Teatro, Debora Caprioglio zitella acida in "Otto donne e un mistero". L'intervista di Fattitaliani


Otto donne e un mistero di Roberth Thomas, in scena fino al 14 aprile al Teatro Quirino di Roma.

Traduzione di Anna Galiena. Adattamento di Micaela Milano. Regia di Guglielmo Ferro. Con Paola Gassman, Anna Galiena, Caterina Murino, Claudia Campagnola (intervista), Antonella Piccolo, Giulia Fiume. Nel ruolo di Augustine una straordinaria Debora Caprioglio che abbiamo intervistato per fattitaliani.it


Augustine, algida, zitella e sorella di Gaby (Anna Galiena). Ipocondriaca, nevrotica, bruttina, gelosa della sorella, si finge malata di cuore, legge romanzi rosa.

Ha molte debolezze e racconta un sacco di bugie che ad un certo punto vengono smascherate, mettendo al muro ogni personaggio.
Uno scheletro nell’armadio e un segreto da raccontare…
Augustine è un’algida zitella, parliamo un po’ di questo personaggio...

Augustine apparentemente è una zitella acida che non ha mai avuto uomini né storie d’amore. Vive con la mamma di cui si è sempre occupata ma vorrebbe comunque avere un uomo, un fidanzato. Legge segretamente dei romanzi d’amore e ha delle passioni e delle pulsioni che vorrebbe tirar fuori. E' bloccata però dalla convivenza con la mamma. Ha poca autostima e non si è mai amata. È bacchettona soprattutto nel confronto con altre donne. In realtà è solo apparenza e alla fine si libera dell’armatura che indossa e sboccia come un fiore quando comprende che nella vita c’è anche altro.

8 donne ed un mistero ma i misteri sono più di uno...

Ognuno ha il suo. Io dico sempre, il cadavere vero non è quello che dovrebbe esserci dietro una porta ma è quello che ognuno di noi porta dentro di sé, i cosiddetti scheletri nell’armadio. La forza dello spettacolo non è l’omicidio o trovare l’assassino che è il plot iniziale ed il motivo per cui queste donne si svelano nella loro natura. Ognuna di noi ha un sogno che poi tira fuori, mano a mano che la vicenda si consuma, vengono fuori delle verità e delle realtà veramente molto inquietanti. Otto donne e un mistero è una commedia noir, che ha dei tratti sicuramente di giallo, dei piccoli tratti di commedia ma anche dei tratti di una crudezza incredibile. Succedono delle cose nel corso dello spettacolo che io stessa rimango stupita su come queste donne nascondano dei segreti.

Beh, forse solo le donne sanno nascondere dei segreti

Sì, noi siamo come le bambole russe. Oltre ad essere multitasking (questa è un’accezione positiva), siamo anche molto complesse quindi riusciamo a tenere dentro vari strati della nostra personalità, che a mano a mano vengono alla luce.

Cosa hai portato di tuo nel personaggio?

Beh, diciamo che non so cosa ho portato di mio in questo; l'incontro con questo personaggio però sicuramente è stato molto fortuito perché quello che viene visto nello spettacolo, l’ho portato subito, dal secondo giorno di prova, poi ovviamente ci ho lavorato, però certe caratteristiche sicuramente le ho colte subito come il suo senso di frustrazione. Ovviamente mi sono portata dietro delle cose fatte in precedenza, perché ogni attore ha nel suo baule qualche oggetto che al momento giusto possa tirar fuori.
Due anni fa avevo fatto “Lei è ricca la sposo e l’ammazzo”, anche lì una bruttina che poi si trasforma ma buona, invece questa è acida e cattiva. Di mio sicuramente ho portato la grinta. Ogni tanto mi piace trasformarmi, penso che il lavoro dell’attore sia proprio il sapersi camuffare. A me piace quando la gente mi dice “non ti avevo neanche riconosciuta”, è proprio quello il mio obiettivo, mi diverte molto.

Quanto ti ha spaventato il confronto con Isabelle Huppert che aveva interpretato il film?

Mah guarda... ti confesso un segreto tanto per essere nel tema dei misteri: io il film non l’ho visto appositamente perché non volevo condizionami nell’interpretazione. Essendo un Film fatto da grandi attori, il rischio era l’emulazione e a teatro come al cinema non va bene. Ho voluto trovare questo personaggio dentro di me, cercando di non pensare a questa cosa. Nel senso che quando si adattano i film a teatro, inevitabilmente ci si va a confrontare con attori che l’hanno sicuramente interpretata in maniera egregia e questo è il motivo per cui è un film rimasto nella storia e tende a riproporsi a teatro. Secondo me è bene non farsi condizionare perché comunque ognuno di noi ha un modo per raggiungere il personaggio però amici che hanno visto il film mi dicono che c’è molta somiglianza tra le due Augustine soprattutto per l’impostazione del personaggio.

8 donne in scena, 8 donne insieme, 8 donne che fanno una tournée più o meno lunga. C’è sempre accordo o anche qualche screzio?

Allora diciamo che tra noi c’è un grande feeling, ogni tanto può succedere qualche piccola cosa, ma questo può succedere anche in  compagnie miste. Meglio che ci siano dei modi per confrontarsi ma devo dire che in linea di massima noi andiamo tutte molto d’accordo e se così non fosse sarebbe un grave problema per lo spettacolo che è un corpo unico che si muove, è corale però al tempo stesso è come se ognuna di noi facesse parte di un unico progetto, per cui se ci fosse una mancanza di stima, di amicizia e di feeling lo spettacolo sarebbe un disastro. Questa è la prova che lo spettacolo comunque sta andando molto bene perché tra di noi non c’è prevaricazione, anzi ognuna tifa perché la collega faccia bene. Il nostro è un vero e proprio gioco di squadra.

Progetti per il futuro, a parte la tournée che vi aspetta a novembre?

Per il momento questa, poi vedremo. Ho sempre la mia Callas d’incanto, un monologo che porto in giro come “gli spettacoli pensione” come diceva Gassman, perché è un testo che amo molto e mi sta dando diverse soddisfazioni. Quindi sicuramente quest’estate e anche nei buchi della tournée lo porterò in scena. Il resto è tutto ancora in divenire, siamo in primavera speriamo che sboccino tanti fiori.

                                                       Elisabetta Ruffolo





Fattitaliani

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