Buongiorno, innanzitutto grazie a voi per il vostro
invito. Sono sempre stata attratta, sin da giovanissima,
da ogni forma d'arte, quasi come una falena è attratta dalla luce, io sono
sempre stata ammaliata dalle luci di quel mondo. Consapevole delle insidie e delle
difficoltà che avrebbero potuto ostacolare il mio cammino, ho cercato di non
pormi limitazioni e di essere versatile in campo artistico. Fu proprio questo
che mi spinse a frequentare l'Accademia delle Belle Arti di Brera, dove
qui ho studiato prevalentemente pittura. Col tempo ho sentito di dover ampliare
i miei orizzonti. Sperimentando la fotografia, seguendo corsi di Burlesque e
frequentando scuole di Teatro, sono giunta ad eseguire spettacoli-performance
in tutta Italia. Ci tengo a sottolineare, che il soggetto che preferisco, è “me
stessa”, riconoscendo di essere una persona alquanto egocentrica, senza
pormi mai il problema se questo lato di me possa definirsi un pregio o un
difetto, e proprio questa mia caratteristica, mi ha portato
ad essere sia al di là di una tela, che aldilà di una macchina fotografica,
avendo posato innumerevoli volte per pittori e fotografi, ed essere stata
scelta per ricoprire ruoli principali in varie Performance. Forse sarò stata
aiutata dalla voglia nel vedermi protagonista, che ad oggi, anche se so che il
cammino è ancora molto lungo, sono felice di aver saggiato alcune di quelle
forme d'arte che anni fa mi facevano sognare, però, quando senti il calore ed i
complimenti del pubblico, oppure artisti che ti definiscono “Musa
ispiratrice”, allora capisci che la scelta che hai fatto, è quella giusta.
Recentemente hai lavorato ad uno spettacolo-performance innovativo e
particolare dal titolo “Please Don't touch me”. Lo vuoi raccontare ai
nostri lettori? Come è nato questo progetto e come è stato realizzato?
Si ho avuto il piacere di
essere stata selezionata come prima modella, performer per questo evento
artistico assolutamente innovativo. Angelo Orazio Pregoni mi ha ritratta a misure reali, nuda, e coperta con un telo dipinto
durante la performance! Mentre Angelo mi cospargeva di essenze e profumi, con
dripping e pennellate, io restavo immobile sotto la tela nella posizione del
dipinto. Una cosa fantastica! Poi, sollevato il telo, mi sono rivelata, e il
pubblico mi è venuto a odorare, come fossi una moulitte umana. Una performance
commovente, che ha messo la donna al centro del tutto, e in quel tutto io ero
pittura, carne, ossa… e sentimento.
Ci saranno altre repliche? Se sì, dove e quando?
Ci saranno altre repliche, per
quanto diverse dalla prima. Pregoni vuole dipingere almeno altre cinque tele
con donne nude e bendate come ero io. Mi auspico di continuare a far parte
delle prossime performance, questa volta in scena, durante gli avvenimenti che
accadono prima dell’azione di Pregoni. Comunque sono felice di essere stata la
prima donna al mondo a diventare un opera di “antropoformismo olfattivo”.
Qual è il percorso artistico che ti ha condotto dove
sei ora?
Il percorso artistico che ho sempre seguito nasce da
curiosità e sensibilità. Fare arte e far parte dell’arte significa anche mettersi
in gioco, e lasciarsi condurre da un flusso che spesso a priori e ineffabile e
indefinibile.
Come definiresti il tuo stile recitativo? C’è qualche attore o attrice ai
quali ti ispiri?
Ritengo di non aver nessun
stile recitativo in particolare, né di avere avuto mai alcuna ispirazione da
un’attrice o da un attore, penso sia un mio punto di forza, ritenendomi un
artista poliedrica, pronta a mettermi in gioco sperimentando esperienze tra le
più disparate tra loro, senza nemmeno pormi il problema della riuscita.
Registi teatrali? Chi sono i più importati secondo te
e con chi vorresti lavorare?
Importanti ve ne sono tanti, ma Carmelo Bene
quello che ho maggiormente seguito, ed è sempre stato per me un importante
riferimento in ambito professionale, per la caratteristica di distruggere l’IO
in scena. Al momento non ho in programma nello specifico di lavorare con un
regista teatrale particolare, ma, se mi si ponesse l’opportunità di recitare in
una rappresentazione teatrale, ovviamente la prenderei in considerazione, anche
se al momento sono concentrata a sviluppare alcuni miei progetti personali. Se
proprio dovessi pensare al tipico sogno nel cassetto, dovrei spostarmi dal
mondo del teatro, a quello cinematografico, facendo il nome di Pedro
Almodovar, che oltre a ritenerlo un regista geniale, dotato di una
creatività straordinaria, mi ritrovo perfettamente in molti personaggi
decisamente fuori dal comune, da lui diretti.
«L’essenza della forma drammatica è lasciare che
l’idea arrivi allo spettatore senza essere formulata con troppa nettezza. Una
cosa detta in modo diretto non ha la stessa forza di ciò che le persone sono
costrette a scoprire da sole.» (tratto da “Il più grande azzardo di Kubrick: Barry
Lyndon”, di Marta Duffy e Richard Schickel, pubblicato su Time, 15 dicembre
1975). Cosa ne pensi di questa frase di Kubrick? Nel teatro secondo te come va
innescata la forza della drammaticità di una rappresentazione?
Devo dire che questa domanda mi è abbastanza congeniale, in quanto di
questa frase ne ho fatto la mia fonte d’arte mettendo a disposizione tutte le
mie potenzialità recitative e talvolta anche solo visive, cercando di celare
quello che verrà di seguito, dando pochi punti di riferimento e creando
contrasti, quindi secondo il mio pensiero la drammaticità di una
rappresentazione è semplicemente non far capire quello che potrebbe succedere
nella scena successiva, né far sì che abbia assolutamente nessuna intuizione su
un finale.
Charles Bukowski,
grandissimo poeta e scrittore del Novecento, artista tanto geniale quanto
dissacratore, in una bella intervista del 1967 disse… «A cosa serve l’Arte se non ad aiutare gli uomini a vivere?» (Intervista
a Michael Perkins, Charles Bukowski: the
Angry Poet, “In New York”, New York, vol 1, n. 17, 1967, pp. 15-18). Tu
cosa ne pensi in proposito. Secondo te a cosa serve l’Arte della recitazione, l’arte
teatrale?
Ovviamente, visto
che io mi sono sempre interessata ad ogni forma d’arte, mi viene difficile
soffermarmi esclusivamente su quella relativa alla recitazione, ogni forma
d’arte segue innumerevoli stili ,detto questo, se una persona cresce con l’arte
oppure si appassiona sin dalla giovane età, è abituata a tutto ciò, ed ogni
risposta potrebbe risultare addirittura banale, o comunque già sentita molte
volte, penso che bisogna immedesimarsi in una persone che l’arte non l’abbia
mai seguita, o magari, solo marginalmente, quelle persone che pensano che
un’artista è un personaggio indefinito, quello che non ha voglia di fare nulla,
che si è inventato l’alternativa al lavoro comune, penso che invitando questo
tipo di persona a visitare una galleria d’arte, piuttosto che una mostra
fotografica, piuttosto che uno spettacolo teatrale, magari in un luogo
coinvolgente immagino che dopo aver visto cose che potevano sembrare senza un
senso logico, possano dar vita ad una curiosità, ad una voglia di conoscere un
mondo prima semi sconosciuto, e magari portare ad avere una creatività prima
nascosta, se poi devo pensare nel dettaglio ad una rappresentazione teatrale, penso
che sia come avere un libro di fronte a se, si guarda ugualmente ma invece di
leggerlo si ascolta.
Perché secondo te oggi il teatro è importante e va
seguito?
Ritengo che il teatro sia importante e va seguito per
vari motivi, oggi si vive in un mondo dove trionfa il virtuale, e talvolta
addirittura la finzione. Tutto questo viene trasferita anche nei film, pieni di
effetti speciali, e scene difficilmente realizzabili, ed in tutto questo manca
la cosa più importante, la magia del trasmettere. Uno spettacolo teatrale innanzitutto
è “live” con tutte le problematiche che comporta, difficilmente una
rappresentazione può essere identica ad un’altra, il piccolo ritardo di una
battuta un passo fatto diversamente, alcune espressioni, dei visi differenti e
cosi via, è bello pensare che ogni rappresentazione è unica.
I
tuoi prossimi progetti? Cosa ti aspetta nel tuo futuro professionale che vuoi raccontarci?
Per
quanto riguarda i miei prossimi progetti ed ovviamente il mio futuro in ambito
professionale, preferisco non svelare alcunché ma ho tanto ancora da mostrare,
idee particolari che spero vivamente potranno stupirvi.
Immagina una convention all’americana, Leandra, tenuta
in un teatro italiano, con qualche migliaio di adolescenti appassionati di
teatro e di cinema. Sei invitata ad aprire il simposio con una tua introduzione
di quindici minuti. Cosa diresti a tutti quei ragazzi per appassionarli al
mondo della recitazione, del teatro? Quali secondo te le tre cose più
importanti da raccontare loro sulla tua arte?
Se mi fossi concessa una tale opportunità certamente
cercherei di far comprendere ai ragazzi d’oggi cosa sia l’arte che non è che
espressione estetica dell’interiorità e dell’animo umano. Darei loro, inoltre,
invertendo l’ordine regolare di una conferenza, la possibilità di essere
sottoposti ad una serie di domande circa le origini di questa loro passione e
in che modo vorrebbero coltivarla. In fondo non si smette mai di imparare
chissà quante cose potrebbero insegnarci quei ragazzi che hanno gli occhi
carichi di sogni e grandi aspettative.
Dove potranno seguirti i nostri lettori e i tuoi fan?
Dalle
pagine social che sono elencate a seguire. Grazie alla Redazione per
l’intervista, e grazie ai lettori che la leggeranno.
Leandra
Tartaglia
Andrea
Giostra