Il mezzosoprano Raffaella Lupinacci a Fattitaliani: l'opera favorisce il contatto tra popoli e culture distanti. L'intervista

Iniziata ad Acri, a Palazzo Sanseverino Falcone, la 12esima edizione del Premio Nazionale “Vincenzo Padula”, organizzato dall'omonima Fondazione: un'edizione particolarmente importante perché si svolge nel Bicentenario della nascita dell’intellettuale acrese. Il tema è La cultura… ponte tra mondi diversi… per compiere il balzo, superare il confine. Al mezzosoprano Raffaella Lupinacci verrà conferito il Premio Persone in Calabria: Fattitaliani l'ha intervistata.
Cosa rappresenta per Lei il conferimento del Premio Nazionale Vincenzo Padula?
È un premio davvero importante. È dedicato ad un poeta di Acri di cui noi acresi siamo tanto orgogliosi. È un premio con una storia decennale ed ogni anno viene attribuito a personalità della letteratura, del giornalismo, del cinema e della scienza. Quest'anno verrà premiato anche Mario Martone, regista con cui ho avuto il piacere di lavorare più volte al Rossini Opera Festival e con lui lavorerò in futuro. Io ritirerò il premio "Persone in Calabria" e sono molto emozionata perchè ricevere un premio nella città in cui sono nata è un punto di onore e di orgoglio. Dedico questo premio alla mia famiglia e a tutti coloro che mi hanno sempre supportata e seguita con affetto.
Ha modo di mantenere frequentemente i contatti con la sua terra?
Sono profondamente legata alle mie origini che costituiscono un punto fermo e mi danno la forza per necessaria per affrontare un lavoro, come il mio, che si svolge spesso lontano da casa. Da otto anni vivo a Bologna, una città che adoro, una città che mi ha accolta con calore e che considero la mia seconda casa. Però, il legame con la mia terra rimane forte, anche dal punto di vista caratteriale: da buona calabrese, sono molto testarda ed tanto nostalgica! 
Il sottotitolo del premio è che la cultura è l'elemento che unisce i popoli al di là delle differenze. Lo si potrebbe dire in modo particolare dell'opera: che ne pensa?
Sono completamente d'accordo. L'opera è diventata e costituisce il principale veicolo di divulgazione ed insegnamento della cultura e della lingua italiana nel mondo e  favorisce, quindi, il contatto tra popoli e culture anche assai distanti. 
Quando ha avuto la chiara percezione che il canto lirico sarebbe stato la sua professione e la sua vita?
Avevo sei anni quando ho iniziato a studiare pianoforte. Poi, ho frequentato il coro polifonico della mia città e all’età di quindici anni mi sono iscritta al Conservatorio di Cosenza per intraprendere lo studio del canto lirico, ma non avevo una consapevolezza reale di quello che sarebbe stato il mio percorso tant'é che mi sono laureata in Lingue e Letterature Straniere. Solo dopo ho deciso di dedicarmi completamente al canto. 
Una vocazione tardiva?
Probabilmente la vocazione già c'era, ma forse non la consapevolezza.  
In che maniera la quotidianità di un cantante viene praticamente influenzata e scansionata dall'opera?
Per quanto mi riguarda, nell'80% di una giornata! Studio tutti i giorni tranne rari momenti di vacanza. Bisogna studiare sempre per essere pronti vocalmente. Anche l'esercizio fisico fa parte della mia giornata: occorre essere in forma per poter gestire le difficoltà fisiche ed il grande dispendio di energia dello stare in scena. Senza contare l'importanza di un'alimentazione corretta... Poi c'è la parte "creativa", quella che mi porta a visitare mostre d'arte e di fotografia, ad immergermi nella lettura, ad andare al cinema o a teatro per ascoltare opere che non canterò mai nella vita... insomma, amo ricercare stimoli nuovi e diversi per migliorarmi sempre ed affrontare più serenamente questo lavoro impegnativo.  
Quali sono stati i suoi impegni più recenti?
A settembre abbiamo ultimato la registrazione di "Enea in Caonia", una rara opera barocca "rinata" grazie ad un gruppo di valenti musicisti. Quest'estate, al Luglio Musicale Trapanese, ho debuttato nel personaggio di Carmen, perfetto per la mia vocalità! Ora sono in una fase di esplorazione di un nuovo repertorio: la voce si sta sviluppando e mi aspettano nuove eroine da far vivere sul palcoscenico. Prossimamente interpreterò Giovanna Seymour in "Anna Bolena" di Donizetti e sarò Rosina nel "Barbiere di Siviglia" di Rossini in occasione dell'inaugurazione del nuovo teatro a Shangai e del Festival di Primavera. Poi ci sono nuovi ed esaltanti progetti che non posso ancora anticipare. Il 22 sera farò un concerto dedicato al Bicentenario della nascita di Vincenzo Padula in duo con un bravissimo pianista  concertista che vive da anni a firenze ma che è di Acri e si chiama Angelo Arciglione.
Se le dico "Alberto Zedda"...
Beh, è stato l'inizio! Il Maestro Zedda è la persona che ha creduto in me in modo che definirei "puro". Senza il supporto di un agente, mi presentai a lui per un'audizione a Pesaro: non avevo mai cantato o messo piede in palcoscenico. Il Maestro mi diede immediatamente fiducia e così ebbi la possibilità di iniziare la carriera di cantante in uno dei festival più importanti al mondo: il Rossini Opera Festival. Il Maestro mi ha insegnato a cercare il senso in ogni nota, in ogni cadenza e ovviamente in ogni parola. Mi ha trasmesso il piacere di fare musica. Il suo ricordo sarà sempre vivo nel mio cuore. 
Ha interpretato più ruoli, più autori. Secondo Lei, quale compositore ha capito più degli altri l'universo femminile?
Questa è una domanda complessa: bisognerebbe nominare tutti i compositori dato che ognuno di loro ha descritto l'universo femminile in modo variegato e pieno di sfaccettature... Mi viene da pensare alla leggerezza di alcune donne rossiniane, al dramma di quelle pucciniane, alla forza delle eroine verdiane... 
C'è un ruolo che Le piacerebbe arrivare a interpretare?
In realtà, ho già debuttato in "Carmen" di Bizet, personaggio da me tanto desiderato per la sua forza vocale e interpretativa. Mi piacerebbe riproporlo sul palcoscenico con una maturità diversa, più profonda. Più che ad un ruolo in particolare, ambirei a diventare un riferimento nel repertorio belcantistico. 
Ha parlato di esigenze registiche impegnative. La svolta più attoriale ed estetica che si nota nell'opera oggigiorno è dovuta più ai tempi in cui viviamo o a velleità di registi?
Il problema è troppo complesso per poterlo risolvere nello spazio di queste righe. Chi va all’opera innanzitutto per sentire, desiderando vedere qualcosa in armonia con ciò che ascolta, ritiene che la regia debba esistere in virtù della musica; questo non significa affatto che si debba sacrificare lo spettacolo alla partitura o che lo spettacolo non sia importante ma ci sono momenti focali della partitura che lo spettacolo non deve intaccare. Peggio succede quando alla partitura viene sovrapposta un’interpretazione attoriale che col pretesto di modernizzarla in realtà la fraintende: quest’eccesso interpretativo è uno dei rischi peggiori! Quindi, dal mio punto di vista, il cantante deve saper interpretare anche attorialmente un personaggio ma non sono d'accordo sullo stravolgimento della trama. Giovanni Zambito.

Premio Padula:
Alla cerimonia di sabato 23 novembre saranno premiati per la Sezione Narrativa, Michela Marzano con Idda (Einaudi); per la Sezione Saggistica Salvatore Silvano Nigro con La funesta docilità (Sellerio); per la Sezione Giornalismo, Corrado Formigli conduttore di “Piazza Pulita”; per la Sezione “Vincenzo Talarico”, il regista Mario Martone.
Fattitaliani

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