L’amore e le incomprensioni fra madre e figlia sono gli ingredienti principali de "Quando arrivi, chiama" romanzo di Anna Mittone in uscita oggi per Mondadori (pp. 180, euro 18,00): l'autrice ne mette in luce con coraggio anche i lati oscuri e i sensi di colpa, dal punto di vista di una mamma incasinata e impaurita quanto brillante e adorabile. Fattitaliani l'ha intervistata per la rubrica Segnalibro.
Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?
Sono una lettrice vorace e onnivora, quindi sul mio comodino c’è
praticamente di tutto: “La straniera” di Claudia Durastanti, “Volevo essere una
vedova” di Chiara Moscardelli, “Almarina” diValeria Parrella, “Diagnosi e
destino” di Vittorio Lingiardi, diversi saggi sulla professione medica che mi
servono da documentazione per un progetto a cui sto lavorando, riviste letterarie
e non, un manuale sulle tecniche di gioco del bridge.
L'ultimo "grande" libro che ha letto?
Ho un’immensa ammirazione per Richard Ford, un autore che
rileggo continuamente. Nella sua ultima raccolta di racconti “Tutto potrebbe
andare molto peggio”, c’è n’è uno in particolare (The New Normal) che mi ha
colpito profondamente; un piccolo gioiello di ironia e malinconia, disincanto e,
allo stesso tempo, amore per la vita. Richard Ford è, ai miei occhi, uno dei
grandi della letteratura contemporanea.
Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro?
Leggo i libri che mi consigliano gli amici, quelli la cui
recensione m’incuriosisce, ma mi lascio volentieri influenzare anche da una
copertina o da un incipit che cattura la mia attenzione. Leggo i best sellers,
anche quando sono di un genere che non mi appassiona (i gialli o i thriller),
perché m’interessa capire che cosa ha colpito i lettori e spesso mi piace
rileggere romanzi che ho amato in gioventù, per scoprire se mi fanno ancora lo
stesso effetto o se, come più spesso accade, li riscopro diversi.
Quale classico della letteratura ha letto di recente per la
prima volta?
Ogni estate, quando ho più tempo a disposizione, m’impegno a
leggere un grande classico che ancora non conosco. L’anno scorso mi sono immersa
ne “La cognizione del dolore” di Carlo Emilio Gadda; questa invece sarà l’estate
di “Delitto e Castigo”.
Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare
vitalità? (narrativa, giornalismo, fumetti, saggistica...)
Purtroppo non sono una lettrice di fumetti, non riesco ad
appassionarmi al doppio registro disegno/scrittura, mi distraggo facilmente e
faccio difficoltà ad immergermi nella narrazione. Un mio limite che mi taglia
fuori da una forma di racconto che mi pare abbia avuto una grande fioritura,
negli ultimi anni. Anche per quanto riguarda la scrittura giornalistica non ho
un metro di giudizio: leggo di tanto in tanto inchieste su argomenti che m’interessano,
ma non ho una conoscenza sufficiente per valutarne la portata innovativa dal
punto di vista della scrittura. La saggistica, mi pare, ha trovato una formula
divulgativa interessante ed intelligente anche per materie apparentemente più
ostiche (la matematica, la fisica, l’astronomia), ha sviluppato una forma di
comunicazione con un pubblico più ampio dei soli studiosi attraverso un uso
della lingua meno tecnicistico e più evocativo. Mi sembra senz’altro la forma
di scrittura che negli ultimi tempi si è più rinnovata.
Personalmente, quale genere di lettura Le procura piacere ultimamente?
Ogni volta che sento d’imparare qualcosa, di capire meglio me
stessa o il mondo che mi circonda; ogni volta che ho la sensazione di fare un passo,
anche piccolissimo, verso il disvelamento e la comprensione del grande enigma
che è essere al mondo, la lettura è per me un immenso piacere. L’ultima volta è
stato grazie a un testo di storia della chirurgia, che mi ha fatto toccare con
mano la fatica e il dolore della lotta impari degli esseri umani contro la
malattia e la morte.
L'ultimo libro che l'ha fatta sorridere/ridere?
Ho ripreso in mano qualche mese fa i romanzi di Liala e, in
particolare, quei titoli che ricordavo di aver tanto amato da ragazzina, quando
li leggevo d’estate, in campagna, prendendoli in prestito dalla nonna dell’amica
di cui ero ospite. Ne ho riletti un paio e mi hanno fatto sorridere per la mia
ingenuità di allora. Un sorriso pieno di tristezza e rimpianto, perché la gioia
che avevo provato leggendoli la prima volta, quel piacere puro di abbandonarsi e
perdersi in una storia romantica, non è più replicabile.
L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere?
“Caro Michele”, di Natalia Ginzburg, mi era stato regalato da
mia nonna quando ero adolescente. L’avevo letto e ricordo anche che mi era
piaciuto, ma di certo ero troppo giovane per apprezzarlo fino in fondo.
Ultimamente l’ho riascoltato in versione audiolibro, letto da Nanni Moretti, e
più di una volta mi sono ritrovata con un groppo in gola per la preoccupazione
costante di quella madre disarmata di fronte alle scelte e alle difficoltà del
figlio.
L'ultimo libro che l'ha fatta arrabbiare?
I gialli mi fanno arrabbiare quasi sempre e soprattutto quando
la risoluzione (e soprattutto il movente del delitto) sono innaturalmente
complessi per la paura di essere banali (cosa che sono comunque quasi sempre).
“L’età dell’innocenza” di Martin Scorsese è, a mio parere, la trasposizione
indimenticabile di un romanzo splendido. Nel film tutto contribuisce a restituire
e approfondire l’atmosfera da “gabbia dorata” che è il cuore del libro.
Una grande delusione è stato invece il film che Ewan McGregor ha
tratto da “Pastorale americana” di Philip Roth, un romanzo che amo moltissimo e
di cui il film restituisce molto poco.
Chi mi conosce sa che la mia curiosità in fatto di libri non ha
limiti e che nella mia biblioteca si trova di tutto, dalle memorie di
Costantino Vitagliano a Kafka, da Liala a Philip Roth.
Qual è il suo protagonista preferito in assoluto? e
l'antagonista?
Devo per forza tornare a Richard Ford e citare Frank Bascombe,
il protagonista di tre suoi romanzi (la trilogia composta da “Sportwriter”, “Il
giorno dell’Indipendenza”, “Lo stato delle cose”), un uomo più volte atterrato
ma mai vinto dalla vita. Divorziato, un figlio morto bambino, due adolescenti
complicati con i quali fatica a mantenere i rapporti, un romanzo di scarso successo
scritto in gioventù, una breve carriera da giornalista sportivo e molti anni
come agente immobiliare, Frank si porta dietro (come molti di noi) un bagaglio
pesante di fallimenti, ambizioni frustrate, dolori, difficoltà quotidiane,
eppure lo fa con ironia, quasi con leggerezza, senza fare sconti a se stesso ma
con grande indulgenza verso la vita. È un protagonista certamente meno
vulcanico e “larger than life” dello Zuckerman di Philip Roth, ma non meno
incisivo e indimenticabile.
Quando si parla di protagoniste femminili, invece, l’assoluta,
indiscussa regina è Rossella O’Hara di “Via col vento”, bellissima e senza
scrupoli, ferocemente decisa a ottenere ciò che vuole dall’amore e dalla vita
solo per scoprire troppo tardi che era tutt’altro ciò che l’avrebbe resa felice,
fieramente invincibile nel suo “domani è un altro giorno”, una frase che individua
perfettamente il potente, subdolo antagonista di ogni racconto: il tempo.
Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o defunti,
inviterebbe?
Vorrei che la mia cena fosse un lungo, raffinato téte a téte con
Marcel Proust. Champagne e vini francesi in bicchieri di cristallo, seduti a un
piccolo tavolo coperto fino a terra da una tovaglia bianca di fiandra. Mi farei
raccontare i pettegolezzi dei salotti parigini, le feste a cui ha partecipato, i
dettagli degli abiti più ammirati. Sono certa che sarebbe una conversazione
amabilissima.
Ricorda l'ultimo libro che non è riuscito a finire?
Purtroppo “Il Tunnel”, l’ultimo romanzo di Abraham Yehoshua. E
dico purtroppo perché si tratta di uno scrittore di cui ho letto tutto e sempre
con grandissima emozione. In questo caso, però, non sono riuscita ad andare
oltre la metà.
Quale scrittore vorrebbe
come autore della sua biografia?
Sicuramente Danielle Steel. Ne farebbe un grande romanzo d’amore,
pieno di sofferenza e rinascita e con un luminoso lieto fine.
Che cosa c'è di Anna Mittone in "Quando
arrivi, chiama"?
Lo spunto del romanzo è molto autobiografico. Anch’io, come la
protagonista, ho una figlia adolescente che (ormai quasi quattro anni fa) è
partita per un anno di studio in Canada. Il vissuto della sua partenza, le
paure di quel distacco, sono diventate lo spunto per “Quando arrivi, chiama”,
mescolandosi quasi naturalmente con i ricordi della sua infanzia e della
separazione da suo padre. Giovanni Zambito.
Silvia ha quarantasette anni, un ex marito e una figlia adolescente, Emma. Tra madre e figlia si alternano momenti di grande complicità ed epiche sfuriate – la normalità, insomma – fino al giorno in cui Emma parte con la sua classe per un viaggio di studio che la terrà lontana da casa per un anno, in Canada. Silvia l’accompagna all’aeroporto insieme a Luca, il suo ex marito e, proprio quando pensa che quella giornata non potrebbe contenere più emozioni di così, un drammatico imprevisto la inchioda alle sue peggiori paure: un attentato terroristico sconvolge l’aeroporto Charles de Gaulle durante lo scalo dei ragazzi. In preda al panico, Silvia decide su due piedi di partire per Parigi insieme a Michele, il padre di un compagno di Emma, conosciuto poche ore prima all’aeroporto. I due salgono in macchina diretti in Francia e, in un clima di dolorosa incertezza, dandosi il cambio alla guida tra una lacrima e una battuta per sopravvivere, durante quel lungo on the road avranno l’occasione di conoscersi.
Anna Mittone racconta con ironia l’amore e le incomprensioni che caratterizzano il rapporto madre-figlia, mettendone in luce con coraggio anche i lati oscuri e i sensi di colpa, dal punto di vista di una mamma incasinata e impaurita quanto brillante e adorabile.
L'AUTRICE
Anna Mittone (Torino, 1971) è scrittrice e sceneggiatrice televisiva. Ha collaborato alla realizzazione di serie di successo come “Un medico in famiglia”, “Un posto al sole”, “La Squadra”, “Elisa di Rivombrosa”, “Terapia d’urgenza”, “Il Paradiso delle Signore”. Dopo due commedie brillanti pubblicate da Piemme, Quasi quasi m’innamoro (2011) e Come ti vorrei (2013), questo è il suo primo romanzo con Mondadori. Vive a Roma con il compagno e i due figli.