellire: un patrimonio che, pur senza Caravaggio
e Raffaello e Michelangelo e Leonardo e Tiziano, è sicuramente il più ricco del
Paese.
Oggi in realtà questa regione si presenta, in
aggiunta, frantumata e spezzata nella sua omogeneità e integrità secolari in
quanto divisa in tre province da circa
ottanta anni col risultato, inammissibile e anche esso frutto di crassa
ignoranza imputabile alle pubbliche istituzioni e non solo, che le tre province
si considerano ormai avulse ognuna dall’altra, non si riconoscono, quindi si ignorano i secolari legami e affinità e
comunanze: si è arrivato al punto perfino grottesco che non si conosce più che cosa sia la ‘Ciociaria’, come si chiama e chiamava storicamente la regione che
si abita: in effetti è la provincia di FR a essere divenuta ormai ‘Ciociaria’: le pubbliche istituzioni a
partire dalla Regione Lazio loro stesse seminano e ufficializzano il degrado
cognitivo, basta leggersi i loro siti pubblici: la precarietà ne è il
contrassegno. La stampa nazionale, tutta o in parte, normalmente si crea una
propria configurazione personale da identificare come ‘Ciociaria’, qualche
rivista la circoscrive addirittura nello spazio racchiuso tra Anagni,
Ferentino, Acuto, ecc.!! Non pochi importanti giornali vedono ‘Fiuggi’ o ‘Sora’
in ‘Abbruzzi’ (al plurale! ancora oggi). Senza ricordare
che il pur benemerito Touring Club è fermo a quaranta anni fa e che, in
aggiunta, novelli battisti di oggi hanno fatto uscire dal cappello e
perfino brevettato nuove terre da
scoprire e da investigare!! le “Terre di
Comino” che, grazie a soldi pubblici,
diffondono e fanno conoscere a mezzo di eleganti tabelloni stradali ricchi di
informazioni, senza che nessuno degli
addetti (sindaci e assessori provinciali o regionali, stampa, ecc.) nulla
obiettino.
Paradossale, al contrario, il fatto che altrove,
specie al di là delle Alpi, certe emanazioni ciociare trovano e godono di costante attenzione e riguardo e mi
riferisco in particolare al costume
ciociaro e alle modelle e modelli,
fatti continuamente segno di iniziative e manifestazioni, laddove nella loro terra di origine
altrettanto paradossalmente sono oggi ancora ignorati e sconosciuti, a
detrimento grande della educazione e gratificazione della comunità e, in
aggiunta, a mutilazione di possibili risvolti di richiamo turistico e culturale
oggettivamente impliciti e consolidati in tali soggetti. Si escogitano e
mettono in campo, investendo cifre considerevoli, iniziative e realizzazioni e
strutture che, a parte i tagli di nastro o le inaugurazioni, assolutamente nulla e niente lasciano dietro di loro,
come si vede in giro.
Michele
Santulli