Virginia Zullo, giornalista, autore, conduttore,
regista. Intervista di Andrea Giostra. «Non
ho mai amato le strade predefinite, ho sempre solo inseguito le mie
attitudini le mie passioni»
Ciao
Virginia, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Qual è stato
il tuo percorso artistico/professionale che ti ha condotto dove sei
ora?
Non
ho mai amato le strade predefinite, ho sempre solo inseguito le mie
attitudini, le mie passioni. Da bambina mi piaceva la danza classica,
volevo diventare una étoile...
la danza mi ha insegnato la disciplina, la fatica, il senso dello
spazio, del ritmo, dell’armonia della musica. Lasciai per ragioni
famigliari, fu doloroso. Ho fatto poi un percorso molto classico,
liceo scientifico, una laurea in Filosofia in Estetica su Jacques
Lacan e Maurice
Merleau-Ponty sulla questione dell’immagine.
Studiavo nella biblioteca di Villa Mirafiori a Roma, persino nove ore
al giorno, ero come una perfetta impiegata sveglia alle 7,
biblioteca, pausa pranzo - si fa per dire, mangiavo poco o nulla - e
di nuovo studio fino all’ora di chiusura della biblioteca. La
filosofia è stato il primo grande amore dei miei vent’anni,
seguivo poi contemporaneamente i corsi di storia e critica del cinema
di Orio Caldiron nella
mitica aula 1 della Sapienza, feci tre annualità ed una tesina su
Cinema di Ingmar Bergman.
Insomma, arte, cinema e filosofia erano il mio pane quotidiano e
diciamo che oggi a quel pane ho aggiunto qualche ingrediente in più,
ma il mio lavoro non è altro che la risultante di ciò che ho
cominciato ad amare sin dall’adolescenza. Per esempio, dopo il
liceo, mi iscrissi un anno all’accademia di belle arti perché amo
dipingere...
Chi
sono i tuoi modelli e chi sono stati i tuoi maestri che vuoi
ricordare in questa intervista?
Emilio
Garroni il mio professore di Estetica
all’università, il mio professore di italiano alle medie,
Guidacci. Poi
l’incontro con il pensiero di Jacques Lacan
un maestro assoluto... Per il cinema un grande maestro è stato per
me Luciano Vincenzoni.
Chi
sono secondo te i più bravi registi nel panorama internazionale e
nazionale? E con chi di loro ti piacerebbe lavorare e perché?
Un
grande regista italiano vivente è Dario
Argento.
E
gli autori/scrittori?
Sono
tanti, troppi, sono una vorace lettrice, ho letto quasi tutti i
classici della letteratura italiana e mondiale. Certo, ho una
predilezione per Louis-Ferdinand Céline
e per i poeti. Della letteratura italiana prediligo i poeti non i
romanzieri dove eccelsi sono i francesi. Amo Montale,
Ungaretti, Alda
Merini, una voce femminile meravigliosa. Ho
un amore imperituro poi per Carmelo Bene,
sintesi suprema di una certa genialità irripetibile che è oltre il
teatro, oltre la regia, oltre la mise-en-scène,
insomma, un uomo che incarna L’opera d’arte
totale....
«La sceneggiatura è il genere di scrittura meno
comunicativo che sia mai stato concepito. È difficile trasmettere
l’atmosfera ed è difficile trasmettere le immagini. Si può
trasmettere il dialogo; se ci si attiene alle convenzioni di una
sceneggiatura, la descrizione deve essere molto breve e telegrafica.
Non si può creare un’atmosfera o niente del genere…»
(Conversazione con Stanley Kubrick su 2001 di Maurice Rapf, 1969).
Cosa ne pensi delle parole di Kubrik sulla sceneggiatura? Quanto è
importante la sceneggiatura per la realizzazione di un’opera
cinematografica, un corto, un documentario?
La
scrittura, come insegnava Akira Kurosawa,
è tutto in un film, Alfred Hitchcock
riteneva che un film una volta scritto è finito… parliamo
ovviamente di un cinema d’autore di grande qualità. Citi Stanley
Kubrick, lo adoro, credo di aver visto
Arancia meccanica
almeno venti volte, un genio assoluto che ha saputo dominare lo
spazio filmico in ogni sua componete, musica, fotografia, scrittura,
regia... insuperato ....
«Il
cinema deve essere spettacolo, è questo che il pubblico vuole. E per
me lo spettacolo più bello è quello del mito. Il cinema è mito».
Sergio Leone (1929-1989). Cosa pensi di questa frase detta dal grande
maestro Sergio Leone? Cosa deve essere il cinema, e oggi la TV in
streaming, per chi lo crea e per chi ne gode da spettatore?
Sarebbe
bello trasmettere e far comprendere queste parole di Sergio
Leone ai cineasti di oggi, sono cresciuta con
i suoi film da bambina, li guardavo con mio padre che ne andava
matto. Amo il cinema di Leone e, dici molto bene, lui aveva accolto
la dimensione del mito...
Perché
secondo te oggi il cinema è importante? Qual è il suo valore
culturale e sociale?
Il
cinema, ma parliamo del cinema d’autore, come la grande
letteratura, se ben scritto e ben fatto, ha un valore prima ancora
che culturale, di emancipazione ed educazione. Dovrebbe diventare
materia di studio sin dalla scuole medie.
Nel gigantesco frontale del Teatro Massimo di
Palermo, la mia città, c’è una grande scritta, voluta dall’allora
potente Ministro di Grazia e Giustizia Camillo Finocchiaro Aprile del
Regno di Vittorio Emanuele II di Savoia, che recita così: «L’arte
rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove
non miri a preparar l’avvenire». Tu
cosa ne pensi di questa frase? Davvero l’arte e la bellezza servono
a qualcosa in questa nostra società contemporanea fondata sulla
tecnologia e sulle comunicazioni social?
Diceva
qualcuno, più autorevole di me, parlo di Fëdor
Dostoevskij, che: la bellezza salverà il
mondo. È una frase inflazionata, ma mi piace credere che il bello
possa condurci al bene e all’armonia. Lui fu portato per il suo
profondo ateismo a trovare nella bellezza una speranza... Mi piace
citare Hegel: L’arte
è la domenica della vita, che vuol dire quella sintesi dello
spirito, la congiunzione delle antitesi in una sintesi superiore...
un sogno forse, un Etica alternativa a quella proposta della
religione. Datemi pure dell’esteta gelida ed edonista... non mi
offenderò...!
Quali
sono secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve
possedere chi scrive per essere definito un vero scrittore, un vero
autore? E perché proprio quelle qualità?
Prima
di tutto il talento, o c’è l’hai o non c’è l’hai, poi,
certo, serve un pizzico di follia e lo stile, puoi scrivere tomi
interi, arrivare primo al premio strega, ma solo chi ha stile resta
eterno. Mi piace spesso dire che leggo solo i morti perché solo i
così detti classici hanno superato la morte e dunque sono eterni, e
se devi passare del buon tempo, meglio passarlo con l’eterno
che con l’effimero
presente...
«Non
mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo.
Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano.
Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un
romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù
e questo è quanto. Io la penso così.»
(Ben Pleasants, The Free Press Symposium:
Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”,
October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.). Cosa ne pensi di queste
parole di Bukowski? In uno scritto, in una storia, in un romanzo,
cos’è secondo te più importante, la storia (quello che si narra)
o come è scritta (lo stile, la narrazione, la scrittura originale,
l’armonia, etc.…)?
Ho
letto molto Bukowski,
ha una scrittura pungente, folgorante, isterica, uno stile
trasgressivo e sofisticatissimo, una velocità nel descrivere il
dettaglio, mi piace molto.
«Per
scrivere bisogna avere immaginazione. L’immaginazione non si impara
a scuola, te le regala mamma quando ti concepisce. Non ho fatto
nessuna scuola per imparare a scrivere. Ho visto tanti film e letto
tanti libri.» (Luciano Vicenzoni
(Treviso 1926), intervista di Virginia Zullo, 12 aprile 2013,
YouTube, https://www.youtube.com/channel/UCDiENZIA6YUcSdmSOC7JAtg
). Cosa ne pensi delle parole di Vincenzoni,
che hai intervistato qualche anno fa? Oggi proliferano le cosiddette
scuole di scrittura creativa
che promettono agli appassionati di scrittura che hanno l’ambizione
di diventare scrittori di successo, che possono diventarlo se
seguiranno i loro consigli e i loro corsi di formazione. Ma è
davvero così secondo te?
Penso
esattamente ciò che pensava Luciano...
Gli
autori e i libri che secondo te andrebbero letti assolutamente quali
sono? Consiglia ai nostri lettori almeno tre libri e tre autori da
leggere entro la fine di quest’anno.
Louis-Ferdinand
Céline, Gustave
Flaubert, Fëdor Dostoevskij.
Immagina
una convention all’americana, Virginia, tenuta in un teatro
italiano, con qualche migliaio di adolescenti appassionati di cinema
e di storie da leggere. Sei invitata ad aprire il simposio con una
tua introduzione di quindici minuti. Cosa diresti a tutti quei
ragazzi per appassionarli al mondo della scrittura e della settima
arte? Quali secondo te le tre cose più importanti da raccontare loro
sul tuo mestiere, sulla tua arte?
Andare
al cinema, guardare i grandi capolavori del cinema e leggere i grandi
classici. Con gente che non ha mai visto Truffaut,
Bergman, Fellini, Bertolucci, Lynch, Kubrik,
e tanti altri, non mi metto nemmeno a parlare...
Virginia
Zullo
Andrea
Giostra