Francesca Maccani, scrittrice e Book Blogger su “Francesca Leggo veloce”. Intervista di Andrea Giostra: «Un ottimo scrittore deve essere anche un grande lettore e soprattutto deve mantenersi umile e saper collaborare»
Ciao Francesca, benvenuta e grazie per
avere accettato il nostro invito. Sei una nota Book Blogger, fondatore e
gestore di “Francesca Leggo veloce”. Come ti vuoi presentare ai nostri
lettori?
Salve a tutti, sono una lettrice compulsiva ma prima di tutto sono un’insegnante
e da qualche tempo pure una scrittrice anche se uso questo appellativo
con le pinze. Il mio primo romanzo Fiori senza Destino è uscito a
marzo 2019 con SEM edizioni di Milano e mi ha dato grandi
soddisfazioni. Lavoro come docente di lettere in una scuola secondaria di Primo
grado a Palermo, città dove vivo da 9 anni e proprio il mio primo
incarico alla scuola del CEP, mi ha ispirato le storie dei miei Fiori.
Per me che venivo dal Trentino non è stato facile abituarmi alla vita di
una città grande e variegata come Palermo, ma col tempo ho imparato ad amarla
profondamente.
Come nasce “Leggo
veloce”? Ci racconti la genesi e la storia dei questo Blog molto seguito
dai tuoi lettori? Quali erano i tuoi propositi quando hai pensato di realizzare
questo progetto editoriale e di diffusione della lettura e della cultura?
Semplicemente
sono una persona che ha sempre amato leggere fin da piccola. Col tempo ho
iniziato a scrivere le mie impressioni sui libri che acquisto nell’ottica non
della recensione ma del passaparola. Il senso è quello di far sapere a chi mi
segue e si fida dei miei gusti quali sono i libri che ho amato maggiormente e
cosa sto leggendo di nuovo. Si tratta di una cosa che ho sempre fatto a voce,
un giorno ho deciso di cominciare a mettere per iscritto queste mie impressioni
e in poco tempo ho raggiunto quasi 2000 iscritti alla pagina, persone che
partecipano attivamente commentando e scrivendomi soprattutto in privato per
avere consigli personalizzati o idee regalo per amici e parenti.
Chi è Francesca sui social e nel
mondo virtuale dei lettori e degli appassionati dell’arte della scrittura e
della lettura?
Francesca sui social è chiaramente un personaggio,
una che ricorre spesso all’ironia e al sarcasmo per sopravvivere in entrambi i
mondi in cui vive, quello reale e quello virtuale. Sulla pagina dei libri sono
sempre piuttosto seria, sulla mia pagina personale racconto le rocambolesche
avventure mie e di Marito Amish che altro non sono che i
racconti della mia quotidianità accanto ad un marito che non ha il cellulare.
Parlo anche di scuola e dei miei tre figli, dei luoghi dove vado, come se
tenessi una sorta di diario di bordo filtrato. Uso Facebook come uno storage
per foto e ricordi. Per lo più condivido eventi culturali e cose interessanti
cui vale la pena partecipare, rassegne cittadine e incontri letterari,
artistici o musicali. Spesso mi dicono con una punta di acredine che sono un
po' troppo social. In realtà Facebook per me è stato l’inizio di tutto. Scrivevo
post sulla scuola e grazie a Stefania Auci che faceva lo stesso, è
arrivata la proposta da una casa editrice di pubblicare un saggio a quattro
mani. Con Il saggio La cattiva scuola Stefania e io abbiamo
vinto il premio
Donna del Mediterraneo nel 2018 e da lì poi è nata
l’idea del romanzo che ho scritto subito dopo e che è uscito la scorsa
primavera.
Da lettrice e da Book Blogger,
quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve
possedere chi scrive per essere definito un vero scrittore? E perché proprio
quelle qualità?
È una domanda alla quale non so
rispondere perché oggi, in Italia, si può dire che ci siano più scrittori che
lettori dato che specialmente negli ultimi anni moltissime persone ambiscono a
pubblicare. Credo che il business delle case editrici a pagamento abbia
contribuito a dare un po' a tutti la falsa illusione di saper scrivere. Io non
sono una scrittrice professionista, me la cavo molto meglio con la lettura e
con la correzione dei testi che ricevo. Mi mandano davvero moltissimi romanzi
in lettura sperando che io possa valutarli e dare una mano a pubblicare. Il
problema è che ogni libro ha il suo percorso e ogni autore ha la sua storia.
Nel mio caso sono stata molto fortunata ma non sempre accade che scrittori
anche molto talentuosi riescano a finire poi sugli scaffali. Non credo esista
una ricetta o una qualità in particolare che spiani la strada. Ci vuole
talento, si deve studiare e faticare molto, non ci si deve improvvisare e
bisogna essere pronti a ricevere tante porte in faccia. Un ottimo scrittore
deve essere secondo me anche un grande lettore e soprattutto deve mantenersi
umile e saper collaborare. Se non si fa squadra, se non ci si aiuta
reciprocamente, se non si lavora insieme personalmente la vedo dura riuscire a
sopravvivere. I cani sciolti corrono e distanziano tutti ma alla lunga restano
soli e col fiatone.
«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia,
di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano.
Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è
una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso
così.» (Ben
Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los
Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.). Cosa ne pensi di
queste parole di Bukowski? In uno scritto, in una storia, in un romanzo, cos’è
secondo te più importante, la storia (quello che si narra) o come è scritta (lo
stile, la narrazione, la scrittura originale, l’armonia, etc.…)?
Personalmente ritengo
siano più importanti la scrittura e lo stile rispetto al contenuto, poi devo
ammettere che ho subito pensato agli esercizi di stile di Quenau appena ho letto la domanda. Adoro quel libro e credo che ogni aspirante
scrittore dovrebbe leggerlo perché Quenau parte da un contenuto assolutamente
banale e normale e riesce a giocare con gli stili stravolgendo di volta in
volta lo stesso identico racconto. Ecco perché ritengo che sia la forma
l’aspetto più importante. Quanto a Bukowski, ho letto recentemente una sua poesia d’amore e, a dispetto della sua
fama di autore maledetto e assolutamente fuori dai canoni, l’ho trovata
bellissima e delicata. Lo stesso discorso della forma rispetto al contenuto
vale per alcuni testi che mi è capitato di leggere negli anni. Faccio un
esempio. Decine di persone hanno scritto dopo l’uragano Katrina ma solo due romanzi mi hanno piegata in due leggendoli e sono Zeitoun di Dave Eggers e Salvare le ossa di Jesmyn Ward, due libri incredibili
che consiglio a tutti di leggere.
«Per scrivere bisogna avere immaginazione.
L’immaginazione non si impara a scuola, te le regala mamma quando ti
concepisce. Non ho fatto nessuna scuola per imparare a scrivere. Ho visto tanti
film e letto tanti libri.» (Luciano Vicenzoni (Treviso 1926), intervista di Virginia Zullo, 12
aprile 2013, YouTube, https://www.youtube.com/channel/UCDiENZIA6YUcSdmSOC7JAtg ). Cosa ne pensi
delle parole di Vincenzoni, uno dei più grandi e geniali autori del Novecento
italiano?
Non posso che trovarmi d’accordo, se non leggi,
se non ti documenti, se non ti nutri di parole come puoi pensare di scrivere a
tua volta? Questa cosa la dico sempre anche ai miei alunni. Tutti i più grandi
autori hanno avuto dei modelli cui ispirarsi, hanno letto a loro volta dei
libri. Oggi come oggi poi, visto il grande successo delle serie tv credo sia
necessario conoscerne almeno qualcuna per potersi confrontare con i temi più in
auge e per poter dialogare con ogni tipo di interlocutore, specie coi ragazzi.
Leggere è uno dei mezzi più potenti che ognuno di noi ha per crescere, per
allargare i propri orizzonti, per potenziare l’immaginazione, per imparare a
stare soli senza mai sentirsi soli. Ho sempre visto i libri come una grande
risorsa personale, li considero parte di me, li vedo come degli amici
silenziosi pronti a donarmi sempre una parola. La cosa incredibile è che spesso
non sono io a scegliere i libri ma ho la sensazione che siano loro a scegliere
me. Capita che io compri cinque o sei romanzi e solo uno attiri la mia
attenzione. Gli altri li lascio sul comodino e magari, solo dopo diverse
settimane, l’occhio mi cade su un titolo e mi viene voglia di leggerlo. Beh in
genere proprio quel libro ha un legame con quello che sto vivendo in quel
preciso momento. Chiamo questa cosa, Magia dei libri.
Oggi proliferano le cosiddette scuole di scrittura
creativa che promettono agli appassionati di scrittura che hanno
l’ambizione di diventare scrittori di successo, che possono diventarlo se
seguiranno i loro consigli e i loro corsi di formazione. Ma è davvero così
secondo te?
Qualcuno ve la fa, le scuole di
scrittura davvero serie hanno sfornato autori di tutto rispetto. Certo non
tutti ce la fanno, non tutti hanno il talento e la caparbietà di inseguire il
proprio sogno ma trovo che i corsi di scrittura siano utili per apprendere i
trucchi del mestiere e soprattutto per rompere il ghiaccio e confrontarsi con
dei maestri che sanno dare consigli utili. Bisogna però saper individuare con
oculatezza quali siano i corsi migliori, con docenti accreditati e gestiti in
modo serio. In Italia ci sono molte scuole di scrittura. Io devo essere onesta
non ne ho mai frequentata nessuna. Ho fatto solamente un corso di due giorni.
Avevo però partecipato a corsi di giornalismo e per un periodo ho scritto su
dei periodici quindi posso dire di avere sempre scribacchiato. Agli aspiranti
scrittori consiglio comunque di affidarsi sempre a un mentore, che può essere
pure un amico che legge e esprime il suo parere, perché lo sguardo di un occhio
esterno aiuta a non essere troppo autoreferenziali e soprattutto spinge sempre
a migliorarsi.
Quali sono
gli autori che ami di più, che hai letto da ragazza, che ti hanno formata e che
leggi ancora oggi?
Che bella domanda! Verga e Faulkner in primis, sono stata una lettrice onnivora e
fino a qualche anno fa leggevo da Wilbur
Smith a Ibsen, da Gurdjieff a Coelho. Ho letto davvero di tutto per amore di saperne
parlare, perfino la trilogia delle sfumature. Oggi ho molto meno tempo quindi sono diventata
davvero selettiva, leggo molti autori italiani e moltissima letteratura
americana contemporanea, che trovo pionieristica e affascinante rispetto alla
nostra, ancora un po' troppo “tradizionale”. Del resto la nostra tradizione
letteraria è davvero di tutto rispetto e la classicità ha influenzato molto gli
scrittori europei rispetto a quelli di oltreoceano. Uno dei libri cardine della
mia infanzia è stato La storia infinita di Ende, insieme a La collina
dei conigli di Adams. In età adulta considero Mentre
morivo di Faulkner il mio romanzo di riferimento, ma amo moltissimo
anche i racconti, Carver in primis. Negli anni ho letto la maggior parte
dei grandi classici della letteratura e molta poesia. Pavese e Calvino, Pirandello e Svevo, Morante e Ginzburg, Coleridge e Shelley, Steinbeck,
Ezra Pound, Montale e Saba sono stati i miei pilastri, così come l’epica
greca classica e i poemi epici come Gilgamesh. Ho studiato anche molta storia dell’arte, che è
sempre stata la mia passione, dai fiamminghi a Dürer, dagli impressionisti agli espressionisti e
oltre. Mi ha sempre affascinata l’impatto degli Ismi sulla cultura contemporanea e trovo che
scrittura, arte, cinema e teatro siano intrinsecamente legati.
Vuoi
segnalare ai nostri lettori qualcuno degli autori contemporanei che vale la
pena di leggere?
Certamente. Fra le autrici italiane io ho un
debole per la straordinaria Nadia Terranova, per Stefania
Auci, che
è una cara amica e che coi suoi Leoni di
Sicilia ha
scalato le classifiche, amo molto anche Laura Pugno, Simona
Vinci, Claudia
Durastanti, la Postorino. Vorrei nominare tutte le mie colleghe e amiche
scrittrici ma sono davvero troppe e rischio di fare torto a tutte. Fra le
straniere amo molto Tiffany Mc Daniels, la Hempel, la Lacey per citarne solo alcune. Volodine,
DeLillo, D.F. Wallace, la Oates e la Didion sono per me autori imprescindibili, ma pure la Atwood e la LeGuin meritano di essere conosciute.
Chi sono
secondo te tre autori ancora sconosciuti al grande pubblico di cui sentiremo
parlare nei prossimi anni?
Antonio
Vena in
primis, un autore geniale ma ancora in fase di pubblicazione. A mesi dovrebbe
uscire un suo romanzo scritto a quattro mani con Emanuela
Cocco, una
straordinaria scrittrice della quale si parla ancora troppo poco. Altri nomi
non te ne so dare perché gli altri autori talentuosi che conosco hanno già
pubblicato con grande successo, vedi Stefania
Auci che
tutti attendiamo col secondo volume della saga dei Florio e che farà parlare di sé ancora per molto.
Terrei d’occhio le scrittrici in generale comunque perché riservano davvero
ottime sorprese e scrivono romanzi di grande qualità.
Ti va di
consigliare ai nostri lettori tra autori e tre libri da leggere assolutamente
entro la fine di quest’anno? E perché suggerisci proprio questi? Cosa hanno di
particolare da incuriosire i nostri lettori affinché li comprino e li leggano?
Il caos da
cui veniamo di Tiffany Mc Daniels, Atlantide Ed. Quel che si
vede da qui di Mariana Leki, Keller ed. Il racconto
dell’ancella della Atwood, Ponte alle grazie. Sono tre romanzi
imprescindibili, forti, originali, dirompenti e scritti in modo magistrale.
Scritture asciutte e taglienti come rasoi. Sono libri forti, dolorosi, libri
che ti restano dentro a lungo perché ti colpiscono come pugni in pancia,
provocano rabbia. Cito pure L’educazione della Westover perché è una storia vera che annichilisce e
lascia a bocca aperta, un romanzo che lascia il segno.
L’arte e la bellezza salveranno il mondo. Lo credo fermamente. Educare
all’arte, al bello penso sia l’unico antidoto verso il generale depauperamento
culturale e morale. Da docente posso dire che non mi stanco mai di educare i
miei ragazzi alla grazia delle belle parole, al silenzio, alla capacità di
stupirsi e al senso critico. Imparare a conoscere e apprezzare il bello credo
sia pure una forma di prevenzione tout court, così come una seria
educazione affettiva. La decodifica delle emozioni andrebbe insegnata e
incoraggiata a scuola come forma di benessere personale e di protezione. Mi
rendo conto che possa apparire utopistica come idea ma se non si comincia dai
nostri bambini trovo difficile pensare a un possibile cambiamento generale.
A cosa stai lavorando in questo
momento che puoi raccontarci?
Lavoro a due racconti che compariranno uno in un’antologia i cui proventi
saranno devoluti in beneficienza all’ospedale Bambin Gesù di Roma e l’altro
farà parte di un romanzo collettivo sull’antropocene e parla del disastro della
Deepwater Horizon, la piattaforma petrolifera off shore che ha causato il
disastro ecologico nel Golfo del Messico. Ho iniziato tempo fa un nuovo romanzo
un po' sui generis e sto lavorando anche ad un alto romanzo sempre basato su
una storia vera, come i miei Fiori senza destino, ma questa volta
non è ambientato in una scuola. Per scaramanzia non voglio dire di più.
Quali sono i tuoi prossimi
progetti e i tuoi prossimi appuntamenti che vuoi condividere con i nostri
lettori?
In autunno avrò diverse presentazioni dei miei Fiori senza Destino
in giro per l’Italia e incontrerò diversi studenti nelle scuole. Ho in
programma di finire i miei romanzi e continuerò a presentare i miei amici con i
loro, nelle librerie di Palermo. A tal proposito vorrei dire che se
qualcuno avesse piacere di invitarmi per una presentazione, io sono sempre
disponibile, specie se nel territorio di Palermo e dintorni e in particolar
modo nelle scuole. Non chiedo alcun compenso, solo di avere la pazienza di
trovare l’incastro giusto in agenda.
Dove potremo seguirti?
Sulla mia pagina Francesca Leggo Veloce e sul mio profilo
Instagram sempre sotto il nome di Francesca leggo veloce.
Un’ultima domanda Francesca.
Immaginiamo che tu sia stata inviata in una scuola media superiore a tenere una
conferenza sulla scrittura e sulla narrativa in generale, alla quale
partecipano tutti gli alunni di quella scuola. Lo scopo è quello di interessare
e intrigare quegli adolescenti all’arte dello scrivere e alla lettura. Cosa
diresti loro per appassionarli a quest’arte e catturare la loro attenzione? E
quali le tre cose più importanti che secondo te andrebbero dette ai ragazzi di
oggi sulla lettura e sulla scrittura?
Beh qui dovrei scrivere un trattato intero. In genere sulla lettura e la
scrittura io ci lavoro in classe in assetto laboratoriale. Leggendo io alcune
storie e proponendo dei piccoli giochi anche usando il cooperative learning,
i ragazzi si appassionano ai libri, alle storie e capiscono di poter diventare
degli ottimi scrittori. Io quest’anno ho una prima e già dopo due lezioni
sull’incipit, sono stati in grado di scrivere delle cose davvero interessanti.
È una fatica enorme ma dà soddisfazioni grandi a me e ai ragazzi soprattutto.
Ai ragazzi direi semplicemente di leggere, leggere e ancora leggere perché solo
leggendo si possono esplorare mondi e dimensioni infinite. Lo stesso vale per
la scrittura, se qualcuno sente il desiderio di esprimersi scrivendo, non
smetta mai, lo faccia quando e come può. Le vere passioni vanno assecondate e
coltivate a dispetto di tutto. Io spesso dico ai ragazzi che i migliori
scrittori e poeti non sono coloro che sentono più e meglio, a ma coloro che
hanno trovato un modo efficace per raccontarlo tanto da far sentire nostre le
loro stesse parole. Quando arrivano a comprendere questo e a non percepire i
grandi della letteratura come distanti e inarrivabili, il primo grande passo
per avvicinarli alla parola è compiuto.
Francesca
Maccani
Andrea
Giostra
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