La Fanciulla del West a Torre del Lago: Fattitaliani intervista Maria Guleghina, Alejandro Roy e Luca Grassi

Fattitaliani


Il tocco elegante del M° Alberto Veronesi, la regia e le scene di Renzo Giacchieri (intervista) ben calibrate per raccontare con garbo una vicenda semplice ma non banale, l'allestimento scenografico affidato a Fabrizio Galli e agli artisti del Carnevale di Viareggio, hanno fatto dell'inaugurazione del 65° Festival Pucciniano un successo. In scena "La Fanciulla del West" uno dei titoli meno conosciuti del compositore toscano: belle le interpretazioni del coro diretto dal M° Roberto Ardigò e dei solisti, e i tre protagonisti, il soprano Maria Guleghina (Minnie), il tenore Alejandro Roy (Dick Johson) e il baritono Luca Grassi (Jack Rance), hanno infuso nei loro personaggi talento e passione, ricevendo il giusto e meritato tributo da parte del pubblico. Fattitaliani li ha intervistati.

Maria Guleghina (Minnie), Alejandro Roy (Dick Johson) e Luca Grassi (Jack Rance)
Che cosa rappresenta per Lei quest'opera?
Maria Guleghina. È molto difficile da cantare: ho aspettato tanti anni prima di avere il coraggio di affrontare questo ruolo, che deve sembrare facile, naturale, solo dramma; e questi acuti e re bemolle come se fossero normali. Una gioia per me. 
Alejandro RoyHo un rapporto speciale perché è la prima volta che ho avuto la possibilità di cantare questo ruolo, difficile, perché musicalmente è scritto con molta intelligenza e cura. Per la voce Puccini scrive sempre così bene e questo ruolo lo ritengo molto speciale ed è la mia opera preferita.
Luca Grassi È un rapporto un po' particolare, non la conoscevo bene. Qui si è presentata un'occasione perché ho sostituito chi doveva cantarla e quindi praticamente sono arrivato il giorno prima dell'inizio delle prove. L'ho preparato in pochissimo tempo: è un ruolo di un Puccini già verista rispetto a Tosca e altre opere. 
Che cosa ha dato della sua personalità alla personalità del personaggio?
Maria Guleghina. Posso dire che Minnie è come me dieci, venti anni fa. Ha la testa dura e crede nell'amore. Anch'io da piccola giocavo coi ragazzi, mi battevo con loro. Ero terribile.
Alejandro RoySpero aver dato il cuore (ride, ndr). È quello che cerco di fare sempre: dare il cuore, cantare dal cuore.
Luca Grassi. Intanto mi piace molto il canto impetuoso. Nel mio repertorio interpreto spesso Verdi che amo proprio per questo essere sanguigno nella composizione. Qui è all'ennesima potenza: è un canto più lento, però allo stesso tempo ancora ben scritto; è il carattere di un cattivo che secondo me non dovrebbe mai diventare greve, bestiale. Può essere cattivo con le intenzioni, con la parola, con il gesto. Sono personaggi che come Scarpia andrebbero riportati nell'alveo della scuola di canto, non di urlo. Dentro quella metterci poi significati, la forza, la violenza.
Come si prepara per il debutto in un nuovo ruolo?
Maria Guleghina. Prima di tutto si deve amare il ruolo. È come avere un bimbo dentro di sé, nella tua anima, deve crescere. L'anno scorso ho debuttato con un ruolo di Wagner, mi è piaciuto tantissimo, ma per me l'opera è quella italiana. 
Alejandro Roy. Comincio con le parole per capire quello che dice dall'inizio alla fine, poi mi metto con la musica e piano piano cerco di avvicinare il ruolo alla mia voce: tutte le voci sono diverse e cerco di trovare un punto dove la mia voce si avvicini al personaggio.
Luca Grassi. Intanto seguo lo spartito e in questo caso non c'è stato tanto tempo per uno studio approfondito e lavorare da solo a lungo. Sicuramente c'è sempre ascolto delle edizioni importanti, mi confronto sempre con i cantanti che sono un po' vicino al mio tipo di emissione e di quello che mi piace nel canto. E poi cerco di fare mio quello che sento e mi piace: il ruolo del cattivo è molto congeniale, forse piacerà a tutti, però è bello essere cattivo -, uno Iago per poter dire quelle schifezze (ride, ndr).
Quanto conta l'interazione con il regista?
Maria Guleghina. È fantastico, con Renzo è andato tutto fantasticamente bene, perché lui è molto intelligente, domanda solo le cose chieste nello spartito e quindi non c'è niente su cui discutere perché c'è tutto quello che voleva il grande Puccini. Mi piace che tutto è come deve essere, il teatro lirico deve essere così, a me non piace quando cambiano i tempi o le donne devono essere vestite inadeguatamente.
Alejandro RoyMolto molto importante, perché non canti proprio il ruolo fino a che non arrivi a fare l'attore e poi ogni volta che metti il piede sul palcoscenico è importante per qualsiasi frase; il fraseggio segue anche la parte attoriale. Insomma, aiuta molto.
Luca Grassi. Conta molto: ci si scambia un mucchio di idee ed è una fortuna quando si incontra una persona intelligente che scambia anziché imporre. Oramai credo siano pochi quei registi che dicono "vabbè, i cantanti lirici sanno fare poco, piazzamoli così...", cosa molto triste. Oggi, invece, sono tanti quelli che interagiscono: vedono quello che sai fare e ti lasciano anche andare.
Giovanni Zambito
Foto: La Bottega dell'Immagine

La prossima rappresentazione de "La Fanciulla del West" avrà luogo il 26 luglio: a dirigerla il M° Gianna Fratta (ieri presente con Piero Pelù) e Minnie avrà volto e voce di Irene Cerboncini.
Stasera di scena "Turandot" interpretata da Amarilli Nizza (intervista), con la direzione musicale del M° Marcello Mottadelli e la regia di Giandomenico Vaccari.
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